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Autore: _Candy_    12/05/2013    5 recensioni
Lei è Felicity, ha 18 anni, e vive con me e Leo.
Leo è il mio migliore amico, Felicity è la mia migliore amica, ma vorrei fosse qualcosa di più.
Io sono Luke, il migliore amico di Felicity e Leo.
Felicity ha fatto una scelta, e sto cercando di farla smettere.
Quella scelta, iniettata nelle vene attraverso una crudele siringa, la porterà a illusioni e, in seguito, alla morte.
Autrice: Ciao ragazze :') Sono contro l'uso e l'abuso di sostanze stupefacenti, e l'ho detto con questa storia. E' una storia forte, ma ho trattato l'argomento in modo leggero, non troppo sconvolgente. Spero che la leggiate, perché di persone ne muoiono tante a causa della droga, quel mostro cattivo che ci mangia lentamente, si fa amare e poi ci uccide.
Ci tengo a specificare che io NON faccio abuso di sostanze stupefacenti, cèh. u.u
Okkei, buona lettura. :)
Ila
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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*DRUGS.* 
_La storia di Felicity, una storia iniziata a 16 anni e finita a 18_



#Felicity's Pov.

 
La testa mi gira insopportabilmente, so solo io di cosa ho bisogno; convinta di ciò che mi può salvare, cerco disperatamente la mia siringa.
Ne ho bisogno e basta. La cerco in bagno, e mi fisso un secondo allo specchio, prima di focalizzare lo sguardo su ciò che cercavo da almeno mezz'ora. I miei lunghi capelli neri ricadono in ciocche disordinate sulle mie spalle. Non ho più la forza di truccarmi, curare il mio aspetto, ormai vivo solo per quella piccola, vuota siringa che mi guarda dalla mensola del bagno. Volgo nuovamente il mio sguardo contro il mio riflesso nello specchio, e noto per la prima volta da tanto le mie occhiaie, che contornano tristemente i miei occhi, incapaci anche di piangere; il mio volto assente e pallido; le mie labbra, incapaci di amare nuovamente; le mie braccia, incapaci di regalare un abbraccio dato come si deve. Una volta credevo in Dio, e l'ho messo alla prova. Ho iniziato a fare qualcosa che lui, se fosse esistito, mi avrebbe certamente impedito. Una volta credevo nel lieto fine, ma la mia vita ha solo una fine, molto vicina, che non è per niente lieta. Una volta credevo nella magia, ora credo solo in quella siringa. 
Il medico mi dice sempre di smettere. Solo diciotto anni. Uno, due, tre, diciotto. Pochi. Troppo pochi per drogarsi, dice. Abbastanza per decidere, dico io. Le visite di routine si concludono sempre così da circa due anni, da quando la siringa affondò nelle mie vene, poco profonde, per la prima volta. 
Prendo in mano la siringa. Vuota, come i miei occhi. Apro ogni mobile del piccolo appartamento che condivido con due ragazzi, Leo e Luke. Leo non è proprio ciò che si intende per 'bel ragazzo', con le sue ciccette sulla pancia, i capelli ruffi e vaporosi di un anonimo castano, gli occhi verdognoli e gli occhiali. Luke è decisamente meglio, alto, biondo, con gli occhi azzurri, ma niente a che vedere con il mio ex ragazzo. Lui mi aveva regalato la mia prima dose, in occasione del mio sediciesimo compleanno. Lui è albino. I suoi capelli sono bianchi, candidi, quasi argentati, come la neve; le sue pupille sono costantemente dilatate, e lasciano intravedere un piccolo margine di iride chiara, forze azzurra. La sua voce mi metteva i brividi, all'inizio, proprio come il suo nome: Dave. Veste sempre di nero, con giubbotti di pelle stretti e borchiati, jeans strappati.. Mi aveva sempre messa in soggezione. Quando lo conobbi, ero una semplice ragazzina di terza superiore, con i miei bei capelli biondi sempre puliti e pettinati, raccolti di lato con una forcina blu, come i miei occhi. Vestivo sempre bene, e la mattina dedicavo sempre venti minuti al mio corpo, alla mia bellezza. Mi truccavo sempre, tutti i giorni, non eccessivamente, ma abbastanza. Spesso allungavo le mie lunghe ciglia con del mascara viola, o giocavo con la matita rossa e il mascara bianco intorno alle mie palpebre. Vestivo con maglie colorate, abbinate ai jeans neutri, o con pantaloni sgargianti, aderenti alle mie forme, non eccezionali ma comunque guardabili, e bluse bianche o nere.
Adesso tendo a nascondermi in vestiti larghi e trasandati. Oscuro il mio sguardo limpido dietro a lenti a contatto nere, e ho cancellato i miei bei capelli biondi con una tinta nera. La gente ora mi evita, credo anche per il mio odore. Non ho più nemmeno la forza di lavarmi, figuriamoci poi quella di studiare! Rischio di perdere l'anno, ma non mi importa più nulla, visto che ho già perso Dave. 
Arriva Leo, la riga del cuscino sulla sua guancia destra, gli occhiali storti sul naso. 
'Buongiorno sfigatone mio', avrei detto, se non fossi così di cattivo umore. Non servono parole, lascio il bagno, con la siringa vuota in mano. Mi dirigo verso il letto di Luke, dove spunta la sua chioma bionda, un po' boccolosa, dal lenzuolo. Senza fare rumore, apro il suo cassetto. Vuote, tutte vuote. Mi butto addosso a quel ragazzo che tante volte mi ha ceduto la sua dose giornaliera, perché lui non aveva sintomi di dipendenza. Lui vive tranquillamente anche se per una settimana non si bucava. Io, invece, sono disperata, quell'ago sottile nelle mie vene è tutto per me. Sporco il mio sangue, offusco la mia mente, inebetisco il mio sorriso. Luke su sveglia, mi abbraccia. Io mi divincolo. Mi chiede con lo sguardo se sono in crisi da dose mancante, coem la chiama lui. Si alza, è ancora vestito da ieri sera. I pantaloni sgualciti dal sonno, la camicia sudata. Lo seguo mentre va in cucina e sorseggia lentamente un caffè, godendo nel vedermi fremere. Entra in bagno, molto lentamente, e mi chiude fuori. Mi accascio per terra, piangendo. I segni delle siringhe sulle mie braccia aumentano di giorno in giorno, e aumenta anche la mia dipendenza. Leo passa, visibilmente alterato, mi scavalca ed entra in bagno, cogliendo Luke con la lametta in mano e la schiuma da barba sul suo volto da giovane uomo. Gli urla di portarci entrambi a comprare una scorta di dosi, dicendo che sono finite in casa. Luke alza le spalle, ribattendo che sarebbe meglio smettere. Come vorrei avere di nuovo la voce per urlare che a me importa assai se le dosi sono finite, che io ne ho bisogno, ma le lacrime l'hanno lavata via. Esco di casa sbattendo la porta, e mi imbatto nell'essere che ha causato la mia dipendenza. Mi saluta, io gli chiedo implorante di vendermi una dose, ne ho un assurdo bisogno. Nota le grinze della mia fronte, corrugata in un'espressione di sofferenza. Un paio di mani forti mi riportano in casa, mentre Dave aveva già estratto di nascosto dalla tasca una siringa piena. Quella visione mi fa soffrire ancora di più, e, quando realizzo che Luke mi ha chiusa in casa a chiave, perdo la testa. Voglio quella siringa che Dave mi stava tendendo pochi istanti prima, la voglio, ne ho bisogno. Scappo in bagno, mi spoglio ed entro nella vasca, senza posare lo sguardo sulle costole che sporgono dal mio ventre. Come al solito, i miei occhi faticano a stare aperti, nelle mie vene scorre stanchezza e depressione. Voglio quella siringa, la voglio, la voglio.. Il livello dell'acqua sale, ma io penso solo a quella siringa. L'acqua mi arriva al collo, calda, e io mi abbandono. Lascio ciondolare la testa. All'improvviso, tutto diventa nero, non sento più nulla, neppure l'acqua, ma voglio ancora quell'unica cosa che mi ha ridotta in questo stato.
 
 
 
#Luke's Pov.
 
Felicity è svenuta. Le capita spesso, mangia poco e si droga troppo. Io ho smesso e, siccome le voglio bene, sto cercando di far smettere anche lei. Felicity è una mia cara amica, anche se vorrei che fosse qualcosa in più. Pochi istanti fa, sono entrato in bagno e l'ho trovata nella vasca, con il rubinetto aperto. L'acqua era uscita dai bordi, aveva allagato il bagno. Le sue braccia galleggiavano, la sua testa era immersa nell'acqua. Ora sono seduto sul bordo della vasca, senza parole, che stringo quel corpo immobile, per la prima volta veramente impotente. Entra Leo, il nostro coinquilino, e mi guarda attonito. L'hanno uccisa quelle siringhe. L'avrei voluta portare in ospedale perché smettesse, dopo la doccia, ma non ho fatto in tempo. La sua ricrescita bionda, le lenti a contatto nere posate sul bordo della vasca. Le sollevo le palpebre, e scopro due occhi meravigliosi, di un azzurro glaciale e ipnotico. Le mie lacrime si mischiano con l'acqua che l'avvolge ancora, mentre Leo ha chiamato un'ambulanza. Non ha capito che è troppo tardi, che ciò che è successo è successo? Tengo stretto in mano le sue lenti a contatto, ed esco alla ricerca di Dave. Poco prima di immergersi nell'acqua, ha detto di aver visto Dave con una siringa piena in mano. Quel ragazzo, con le sue siringhe, l'ha portata alla pazzia, alla follia, e a tutto ciò che è appena successo. Non le ho mai detto la verità, ma lei ha cominciato a drogarsi volontariamente, Dave non è mai esistito, non ha mai avuto un fidanzato da quando ha iniziato a bucarsi, era tutto frutto della sua immaginazione. Sfioro con le dita un suo acquerello dipinto quando aveva quindici anni. Ha smesso di dipingere al suo sedicesimo compleanno, quando è iniziata la sua dipendenza. Il padre me l'ha affidata, dopo averla letteralmente ripudiata. Sono un vecchio amico di famiglia, e la conosco da sempre. Ricordo le corse nei prati, a raccogliere i fiori, a contare le rondini o amare le nuvole. Ricordo le risate dell'infanzia, l'imbarazzo dell'adolescenza, e poi questa sua follia. Non le ho mai dichiarato quanto la amo, e ora l'ho persa, per sempre. Ciao, Felicity. 


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Spazio Autrice & continuo della storia...
Heilà, ciao ragazze (':
Ho scritto questa storia pensando a tutte quelle persone che muoiono per colpa di quel mostro che prima si fa amare, poi ci mangia dall'interno.
Ho provato a non usare il discorso diretto.
Preciso che io NON faccio uso di sostanze illegali, e non lo farò mai perché odio tutto ciò che fa male, a parte il cioccolato :P
Noi esseri umani siamo macchine perfette, perché rovinarci?
La felicità non è quella la felicità bisogna costruirsela.
Quella sembra felicità, ma non lo è, e lo si capisce dai risultati. E' la stessa Felicità (Felicity) che è svenuta nella vasca da bagno, ed è morta annegata, o forse si è suicidata, non lo sa nessuno, potete deciderlo voi. 
Luke si suiciderà, perché la vita senza Felicity è vuota, come la vita per Felicity non aveva gusto senza la sua siringa. 
Leo combatterà la tossicodipendenza, per portare avanti ciò che Luke ha cercato di fare con Felicity, ma senza arrendersi mai. Leo si sente dentro la forza di un leone, e farà aprire una Comunità di recupero per tossicodipendenti, e salverà tante giovani vite. La sua Comunità si chiamerà Felicity&Luke, in ricordo dei suoi migliori amici, morti a soli 18 anni.

OGNI RIFERIMENTO A FATTI O PERSONE REALI O REALMENTE ESISTITI E' PURAMENTE CASUALE, QUESTA STORIA E' COMPLETAMENTE FRUTTO DELLA MIA TESTA VUOTA.
Vi saluto, grazie per essere arrivate fino a qua :)
Qualche recensione è sempre gradita ;)
Ila <3

 
  
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