NdT:
Salve
a tutti, qua è therentgirl che parla! Purtroppo non
posso del tutto giustificarmi del fatto che io sia sparita per due
settimane e
che non abbia postato per tutto questo tempo ma, a mio favore, dico che
la colpa
è delle mail. Non voglio lasciare in tredici @nameless
colour, quindi vedo di risolvere qualunque sia il mio
problema con hotmail e, nel frattempo, vi lascio qualcosina. Non sto
cercando
di tenervi buoni, giuro *fischietta*, solo che ho ricevuto tweet
riguardo DYR e
capisco che senza preavvisi diventa sfiancante attendere.
Quindi, ecco qui qualcosa di relativamente nuovo, non certo la
continuazione
della fan fiction, ma quantomeno vale sempre la pena di leggere
qualcosa della
nostra autrice, giusto? Spero che non inizi un linciaggio, vi voglio
bene,
tutti quanti! :)
P.S. Ho preferito metterlo in una One Shot a parte per motivi di
comodità, così
tutta la fan fiction è intera e senza interruzioni.
Link
all'originale
NdA: Questa one shot ha luogo i primi giorni del 2017, quando Kurt torna da Lima dopo le vacanze di Natale e comincia a frequentare Liam. Il resto della storia è raccontato da Sebastian nel Capitolo 26 di DYR. Dovreste conoscerlo per sapere cosa sta accadendo. Non riuscivo a togliermi dalla testa questa scena e, ovviamente, ho dovuto scriverla. Spero vi piaccia! :D
INTERLUDE:
2017
Era
un’ottima cosa il fatto che Kurt conoscesse abbastanza
bene l’appartamento di Sebastian, altrimenti era sicuro che
avrebbe rotto qualcosa incespicando
al buio. Il suo
lavoro non era reso più semplice da un Sebastian ubriaco,
che aveva bisogno del
suo supporto e quello di Liam per reggere il suo peso, da che non
faceva il
minimo sforzo per tenersi in piedi. Al contrario, cantava a pieni
polmoni,
cantando canzoni sguaiate e frasi a metà che lo facevano
uscire pazzo, ma aveva
problemi peggiori in quel momento che correggere le canzoni del giovane
ubriaco.
“Zitto,”
disse mentre sgusciava via dalle braccia di
Sebastian per accendere le luci in soggiorno.
“AND
FUCKING YOOOOU IS THE BEST THING I’VE EVER DONEEEE.”
“Che
diavolo sta cantando, poi?” domandò Liam con voce
alterata, ora che era l’unico a tenersi addosso tutto il peso
dell’altro.
“Da
quello che mi sembra di capire sta facendo a pezzi
‘Loving You’ degli Ourselves. Un peccato, è una bellissima
canzone.”
“AND YOU’RE SO
TIGHT FOR ME I CAN
FEEEEEL IT! YOU AND ME – WE WERE MEANT TO FUCK
TOGGGEEETTTHEEERRR.”
“Sebastian
sta’ zitto,” disse di nuovo Kurt, prendendogli il
braccio e poggiandoselo sulla spalla. Sebastian liberò
l’altro braccio dalla
presa di Liam e si aggrappò alla vita di Kurt, strofinando
il naso contro la
sua guancia.
“Fai
odore di buono,” sussurrò, la voce appena rauca a
causa
del massacro di canzoni dell’ultima mezz’ora.
“E
tu fai odore di tequila e del profumo di Rebecca.”
“Lo
stava facendo con me.”
“Lo
so,” rispose Kurt mentre scrollava le spalle e
trasportava il giovane verso la camera da letto. “E questo
dovrebbe essere
abbastanza da dirti quanto fossi ubriaco.”
“Cazzo,”
esalò Liam, alle sue spalle. Kurt si volse, insieme
a Sebastian, per vedere il giovane guardarsi attorno
nell’appartamento con un
mix di soggezione e incredulità. “Ha questo posto
tutto per sé?”
In
ogni caso l’appartamento di Sebastian non era affatto
enorme, era confortevole e decisamente più grande di quello
che possedevano i
tutti gli altri ventiduenni. Kurt era già passato attraverso
la fase di gelosia
quando l’aveva visto la prima volta ma si era dissipata da un
bel po’ ed era ormai
familiare all’ambiente.
Sapeva
perfettamente che il divano era della misura perfetta
per due persone abbracciate durante una serata trascorsa a guardare un
film, ma
che non era abbastanza grande per dormirci – specialmente
quando ti chiami
Sebastian e dormi come un omino di marzapane, spalmato su tutti i lati.
Sapeva
che la finestra aveva bisogno di una spinta ferma
prima di aprirla, che l’acqua calda bastava per una lunga
doccia solitaria, ma
che quando si era in due era meglio farla insieme (per molte ed ovvie
ragioni).
Qualche
volta, credeva di conoscere meglio l’appartamento
che Sebastian stesso.
Rise
all’espressione dipinta sul volto di Liam. “I
vantaggi
di essere uno Smythe.”
“Cazzo,”
ripeté Liam, scuotendo il capo. “E pensare che
devo
convivere con un ragazzo che si rifiuta di tenere tutto il disordine
confinato
nella sua stanza.”
“Non
dovresti lamentarti. Io devo convivere con due
ragazzi, uno dei quali mi propone
sempre di fargli da modello di nudo, così che possa
ritrarmi.”
“Dovresti
accettare,” disse Sebastian, e la sua voce era
così vicina che lo fece sussultare. Aveva dimenticato che
stava ancora
strofinandosi contro il suo volto ma in quel momento, mentre il suo
respiro si
fondeva contro la sua pelle, il suo corpo si accese improvvisamente di
consapevolezza. Sebastian si stava chinando sempre più verso
di lui, le braccia
più strette attorno a lui e sembrava intento a raccogliere
le parole per
sussurrare altro, si abbassò ancora quando Kurt
provò a volgere indietro il
capo. L’altro premette il naso dietro il suo orecchio e anche
se non sapeva se
Sebastian ricordasse, dopo le ore trascorse a esplorare il suo corpo,
quanto
fosse sensibile quella zona o se fosse una mossa involontaria,
ciò non gli
impedì di farlo rabbrividire. “Sei fantastico
quando sei nudo.”
Fortunatamente,
Liam era troppo occupato a guardare i quadri
appesi al muro per notare come le guance di Kurt fossero diventate di
un bel
rosa acceso. Non pensava che il suo ragazzo avrebbe apprezzato il modo
in cui
Sebastian gli stava baciando la mascella o sussurrando lodi su come
Kurt
apparisse quando veniva.
“E
tu sei ubriaco perso,” disse Kurt, spingendo via il suo
volto.
“AND YOOOUUU ARE MY ONNNLLLY
FFFUUUCCCKKK. THE BEST FUCK I’VE EVER HAD.”
Liam
si volse appena in tempo per vedere Kurt scoppiare a
ridere. “Ecco che ricomincia,” disse Kurt,
rivolgendo a Sebastian un sorriso
affettuoso. “Giuro, qualcuno ci denuncerà e poi
uscirà in strada pregandosi di
farti entrare.”
Sebastian
smise di cantare per sorridergli, le dita premute
contro il suo mento. “Tu mi farai entrare, vero? Mi tieni
stretto così bene.”
Liam
aveva cominciato ad apparire a disagio, aveva ottime
ragioni e Kurt non voleva costringerlo a fare più di quanto
avesse già fatto. Erano
usciti a cena quando Sebastian aveva mandato un messaggio chiedendogli
se
avesse voglia di uscire e nonostante Liam avesse reso la propria
antipatia nei
confronti di Sebastian parecchio evidente, stato lui ad insistere
perché Kurt
lo invitasse.
Kurt
fino a quel momento aveva evitato di uscire con
Sebastian da quando era tornato, due settimane prima, da Lima,
scoprendo la
fila di ragazzi che aveva tenuto il giovane ben soddisfatto mentre era
via. Non
poteva rimproverargli niente a riguardo perché non importava
quanti appuntamenti
avessero avuto, quante volte avessero fatto sesso o quante volte si
fossero
addormentati tra un bacio e l’altro, non importava quanto
Sebastian si fosse
aperto con lui come Kurt sapeva non avrebbe fatto con nessun altro
– non erano
fidanzati. Quando uscivi con qualcuno come Sebastian Smythe, a meno che
tu non
esprimessi esplicitamente di volere l’esclusiva, non lo eri
per niente. Quindi
non aveva tirato fuori l’argomento, scegliendo invece di
schiacciare i
sentimenti per lui e tornare alla loro semplice amicizia.
Sebastian
ovviamente non aveva capito l’antifona ancora
perché, di nuovo, si era chinato per dargli un bacio
salivoso sulla guancia.
“Hai
bisogno di aiuto con lui?” domandò Liam.
“No,
è tutto a posto,” rispose lui, poggiando il palmo
sulla
guancia di Sebastian e spingendolo via di nuovo.
“Andiamo”, disse, mentre
tornava a trascinarlo verso la camera da letto. Riuscirono a entrarvi
senza
danneggiare niente, ma nell’attimo in cui oltrepassarono la
porta, le labbra di
Sebastian erano di nuovo sulla sua pelle.
“Sebastian,
il mio ragazzo è qua fuori,” disse, mentre
l’altro gli mordicchiava il collo.
“E
quindi?”
“Quindi,” rispose
lui, piazzando le mani sulle sue spalle per spingerlo verso il letto.
“Dovresti
tenere le labbra e le mani a posto.”
“Ma
voglio baciarti.”
“Beh,
non puoi,” rispose con una traccia di esasperazione.
Sebastian
non colse le sue parole. Si fece avanti e lo
afferrò per le mani, costringendolo a incespicare in avanti,
così da farlo
stare tra le sue gambe. “Mi piace baciarti. Mi è mancato baciarti.”
Kurt si scostò dalla sua presa.
“Sebastian,
no.”
Sulla
fronte del giovane apparve un solco, ma lasciò
ricadere le mani e lo osservò in silenzio. Kurt resse quello
sguardo per un
secondo, cercando di capire se l’altro avesse intenzione di
attaccarlo di
nuovo, prima di avvicinarsi ancora una volta e cominciare a
sbottonargli la
camicia.
“Sei
arrabbiato con me?” domandò Sebastian dopo un
momento
di silenzio.
Lo
sguardo dell’altro scattò verso l’altro,
dapprima
appuntato su un bottone rigido sul quale stava lavorando, per vedere
Sebastian
osservarlo intensamente. “Non sono arrabbiato con
te,” disse dolcemente,
finendo con i bottoni e sollevandosi per togliergli la camicia di dosso.
“Si,
lo sei,”
ribatté Sebastian. Le braccia strette contro i fianchi, si
rifiutava di lasciar
scivolare via la camicia del tutto. Kurt gli rivolse
un’occhiata insofferente,
ma il giovane continuò a osservarlo con la fronte
aggrottata. “Perché ce l’hai
con me?”
“Non
ce l’ho con te,” ripeté pazientemente,
arrendendosi con
la camicia e spostandosi per slacciargli le scarpe.
“Ho
fatto qualcosa di sbagliato?”
“A
parte provare a baciarmi con Liam a qualche met-”
“Dimenticati
di Liam!” la voce di Sebastian era frustrata,
al limite, non più tinteggiata dai fumi dell’alcol.
Kurt
sentì i passi all’ingresso. Un secondo dopo, Liam
apparve sulla porta. “Qualcuno ha detto il mio
nome.”
“No,”
rispose lui, volgendosi per donargli un breve sorriso.
“Lo stavo solo aiutando a sistemarsi.”
Liam
guardò dritto al di sopra della sua spalla, dove sedeva
Sebastian con la camicia sbottonata e a metà delle spalle,
che lo guardava
fisso. “Tutto bene?” chiese.
“La
tua faccia è nel mio campo visivo,” rispose
Sebastian. “È una fottuta
catastrofe.”
“È
una parola grossa, quella, Sebastian,” disse Liam,
sgranando gli occhi. “Sei sicuro di essere abbastanza lucido
da sapere cosa
significhi?”
“Fottiti,” sputò
astiosamente
l’altro.
“Quale
diavolo è il tuo problema?” domandò
Liam, volgendo lo
sguardo a Kurt come a chiedergli una spiegazione.
“È…
lascialo stare.” Rispose, lanciando a Sebastian uno
sguardo d’avvertimento, da sopra la sua spalla, per tenerlo
calmo. “Torna al
taxi, tesoro, arrivo tra un paio di minuti.”
Liam
era diffidente, ma annuì e se ne andò con un
ultimo
sguardo penetrante rivolto a Sebastian. Kurt attese che la porta
d’ingresso si
chiudesse alle sue spalle, prima di volgersi all’altro
ragazzo.
“Non
puoi fare così,” disse, con fermezza.
“Come
dici tu,” borbottò l’altro. Si
sollevò, scivolando sul
parquet, e Kurt lo afferrò per il braccio per trattenerlo.
Il giovane non lo guardava
mentre si scrollava completamente di dosso la camicia e la gettava da
un lato.
“Non mi piace,” disse.
“Beh,
dovrebbe, visto che è il mio ragazzo.”
“Non
per molto,” ribatté, armeggiando con la fibbia
della
cintura.
“Cosa
dovrebbe significare?”
“Significa
che nessuno dei tuoi ragazzi dura più di un paio
di giorni al massimo e il tempo di Liam sta per finire.”
Kurt
digrignò i denti. “Beh, ho scoperto che mi piace
Liam.”
“No,
Liam ha scoperto che gli piaci e a te piace che tu gli
piaccia.” Si fermò a metà della frase,
come se volesse provare a capire se le
sue parole avessero un senso. L’espressione sul suo volto era
impagabile per
poter far durare la rabbia di Kurt. Scosse il capo, reprimendo un
sorriso e
fare un passo avanti, schiaffando via la mano di Sebastian dalla
cintura per
slacciarla lui stesso con un movimento fluido. Lo snap
del cuoio, quando liberò la cintura, risuonò per
la stanza, un
chiaro ricordo delle innumerevoli volte in cui gli aveva strappato la
cintura
freneticamente, impaziente di rimuovere ogni strato tra loro il
più velocemente
possibile.
Spinse
da parte quel pensiero e sbottonò i jeans, lasciando
l’altro di modo che potesse toglierseli, mentre andava a
prendergli una
bottiglia d’acqua dalla cucina. Quando tornò,
Sebastian era in piedi di fronte
al letto, indossando nient’altro che un paio di boxer scuri.
“Ecco,”
disse, tendendogli la bottiglia d’acqua.
“Bevi.”
Sebastian
la prese dalle sue mani e la lanciò sul letto
senza una seconda occhiata e, prima che l’altro potesse
protestare, era
nuovamente entrato nel suo spazio personale, aveva sollevato le mani e
le aveva
poggiate a coppa sulle sue guance.
“Sebastian-”
“Kurt, ti
prego…” Kurt non si scostò
immediatamente, attese che Sebastian dicesse qualunque cosa avesse in
mente,
prima. “Dimmi
cosa ho fatto di sbagliato,” completò in un
sospiro.
“Nulla,”
rispose.
“Non…
non fare così,”
disse l’altro con un sospiro frustrato. “Non
chiuderti a riccio, cazzo. Dimmi cosa ho fatto.”
“Non
c’è motivo, visto che non ricorderai questa
conversazione domattina,” rispose Kurt.
“Lo
farò.”
“No,
non lo farai,” replicò. “Ti sveglierai e
avrai
dimenticato tutto.”
“Quindi
puoi dire quello che vuoi… non importa, perché
non
lo ricorderò.”
Per
un momento, Kurt considerò quella possibilità,
considerò
di poter dire ‘Odio di non essere stato abbastanza per te.
Odio che tu mi abbia
fatto credere che avessimo qualcosa di speciale, ma ancora di
più, odio me
stesso per aver creduto che non mi avresti spezzato il cuore quando
sapevo che
l’avresti fatto.’ Alla fine, scostò
gentilmente le dita di Sebastian dal
proprio volto e lo condusse verso il letto.
“Liam
è di sotto,” disse, una volta che il fondoschiena
di
Sebastian si poggiò sul materasso. “Dovrei
andare.”
Sebastian
sembrò infastidito da come l’altro stesse evitando
l’argomento, ma tutto ciò che disse fu,
“Ti prego, non farlo.”
Kurt
esitò, la mano che giaceva sulla fronte
dell’altro,
incerto per un momento prima di lasciare che le sue dita scivolassero
tra le
ciocche di capelli, soffici e appena umidi di sudore. Gli occhi
dell’altro si
chiusero di scatto a quel tocco e sospirò.
“Ti
prego, Kurt.” Sebastian sapeva essere
così… innocente,
quand’era ubriaco. Era buffo,
visto che appena quindici minuti prima stava urlando canzoni sconce, ma
in quel
momento, alla luce della luna, sembrava quasi un bambino.
Ricordò a Kurt di
quella notte in cui erano rimasti alzati fino a tardi a parlare della
loro
infanzia, le gambe intrecciate tra loro e i sorrisi ricchi di
nostalgia.
Momenti come quelli in cui si convinceva che lui e Sebastian stavano
diventando
più che amici che si divertivano a darsi sui nervi a vicenda
e che ogni tanto
uscivano.
Sebastian
era ancora in attesa della sua risposta, lo
fissava con grande aspettativa, ma ignorò la sua richiesta e
si limitò a dire,
“Ricordati di mangiare,
domattina. Se
guardi anche solo una bottiglia di alcol giuro che ti
troverò e-”
“Resta.”
“Cosa?”
“Resta,”
ripeté Sebastian, implorandolo palesemente. “Con
me, stasera. Ti prego.”
“Non
posso,” disse Kurt, piano. “Lo sai che non posso.
Liam
è-”
“Liam
non è abbastanza per te,” disse l’altro
con un broncio
quasi comico.
“Sembri
abbastanza sicuro nel dare giudizi su quanto le
persone stiano bene l’una con l’altra,”
rispose con un sorrisetto, le parole Non sei
abbastanza per Blaine che
risuonavano nella sua testa, dopo anni da quella volta al Lima Bean.
“Resta.”
Kurt
sospirò, tentato di crollare sotto le coperte e
lasciare che l’altro si accoccolasse contro il suo fianco,
come aveva fatto
molte altre volte. Sapeva che l’avrebbe fatto se Liam non
fosse stato in strada
ad attenderlo, ma era lì… così tutto
ciò che si limitò a fare fu chinarsi e
sfiorare la fronte dell’altro in un bacio.
“Buonanotte.”
Il
suo telefono squillò improvvisamente, forte abbastanza,
nella quiete della stanza, da farli sobbalzare entrambi. Tenne una mano
tra i
capelli di Sebastian e tirò fuori il cellulare dalla tasca
con l’altra.
“Pronto?”
“Kurt…
fai ancora molto?”
Kurt
abbassò lo sguardo al volto di Sebastian, osservando il
modo in cui cercava di tenere gli occhi aperti per fissarlo.
“Un altro paio di
minuti,” disse, sollevando ciuffi di capelli
dell’altro e carezzandoli
leggermente, in un modo che fece socchiudere gli occhi al giovane.
“Mi spiace
farti aspettare.”
“A
dire il vero, devo scappare,” rispose Liam. “Mio
cognato
ha appena chiamato; Ash ha partorito.”
“Um…
wow,” fu tutto ciò che riuscì a dire.
“Sì,
lo so,” disse. “Sono zio adesso.”
“Quindi
stai andando in ospedale?”
“Stavo
per andarmene, avevo pensato di chiederti se ti
andasse di venire con me, ma so che è stata una notte
lunga.”
“Già,”
rispose, il senso di colpa che gli attanagliava le
viscere. “Ti spiace se torno a casa appena ho finito
qui?”
Si
sentiva lo stronzo più grande al mondo, ma quando chiuse
la telefonata e osservò il volto speranzoso di Sebastian,
tutto il senso di
colpa svanì. “Allora rimani?”
domandò.
“Voglio essere chiaro,
adesso,”
disse Kurt. “Non accadrà nulla,
stanotte.”
Sebastian annuì.
“Nulla.”
“Sono
qui solo per tenerti d’occhio, ubriaco come sei.”
Sembrava
che stesse giustificando il suo rimanere lì più a
se stesso che a Sebastian, ma
funzionava, perché quando il giovane annuì di
nuovo, si sentì può sicuro
riguardo l’intera situazione.
Dieci
minuti più tardi si era avviato a infilarsi sotto le
coperte, indossando un paio di pantaloni di tuta di Sebastian e una
maglietta
di una taglia troppo grande per lui. Si era appena sistemato quando
l’altro
scivolò verso di lui e infilò il capo sotto il
suo mento. Era qualcosa di
dolorosamente familiare, e non poté evitare di passare le
braccia dietro la sua
schiena e stringerlo al proprio petto. Mentre per la maggior parte del
tempo
Sebastian provava ad agire freddamente e in modo distaccato quando
doveva
dimostrare quanto fosse incurante degli abbracci, non esitava mai a
prendersi
ciò che voleva quand’era ubriaco. Contava sul
fatto che sarebbe rotolato via
nel sonno e che non avrebbe ricordato niente la mattina dopo,
perché le cose
sarebbero state troppo complicate se si fossero svegliati
l’uno stretto
all’altro.
“And
loving you is the best thing I’ve ever done,”
cominciò a cantare Sebastian,
improvvisamente. Aveva
la voce roca e bassa, ancora leggermente stonata, ma quantomeno diceva
le
parole giuste quella volta. “You’re
the
one for me I can feeeeel it-”
Kurt
sentiva la gola chiusa, ma riuscì a dire, “Allora conosci le parole giuste.”
Sebastian
premette la guancia contro il petto dell’altro,
più forte. “Mm, vuoi sentire ancora?”
“Penso
di aver sentito abbastanza per stasera,” rispose,
carezzandogli i capelli ad una maniera che solitamente gli dava
fastidio, ma
Sebastian era troppo ubriaco per curarsene.
“Vuoi
fare sesso?”
“Pensavo
che avessimo detto che non sarebbe accaduto
niente.”
“Potremmo
fingere.”
Kurt
rise, “Dormi, Sebastian.”
“Non
mi piace Liam.”
“Dormi.”
“Prima
baciami.”
“No
che non ti bacio.”
Sebastian
fece un suono di protesta che si trasformò a metà
in
un singhiozzo. Kurt rise, guadagnandosi un lieve pugno alle costole per
questo,
ma almeno Sebastian si era rimesso in sesto con un paio di mormorii
incoerenti.
Kurt lo carezzò sulla nuca per farlo star zitto, e
funzionò, fin quando
Sebastian disse, “Kurt?”
“Non ti bacio,
Sebastian.”
“Sono
contento che tu sia tornato. Mi sei mancato.”
Era
la prima volta che lo diceva senza scherzarci sopra. Per
un secondo, Kurt non seppe come rispondere, sperando che
l’altro si
addormentasse, così da salvarsi dal dover dire qualcosa ma,
alla fine, disse,
“Sono sicuro che tu mi sei mancato di
più.”