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Autore: SummerRestlessness    13/05/2013    2 recensioni
[2652 parole. Larry]
C'è un motivo per cui Louis si è tatuato sul braccio le parole "Far Away." O meglio, c'era un motivo.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Far Away.

Letteralmente, tutto è iniziato da Louis. E da Niall che ha proposto agli altri di copiare il suo stile, perché gli piacevano le sue scarpe. Nessuno di loro però si è mai consapevolmente fermato a pensare quanto abbiano tutti preso da Louis senza accorgersene, e non solo per quanto riguarda il modo di vestire.

È Louis che ha contagiato tutti con i suoi modi di fare calorosi, il suo bisogno continuo di mettere le mani addosso agli altri e di far sentire la sua presenza, i suoi darling e love, i suoi sguardi affettuosi sfrontati, la sua timidezza inesistente nel dimostrare davanti a chiunque i sentimenti che prova per qualcuno.

È successo prima con Harry, che era il più plasmabile, forse perché è il più giovane o forse perché tutti quei comportamenti erano già nelle sue corde, solo nascosti sotto una facciata da ragazzo troppo educato da risultare quasi perfetto. Poi è venuto Niall, che è sempre un po' il jolly del gruppo e scivola facilmente e agilmente nelle tendenze degli altri, se gli va. Con Zayn è stato più difficile, perché scalfire la maschera da bad boy dietro la quale si protegge è una cosa che pochi riescono a fare. Quando prende anche lui l’abitudine di accarezzare i compagni nei momenti più inopportuni e a fissarli mentre parlano come se non ci fosse niente di più bello al mondo, in quei brevi momenti appare come per incanto il vero Zayn, quello con il sorriso stupidamente felice e la faccia da schiaffi, quello che darebbe tutto per i suoi amici. E, in quei casi, davvero non c'è niente di più bello al mondo.

Corrompere Liam, il serio e pacato e ambizioso Liam, è stato più difficile. Liam è forte, determinato, vuole arrivare in alto sempre, vuole essere il migliore. Ma soprattutto, Liam ha paura. Paura che se si lascerà andare, anche solo un pochino, perderà tutto quello per cui ha lavorato così duramente. Che se non terrà lui le redini di tutto, i suoi sogni crolleranno ai suoi piedi, franando sul suo orgoglio. Liam da sempre vuole essere il migliore, ma quando lo mettono in una band con quattro sconosciuti, la sua prospettiva è costretta a cambiare. Non deve più reggere da solo sulle spalle il peso del mondo, può condividerlo con altre quattro persone. Non deve più essere il migliore, ma assicurarsi che tutti loro siano i migliori. Per questo è così orgoglioso quando Niall suona la chitarra sul palco, o quando Zayn e Harry azzeccano quella nota particolarmente difficile, o quando Louis ottiene il suo primo assolo in una canzone. Per questo spreca parole di incoraggiamento e lodi sperticate ma sincere: perché è genuinamente orgoglioso di loro, e di dove sono riusciti ad arrivare, insieme.

Il suo cambiamento è graduale, perché all'inizio gli fa persino strano il comportamento di quel ragazzo dagli occhi blu che lo chiama love anche se non lo conosce e che non rispetta gli spazi vitali di nessuno e che non riesce a parlargli senza mettergli una mano sulla spalla, o sul ginocchio, o senza direttamente appoggiarglisi addosso con tutto il corpo. Alla fine però non solo ci si abitua, ma inizia anche lui a sciogliersi di più, a esprimere di più i suoi sentimenti e, sì, alla fine, anche a lasciarsi andare e a smettere un po’ di avere paura.

Vengono chiamati Codependent Direction da qualcuno, ora, perché sembra davvero che non riescano a stare più di cinque minuti senza toccarsi o senza farsi gli occhi dolci a vicenda o senza prendersi in giro con quella luce calorosa negli occhi.

È per questo che, quando succede che Louis ha uno dei suoi crolli, quando inizia a sentire il respiro farsi pesante e la gabbia toracica restringersi, si allontana da tutto e da tutti. Perché sa che se gli altri lo vedessero così rimarrebbero straniti, persi, sentirebbero forse di aver perso il loro punto di riferimento, Louis che è sempre vivace, scherzoso, chiassoso al punto di diventare qualche volta fastidioso. Louis che è un po’ la colla che li tiene insieme, che non permette loro di farsi sopraffare da nulla, che li tiene con i piedi ben saldi per terra qualunque cosa succeda, nonostante sia Liam quello che ha la fama di “daddy Direction”.

Perciò anche questa volta, quando succede, Louis si allontana dagli altri: da Liam e Niall che giocano con uno stupido videogioco sul divano nel salotto del suo appartamento facendo un baccano impensabile che tuttavia non disturba Zayn, che sonnecchia su una poltrona poco più in là. Si allontana da loro e anche da Harry che è in piedi, appoggiato con noncuranza al muro e sta giocherellando con aria annoiata con un tablet.

Louis si rifugia nella sua camera da letto, l’unico posto dove potrà avere un po’ di privacy, maledicendo se stesso per aver invitato i ragazzi nel suo appartamento qualche ora prima e il tempismo di quell’sms che gli è arrivato pochi minuti prima. L’sms che lo avvisava dell’articolo su suo padre sul Sunday Mirror.

Louis trema per lo sforzo di non esplodere, non prima di aver trovato un posto dove poterlo fare liberamente, senza che nessuno dei suoi compagni senta, senza spaventarli. Perché l’ultima cosa che vorrebbe, oltre a non essere più “Louis, quello che ha sempre la battuta pronta”, è che loro non capiscano, che dopo non lo guardino più nello stesso modo.

Nella sua stanza, Louis chiude la porta e cerca con lo sguardo una soluzione, con la mente e la vista già annebbiate, ma sa già che qualunque posto che troverà non gli impedirà comunque di stare male.

***

Harry incrocia le gambe e alza un attimo gli occhi dal tablet sbuffando, giusto in tempo per vedere Louis improvvisamente fare silenzio, quando fino a due minuti prima stava incoraggiando Niall a distruggere Liam con estrema foga, cambiare espressione mentre legge qualcosa sul suo cellulare, andare con passo incerto verso la sua camera da letto e chiudersi la porta alle spalle. Soprattutto, vede lo sguardo vuoto nei suoi occhi. Gli altri non si sono accorti di niente, ovviamente, ma Harry sente che stavolta c’è davvero qualcosa che non va. Aspetta qualche secondo, pregando che Louis esca dalla stanza con il solito sorriso e una battuta sui capelli di Liam o sulle scarpe di Zayn. Invece non succede. Quindi, prende una decisione: si stacca dal muro, appoggia il tablet su Zayn che mormora qualche insulto nel sonno e con cautela va verso la porta della camera di Louis, avvicinando poi l’orecchio al legno scuro. Dentro, sente solo dei suoni smorzati e non riesce a capire cosa siano. Bussa, perché in nessuna situazione si sentirebbe a suo agio a entrare in una stanza chiusa senza farlo, neanche in quella di Louis. Quindi bussa, abbastanza piano da non farsi sentire dagli altri, ma abbastanza forte per farsi sentire da Louis. Che però non risponde.

Allora, e solo allora, fa un respiro profondo, abbassa la maniglia e apre lentamente la porta, sbirciando dentro alla stanza.

E trovandola vuota. Completamente e incomprensibilmente vuota.

Inarca un sopracciglio stranito.

Eppure, tendendo l’orecchio, sente ancora quei rumori soffocati, che, anzi, ora si sono fatti leggermente più distinti. Si guarda intorno: come già sapeva, la stanza non ha altre porte, solo una finestra sulla parete sinistra e il grande letto matrimoniale sul lato destro. Dopo aver dato una rapida occhiata a tutto il resto del mobilio e al pavimento pieno di vestiti, fumetti e avanzi di cibo, lo sguardo di Harry si ferma di colpo sull’armadio scuro che gli sta di fronte, addossato alla parete opposta alla porta. Quello è l’armadio dove Louis ammucchia i pochi vestiti a cui tiene di più, mentre tutti gli altri – oltre a quelli sul pavimento - sono nel grande guardaroba in comune al piano di sotto, che condivide con gli altri membri della band.

Harry spalanca di più gli occhi, poi si fa coraggio e si dirige con passo incerto in quella direzione. Quando è abbastanza vicino, tende le mani tremanti verso le maniglie e con uno scatto, prima di ripensarci, apre le due ante.

E lì, in mezzo a un mare di bretelle, pantaloni di colori sgargianti e un mare di fantasie a righe, seduto appoggiato al fondo con le ginocchia strette al petto e la testa china, c’è Louis.

Louis, che quando sente l’armadio aprirsi alza gli occhi e incontra i suoi.

Ed è Louis ma non è Louis, perché Louis di solito è spensierato e chiassoso e allegro come un folletto e, sì, Harry l’ha anche visto arrabbiato, spaventato, triste, addolorato, ma mai, mai così. Mai disperato.

Sembra coperto da un velo di sudore che gli fa appiccicare la camicia azzurra al corpo, ha gli occhi pieni di puro terrore quando li alza su di lui, la bocca contratta in una smorfia e il respiro corto. Stringe le ginocchia al petto con tanta forza che le nocche delle mani sono bianche, come se avesse paura di occupare troppo spazio, e dei singhiozzi senza lacrime gli scuotono tutto il corpo a intervalli irregolari.

Harry non l’ha mai visto così, e il suo primo istinto, quello che gli fa fare un passo indietro appena realizza la situazione, è quello di scappare. Di allontanarsi da quella persona che lui non conosce, che non può essere Louis, quello che fa battute per far ridere gli altri nei loro momenti più bui. Non importa quanto tu possa amare una persona: ti tirerai indietro quando il suo sangue ti scorre troppo vicino.*

Il suo primo istinto è quello di andarsene, ma si costringe a restare. Perché Louis per lui c’è sempre stato e perché quello che c’è tra loro è troppo profondo per darla vinta alla paura. Tremando, si inginocchia di fronte a lui, entrando per metà nell’armadio e d’istinto allunga una mano per toccargli un braccio. Come Louis gli ha insegnato inconsapevolmente a fare, cercando il contatto fisico per trasmettere la propria vicinanza non solo fisica.

«No» gli dice improvvisamente Louis, prima che possa toccarlo, con voce ferma anche se è scosso dai tremiti «Vattene… Harry».

Harry spalanca gli occhi a quelle parole e rimane con la mano ferma nel vuoto. Per un attimo è sconcertato e non sa cosa dire, né cosa fare, ma poi, mentre Louis nasconde ancora il viso tra le ginocchia gli risponde secco: «No».

«Ti prego» riesce a dire Louis tra i singhiozzi he lo scuotono «Ti p-prego, vattene».

Per tutta risposta, Harry si sposta all’interno dell’armadio e gli si siede vicino, incrociando le lunghe gambe nello spazio angusto, senza però sfiorarlo. Per qualche minuto rimane in silenzio mentre Louis continua a singhiozzare e a cercare di calmarsi, senza però riuscirci. Poi, tutt’a un tratto, dal nulla, questo inizia a parlare, quasi sputando fuori le parole con rabbia e disgusto.

«D-ice che è orgoglioso di me, Harry. Lui… capisci?» si ferma per prendere fiato, non ci riesce ma è come se ormai non potesse più fermare le parole «Lui ora dice che è orgoglioso di me… ORA!» urla alla fine e Harry capisce immediatamente di chi sta parlando. Conosce la storia del divorzio dei genitori di Louis quando lui aveva solo due anni e anche se non sa nel dettaglio cosa abbia fatto scattare questa crisi in particolare, sa che Louis sta parlando di suo padre. Sa che, per quanto finga che non gli importi, per quanto consideri Mark il suo vero padre, il fatto di non avere rapporti con il suo genitore biologico gli pesa. E sa anche quanto profondamente non sopporti le persone che lo cercano solo per interesse, o perché adesso è famoso.

«Non c’è mai stato!» continua Louis, sbottando frasi quasi incomprensibili a causa del suo respiro pesante «Adesso vuole avere un rapporto! Vorrei dirglielo dove può ficcarselo il suo fottuto rapporto con me!»

Harry non sa cosa rispondere, non sa cosa dire per farlo stare meglio: un po’ perché non conosce bene tutta la storia e un po’ perché non c’è niente da dire, in realtà. Potrebbe dirgli che lo sa che è dura, che è stata dura quando suo padre se n’è andato e lui ha dovuto diventare l’uomo di casa troppo in fretta e troppo presto; di quanto adori sua madre e si senta in colpa per averla abbandonata; di quanto abbia sofferto anche per la separazione da Mark… ma capisce che le parole non servono, che non migliorerebbero il suo stato d’animo.

E allora lo guarda in silenzio, preoccupato e impotente, mentre Louis non smette un attimo di tremare e di singhiozzare. Poi, all’improvviso, Louis ha un sussulto più forte degli altri e appoggia una mano sul braccio di Harry. Lo guarda con gli occhi spiritati e lo implora: «D-devo andare via di qui… devo a-andare… lontano» prende fiato per quanto riesca a farlo e ricomincia «P-parlami di un posto l-lontano… e f-felice».

Harry pensa immediatamente al tatuaggio sul braccio di Louis, quello che dice semplicemente “Far Away.” e gli si stringe il cuore, tanto che sente il bisogno di tormentare con le mani la stoffa della maglietta all’altezza del petto, quasi come se si volesse strappare fuori il cuore. Si maledice per non averci mai pensato, per non aver mai capito. Per non aver mai realizzato quanto siano profonde e strazianti per Louis quelle due semplici parole. Far Away.

«Lou… Guardami, Lou» dice allora prendendogli il viso tra le mani con decisione ma anche con delicatezza e obbligandolo a guardarlo. La visione di quell’azzurro disperato e del suo respiro spezzato gli fanno male al cuore, ma sa che deve essere forte: «Voglio che tu chiuda gli occhi…» gli sussurra sempre guardandolo e Louis dopo qualche secondo capisce ed esegue, anche se respira ancora a fatica, anche se il petto gli fa ancora male.

Louis stringe i denti nel tentativo di calmarsi, ma non apre gli occhi e Harry comincia con voce tranquilla e profonda: «Sei sul palco. C’è buio, ma ci sono anche tante luci… e hai in mano un microfono e… la musica… è appena iniziata… ed è una canzone che conosci… una canzone che tutti vogliono sentirti cantare…»

Louis fa una specie di sorriso tirato tra le lacrime e senza smettere di singhiozzare annuisce.

«Ci sei?» gli chiede piano Harry, togliendo le mani dal suo viso e iniziando ad accarezzargli le braccia a ritmo regolare «Lo vedi?»

E, come per magia, mentre Louis inizia a parlare con frasi spezzate, il suo viso piano piano si distende, il respiro inizia a tornare regolare, le lacrime smettono a poco a poco di scendere dagli occhi chiusi, la voce si fa più forte e meno titubante. «C’è un mare di p-persone davanti a me c-che…» respira e deglutisce «ondeggia… e la g-gente salta e si muove e-e canta e balla a ritmo... e non c’è nient’altro, s-solo musica e caldo e sono…» sospira e sulle sue labbra appare l’ombra sfuggente di un sorriso «sono felice perché… perché tutti sono fieri di me, e mi s-sorridono e aspettano che canti… Ma… ma non è questo. I-io sono felice perché…»

Si blocca di colpo e lentamente apre gli occhi ancora inondati di lacrime ma anche di una luce nuova e… serena.

«Cosa?» si ritrova a chiedere Harry «Cosa c’è?»

Louis lo osserva per qualche secondo come se lo vedesse per la prima volta, gli occhi spalancati su quel volto preoccupato e un sorriso che minaccia di esplodergli sulle labbra, come il sole dopo una tempesta.

«...ci sei tu.» mormora con voce flebile. E quella frase è qualcosa di definitivo, che cambia tutto, ma la pronuncia con tanta dolcezza e  convinzione che per qualche momento sembra che non ci sia altro che quelle parole, di cui Harry non riesce subito ad afferrare il significato, ad aleggiare tra di loro mentre Louis smette finalmente di singhiozzare.

Ed è in quel preciso istante che Louis capisce che non ha più bisogno di nascondersi o di andare “via lontano” per affrontare la sofferenza.

L’unica cosa di cui ha bisogno è Harry.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

* Mi sento blasfema a citare Chuck qui, ma… è una citazione di Chuck Palahniuk dal meraviglioso Invisible Monsters.

 

 

 

 

Note di Summer

È una Larry un po’ angst senza niente di esplicito, prendetela così com’è. È soprattutto su Louis, perché io amo Louis e quella foto DON’T TOUCH ME

Come avrete capito è stata ispirata da quella foto e da quel tatuaggio, e vuole un po’ essere la mia spiegazione del tatuaggio stesso.

Spero vi sia piaciuta, se vi ha trasmesso qualcosa fatemelo sapere, una recensione vale molto per me, mi strappa un sorriso e mi migliora la giornata :)

Baci, Sum

 

Questa fic (che non è assolutamente stata pubblicata a scopo di lucro) è interamente frutto della mia fantasia e con essa non intendo dare rappresentazione veritiera del carattere di queste persone, né offenderle in alcun modo.

   
 
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