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Autore: Hunter of Demons    12/05/2013    0 recensioni
FF partecipante al contest di Settembre 2012.
Autrice: Neiel*
Il contest chiedeva di scrivere una storia calando il proprio pg in un mondo dove demoni e hunter non esistono, il morbo non ha mai invaso il mondo e l'umanità non è sull'orlo dell'estinzione.
Quale sarebbe stata la vita del proprio pg?
Cresciuta in un orfanotrofio, figlia di un assassino, Maya decide di votare la sua vita alla carriera militare, vedendo davanti a se una vita di solitudine... ma forse le cose non vanno sempre come si pensa debbano andare.
Genere: Guerra, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Autrice: Neiel*
Personaggi: Maya e Yoru
Samuel

Tra le pareti dell’orfanotrofio aveva maturato una strana inclinazione alla violenza. Non era strano se consideriamo il fatto che suo padre aveva tenuto i cadaveri di sua madre e di suo fratello nel seminterrato per mesi e mesi, era come se il forte odore di putrefazione le avesse infettato il cervello. Spesso se li immaginava dentro quel sacco nero dell’immondizia, erano così vicini e così lontani. Aveva perso la voglia di vivere. Non si era nemmeno sottratta ai servizi sociali che la portarono nell’orfanotrofio. Che bisogno c’era? Sarebbe riuscita a cambiare qualcosa?

NO. Non c’era nessun motivo di ribellarsi.
Venne affidata ad alcuni signori che diventarono i suoi tutori provvisori. Tse, pensavano veramente che prima o poi qualcuno l’avrebbe adottata.. brutta bestia l’illusione.
Ormai mancava poco al suo diciottesimo compleanno e questo voleva dire addio all’orfanotrofio, oh che dispiacere. Con quello che era successo era come se avesse perso i sentimenti ma uscire da lì l’avrebbe risollevata un po’, c’erano troppe bugie in quell’edificio e le ricordava ancora di più perché era lì. I tutori cercarono di persuaderla continuando a provare a convincerla con quella stupida e grossa cazzata.

AHAHAHAH! Pensate di potermi prendere in giro?Chi è che verrà mai ad adottare la figlia di un omicida? Smettetela di trattarmi come una deficiente! Tra una settimana me ne andrò e so che anche voi sarete più felici!

Ecco, questa era la realtà.
Trascorsa una settimana a preparare le sue cose e prendere in prestito per un tempo indeterminato alcuni oggetti senza permesso , era pronta per fuggire via. A nessuno aveva detto dove e visto che adesso era maggiorenne non le serviva il permesso di nessuno, secondo quella legge del cazzo lei ora era capace d’intendere e di volere: altre balle, ma erano utili.
Arrivò al luogo dell’incontro e con altri trenta ragazzi e quattro ragazze. Dopo aver messo il suo borsone nel portabagagli salì sull’autobus nero. Una volta sopra scoprì che molti erano già saliti e che quindi i maschi erano circa una quarantina.
Quando partì un peso le si tolse dallo stomaco. Era come smettere di trattenere il respiro, adesso andava lontano dove anche lei poteva sfogare la sua violenza.
Lungo il tragitto si fermarono in quello che sembrava una specie di autogrill, in realtà era solo un negozio che vendeva quattro cose in croce e un bagno: ma che fortuna!Era anche misto!
Fece una fila di venti minuti. Le quattro ragazze che erano con lei ci stavano mettendo un’eternità a pisciare, che dovevano fare?Truccarsi?!
Quando arrivò il suo turno si rese conto che o andava in bagno oppure mangiava, aveva perso troppo tempo .. poco male, ultimamente aveva qualche problema di peso e mangiare non rientrava più tra le sue abitudini.
Tra gli oggetti che aveva sottratto all’orfanotrofio c’erano un paio di forbici da parrucchiere, i tutori cercavano di fare tutto in casa per risparmiare, e un rasoio. Prima accorciò i capelli e poi ci passò con il rasoio lasciando solo qualche ciuffo davanti per fare una specie di frangetta. Non poteva nascondere la sua eccitazione quando cadde la prima ciocca nera nel lavandino, si sentiva così libera da farla sentire in pace con se stessa. Le donne non erano obbligate a farlo, potevano semplicemente raccogliere i capelli e metterli sotto il cappello. Ma lei non voleva essere donna o uomo voleva solo essere un soldato. Si fasciò il petto e si mise il cappuccio della felpa che aveva addosso. Era ora di ripartire e la prossima volta che si sarebbero fermati sarebbe cominciata la sua nuova vita.
Il viaggio continuò come al solito. Gli uomini facevano un gran baccano e le donne sembravano intimorite, Maya però non si lasciò spaventare da nessuno, nemmeno al suo vicino di posto. A quanto pare rispondeva al nome di Phil e non la smetteva di dire cose del tipo “Eih come mai te ne stai così in disparte, come ti chiami, perché non parli”. Peccato che Maya percepiva solo “Bla bla bla”.

Alla fine del viaggio arrivarono alla caserma. Vennero condotti in un grande salone dove alcuni generali fece ro un lungo discorso di benvenuto, sembrava Phil due la vendetta.. ma alla fine riuscì anche a capirci qualcosa. Poi li chiamarono uno alla volta al palchetto e consegnarono loro la divisa per poi spedirli nel dormitorio. La cena era quella che avevano fatto in autogrill; dovevano andare a letto presto per evitare di arrivare tardi il primo giorno: sbaglia una volta e sei segnato per sempre, ecco perché la ragazza puntava alla perfezione. Si buttò sulla branda, come la chiamavano là quando una delle ragazze la chiamò.
Ciao, io mi chiamo Melany. Tu sei?” chiese lei. Era una ragazza non molto alta, aveva i capelli castano chiaro e le arrivavano alle spalle e aveva due grossi occhi azzurri da cerbiatta. Come faceva lei a stare lì?Era l’esatto contrario della ragazza con cui stava parlando.
Oh, il mio nome è Maya. “ rispose la mora.
Quel letto è occupato?” continuò lei.
No, no accomodati pure.” Rispose ancora la ragazza.
Grazie. Sai tu mi sembri piuttosto motivata. Anche io credevo di esserlo ma quando ti ho visto mi sono ricreduta, come fai a essere così?Puoi anche non rispondermi, in fondo non sono affari miei..”La compagna di dormitorio era piuttosto timida, ma si vedeva che le sarebbe interessata davvero la risposta.
A quelle parole Maya rimase un po’ bloccata. Perché c’era un modo per essere così?
Non bastava essere figlie di un demonio?
Non lo so, forse perché vengo da un passato non tanto piacevole” disse.
Oh, bhe mi dispiace.. forse è meglio se non ne parliamo, non mi conosci nemmeno” si fermò Melany.
Era alquanto imbarazzata, pensava di averla ferita in qualche modo.. anche se non era così. Ormai per ferirla potevi semplicemente usare una lama o un proiettile.
Mentre si prepararono per andare a dormire un secondo autobus aveva portato altre ragazze da una città diversa, ora erano arrivate circa a una quindicina.

La mattina dopo si svegliò molto presto. Il silenzio le faceva compagnia mentre si vestiva. Indossò una canottiera bianca e una camicia e pantaloni verde palude, quest’ultimi erano larghi per le sue gambe ma non ci badò molto. Indossò gli anfibi e concluse il tutto con la targhetta in cui c’era scritto il nome. Si concesse una sigaretta e attese seduta sul letto l’arrivo del Sergente incaricato di far loro da guida per l’allenamento. Si sentiva a suo agio con quei vestiti, come se li indossasse da una vita.
Mancavano circa dieci minuti al suo arrivo e quando sentì i pensanti passi che si avvicinavano gettò la sigaretta e aspettò il suo ingresso portando una mano alla fronte.
Tre..due.. uno..
Alzatevi branco di nullità senza cervello!Per caso avete bisogno della mamma per pettinarvi e infilarvi i vestiti?!Non abbiamo un trattamento speciale perché siete delle donnine! A-VAN-TI MUO-VER-SI!
Le sue compagne cominciarono a saltare giù dal letto, correndo da una parte all’altra per vestirsi.
Maya si avvicinò al Sergente e dopo essersi inginocchiata disse: “Pronta signore”
Riposo soldato! Mi dica il suo nome” ordinò questo.
Monroe, Signore” rispose.
Il Sergente la squadrò vedendo qualcosa di diverso in lei poi si concentrò nuovamente sul resto delle ragazze. “Vi farò faticare così tanto che le vostre chiappe imploreranno pietà! Lei soldato può aspettare fuori, i suoi compagni dovranno essere lì tra una decina di minuti”
La ringrazio signore!” Con ciò uscì dal dormitorio a lei assegnato. Era cominciato. Non si sentiva sottomessa, si sentiva all’inizio di una scalata, una scalata che l’avrebbe portata in alto.
Come aveva detto il Sergente i suoi pari arrivarono e si allinearono a lei, attesero l’arrivo del superiore in silenzio senza emettere nessun rumore.
Da oggi cercheremo di trasformare queste mammolette quali siete in soldati degni di essere allenati! Per ora non siete altro che una vergogna! Oggi e nei giorni avvenire dovrete allenarvi senza sosta, non abbiamo bisogno di buoni a nulla qui. Dovrete fare questo percorso nel minor tempo possibile, ciò implicherà ripeterlo e ripeterlo! Tutto chiaro?
Si, Signore!” rispose tutti in coro.
Non ho sentito!
Si signore” questa volta era il doppio più forte.
Chi crede di sapere almeno di arrivare in fondo?” chiese con severità.
Maya fece un passo in avanti e rispose con determinazione.”Io, Signore
Molto bene, vediamo se riesci a non sopravvalutarti. Puoi partire” rispose il Sergente.
La ragazza ringraziò il superiore e poi cominciò a correre verso l’inizio del percorso. Il primo ostacolo era correre dentro i copertoni, bisognava alzare le ginocchia il più possibile per non inciampare nei vari pneumatici e non bisognava guardare i piedi, era come cadere in partenza; al seguito c’erano degli ostacoli alti quasi un metro che andavano scavalcati, in totale erano sei e Maya fu felice di aver toccato solo l’ultimo. Poi era il turno dell’arrampicata con la corda su una parete di legno, la corda era vecchia e quando stringevi le mani soffrivano parecchio, ma non ci dovevi pensare. Poi dovevi scendere e fare una seconda arrampicata, questa volta era una corda intrecciata che formava tanti quadrati, era morbida e quando ci salivi sopra iniziava a dondolare in un modo pazzesco. Una volta scesi da li dovevi passare sotto a sei metri di filo spinato, dovevi strisciare a terra muovendoti con i gomiti per andare avanti, non potevi nemmeno alzare troppo la testa. Il percorso si concludeva con un fossato pieno di melma da superare. Maya cominciò la rincorsa e si aggrappò alla corda sospesa e con la spinta ‘raccolta’ con la rincorsa riuscì ad arrivare dall’altra parte. La fatica non mancava ma non potevi concederti ad essa, se lo fai sei finito.
Tornò dal gruppo e s’inchinò davanti al Sergente.
Ottimo lavoro soldato Monroe! Forza ora fatelo tutti quanti, avete visto come si fa no?Scattare!” il gruppo formò una fila davanti alla partenza. Stava andando anche Maya quando il superiore le disse “Monroe, mettiti alla fine del gruppo oppure nel mezzo
Le stava lasciando il tempo per riprendere fiato, evidentemente aveva fatto una buona impressione.
La ringrazio Signore!” con questo portò la mano alla fronte e si unì al resto del gruppo.
Quello fu il primo giorni di tanti altri in cui si dovevano allenare come matti. Oltre ai vari percorsi, che erano diversi e soprattutto variavano nella difficoltà e nella lunghezza, c’erano altri tipi allenamento. Dovevano lavorare nella forza fisica, facendo corsa, corsa con lo zaino, addominali e altri esercizi di palestra. Le donne erano considerate alla pari degli uomini: quando sei in guerra un nemico non controlla se sei una donna, prima ti spara e poi pensa “Fuori un altro”.
Fu in una delle corse con lo zaino che Melany si sentì male, era pur sempre una donna e il ciclo viene anche se sei nell’esercito. “Soldato Finkel, non è il momento per riposarsi! Se non riesci a correre cammina fino alla fine del percorso, oppure chiedi a qualcuno se ti da una mano.. ma non credo che ci sia qualcuno disposto a faticare per te” disse Il Sergente. Mel cercava di proseguire ma il dolore alla pancia era insopportabile, non aveva nemmeno mangiato molto e non mancava tanto a perdere i sensi.
Un loro compagno di nome Samuel si avvicinò a Melany e prese il suo zaino, rallentando la corsa. “Tranquilla questo te lo porto io” disse sorridendole per farla stare meglio.
Sam la superò e andò avanti. Maya era poco più avanti e decise di aiutarla, si fermò e fece dietrofront.
Mettiti questo sulle spalle, dai muoviti.” le disse. Mel ubbidì, anche se non aveva capito in che modo questo poteva aiutarla. Si mise davanti a lei e le disse di saltarle sulla schiena.
Ma così non riuscirai a correre!” le disse Mel.
Hai sentito cos’ha detto no?Ha detto che bisogna arrivare non per forza correndo. Vedrai che alla prossima arrivo prima.
Maya non l’ascoltò nemmeno e cercò di camminare il più veloce possibile senza pensare al peso che aveva sulla schiena in quel momento. Non doveva distrarsi, ma non si lasciò sfuggire quel “Grazie Maya”.
La Monroe era tenuta d’occhio a distanza dal Sergente, era un soggetto piuttosto interessante ai suoi occhi. C’era qualcosa in lei che gli ricordava la grinta di dieci uomini, credeva in quel che faceva e non considerava né la fatica né il dolore.

Gli allenamenti continuarono e durante questi Maya cominciò a parlare più spesso con Mel e con Sam. Era un ragazzo abbastanza alto, biondo e gli occhi chiarissimi. Era motivato come lei, forse un po’ meno ma era piuttosto bravo. Era piuttosto espressivo e sincero. Infatti avevano cominciato a parlarsi quando lui l’accusò:
Si capisce che stai facendo la lecchina
Lecchina io?Ma che se le lecchi da solo!” Da lì cominciarono a condividere vari pensieri e meno insulti per il Sergente. Parlando con Samuel cominciò a stringere amicizia anche con il resto dei ragazzi del suo gruppo. Nei momenti liberi giocava a poker con loro, dove scommettevano le sigarette. Una volta aveva accettato di giocare a Streep poker: rimasero tutti in mutande, lei si era solo tolta la camicia. Non aveva problema a parlare con gli uomini, visto che lei di femminile aveva solo il nome e il sesso.
Stava cominciando una specie di rinascita. Adesso aveva degli amici e non conosceva solo i quelli che arrivavano nell’orfanotrofio, quelle erano conoscenze visto che se ne andavano prima di poter arrivare all’amicizia.. in più erano tutti bambini che avevano ancora la possibilità di avere una vera casa.
Maya fu la prima ad essere promossa a Caporale, poi ci fu Sam e poi gli altri. Era bello poter dire di aver raggiunto il primo traguardo. Si sentiva realizzata e viva. Non era molto, ma era una piccola conquista.
Con la promozione arrivarono anche gli altri allenamenti, quelli in cui si adoperavano le armi. Erano essenzialmente esercizi per la pratica, bisognava prenderci la mano soprattutto con le armi tipo il mitra.
Dovevano stare in un fortino e colpire i bersagli che venivano messi su diverse distanze.
Bisognava colpire solo quelli che appartavano al tuo colore, se beccavi quelli dei tuoi compagni ti toccavano tre giri del percorso. Maya era imbattuta in quell’allenamento, facevano anche qui delle sfide di velocità ma alla fine vinceva sempre Maya, la sua precisione era quasi ‘anormale’.
Facevano anche delle sfide per gruppi oppure uno contro uno. In una di queste lei era capitata con Samuel. Lo scopo era andare nella base nemica prendere la bandiera e portarla nella propria; serviva per imparare ad agire da soli oppure far pratica nel gioco di squadra, era anche un modo per fare delle strategie. Samuel aveva subito raggiunto la basa di Maya e stava tornando indietro, stupito dal fatto che non l’aveva mai beccata. In fatti lei aveva deciso di fare un giro più lungo, aveva aspettato nascosta nella Base di Sam tutto il tempo e quando lui arrivò saltò fuori colpendolo con il fucile a vernice. In quel modo lui era morto e lei poteva benissimo prendere la bandiera e portarla nella sua base.
Sam tornò da gruppo. Apparentemente sembrava che avesse vinto ma quando arrivò Maya saltando tutti cominciarono a capire, lei fece girare il nemico e tutti videro le innumerevoli macchie di vernice rossa.

Era ormai passato un anno e cominciava a sentirsi a casa, come in una vera famiglia. Anche se la sua sete di violenza non era svanita, cominciò a chiedersi se fosse genetica.
Durante l’anno cominciò a conoscere meglio anche Samuel. All’inizio erano solamente amici, ma man mano cominciarono a conoscersi meglio.
Sai faccio fatica a credere di essere perennemente battuto da una ragazza, ma ci sto prendendo l’abitudine” disse il biondo scherzando.
Era notte. Mancava ancora un’ora al coprifuoco, così avevano deciso di fari un giro per il campo. Si erano fermati sotto un albero, da lì potevano vedere il campo per l’allenamento.
E fai bene, perché questo è solo l’inizio!” lo mise in guardia lei accendendosi la sigaretta tra le labbra.
Ringrazio di non essere tuo nemico” ammise il ragazzo.
E chi ti ha detto che sei mio amico?” disse lei, prendendolo in giro.
Già, hai ragione. Forse non mi va nemmeno bene essere chiamato amico da te” rispose lui portando le mani dietro la testa e lasciandosi andare all’indietro fino ad incontrare il terreno.
Maya si voltò verso di lui e disse, con un’espressione interrogativa e il fumo della sigaretta che le usciva dal naso:
Non ti seguo
Bhe diciamo che posso essere l’amico di Melany, ma tuo.. faccio un po’ fatica
Maya riuscì solo a fare un tiro alla sigaretta, perché Samuel dopo essersi alzato di scatto la baciò. Il biondo si allontanò ed espirò il fumo della ragazza, rimasta un po’ a bocca aperta per ciò che era successo.
Fortuna che dopo quelle canne che ho fumato un po’ di tempo fa il fumo non mi dava più fastidio” commentò.
La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo poi dopo aver fatto un ennesimo tiro ed espirato il fumo dal naso si avventò sul ragazzo: gli mise una mano sulla guancia e lo spinse un po’ indietro fino a quando non incontrarono il tronco dell’albero alle loro spalle. Lui mise la mano su quella di lei e l’altra su un suo fianco.
Nei giorni seguenti cercarono di non far capire nulla a nessuno, ma era evidente che qualcosa era cambiato. Riuscivano sempre a trovare il tempo per restare un po’ in privato, come per esempio uno dei quattro bagni nel dormitorio delle donne: era rotto da non si sapeva quanti decenni e non aveva senso lasciarlo inutilizzato, no?
Samuel si sentiva attratto da quella ragazza, spesso la guardava durante gli allenamenti. A volte lei si esercitava anche per i fatti suoi vedeva una determinazione e una decisione che l’attirava sempre di più.
Durante l’anno anche il rapporto con Melany aumentò, anche perché cominciò a fare domande su Sam e Maya fu costretta a raccontarle tutto e così cominciarono a conoscersi meglio.. anche se la mora non era portata per le chiacchiere tra donnine e ai pigiama party.
Fu in una giornata di nebbia che Samuel entrò nel dormitorio delle donne alla ricerca di Maya. Ormai i due erano piuttosto intimi e spesso lui l’aspettava nel suo letto, così ne approfittava per fare una dormita… peccato che lei poi lo svegliava con un morso sul braccio.
E tu che ci fai qui?” chiese Maya.
“Bhe non poso venire? Ormai ho visto tutto quello che potevo vedere no?” Samuel si sedette sul letto della ragazza. Lei lo colpì sul coppino dicendo:”Smetti di fare il cretino! Dimmi perché mi cercavi”
Ti volevo chiedere di entrare in accademia. Il Sergente mi ha detto che il mio posto è tra gli ufficiali e che è anche il tuo. Accetti?
Tra gli ufficiali dici?... Va bene, accetto!” l’idea di poter salire di grado era troppo allettante e non poteva rinunciare. Quella voglia di diventare sempre più forte e importante era veramente travolgente e non poté fare altro che dire di sì.
Fantastico! Ero un po’ nervoso, ma adesso che so che so che ci sei sono molto più tranquillo. Tu riesci sempre a fare stare tutti calmi.. non sei mai agitata o impaurita è.. strano..” confessò lui.
Lei gli lo baciò. Fu un bacio lento, lungo.. carico di passione nei suoi limiti.
Grazie..” Fu quello che le disse lui. Era piuttosto sincero, come quello di Melany.

Entrarono in accademia dove cominciarono subito con lo studio. I vari argomenti erano tanti e difficili, ma Maya continuava a ripetersi che per arrivare in alto devi sempre cominciare dal basso. Con questa filosofia anche Sam era riuscito a rimanere a galla, come lui anche Melany e altri ragazzi del gruppo.
Ovviamente gli allenamenti non erano sospesi, anzi erano in qualche modo aumentati. Il Sargente l’aveva fatto a posta, per far capire che se studi non è detto che fatichi di meno.
Uno degli allenamenti impossibili che era solito a proporre era quello in cui tu devi entrare nella base nemica prendere la bandiera e tornare indietro con essa. Il problema che gli avversari, rappresentati dai soldati con maggior esperienza, ti mettevano i bastoni tra le ruote. Lanciavano anche delle bombe create in modo che non fossero pericolose per chi le usava ma che riuscissero a fare il botto causando dei grossi polveroni. Non erano molti che erano stati capaci di completare quell’allenamento …
“Stessa modalità, Caporale Monroe è il suo turno” disse il Sargente.
Maya prese il mitra caricato con la vernice, le bombe finte e partì . Prima di tutto arrivò alla base con la bandana e la legò al passante dei pantaloni. Adesso doveva riuscire a tornare indietro, tenendo conto dei fantocci che sarebbero comparsi da lì a poco.
Poi le venne un’idea. Prima di tutto fece saltar fuori i fantocci e li eliminò subito. Poi aggirò i nemici e lanciando una bomba creò un grosso polverone in modo da poter eliminarli con i proiettili a vernice. Con una seconda bomba scavalcò i nemici dalla parte sinistra e si avvicinò a quelli della parte destra. Mentre avanzava li colpiva uno a uno, sfruttando il fatto che loro non potevano vederla visto che era avvolta dal polverone.
Alla fine una sagoma cominciò ad intravedersi nella coltre di polvere. Maya uscì: camicia aperta, bandiera legata al passante dei pantaloni e mitra sulla spalla.
I compagni esultarono e corsero da lei sollevandola in segno di vittoria.
Le faccio i miei complimenti Monroe” disse il superiore. I compagni fecero fare un salto alla vincitrice per poi riprenderla e rimetterla a terra. “Grazie Signore” disse con un inchino.
Riposo Caporale. Avanti il prossimo” rispose lui.
A ogni complimento Maya cominciava a sentirsi sempre meglio, capì che la perfezione era più vicina del previsto. Ogni volta che doveva fare un esercizio era sempre più elettrizzata, a ogni centro con le armi da fuoco era un sorriso in più ‘cattivo’ in più. Gli altri ammiravano quel suo lato, forse perché non sapevano da dove veniva..
Si allenarono anche per migliorare la mira e i riflessi. Dovevano stare a una determinata distanza e colpire il numero più alto di fantocci che venivano fuori. Maya era la campionessa imbattuta. Non staccava mai gli occhi da un punto ma nello tempo sembrava che vedesse in tutte le direzioni. Una volta stava facendo l’esercizio con Melany. Lei non era molto portata per quell’allenamento, così Maya le rubò la pistola di riserva di pantaloni e cominciò a sparare contemporaneamente con due pistole colpendo anche i fantocci destinati alla compagna. All’ultimo di essi sparò sei colpi uno dietro l’altro senza nessuna pietà.
Perfetto, come l’esame da cecchino” le disse il superiore.
E’ un onore signore” disse portando la mano alla fronte. Un altro sorriso.
Gli anni all’accademia passarono velocemente. Era come una scuola solo che il pomeriggio dovevi anche fare gli allenamenti, durante i quali Maya dava il meglio di se. Cominciò ad assomigliare a un soldato perfetto, nato e creato per la guerra. Fu durante all’inizio del terzo anno che si fece tatuare ‘Born to kill’ sulla schiena, era il suo vanto e ormai la sua ragione di vita. Il fisico si era rinforzato ed era dura come la roccia, grazie anche al suo carattere. Negli anni i problemi di anoressia sparirono e ora non aveva nessun freno, nulla, nessuno poteva fermarla.
Alla fine del terzo anno alcuni superiori organizzarono una festa per allentare la presa. Lo facevano ogni anno, una sera per distendere i nervi e dimenticarsi di essere in un luogo dove ci si prepara per la guerra era d’obbligo. Maya però era rimasta in divisa e si era seduta in un angolo lontana da tutti, guardava i suoi compagni che ballavano e che ridevano.. a lei bastava così.
Riposo soldato” disse una voce. Era il Sergente che si sedette nella sedia a fianco alla sua.
Oh, mi scusi Signore” rispose Maya. Poi scivolò in avanti con il sedere, accavallò le gambe e con il braccio sopra lo schienale della sedia accese la sigaretta che aveva messo tra le labbra.
Ormai non devi più chiamarmi Signore, al massimo è il contrario
Si ma lei resterà sempre l’uomo che mi chiamava ‘mammoletta senza spina dorsale’ e mi sembra strano chiamarla in un modo diverso” confessò lei.
Anche io ho avuto questo problema, anche se non sono arrivato in alto come te. Però io non me ne stavo in disparte durante la festa per la laurea” disse lui.
Avrà letto le informazione su di me, non sono qui per le serate mondane..” rispose lei.
Quando sarai là fuori so che verrai chiamata ‘Macchina da Guerra’, ne sono certo” commentò guardando la pista da ballo.
Ecco. Sono venuta qui per sentirmi dire questo, con permesso” con ciò rimise la sigaretta tra le labbra, tolta per poter parlare liberamente, e camminando verso l’uscita indossò il cappello impugnandolo nella visiera e nella parte posteriore.
Samuel l’aveva guardata da lontano. E vedendola uscire la seguì.
Come mai non ti sei nemmeno cambiata?
Perché non sono quel tipo di persona. Io sono solo un tenente..” rispose lei.
Non è vero! Tu sei quella che ha sempre trainato il gruppo, che ci ha aiutato a non gettare la spugna. Sei quella da cui io prendo esempio” disse Sam alzando la voce.
Maya sorrise rassegnata. “Non dovresti, non sono quel tipo che stai descrivendo..” confessò.
E allora chi sei?!” chiese lui sarcastico.
Maya si voltò verso il ragazzo e dopo un lungo tiro, come se avesse fatto il pieno di coraggio con il fumo, rispose:
Sono la figlia di un mostro che si nasconde sotto pelle umana, ho dovuto dire addio a mia madre ed a mio fratello per lui e ora sono qui a sfogare la mia rabbia e la mia sete di vendetta. Voi non capite: io sono qui solo per soddisfare la mia violenza! Probabilmente senza questo posto sarei scoppiata rovinando altre famiglie!” disse con un sorrise impaurito stampato in volto. Era sull’orlo di una crisi, stava per piangere ma Samuel l’abbracciò appena in tempo. “No, non piangere. Tu non piangi mai e mai dovrai farlo .. se no anche io lo farò” le disse. Lei si strinse nel suo petto lasciando cadere la sigaretta e liberando la mente.
Anche se sei qui per sfogarti sei già una brava persona: perché riconosci quello che stai dicendo. Chi invece è cattivo non lo riconoscerà mai” aggiunse.
Rimasero all’aria aperta per permettere a Maya di calmarsi e poi lui riuscì a portarla dentro e a farla ballare con il resto del gruppo. Gli altri la vedevano come una specie di persona da seguire, visto che era quella che non si perdeva mai d’animo e perché lei era già tenente mentre loro erano sottotenenti.
In fondo non fu una serata da dimenticare.

Continuarono gli studi aumentando così di livello quando gli altri arrivarono al grado di tenente e lei al grado di capitano cominciarono a svolgere il lavoro che il Sergente aveva fatto con loro con dei nuovi soldati. In effetti era piuttosto difficile. Maya era conosciuta per la sua severità, Samuel per la sua pietà e Melany per la sua tranquillità.
Per quattro anni continuarono ad allenare i nuovi arrivati ed a studiare. Avevano raggiunto Maya al grado di Colonnello per la loro eccellenza negli studi e nella loro perseveranza.
Arrivati lì però dovettero sospendere quel compito per poi andare direttamente in guerra. Arruolamento forzato volontario. C’era bisogno sul campo di battaglia e anche in fretta. Partirono ignari di quello che poteva esserci nella guerra. Durante il viaggio cominciarono i primi ripensamenti.
Non possiamo mollare così. Samuel dimmi il tuo grado” disse Monroe.
Dai lo sai, Colonnello..” rispose lui.
Appunto, questo parla da solo!Non possiamo tirarci indietro! Dobbiamo guardare solo avanti!” aggiunse lei.
Ma dove la trovi questa tranquillità?” chiese Melany.
Nella mia forza volontà e .. nella mia tremenda violenza” rispose tornando al suo posto. Durante gli ultimi tre anni lei aveva raccontato la sua storia al resto del gruppo, dopo esser stata tormentata di domande nate da un racconto farfugliato di Sam. Però era felice di parlarne, ogni persone a cui diceva la verità era un peso un meno. Spesso le sembrava di mentire, visto che lei in realtà era lì solo per uccidere e sfogarsi.. esattamente come diceva il suo tatuaggio.

Sul campo di battaglia c’era tutto quello che Maya si era immaginata e aveva sperato di trovare. Vennero subito messi in prima linea, c’era bisogno di gente esperta e loro facevano parte del gruppo con più gradi di tutti. Per alcuni lei e Sam vennero messi a fare i cecchini nascosti sulla cima di uno strapiombo, li avevano nascosti ad opera d’arte. Quel ruolo era molto importante ultimamente perché riusciva a diminuire il numero di nemici che avanzavano verso la loro parte.
Un giorno venne però beccato il più alto in carica, ovvero un Tenente Colonnello, era del loro stesso grado ma lui lo era da più tempo.
Maya che facciamo?Era lui che decideva gli schemi! Tu sei l’unica che può riuscirci!” le disse Melany ai piedi del Tenente morto.
Rimase per alcuni secondi in silenzio per ragionare poi alzò la testa e parlò: “Va bene. Allora voglio due cecchini su entrambi gli strapiombi. Alcuni di voi dovranno lanciare delle bombe e avanzerete in fila e attaccherete con i mitra, i cecchini dovranno stare pronti: quando cominceranno a vederci qualcosa dovranno cominciare a colpire i nemici dall’alto, più in fretta che possono. Voi vi legherete una bandana sulla testa così vi riconosceranno.. non so se funziona.” Disse infine.
Non abbiamo tempo da perdere. Ma tu cosa farai?” chiese Sam.
Userò quel passaggio per infiltrarmi dall’altra parte e fare la stessa cosa che voi fare da qui. Non andrò alla loro base ma al loro punto di rifornimento se lo rasiamo al suolo loro dovranno tornare indietro del tutto e noi riusciremo ad avanzare” spiegò.
Samuel si offrì per andare con lei e così lei accettò, non c’era tempo da perdere. Si precipitarono al passaggio e con le bombe, nascosti dal polverone, attaccarono da entrambe le parti. Costringendo gli avversari a riunirsi al centro dove vennero finiti da Melany e gli altri cecchini.
Per quel giorno riuscirono a cavarsela in quel modo. Ma non era una vittoria definitiva.
Tornarono all’accampamento dove ripresero fiato e riferirono il decesso del loro superiore.
Il Generale aveva deciso di premiare Maya per aver guidato il gruppo nel momento in cui era venuto a meno il capo.
Grazie Signore” disse lei portando la mano alla fronte. “D’ora in poi tu dovrai fare il lavoro dell’ex Tenente Colonnello.
E fu così. A Maya toccò guidare tutti contro gli avversari, cercando le azioni meno suicide possibile ma che potessero funzionare.
Nei giorni successivi la guerra s’intensifico, gli avversari continuavano ad aumentare per loro fortuna erano quasi tutti novellini: era evidente che arruolavano tutti per avere a tutti i costi un forte numero di soldati.
In totale durò per circa cinque giorni, senza contare i due in cui Maya e il suo gruppo non c’erano. Alla fine si concluse con la ritirata dei nemici.
Ormai il Tenente Colonnello Monroe decise di rimanere vicino ai campi di battaglia e con lei anche gli altri. Da quel momento abbandonarono gli studi, decisero di restare vicini ai campi di battaglia per intervenire nei momenti di bisogno. Diventando così una delle squadre più abili.
E quindi adesso siamo qui, sembra quasi una droga: la provi una volta e non puoi più farne a meno..” disse Samuel.
Sinceramente ormai non ha più senso tornare indietro, ci siamo dentro e non voglio uscirne. E’ per questo che sono qui” confessò Maya con la sigaretta in bocca.
Alcuni uomini si alzarono in piedi e portando la mano alla fronte dissero in coro: “E noi verremo con lei qualsiasi cosa accada
Maya si sorprese di quella reazione e guardandosi intorno vide che anche altri si erano alzati copiando i compagni e tra gli ultimi si unirono anche Samuel e Melany. “” aggiunse il biondo.
La ragazza sorridendo e felice di poter dire quello stava per dire si sentì realizzata e viva, come se avesse portato a termine la missione che le era stata assegnata da Dio.
Riposo soldati

Per due anni non ci furono grosse guerre, qualche problema qua e là ma niente di grosso, ma questa pace non durò a lungo. Vennero attaccati nuovamente e furono costretti a difendersi ad ogni costo.
L’esercito nemico era veramente enorme e preparato, fu in quella guerra che la colpirono. Maya dovette scoprirsi per trascinare via il corpo di uno dei suoi uomini che era ferito, ma non mortalmente e per questo non poteva lasciarlo lì a morire. Era stata puntata da uno che stava avanzando a grandi passi: il colpo partì e il proiettili sfrecciò dritto verso la spalla del Tenente Colonnello.
Maya urlò ma non mollò per nessun motivo il suo compagno. Venne portata in una tenda per le adeguate medicazioni. Samuel non l’aveva mai persa di vista ed era terrorizzato all’idea di perderla. Tra loro c’era stata una storia ma ciò che era più importante era la loro amicizia, il loro legame si avvicinava a quello che c’è tra i fratelli e lei non poteva essere sostituita con nessun’altro.
Ragazzi lei conta su di noi e non possiamo rimanere a guardare!” incitò gli altri.
Fate in fretta!Devo tornare là!Hanno bisogno di me!” disse Maya tra i gemiti di dolore.
Non posso fare più in fretta di così, in più non penso che in queste condizioni sarà molto utile” disse il dottore. Stava cercando di prelevare il proiettile che era ancora all’interno del foro.
Ho ancora un braccio giusto?E allora posso sparare!” rispose lei. Il dottore tolse il proiettile, veloce, come quando si strappa un cerotto e lei urlò per il male. Cominciava ad avere freddo, stava uscendo troppo sangue.
Quando bloccarono l’emorragia era troppo tardi.
Si sentì persa.
Si sentì in colpa.
Gli avversari erano arrivati alla tenda del dottore. Hanno fatto una strage quindi?
Samuel, Melany.. ragazzi.. no..
Aveva lo sguardo perso nel vuoto. Era colpa sua se gli altri non c’erano più. Si sentì precipitare all’inferno quando da dietro la tenda avanzarono un branco di soldati. Samuel e gli altri avevano fatto il giro e li avevano sorpresi con i mitra. Erano un gran numero di soldati e gli avversari caddero a terra morti o feriti mentre altri cercarono di tornare indietro o di attaccare nel miglior modo possibile.
In quel momento fu come tornare alla vita, il cuore ricominciò a battere, i polmoni a respirare e la violenza tornò a impossessarsi della sua mente: l’uomo che l’aveva colpito era poco distante da lei. Maya rubò la pistola di riserva di un soldato vicino al suo lettino e mettendosi a sedere lo colpì per tre volte …
Bang. Sulla fronte.
Bang. All’altezza della bocca.
Bang. Sul cuore.
Riuscirono a recuperare e ad avanzare. Ma vinsero per molto poco, avevano rischiato di essere rasati al suolo insieme a tutto l’accampamento.
Abbiamo imparato dalla migliore” disse Melany. L’intero gruppo si avvicinò al lettino dove Maya si era seduta per farsi cambiare la medicazione.
Avevo pensato di non rivederti più..” disse Sam.
E chi mi ammazza a me?” scherzò lei.

Camminò decisa lungo tutto il corridoio. Mentre passava la gente s’inchinava e lei ogni volta faceva un cenno con la mano per dire che non era necessario: ripetitivo ma sopportabile.
Gli anfibi producevano un forte rumore e i suoi passi potevano essere sentiti anche da dentro le stanze che man mano superava. Quando arrivò aprì la porta e senza bussare si precipitò alla scrivania al centro della stanza. L’uomo seduto dietro stava guardando fuori dalla finestra.
Me lo sentivo che avrei avuto visite” disse lui.
Signore, mi aveva detto che potevo tornare sul campo di battaglia!Sono passati ormai quanti anni?E ancora non ho mai potuto fare il cecchino!
Devi capire che non puoi, la tua spalla non è del tutto tornata al suo posto. E i generali non sono destinati a fare i cecchini.” La tranquillità dell’uomo dava quasi sui nervi.
Perché?Sono un generale e allora?Sono venuta qui per combattere ed è questo che voglio fare!” continuò lei.
Monroe, capisco questo suo stato d’animo. Ma c’è una cosa ancora più importante di andare in guerra …

Aveva visto una macchina dell’esercito entrare nei cancelli del campo, ma non si era interessata su ci poteva essere la persona seduta nei sedili posteriori.
L’uomo venuto in visita andò nell’ufficio del Grande Capo, come veniva chiamato al campo. Poi un Tenente Colonnello lo portò a fare un giro. Passarono di fianco al campo degli allenamenti.
Chi è che sta istruendo i nuovi arrivati?” chiese l’uomo.
E’ il Generale Monroe. E’ un ottimo soldato, spesso ha aiutato i suoi compagni a non arrendersi” rispose “l’accompagnatore”.
L’uomo sorrise e deciso andò verso di lei.
Generale, mi scusi se la disturbo. Ma volevo congratularmi con lei per l’ottimo lavoro che sta facendo con i nuovi arrivati, non si sono mai visti dei risultati del genere. In più ho sentito dire che abbiamo parecchio in comune..” fece una pausa per guardare i soldati semplici che si stavano allenando.
Per esempio il motivo per il quale siamo qui” l’uomo dai capelli neri sorrise. Lo conosceva quel sorriso, era lo stesso che veniva a lei quando prendeva un’arma in mano.
Non l’ho mai vista da queste parti, sono il Generale Monroe” rispose Maya porgendo la mano.
Ha ragione, mi hanno appena trasferito. Piacere di conoscerla, io sono il Generale Okite Iru” ricambiando il saluto rivolgendo alla ragazza un sorriso malvagio.
  
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