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Autore: Pippi91    12/05/2013    2 recensioni
Mi accorsi che l'auto stava letteralmente girando su se stessa. Due, tre, cinque volte. Vetri in frantumi, tanto rumore e per una frazione di secondo pensai alla Sagoma che sicuramente stava assistendo a quello spettacolo atroce di cui ero protagonista. Sorrisi in quel carico di rumori, sicura di aver evitato l'omicidio di qualcuno perchè nuotando nel mio pessimismo cronico, riuscii a trovare l'unico motivo per cui stare bene: era finita.
Genere: Drammatico, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jeremy Renner
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-A volte bisogna seguire i consigli e ritrovare ispirazioni che pensavi morte. Godetevi la storia.-



Una bellissima serata piena di stelle e priva di nuvole. Era ciò che mi ci voleva per uscire dall'abisso di quelle quattro mura del mio appartamento. Troppo grande a volte, troppo piccolo altre. E quella sera mi stava soffocando, opprimendomi fino a sentire le pareti scorrere e schiacciarsi sulla mia pelle. Il sapore della polvere sulla lingua. Mi alzai di scatto, facendo cadere la sedia per terra e uscii dal monolocale, lasciando il pc acceso. Ma qualcosa mi stava letteralmente soffocando. Cercavo semplicemente una via d'uscita... una scappatoia veloce dall'incubo che era diventata la mia vita. Ma quale vita, però? Era questo il punto. Io non l'avevo una vita.  Ne una famiglia e tantomeno un lavoro. Ero solo io, assieme a me stessa. E quanto a lungo puoi sopportare la tua sola voce? Quanto a lungo puoi vivere confrontandoti solo e sempre con te stessa?
Mi allontanai dalla porta d'entrata di qualche metro, correndo lungo il sentiero ricoperto di ciottoli che delineava il cortile dell'intero palazzo. Ma non mi fermai, non riuscivo a trovare ancora la serenità in quell'aria fresca sulla pelle. Alzai lo sguardo per fissare le stelle che da tanto avevo smesso di guardare e mi fermai, di punto in bianco, senza rendermi conto nemmeno di quanta distanza avessi messo tra me e quel buco di appartamento. Il respiro irregolare. Ispirai con lentezza e finalmente quell'ansia cominciò a scivolare via dal mio corpo. Ma non era abbastanza. Con la stessa velocità con la quale ero uscita, rientrai in casa, spensi tv e pc, afferrai le chiavi dell'auto e corsi di nuovo fuori sbattendo anche violentemente la porta. Mi infilai nella mia piccola utilitaria, assicurai la cintura di sicurezza e avviai il motore, sgusciando via dal parcheggio, cominciando a guidare.
Era notte fonda e il destino sembrava essere dalla mia. Le strade completamente vuote, libere da ogni tipo di traffico. C'ero solo io, con me stessa. E stavolta mi piaceva. Mi beavo di quella sensazione di libertà che mi scorreva nelle vene, aumentata dall'adrenalina, agitandomi quel tanto per andare su di giri. Passai un paio di semafori rossi senza fermarmi. Libera da ogni vincolo o legame e per dieci minuti buoni mi dimenticai che il volante che stringevo, apparteneva ad una semplice utilitaria e non ad una macchina sportiva. Quando me ne resi conto cominciai gradualmente a rallentare, smuovendo finalmente la lancetta che era ferma ai 130 km/h da un po'. Non era passato molto tempo, forse qualche secondo infatti l'auto andava ancora spedita e abbassai lo sguardo sul contachilometri solo un attimo. Un velocissimo e terribile attimo.
Quando rialzai gli occhi sulla strada, non era più libera ed infinita davanti a me. Tutt'altro. Una fine l'aveva e nel mezzo c'era una sagoma di qualcuno, un uomo probabilmente, ma certamente in una frazione di secondo non riuscii a carpirne i dettagli. Ciò che in quel momento mi premeva, era non investire la Sagoma. Sterzai bruscamente verso destra quando capii che, anche frenando, non avrei evitato l'impatto con quell'ombra che diventava tangibile e nitida man mano , mentre i fari la illuminavano gradualmente mettendo alla luce un'espressione sorpresa e spaventata. Sentii stridere gli pneumatici contro l'asfalto mentre la macchina slittava a tutta velocità, senza il benchè minimo controllo e tutto sembrava dannatamente oscuro. Tutto girava, qualsiasi cosa ci fosse davanti a me, diventava improvvisamente una striscia indistinta di forme smembrate e luci allungate. L'auto cominciò a sobbalzare ripetutamente sballottandomi sul sedile nonostante la cintura di sicurezza tentasse di tenermi ferma contro lo schienale.  Le mie mani che stringevano il volante persero forza e solo dalle macchie indistinte e dalla forza di gravità continuamente in movimento, mi accorsi che l'auto stava letteralmente girando su se stessa. Due, tre, cinque volte. Vetri in frantumi, tanto rumore e per una frazione di secondo pensai alla Sagoma che sicuramente stava assistendo a quello spettacolo atroce di cui ero protagonista. Sorrisi in quel carico di rumori, sicura di aver evitato l'omicidio di qualcuno perchè nuotando nel mio pessimismo cronico, riuscii a trovare l'unico motivo per cui stare bene: era finita.

  
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