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Autore: Mandie    12/05/2013    2 recensioni
Un cono da gelato alla disperata ricerca della propria identità: scoprirà di che gusto è?
Genere: Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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C’era una volta un gelato.
Ma era un gelato piuttosto bizzarro, da come lo giudicavano i suoi amici gelati.
Si trattava di un normale e rigoglioso cono da 2€, ma aveva problemi esistenziali: il pensiero di non capire di che gusto fosse lo faceva impazzire. Era stizzito, tanto che i suoi amici coni lo prendevano in giro senza pietà.
Ma lui era determinato a scoprire di che gusto fosse.
Decise così di recarsi dalla Somma Coppetta, Colei che sapeva tutto e tutto poteva vedere e che costava ben 3, 50€. Doveva essere veramente saggia per costare così tanto.
Quando fu ricevuto e le espose il suoi dramma, la Somma Coppetta rifletté. E rifletté. Continuò a riflettere per qualche ora, tanto che il gelato venne preso dal desiderio di divorarsi da solo.
Finalmente, la Somma Coppetta espresse la propria opinione: con l’aiuto della cassa, detto ciò che il gelato voleva sapere, mentre questo se la dormiva della grossa.
Al suo risveglio, la Somma Coppetta era scomparsa e accanto a sé trovò uno scontrino in cui c’era stampato il logo della gelateria ed il responso: la via della verità era ardua e perigliosa, ma per trovare la propria identità, niente era abbastanza.
Traduzione: doveva provare tutte le gelaterie finchè non avesse capito il suo gusto.
E lo avrebbe fatto, perdinci!
Così, il gelato partì all’avventura, portando con sé solo il suo migliore amico, un cucchiaio verde fosforescente di plastica fuori di testa che di nome faceva Fosfo. Non parlava, si limitava ad annuire come un ossesso.
Comunque, il gelato e Fosfo presero la via delle gelaterie del paese, affrontando situazioni bislacche, come l’attacco dei portatovaglioli mannari, o l’incontro con una tribù indigena di chicchi di caffè che vollero regalare ai due viaggiatori una tazzina senza manico, pur non sapendo cos’avrebbero potuto farsene. Ma i chicchi insistettero così tanto che alla fine il gelato accettò solo per disperazione.
Ma l’avventura che certamente li divertì di più fu perdere un intero pomeriggio al grande luna park organizzato dalle cialde, che per l’occasione li fecero entrare gratuitamente. Si divertirono un mondo, anche la tazzina.
Ma presto dovettero salutarli e riprendere la loro improponibile ricerca.
Prova e riprova, al gelato, a Fosfo e alla tazzina non riusciva proprio di capire di che gusto fosse il gelato stesso.
Stavano ormai per arrendersi. Il gelato si accasciò contro una porta, abbattuto. Inoltre, cominciava ad innervosirsi, perché non riusciva a capire perché Fosfo continuava a saltellare freneticamente, come se fosse sotto l’effetto di un fungo allucinogeno.
Il gelato ci mise un po’ a capire che voleva indicargli che si trovavano davanti ad una gelateria.
Era vero, era vero! Era proprio una gelateria!
Il gelato scattò in piedi, subito seguito freneticamente dalla tazzina e da Fosfo.
Era forse l’ultima gelateria rimasta in tutto il paese, ma potevano comunque provarci.
Entrarono dalla porta, saltellando, incuranti del nome.
Non era molto grande, ma era carina. I muri erano tutti bianchi e tappezzato di specchi dal bancone. Sopra, diversi scaffali di vetro, su cui poggiavano bicchieri e bottiglie di liquori.
Eccola, eccola! La vetrina dei gelati! Ora finalmente il suo dramma si sarebbe concluso!
Problema: come fare per salire sopra il marmo?
Nessun problema: ci avrebbe pensato Fosfo. Avrebbe chiesto aiuto ai suoi colleghi cucchiaini. Avrebbero formato una scala per arrivare fino al banco, così potevano finalmente mettere fine a quello strazio…ehm, al dilemma del gelato.
Fu così che venne formata la scala. Il gelato rischiò di cascare non poche volte, praticamente ogni volta che saliva. C’era ovviamente lo zampino di Fosfo, che chiedeva ai suoi amici cucchiaini di farlo cadere.
Il gelato arrivò alle vaschette ricolme di creme. Non sapendo cosa fare, bussò timidamente sul vetro, beccandosi di rimando un versaccio dall’amarena.
Anche ad essa, il gelato espose il proprio problema, sperando che finalmente quella potesse dargli la soluzione.
Ma come!” esclamò l’amarena “La SommaCoppettanon ha saputo dirti a che gusto sei? Sei un gelato al cavolo, caro mio! Fuggito direttamente dalla barzelletta!
Gelato al cavolo?!
Il gelato saltò giù dal bancone come una furia, atterrando dritto dritto davanti al naso (si fa per dire) di Fosfo che, imbarazzato, cominciò ad indietreggiare verso la porta.
C’è chi giura che il gelato stia ancora inseguendo il suo ex migliore amico per valli e per monti, per non avergli mai detto che il suo gusto era una crema al sapore di cavolo.
  
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