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Autore: MnMs    12/05/2013    17 recensioni
[Oneshot scritta a quattro mani da Ginny_Potter e IrishMarti]
Blaine sorrise sornione: Sebastian doveva avergli lasciato qualcosa di carino, una frase, un pensiero, un 'Scusa, sono dovuto scappare ma ci vedremo più tardi, buon anniversario, ti amo'. Allungò una mano e lo staccò, avvicinandolo al naso per cercare di decifrare la scrittura in geroglifici di Sebastian. Il biglietto, molto romanticamente, recitava:
Riunione con lo stronzo. Torno tardi.
Blaine girò il biglietto avanti e indietro tre volte alla ricerca di qualcosa di più, una smorfia incredula dipinta sulle labbra. Niente. Un secondo dopo lo accartocciò nel pugno.
Vendetta, Smythe, tremenda vendetta.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Sebastian Smythe | Coppie: Blaine/Sebastian
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La Vendetta del Coniglio Rosa

 

 

“Allora, te lo ricordi, vero?”

Sebastian alzò gli occhi dalla terza pagina del giornale sul quale stava leggendo un frustrante articolo sulla crisi economica e sullo strapotere delle banche.

"Sì, Blaine, me lo ricordo." rispose, prendendo un sorso di caffè nero – come il suo cuore, soleva dire il suo amato fidanzato, che invece riempiva il proprio di così tanto zucchero che Sebastian spesso si domandava se Blaine avesse vagamente idea di che gusto avesse sul serio il caffè.

"Te lo ricordi nel senso di 'Quello che vuoi, Blaine, fammi finire di leggere' o di 'Sì, amore, certo che me lo ricordo, ho in programma meraviglie per il nostro anniversario che è esattamente tra tre giorni e non ho assolutamente intenzione di passarlo in ufficio'?"

Sebastian abbassò anche la tazza viola a forma di mucca della Milka, sollevando le sopracciglia e rivolgendo a Blaine il suo migliore sguardo scettico: "Sul serio, Blaine? Chi pensi che sia?"

Lui fece roteare gli occhi, agitando una mano in aria e aprendo il frigorifero alla ricerca di qualcosa da portarsi dietro al lavoro: "Voglio fidarmi, Sebastian." borbottò ostentando un tono minaccioso, mentre addentava una mela, sulla via della porta.

Sebastian tornò a immergersi nel suo articolo. Ovviamente si sarebbe ricordato dell’anniversario, quell'anno almeno. Però era comunque divertente far credere al suo ragazzo che se ne sarebbe dimenticato un'altra volta, quando invece aveva già prenotato il ristorante e preparato una serata con i fiocchi.

Sarebbe stato l'anniversario più bello di sempre, ghignò sotto i baffi, chiudendo il giornale per andare al lavoro.


 


 


Blaine era sicuro che Sebastian si sarebbe dimenticato dell’anniversario.

Era ormai qualcosa che aveva dato per scontato, una piaga sociale inevitabile che non avrebbe mai potuto cambiare. Come lui non sarebbe mai stato in grado di fare una lavatrice senza tingere tutti i calzini di rosa, Sebastian non sarebbe mai riuscito a ricordarsi un dannatissimo anniversario. Ed era solo un giorno all’anno! Cioè, non era poi così difficile, no? Effettivamente anche mettere un foglietto di acchiappa-colore in lavatrice non era esattamente scienza missilistica, eppure.

In ogni modo, Blaine non pretendeva che Sebastian si ricordasse dell’anniversario, ma solo che andasse al lavoro e facesse un orario normale, che entrasse alle otto e mezzo e uscisse alle cinque come chiunque altro, in modo da andare poi insieme in un bel ristorante e passare una serata rilassante tra di loro. Non era poi troppo, no?

Quando Blaine si svegliò, la fantomatica mattina, erano le sette e un quarto e il letto era desolatamente vuoto. Sospirò, scuotendo la testa e si alzò, deciso a preparare un cappuccino senza fare esplodere la macchinetta come l’ultima volta.

Entrò in cucina, dirigendosi senza esitazione verso i fornelli; aprì l’anta dello scaffale, alzandosi sulle punte per raggiungere il caffè: maledette cucine prefabbricate troppo alte… Improvvisamente, qualcosa di colorato catturò la sua attenzione da qualche parte alla sua destra. Si voltò incuriosito: sul frigorifero c’era un post-it giallo.

Blaine sorrise sornione: Sebastian doveva avergli lasciato qualcosa di carino, una frase, un pensiero, un 'Scusa, sono dovuto scappare ma ci vedremo più tardi, buon anniversario, ti amo'. Allungò una mano e lo staccò, avvicinandolo al naso per cercare di decifrare la scrittura in geroglifici di Sebastian. Il biglietto, molto romanticamente, recitava:

Riunione con lo stronzo. Torno tardi.

Blaine girò il biglietto avanti e indietro tre volte alla ricerca di qualcosa di più, una smorfia incredula dipinta sulle labbra. Niente. Un secondo dopo lo accartocciò nel pugno.

Vendetta, Smythe, tremenda vendetta.


 


 

Sebastian era sicuro che non l'avrebbe passata liscia.

Era certo che ci avrebbe messo almeno un mese per farsi perdonare da Blaine e aveva già messo in conto il mezzo stipendio che avrebbe speso dal fioraio e nella pasticceria preferita del suo ragazzo.

Per una volta che era riuscito miracolosamente a ricordarsi il giorno del loro anniversario, aveva dovuto organizzare una riunione tremendamente necessaria all'ultimo minuto con i membri più importanti dello studio legale. Sperava solo che Blaine non si sarebbe arrabbiato troppo.

Si passò una mano sulla fronte e provò a tornare concentrato sulla tabella di numeri che aveva davanti.

Da quella riunione dipendeva il suo lavoro e il futuro dello studio legale in cui lavorava. Dodici paia di occhi seri ed esigenti erano puntati su di lui: erano presenti tutti i pezzi grossi e persino il dirigente, seduto dall'altra parte del tavolo, con la sua espressione arcigna e il viso corrugato in una smorfia di disappunto.

Sebastian si schiarì la voce, puntando alla lavagna bianca con il pennarello per continuare il suo discorso, sentendo che la cravatta attorno al collo stringersi sempre di più. Si sentiva quasi soffocare.

Ma doveva tenere duro, doveva dimostrare a tutti di che stoffa era fatto, che era arrivato fino a quel punto con le sue forze e non grazie al nome di suo padre.

“Vorrei attirare la vostra attenzione su questo – ”

Si interruppe quando invece dell'immacolato silenzio della sala riunioni arrivò alle sue orecchie una vivace musichetta. Non fu l'unico ad accorgersene, perché anche un paio di uomini seduti al lungo tavolo coperto di fogli e appunti si guardarono attorno straniti. Sembrava quasi un ukulele.

Sebastian passò una mano tra i capelli, nervoso, cercando di continuare il discorso, ma la musichetta si fece sempre più forte e intensa, e presto tutti capirono che stava venendo da fuori dalla finestra.

Rimase fermo immobile, un bruttissimo presentimento in fondo allo stomaco nel vedere i cavi del carrello del lavavetri muoversi davanti ai suoi occhi. La musichetta si fermò per qualche secondo, per poi ricominciare accompagnata ad una voce. Voce che Sebastian conosceva bene. Troppo bene.

“Uuuuuuuhhhhhhhhh, uuuuuuuuuuh I loooooveeeee youuuuu!”

No. No. No. Non poteva essere vero.

Sebastian non fece neanche in tempo a finire di processare quel pensiero che di fronte alla finestre comparve un tipo vestito da coniglio rosa con in mano un ukulele.

Ma la cosa peggiore era che quel tizio era Blaine.

“Ehi! Sebasciaaaan! I looooooveee youuuu!”

Sentì chiaramente il sangue gelarsi nelle vene, gli cadde il pennarello per terra e spalancò la bocca terrorizzato. Blaine invece sembrava a proprio agio vestito da coniglio che suonava l'ukulele, si muoveva a ritmo con la musica e gli faceva fare la figura peggiore di sempre.

“I loooooveee youuuu, Sebasciaaaan! I loooooveee you! Ehi, Sebasciaaaan I loooveee youuuu!”

Quelle dodici paia di occhi che così tanto lo terrorizzavano passarono da prestare tutta la loro attenzione a Blaine fuori dalla finestra a Sebastian, che – ne era pressoché certo – doveva avere l'espressione di uno che avesse appena visto un fantasma.

Ancora immobile e con la musichetta di Blaine nelle orecchie, riuscì a sentire il dirigente fare segno a una segretaria e mormorare “Chiamate la sicurezza”. Con quel briciolo di dignità che gli era rimasta si voltò verso il suo ragazzo e gli fece cenno con un indice di scendere immediatamente.

Blaine finì la sua performance salutandolo con la mano e ripetendo ancora una volta “Sebascian, I love you! Buon anniversario!”

Fu impossibile per Sebastian non portarsi una mano alla fronte, imbarazzatissimo, e lanciare un'occhiataccia a un suo collega in fondo alla stanza che gli mimò il suonare un ukulele invisibile con un ghigno in volto.

Subito, la voce seria e leggermente scocciata del dirigente lo fece tornare sulla Terra.

“Signor Smythe, possiamo andare avanti?”


 



 

Sebastian uscì dall'edificio guardandosi intorno, portandosi una mano davanti agli occhi per coprirsi dal sole che stava tramontando, alla ricerca di qualcosa di rosa. Non sapeva neanche come sentirsi a riguardo. Insomma, una serenata in un costume da coniglio non gliela aveva mai fatta nessuno. Anzi, era piuttosto sicuro che pochissime persone al mondo ne avessero mai ricevuta una.

E okay, Blaine aveva interrotto una riunione importante, ma alla fine non aveva avuto particolari ripercussioni a parte un paio di colleghi che gli avevano mimato il gesto dell'ukulele e un'occhiata di disprezzo dal suo capo. Tanto lo odiava lo stesso, non era una novità. Doveva solo prepararsi mentalmente a una vita di prese per i fondelli da parte delle persone con cui lavorava.

Finalmente riuscì a scorgere un paio di orecchie spuntare da dietro un cespuglio. Si avvicinò con un sospiro e allentò il nodo della cravatta, per poi scorgere il suo ragazzo che, ancora completamente vestito da coniglio – ovviamente – , pizzicava placidamente le corde dell'ukulele seduto sulla panchina di legno.

Sebastian si aspettò che gli dicesse qualcosa, ma Blaine continuò a ignorarlo, quindi si sedette accanto a lui con uno sbuffo, indeciso sul da farsi.

Alla fine di importanti riflessioni sollevò una mano e prese un orecchio rosa tra pollice e indice tirandolo leggermente. Blaine sollevò il mento lanciandogli un'occhiata di sufficienza.

Sebastian aggrottò le sopracciglia: “La vera domanda è: come hai fatto a trovare un costume da coniglio rosa in quattro ore?”

Blaine gli lanciò un'occhiataccia, tirando la testa di lato per liberare l'orecchio dalla presa del suo ragazzo: "Sempre a pensare alle cose importanti, eh? Non dovresti dirmi qualcos'altro?" non lo lasciò rispondere, visto che poi sogghignò divertito, continuando "Al tuo capo è piaciuta la mia piccola serenata?"

Sebastian afferrò entrambe le orecchie, stringendole nei pugni e sorrise divertito:“Stai segretamente sperando che mi abbia licenziato, non è vero?”

“No, scommetto che ora mi dirai che è un grande appassionato di ukulele.” rispose Blaine, mollando la chitarrina e afferrandogli i polsi “Smettila di molestare le mie orecchie!”

Sebastian ridacchiò, provando a riafferrarle per continuare a giocarci e infastidire così il suo ragazzo, ma la presa decisa che Blaine manteneva sui suoi polsi non glielo permise.

"Davvero non devi dirmi niente? Hai così tanta voglia di dormire sul divano stanotte?"

Sebastian si avvicinò al suo viso così tanto da poter vedere distintamente ogni sua ciglia.

“Effettivamente avrei una cosa molto importante da dirti.” sussurrò abbassando il tono di tre ottave “Molto, molto importante. Sono solo tre parole ma significano il mondo.”

Blaine sgranò gli occhi incredulo e abbassò le mani, lasciandole cadere in grembo ai lati dell'ukulele. Sentiva il respiro di Sebastian sulle proprie labbra e non riusciva a fare a meno di fissarlo, impotente, mentre le sue mani si appoggiavano sulle sue guance, scivolando con le punte dei polpastrelli sotto il cappello da coniglio.

“Sei. Un. Idiota.”

Gli occhi di Blaine raggiunsero le dimensioni di un piattino mentre arricciava le labbra, deluso da quelle parole e anche un poco irritato.

Si ritrasse e incrociò le braccia al petto con pure un po' di fatica, visto che il costume era davvero ingombrante: "E tu sei uno stronzo. La prossima volta invece di cantarti che ti amo preparo un video messaggio con me che spiego perché tu sia un pessimo fidanzato e amante." Blaine lo guardò negli occhi risoluto nel pronunciare quell'ultima parola, rimarcandola con un tono più fermo e deciso "Sì, hai sentito bene, amante. E il divano non vede l'ora di avere un incontro del terzo tipo con te, stasera."

Sebastian scoppiò a ridere, scuotendo la testa. Era incredibile il fatto che Blaine – lo stesso Blaine che era vestito con un costume da coniglio rosa e che gli aveva fatto fare la figura peggiore della sua vita – avesse ancora l'ardire di continuare a essere offeso con lui.

Prima che potesse ribattere in alcun modo, però, delle voci attirarono la sua attenzione; sollevò lo sguardo e individuò poco distante due membri della sicurezza.

“Blaine, se vuoi arrivare al ristorante che ho personalmente prenotato” sottolineò le ultime due parole con particolare cura, “per questa sera, ti conviene sollevare la tua simpatica codina a pon-pon e correre. Altrimenti nessuno di noi due dormirà né sul divano né nel letto, stanotte, ma passeremo un'eccitante serata in questura.” gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi “E, per la cronaca, non voglio scoprire se indossi qualcosa sotto quell'affare quando l'agente tal dei tali ti ordinerà di toglierlo.” Sollevò le sopracciglia, lanciandogli un'occhiata eloquente. Avrebbero dovuto scappare via al più presto, perché i due uomini della sicurezza, che assomigliavano in modo davvero inquietante ai protagonisti di Matrix, si stavano dirigendo con passo sicuro nella loro direzione.

Blaine afferrò la sua mano con un sorriso e si rimise in piedi, raccattando l'ukulele sfiorando per sbaglio le corde.

"In tal caso accetto le scuse che non mi hai fatto; anche se prima io vorrei fare un salto a casa, sai, non sono propriamente vestito elegante," squittì contento affrettandosi insieme a Sebastian verso il parcheggio.

"Ma comunque," aggiunse prima che Sebastian potesse ribattere "Sicuro di non voler sapere se indosso qualcosa sotto il vestito da coniglio?"

Sebastian alzò un sopracciglio, divertito: "Dimmi che non sei davvero nudo lì sotto come la mia mente evidentemente malata sta immaginando."

A Blaine bastò sorridere prima che scoppiassero entrambi in una fragorosa risata.

“Eccolo! È lui!”

Oh giusto, Neo e Morpheus.

Continuarono a ridere mentre scappavano rincorsi dai tipi della sicurezza.


 


La storia è dedicata a Carly che è riuscita finalmente a farci scrivere una fanfiction super trash assieme senza l'essenziale personaggio di Geremaia. Della serie, la colpa è tutta la sua, sia ben chiaro. E Grazie a Sergio per il bannerino che è tipo PERFETTO.

Se non si fosse capito, abbiamo ripreso quella che è la MERAVIGLIOSA pubblicità dei biscotti e riadattata a Blaine e Sebascian (mi raccomando, va pronunciato  sebaSCIAn).

Siamo a conoscenza del fatto che con questa storia abbiamo perso quel misero briciolo di credibilità che avevamo. Pazienza. Vorrà dire che ci daremo alla macchia.

Grazie di aver letto, un bacio grande,

M&M's

   
 
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