Aeroplani di Carta
by
Kagome_chan88
Era un
giorno diverso dagli altri quello a Konoha. Il clima era quello giusto e ci si
aspettava da un momento all’altro la neve, ma non ne cadde affatto.
Nemmeno
un fiocco si vide!
E la
giornata venne riempita dalla solita routine che
sarebbe stata interrotta solamente dall’arrivo della neve tanto attesa.
I giovani
genin correvano da un lato all’altro del villaggio
per compiere qualche semplice missione assegnato loro
dall’Hokage, speranzosi che prima o poi venisse dato loro qualche impegno ben
più gravoso.
I negozi
tirarono su le saracinesche rumorose, bagnate da gocce di rugiada scese nella
notte e fattesi quasi ghiaccio per via del freddo pungente; Ino Yamanaka si tolse dal maglioncino
che indossava qualche goccia d’acqua caduta aprendo la porta del negozio di
fiori.
Sistemò
qualche pianta al di fuori e si mise in attesa di
qualche cliente che sarebbe prima o poi giunto.
Quella
mattina era toccato a lei svegliarsi quasi all’alba, visto che i suoi genitori
erano stati bloccati a letto da un colpo d’influenza acuta, con tanto di febbre
altissima e mal di gola insopportabile! Quasi non le andava di lasciarli,
quella mattina! Ma il negozio doveva pur aprire.
Aprì una
rivista sulle ultime tendenze, leggendola davvero con interesse e sorseggiando
un caffè bollente per scaldarsi dall’aria pungente e penetrante di quella
mattina. Nemmeno sentì il campanello attaccato alla
porta tintinnare, segno che qualcuno aveva appena varcato la soglia del negozio
di fiori.
«Yo!»
Ino alzò
la testa dal giornale andando ad incontrare lo sguardo ancora assonnato del suo
compagno di squadra ed amico, Shikamaru Nara.
«Ehilà, Shika! Già in piedi?»
«Ti
sembro tipo da svegliarmi di mia spontanea iniziativa così presto?»
«Appunto!
Cosa vuoi?»
«Non è che potresti prepararmi un mazzo di fiori?»
«Fiori? E per chi, scusa?»
Shikamaru
vagava per il negozio, toccando qualsiasi cosa capitasse
sotto i suoi occhi.
Sembrava
perso (come al solito!) in chissà quale mondo al di là
del tempo e dello spazio, ad almeno mille metri da terra e non degnava nemmeno
di uno sguardo la sua amica, oramai indispettita.
«Insomma,
Shikamaru! Ma che hai stamattina?»
«Nulla,
che domande.»
Ino si
arrese. Il che non era certo cosa di tutti i giorni, ma
quella mattina le stava sicuramente sfuggendo qualcosa; lei capiva al volo il
giovane Nara, e se per una volta l’incantesimo non le riusciva, allora ci
doveva davvero essere qualcosa che non funzionava.
«Dimmi
almeno che fiori vuoi.»
Shikamaru
sbadigliò. Lui non ne sapeva affatto di fiori! E tanto
meno sapeva che tipo di fiore sarebbe stato il caso di prendere…Ma
sapeva anche che Ino lo avrebbe aiutato, soltanto che non aveva voglia di
chiedergli proprio nulla! E sapeva anche che la
ragazza si era già spazientita abbastanza per il suo comportamento più strano
del solito di quella mattina.
Ino, possibile che
te ne sia completamente dimenticata?
Quella
domanda gli saltò facile al cervello, conscio del fatto che una
come Ino non si sarebbe mai dimenticata una cosa tanto importante!
Forse, faceva di tutto per non ricordarsene…
Il che
sarebbe davvero da parte di un tipo come Ino Yamanaka!
Ma ugualmente una cosa del genere gli rimaneva scomoda anche solo da pensare,
perché è impossibile dimenticare!
Dimenticare,
per lui, avrebbe significato anche far finta di niente. E per uno che
ha sempre poca voglia di fare qualsiasi cosa, sarebbe stato davvero semplice.
Ma
non in quel caso.
Non quel
giorno.
«Ino?»
«Mh?»
«Ti
ricordi il giorno in cui siamo diventati il Team 10?»
«Certo, Shika.»
«Tu eri
furibonda perché invece di finire in squadra con Sasuke ti avevano messo con
uno che mangiava troppo e con me, che non faccio altro che guardare le nuvole
in cielo. Poi, come se non bastasse, ci venne
annunciato che il nostro sensei sarebbe stato Asuma,
e tu non sopportavi nemmeno lui perché fumava troppo e continuamente.»
Ino
ricordò tutto come se fosse accaduto da poche ore. La sua litigata con Sakura
per la fortuna capitatele, Choji che continuava ad
ingozzarsi di patatine…
E Shikamaru
che poggiava stancamente la testa ad una mano, sospirando.
Eppure
non riusciva a capire il motivo per il quale, quella mattina, Shikamaru avesse rievocato quei momenti ormai lontani qualche anno.
Aspettò
che il suo amico continuasse, perché sapeva che il discorso non era finito lì.
«Il primo
giorno di allenamento arrivai in ritardo perché non
ero riuscito a svegliarmi e tu mi sgridasti sonoramente, mentre Asuma-sensei mi
guardò divertito per poi darmi una pacca sulla spalla. Fu in quel momento che capìì di aver trovato una persona che non guardava
solamente i miei difetti, ma anche ai miei pregi; mi convinsi che avrebbe
sempre creduto in me e che mi avrebbe sostenuto nei momenti difficili, come
tanti se ne hanno nella vita.»
Asuma-sensei…
Oh, stupida, stupida Ino!
Ino si
portò una mano alla bocca, capendo solo allora che giorno era quello: non era semplicemente il giorno in cui la neve,
sempre puntuale, non si era fatta ancora vedere, era qualcosa di molto, molto
di più.
Sciocca
Ino.
«Shika…Io, mi dispiace…Come ho fatto a…»
«Nulla,
Ino. Sono qui apposta, non ti pare?»
Ino non
avrebbe solo dovuto ricordarsi che erano trascorsi esattamente quattro anni
dalla morte di Asuma-sensei, ma avrebbe dovuto
ricordarsi anche dell’importanza che Asuma-sensei aveva per Shikamaru.
Quello
non sarebbe davvero stato un giorno come gli altri.
«Dammi
questa.»
Nara
indicò una bella pianta, profumata, e dai fiori rossi. Ino scese dal suo
sgabello e lo raggiunse.
«Il Giacinto, dici?»
«Si
chiama così? Che strano nome…Comunque, si. Voglio
questo.»
«Ma non volevi dei fiori?»
«Ho cambiato idea. Voglio mettere questa pianta ai
piedi della roccia dei Caduti, così che tutti possano
vederla, ed anche Asuma-sensei.»
«Si, Shika.»
Ino prese la pianta e la vestì di una carta che riprendesse i
colori dei suoi fiori per poi circondarla di un nastro nero.
«Shikamaru?»
«Mh?»
«Ti ricordi quando
Asuma-sensei ci ha insegnato a fare gli aeroplani di carta?»
Nara la guardò interdetto.
Ino non era mai stata una ragazza attaccata ai
ricordi! Possibile che in tutti quegli anni, non avesse capito proprio nulla di
lei?
«Si, certo.»
«Per quanto ci provassimo, io e Choji non
siamo mai riusciti a farne uno decente, mentre tu…Bè, a te veniva quasi
naturale piegare la carta con le mani, e ricordo che ne lanciasti in cielo
almeno una ventina. Quel giorno, poi, c’era anche vento e li vedemmo
volarsene via, chissà dove, portati lontano. Poi, Asuma-sensei ti guardò,
orgoglioso, semplicemente per essere riuscito a fare degli aeroplani di
carta…In quel momento non capìì perché tu fossi
migliore ai suoi occhi di me o di Choji, e la risposta ancora non la conosco.»
«Non dire assurdità, Ino! Non sei riuscita a farne
nemmeno uno semplicemente perché non ti andava…E Choji perché era troppo
impegnato ad ingozzarsi!»
Ino sorrise, divertita.
«Si, forse hai ragione.»
Shikamaru prese la pianta e fece per andarsene…
«Aspetta! Ti accompagno…»
«Dovrei anche pagarti.»
«Non dire stupidaggini!»
La bionda chiuse il negozio ed insieme si avviarono
ai confini di Konoha, passeggiando tranquillamente in quella gelida giornata
diversa dalle altre.
---
Arrivarono alla roccia dei Caduti senza aver
scambiato nemmeno una parola, ma semplicemente godendo della
presenza dell’altro. Oramai, erano sempre più rare le missioni che li vedevano combattere insieme…
Shikamaru scavò una piccola buca e vi mise la
pianta, per poi ricoprirne la base con la terra che aveva precedentemente
tolto.
«Resisterà all’inverno?»
«Non ti preoccupare, sarà forte.»
Poco più in là, dei giovani genin
si stavano allenando, saltando da un ramo ad un altro con estrema maestria; uno
di loro si arrampicò ancora più in alto e lanciò nel cielo un piccolo
aeroplanino fatto di carta colorata.
«Alla loro età sembra tutto estremamente
semplice, non credi?»
«Vero, Ino.»
«Sarà meglio che torni in negozio! Sei i miei si
accorgono che sono uscita chi li sente…»
Shikamaru fissò ancora un attimo i nomi dei Caduti
di Konoha, afferrando poi il polso della Yamanaka,
fermandola.
«Aspettami stanotte.»
«Vuoi venire anche con questo freddo?»
Shikamaru la strinse a sé.
«Ci penserai tu a scaldarmi!...
E poi, è meglio approfittare ora che i tuoi sono malati…»
Ino gli sfiorò le labbra e si slacciò dal suo abbraccio.
«Potresti darmi lezioni su come si fanno quei così
che volano!»
«Come desideri!»
Ino si allontanò verso il villaggio lasciando
Shikamaru ai suoi pensieri.
Sei proprio caduto in basso, Shikamaru! Lasciarti abbindolare in quel
modo da una donna come Ino!
Il giovane si accese una sigaretta.
Brutto vizio!
Fatela finita, sensei!!
Owari
Note dell’autrice: piccolo sclero
momentaneo! Avevo in testa questa shot da parecchio, ormai
e finalmente oggi ho trovato il tempo per metterla per iscritto! Spero possa
essere di vostro gradimento! Inoltre vorrei scusarmi con tutti coloro che seguono la mia long-fic
“Costant Craving”, visto che non aggiorno da una vita; vi prometto che cercherò
di scrivere il prima possibile! Pazientate ancora un po’ ^.^ Con questo, passo
e chiuso! Kiss by kagome ^^
Piccola nota: “Il Giacinto rosso” nel linguaggio dei fiori significa “dolore” “sofferenza”; mentre di altri colori può anche significare
“gioia” e “divertimento”. Ho voluto mettere proprio questo fiore perché ho
cercato di mettere a confronto il sentimento della sofferenza (morte di Asuma-sensei) con quello del divertimento (aeroplani di
carta) e spero vivamente di esserci riuscita.