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Autore: A g n e    13/05/2013    4 recensioni
Storia scritta per il Killer!GoodGirls contest di Trick ed Eterea.
La sostanza del contest era di prendere un personaggio buono e farlo diventare un assassino cattivo.
Ci ho provato ed è venuto fuori tutto ciò.
Ecco il mio Killer!Zazu.
HUMAN!AU.
Non ero più buono, non mi importava più della famiglia. Mi importava di lui.
Avrei ucciso, per lui.
E io che pensavo fosse solo un modo di dire.
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, Crack Pairing | Personaggi: Mufasa, Scar, Simba, Zazu
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Dunque, che dire, prima che iniziate a leggere questa tragedia?
L'idea della coppia inquietante è nata una sera per una sfida tra amiche. Sotto la storia vi metto la drabble da cui tutto è nato.
La storia partecipa, come già detto, al Killer!GoodGirls Contest di Ete e Trick, che sono le responsabili ideali dell'orrore qui sotto riportato.
L'idea mi piace, la fine proprio no. L'ho scritta di fretta perché sono un'asina, sostanzialmente. Avrebbe potuto essere migliore. Pace.
WARNING AGAIN: crack!pairing, what if potente e lieve schizofrenia di Zazu. Poi non dite che non vi avevo avvertito.
Buona lettura!

 




Diciamo pure che non sono mai stato precisamente sobrio, nel vestirmi, ed era l'unica cosa bizzarra si potesse dire sul mio conto. Se aveste chiesto alla mia tribù di descrivermi, vi avrebbero probabilmente offerto l'immagine del consigliere più ligio al dovere, più pignolo e più noioso dell'universo creato. Adorabili.
Ma in fondo, dicevano, Zazu è buono, ci tiene al re, ai suoi figli e alla sua famiglia, si vede, per cui gli si perdona l'essere noioso e pomposo.
Dicevo, l'unico sfarzo che mi concedevo, l'unico strappo alla regola, erano quei vestiti assurdi decorati con colori improbabili. Per cui non c'era da stupirsi nel vedere quella sfumatura di rosso sul mio corpo. Non ci sarebbe stato da stupirsi.

 

Perché quel rosso che mi sporcava i vestiti era il rosso del sangue.
Mi chiamo Zazu, sono il consigliere del re e sono un assassino.

***

Nessuno aveva davvero capito cosa fosse accaduto a Mufasa, quel pigro pomeriggio di un'estate tranquilla. Nessuno, all'inizio, aveva dubitato di Scar, suo fratello, quando l'avevano visto correre nella tenda del re, gridando che il principe era in pericolo, da qualche parte vicino alle alture; nessuno aveva avuto motivo di non credere al suo accorato resoconto.
 

Una mandria impazzita, una corsa disperata come disperato fu il tentativo di salvare il piccolo Simba, un'eco sorda che risuonava contro le pareti della valle. Scar, che guardava impotente la scena dall'alto di uno spuntone di roccia.  
Poi il rimbombo degli gnu in corsa che si allontanava, la polvere che si depositava lenta e il singhiozzo inconsolabile di un bambino sul corpo spezzato del padre.

Io ero l'unico ad essere presente, al momento dell'accaduto, ma ero incosciente. Era accaduto qualcosa, durante la mia corsa ad allertare il villaggio, qualcosa che mi aveva mandato a sbattere contro qualcos'altro - una roccia? Un ramo? Uno degli gnu che si allontanava? Non si era capito. I ricordi si facevano opachi e indecifrabili, e la situazione non migliorava col passare del tempo.

L'unico che sapeva, l'unico che aveva visto, l'unico che offriva dettagli e spiegazioni era Scar.
E io mi sono fidato. 

***

Io lo odiavo.
Non ho mai odiato nessuno, in vita mia, a parte il fratello del re, il fratello di Mufasa.
L'ho odiato ben prima di sapere, ben prima di capire che era stato lui ad uccidere il nostro re. Scar era strafottente, acido, presuntuoso, dotato di quel sarcasmo impietoso che non lasciava via di scampo. Era la pecora nera della famiglia, da sempre invidioso di suo fratello maggiore, buono, mite, coraggioso, amato dalla tribù.

Scar ha sempre avuto qualcosa di inquietante, ai miei occhi, e non mi importa sia una valutazione piena di pregiudizi. Non ho mai voluto stargli vicino da solo, ho sempre tentato di evitarlo - e lui, per dispetto, giocava con me come il gatto col topo. Avevo paura di lui.
A volte credo di averlo odiato da sempre.

Ma Scar era anche bello. Una bellezza inquieta e terribile, magnetica. È questo che mi ha rovinato, che mi ha corrotto. È questo che mi ha portato ad avere più paura di me stesso che di lui.

 

***

Era iniziato tutto quasi per caso, una sera di qualche tempo dopo la morte di Mufasa.

Scar aveva convinto il consiglio degli anziani del fatto che la morte del re aveva una dinamica troppo strana per essere un incidente. Insomma, la mandria era pacifica, la stagione tranquilla. Non era successo nulla che potesse spaventare gli animali, farli scappare proprio da lì - sarebbe stato più concepibile vederli fuggire verso la prateria, come in un normale attacco delle belve feroci, piuttosto che incanalarsi nella strettoia della gola che non dava vie di scampo immediate.

Era inspiegabile anche la presenza di Simba: quella zona della valle non aveva particolari attrattive, né i bambini avevano motivo di allontanarsi così tanto dal villaggio. Anche a pensare ad una bravata, non si capiva perché il principino fosse lì, da solo.
Scar aveva insistito perché venisse allontanato, scortato oltre le alture, in una delle tribù amiche. Nell'ipotesi di un complotto, portare via il principe ereditario sembrava l'ipotesi più rassicurante.
Così Simba era partito e la guida della tribù era passata tra le mani di Scar.

La sera del passaggio di consegne mi ero allontanato oltre i confini del villaggio, vicino ad una piccola oasi. La storia del complotto non mi aveva convinto, ma gli anziani e gran parte degli uomini del villaggio sembravano fidarsi di Scar. D'altronde, Mufasa si fidava di lui, si era sempre fidato, e aveva minimizzato la scarsa propensione alla socializzazione di suo fratello, limitandosi a scusarsi per lui e per il suo brutto carattere.
Possibile che fossi l'unico a non fidarsi?

Non mi accorsi della sua presenza finché non me lo ritrovai accanto.

- È una serata splendida, non trovi, Zazu?

Sorrideva.

La luce della luna piena rotolava sul suo corpo, facendogli brillare gli occhi e illuminando la cicatrice lungo il volto, ricordo di una bravata giovanile finita male.
È bello, mi ritrovai a pensare. Tragicamente bello. Non risposi.

- Non ti fidi, vero?

Smisi di guardarlo. Non sapevo cosa dire. D'altronde, avevo conservato la mia carica da consigliere -era stato lo stesso Scar a volerlo - per cui il mio atteggiamento poteva facilmente passare per ingratitudine. O per paura - ne avevo ancora. Ne avrei avuta sempre.
Rabbrividii quando sentii la sua mano posarsi sul mio collo. Non osavo muovermi.

- Fai bene.

Ridacchiò, e io mi girai verso di lui.
Si era avvicinato ancora, fino a trovarsi a pochi centimetri dal mio viso.
Bello, bello, bello, pensai ancora. E spaventoso.
Poi mi baciò sulla bocca e non pensai più.

***

Non ho mai tentato di ribellarmi, di tirarmi indietro. L'idea non mi passò nemmeno per l'anticamera del cervello, né quel giorno, né i giorni e gli anni a venire.
Aver perso Mufasa - il mio mentore, il mio amico, l'uomo che mi aveva voluto accanto nonostante fossi un banalissimo e inutile orfano -  mi aveva riempito di terrore riguardo al mio futuro, e questo Scar l'aveva capito.
Tornare ad avere qualcuno vicino - qualcuno che la sera mi chiamava accanto e mi toccava, gentile e incantatore, chiedendomi di fare l'amore - mi aveva incatenato ad una speranza nuova. Fasulla, ma nuova. Non avevo la forza di ribellarmi, di cercare qualcun altro. Avevo Scar e pavidamente me lo sono fatto andar bene.

***

Scar non era buono, con il resto della tribù, non era gentile e comprensivo come lo era Mufasa. Non si faceva amare - non se ne prendeva il disturbo. Aveva una cerchia di scagnozzi fidati ai quali nessuno aveva il coraggio di obiettare nulla, nemmeno quando l'assurda storia del complotto si era rivelata infondata. Aveva me. Gli bastava.

Mi rovinò.

Sentivo che dentro di me stava andando a pezzi qualcosa, lentamente ma inesorabilmente. Non ero più quello di prima. Tutte le mie belle idee, tutti i miei discorsi di lealtà, svaniti come la rugiada col sole del mattino. Non ero più buono, non mi importava più della famiglia. Mi importava di lui. Avrei ucciso, per lui.

E io che pensavo fosse solo un modo di dire.

***

Simba era tornato, anni dopo, a reclamare il suo posto nella tribù.
Aveva sentito voci di un reggente che si comportava da usurpatore della sua stessa tribù ed era tornato, con amici e alleati.
Era tornato in armi e Scar lo stava aspettando.

Ci furono lunghe lotte e furibonde guerre di potere, tra le due fazioni. Nuove speranze contro l'usurpatore, ribellioni, tentativi di concludere in fretta una battaglia che invece in breve tempo si rivelò lenta e logorante.
Le voci che cominciarono a serpeggiare nel villaggio e tra i nemici erano le stesse, la stessa la soluzione auspicata da entrambe le parti.

Uccidere il capo. 

***

Presi la mia decisione una notte, la mente annebbiata dall'amplesso appena consumato.
Scar mi teneva stretto tra le sue braccia, il respiro bollente che mi batteva contro la fronte.

- Ti amo.

Un sussurro, perso nel buio, che in un altro momento sarebbe stato dimenticato.

- Lo so.
- Lo ucciderò, per te.
- Lo so. 

Sorrideva. Un sorriso inquietante, lo stesso che sentivo sulla mia stessa faccia.
La follia aveva preso il posto della paura.

***

Lo uccisi davvero, alla fine, con un pugnale d'osso conficcato in gola.
Lo facevo più furbo, il ragazzo, invece aveva creduto alla mia balla di ambasciatore prima, di pentito, poi.
Ti ricordi di me, Simba? Ti ricordi? Se tu sapessi cosa mi ha fatto, Scar,  cosa mi ha costretto a dire, a fare, non potevo scappare, non potevo andarmene. Non ho avuto il coraggio di ribellarmi, di farmi uccidere. Non cacciarmi, Simba, difendimi. Perdonami.
Il buon vecchio Zazu, mite, incapace, pavido Zazu. Perché dubitare?
Infatti non dubitò. Appena lo ebbi vicino abbastanza estrassi il pugnale e lo uccisi.
Non ebbi paura del sangue, in quel momento; ci lessi dentro solo il trionfo di Scar.
Sapevo mi avrebbero ucciso e così fu. Scar non mi reclamò.

Sono morto ubriaco del trionfo per averlo difeso.
Per essere morto per lui.
Sono morto senza sapere cosa ne sarebbe stato della mia tribù.
Sono morto folle.
Sono Zazu, sono un assassino e sono morto sbagliando tutto.

 


 

NdA.

L'ho detto che la fine è orribile, sì?
Ecco. Voi non credetemi mai.

Dunque, ecco qui la drabble che ha dato via al tutto, se volete leggerla.
Besos! 

Scar ha sempre avuto qualche cosa di inquietante, riflette Zazu, senza staccare gli occhi dall'uomo che ha di fronte.
Non gli importa che sia una valutazione piena di pregiudizi - non l'ha mai potuto soffrire ben prima che uccidesse Mufasa e usurpasse la guida della tribù. A volte crede l'abbia odiato da sempre.

Ma Scar è bello - di una bellezza inquieta e terribile.
Scar è bello e tentatore.
Scar è addirittura gentile, a volte, quando lo tocca e lo bacia, nascosti nell'ombra del crepuscolo.

Zazu a volte pensa che potrebbe dimenticarsi di quello che è - di quello che ha fatto. Potrebbe chiudere gli occhi sulle nefandezze che ha compiuto e guardare solo i lati chiari e brillanti di quel diamante a mille facce che è Scar.
Ma come ogni sera chiude gli occhi e rinchiude il tumulto dei suoi pensieri bene in fondo alla mente.

Respira piano e si piega al suo tocco.   

   
 
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