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Autore: Yami no Yoake    12/05/2013    3 recensioni
Sei mesi dopo la battaglia contro Profondo Blu, un aliena dai grandi poteri e dal passato misterioso giunge sulla Terra. Cerca le Mew mew, per trascinarle in un avventura in cui tutto può succedere.
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ichigo Momomiya/Strawberry, Kisshu Ikisatashi/Ghish, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3

Si parte

 

La mattina dopo tutte e cinque le ragazze, compresa Strawberry, si recarono al caffé in perfetto orario, anche perché avevano passato la maggior parte della notte a rimuginare nei loro letti.

-Allora- partì subito alla carica Ryan non appena furono tutte presenti –siete ancora decise a seguire un’aliena demoniaca e pazza su un pianeta sconosciuto per rischiare la vita combattendo una guerra che non, e sottolineo NON, ci riguarda?-

Le cinque ragazze si limitarono ad annuire davanti a quel fiume di parole.

-Bene, perfetto- sussurrò allora il biondo coprendosi gli occhi con la mano.

-Ryan voleva dire che se siete convinte allora e meglio che torniate a casa a preparare i bagagli e avvisare le vostre famiglie- tradusse gentilmente Kyle.

-Già, a proposito di famiglie, che ci inventiamo per giustificare un’assenza a tempo indeterminato?-

chiese Lory, che ci aveva riflettuto su tutta la notte.

-Dite che venite a stare da me a New York- sospirò rassegnata Mina –e dei tuoi fratelli può occuparsi la mia tata- aggiunse, dando un occhiata alla mew gialla.

-Wow, hai davvero una casa a New York?- si entusiasmò Strawberry.

-Certo che ce l’ho, ma ti ricordo che non andiamo davvero lì-

-Non ora- sogghignò la rossa in risposta.

A quel punto Mina aprì bocca per lanciare una delle sue solite sfrecciatine acide, ma il battibecco fu troncato sul nascere da Ryan, che spedì le ragazze a casa a prepararsi.

Sulla via del ritorno, Strawberry cominciò a riflettere seriamente sulla loro imminente partenza.

C’erano così tante cose che avrebbe voluto chiedere, ma l’unica persona ad avere le risposte era Cream, che fino a quella sera era irreperibile. La ragazza prese nota mentalmente di tutto ciò che voleva sapere e si ripropose di fare qualche domanda all’aliena appena possibile.

Nel frattempo si accorse di essere giunta a casa.

Cominciava a sentirsi nervosa e pregò che i genitori le accordassero il permesso senza troppe storie, non voleva coinvolgersi in una rissa fra chimeri. E c’era anche la questione di Mark, che la rossa non aveva considerato fino a quel momento.

Si fermò due secondi, prese un bel respiro ed entrò, chiamando i suoi a gran voce.

-Ciao, cara, tornata presto oggi?- la salutò allegra la madre, mentre il padre si girò furtivamente a controllare che con lei non ci fosse Mark. Vedendola sola, tornò al suo giornale.

-Emh…in effetti hanno chiuso prima perché devo dirvi una cosa importante…-

-Dicci tutto amore, sai che siamo aperti ad ogni novità- la incoraggiò la madre, tirando una gomitata al marito per distrarlo dal giornale –vero,caro?-

-Se non riguarda quel buono a nulla del tuo ragazzo, sì-

-Ehi-

-Tranquilla, se vuoi lasciarlo noi ti capiamo…-

-Papà!- urlò Strawberry, più per irritazione all’atteggiamento del padre che per il pensiero di lasciare il suo ragazzo.

-Ok, ok, spara-

-Mina ha invitato me, le altre, Ryan e Kyle a New York. Partiamo stasera- urlò la ragazza in un solo fiato.

-COSA!?-

-Avevate detto di essere aperti a tutto-

-Sì, però, potevi darci un po’ di anticipo…New York è così lontana…-temporeggiò Sakura.

-Neanche se ce l’avessi detto l’anno scorso- la contraddisse il padre.

-Vi prego, per me è molto importante, non ve lo chiederei se non fosse così. E poi non saremo sole, Kyle e Ryan verranno con noi e ci terremo in contatto, ve lo giuro!-, l’ultima frase era una bugia, non era certa che dovunque fossero andate ci fossero i mezzi per comunicare con la Terra, ma sperò che i genitori non lo capissero.

-E per quanto tempo dovreste stare lì?-

Strawberry deglutì a vuoto:-Non saprei…il motivo per cui partiamo così di corsa è che Mina ha ricevuto una convocazione per un provino prestigioso, i suoi non ci sono mai e non vuole stare da sola in una città sconosciuta, per lei è importante…e poi sarebbe una bella occasione anche per Pam…-. Si stava inventando tutto di sana pianta, ma sembrava che i genitori si fossero addolciti –Vi prego- concluse, con l’aria più dolce che riuscì a tirare fuori.

-Umm…e va bene- la ragazza cominciò a saltare, -prima però voglio telefonare a…- la rossa s’immobilizzò temendo che stesse chiamando Mina per confermare la storia del provino –a questo Ryan e vedere se è affidabile-

Strawberry quasi svenì di gioia, sapeva che Ryan le avrebbe retto il gioco e convinto i suoi a lasciarla partire, infatti meno di un quarto d’ora dopo era già in camera sua a riempire una valigia con tutto ciò che le sarebbe servito, felice ed emozionata come non mai al pensiero di questa nuova avventura.

Era contenta persino di rivedere Pai, Tart e…Ghish.

 

Nel frattempo, a casa Midorikawa si svolgeva una scena molto simile, con la povera Lory rossa di vergogna per le bugie che stava snocciolando senza sosta ai suoi genitori, ma con la differenza che il fratellino della verdina, al contrario dei genitori, sembrava entusiasta per la prossima partenza della sorella, a giudicare da come saltava allegro sul divano da subito dopo la notizia. Fortunatamente anche la conclusione fu identica: l’ennesima telefonata a Ryan e la mew di sopra a fare i bagagli, con la mente sottosopra e il cuore in subbuglio.

 

Per le altre tre le cose furono molto più semplici. I fratellini e la sorellina di Paddy si dimenticarono presto la tristezza per la sorella che partiva quando videro la villa di Mina, mentre quest’ultima e Pam, non avendo famiglia, non incontrarono problemi.

 

Fatto sta che quella sera, poco prima del tramonto, si trovarono tutti e sette al parco Aiaka, in attesa della ragazza che avrebbe dato il via al loro destino.

Ai loro piedi erano appoggiati i bagagli. Come aveva chiesto Cream avevano ridotto il carico al minimo, una valigia o un borsone a testa e al massimo uno zainetto, persino Mina, per paura della reazione dell’aliena, si era trattenuta dal portare con se l’intera casa, nonostante non avessero nessun’idea su ciò che avrebbe potuto servire loro in un'altra galassia.

Il battito dei loro cuori era quasi udibile ad orecchio umano. Erano tutte preoccupate, ma ai motivi più logici, per la rossa, se ne aggiungeva un altro: quando aveva informato Mark della partenza il ragazzo non l’aveva presa per niente bene e avevano litigato violentemente, tanto che lui non l’aveva chiamata neppure per dirle buona fortuna. Questo aveva provocato nella ragazza un vortice di sensazioni, diverse, però, da quelle che si sarebbe aspettata. Era triste, certo, per com’erano andate le cose, ma non si sentiva per niente a pezzi come avrebbe dovuto, era solo un po’ irritata, niente più.

Niente al confronto con l’emozione che le provocava il pensiero di quella nuova entusiasmante avventura.

 

Non appena il disco solare fu completamente oscurato dagli alberi, Cream fece la sua apparizione, comparendo senza rumore alle spalle del gruppo e schiarendosi la voce per attirare la loro attenzione, anche se quello che ottenne fu di provocarli un grosso spavento, cosa che sembrò divertirla.

Ora che c’era ancora luce, a differenza del loro ultimo incontro, Strawberry e le altre notarono anche i vestiti e, motivo di profonda inquietudine, le armi della ragazza. Cream indossava un top viola corto e scollato, senza maniche, e un paio di pantaloncini corti in pelle nera, che metteva in risalto il pallore delle gambe. Intorno ai fianchi e alla vita erano strette delle cinture di cuoio scuro a cui erano fissati ben quattro pugnali, con le lame affilate in bella vista. Braccia e gambe erano fasciate da bende violacee, alla moda della sua gente, e intorno agli avambracci luccicavano degli strani bracciali di metallo inciso, circondati da un bordo affilato poco rassicurante. Ai piedi portava scarpette di tela, anche quelle strette alla caviglia da legacci di pelle.

-Bene, siete venute tutte alla fine. Mi risparmia la fatica di venirvi a cercare-.

-Il fatto che siamo venuti non significa che ci fidiamo di te…-cominciò Ryan in tono duro, ma Cream lo interruppe con tono noncurante:-Non m’importa nulla di cosa pensate di me o se vi fidate. L’unica cosa che importa è che mi seguiate, in modo io possa concludere la missione e tornare a casa mia-

-Quella tipa è davvero senza emozioni- pensò scocciato Ryan.

-Possiamo almeno farti qualche domanda? Avremo molte cose da chiarire…-chiese timidamente Lory.

-Non ora, appena saremmo sul mio pianeta-

-A proposito, come raggiungiamo il tuo pianeta?- chiese Pam con molto buonsenso, mentre le altre erano troppo impegnate a tenere d’occhio i pugnali e i bracciali affilati per mettere insieme una frase di senso compiuto.

-Con la mia navicella- rispose, come se fosse ovvio. E in effetti lo era.

-E dove…-

-Ci penso io- l’anticipò l’aliena –prendetevi per mano e tenetevi stretti i bagagli, ci dobbiamo teletrasportare-

Con crescente nervosismo, il gruppo obbedì.

A quel punto Cream si avvicinò a Ryan, ignorando il fatto che lui si fosse allontanato non appena aveva mosso un passo verso di lui, e gli posò un dito sulla pelle, facendo poca attenzione a non graffiarlo con le unghie da gatta che aveva in dotazione. Sentì la pelle del biondo irrigidirsi al contatto con la sua mano fredda.

Si teletrasportò.

Per i terrestri fu una sensazione stranissima, il vuoto allo stomaco, l’aria fredda che scorreva addosso, la sensazione di dover vomitare, il turbine di colori intorno al loro. Per fortuna durò un solo secondo, poi poterono riappoggiare i piedi sulla terra stabile e immobile. Si separarono, barcollando un po’e appoggiandosi agli alberi del bosco che avevano raggiunto, Mina si dovette addirittura sedere, mentre Cream gli osservava, ridacchiando per quella reazione a suo dire spropositata. Per lei teletrasportarsi, così come volare, era una cosa naturale e meravigliosa, così radicata in lei da non riuscire ad immaginare di doverne fare a meno. Non arrivava a capire come potesse provocare simili effetti.

Non appena si furono ripresi, prima che potessero chiederle dov’era la navicella, si girò verso la radura ai cui margini si trovavano e, sguainato uno dei pugnali, con conseguente reazione spaventata-difensiva delle persone dietro di lei, disegnò un simbolo strano nel vuoto.

Non appena ebbe finito, l’aria innanzi a loro cominciò a tremolare ed evaporare, rivelando ciò che era nascosto dietro la barriera: un’ enorme nave spaziale, perfettamente circolare e completamente ricoperta da piastre di metallo scuro. A vederla rimasero tutti a bocca aperta, ma Cream non concesse loro il tempo di riprendersi. Avanzò svelta verso il veicolo e appoggiò la mano sul metallo. Dal punto in cui la mano si era appoggiata apparve un bagliore rossastro, e un istante dopo una delle sezioni metalliche si staccò e si abbassò verso il suolo, galleggiando a pochi centimetri da terra.

Cream ci salì sopra e con un gesto irritato chiamò gli altri perché la imitassero. Non appena furono saliti tutti, insieme con le valigie, la piattaforma tornò alla sua postazione iniziale, e loro si ritrovarono all’interno dell’astronave.

Era molto spaziosa e ben illuminata, con una ampia vetrata che correva tutto intorno. Per terra c’erano dei materassi, completi di coperte e cuscini, e quella che sembrava una cucina, addossata alla parete circolare. Accanto a loro c’era una specie di parallelepipedo scuro, con una porta chiusa, mentre nella parte più lontana, leggermente rialzato rispetto al resto, c’era la sala comandi: una lunga scrivania metallica piena di strumenti, pulsanti, pannelli illuminati e tastiere e, più in alto, un numero indefinito di monitor, al momento quasi tutti spenti, disposti ai lati di un’ ampia finestra, davanti al tutto c’erano tre sedili che galleggiavano a circa mezzo metro da terra. Lungo le pareti inoltre c’erano numerose maniglie saldamente fissate. Un tavolo con qualche sedia, anche quelli ancorati a terra, e numerosi cuscini e tappeti sparsi, completava il tutto.

-Aggrappatevi a una delle maniglie e tenetevi stretti insieme alle vostre cose finche non ve lo dico io-

ordinò Cream, già seduta a una delle tre postazioni. Stese le mani davanti a sé e il modulo di comando prese vita, i pulsanti, i pannelli, i bottoni s’illuminarono, i monitor si accesero.

Gli schermi non erano proprio reali, ma semitrasparenti e attivabili sia con comandi vocali oppure sfiorando direttamente lo schermo olografico.

Senza neppure controllare che tutti fossero agganciati a qualcosa, Cream digitò rapidissima i comandi per l’accensione e i potenti motori nascosi sotto il pavimento cominciarono a ringhiare, mentre la gigantesca nave si sollevava dal suolo.

Le ragazze si scambiarono un occhiata: anche se non tutte avevano gli stessi pensieri in testa, erano pronte a condividere quella nuova avventura.

Stavano partendo.

 

 

Angolo dell’Autrice

Visto che avete commentato, ecco come promesso il nuovo capitolo, a cui, se continuerete ad apprezzare questa storia, seguiranno altri.

Se volete che sia così sapete cosa fare.

Va bene, ora che ho finito di minacciarvi posso augurare a tutte una piacevole lettura e ringraziare di cuore tutti quelli che hanno letto e in modo particolare le tre che hanno lasciato una recensione.

Un grazie speciale e un grosso abbraccio vanno quindi a:

 

-alexiakatherine

-lady S

-mariotti92

Grazie  ragazzi, siete speciali.

Inoltre volevo chiedervi cosa ne pensate se nel prossimo chap inserissi un’ immagine di Cream, giusto per farvela visualizzare meglio. Vi va l’idea?

E ora buona lettura!

Arrivederci e a presto.

  
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