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Autore: evenstar    13/05/2013    5 recensioni
Spoiler Iron Man 3.
Ennesimo Missing Moment.
Mentre Tony ritrova se stesso, Pepper vede crollare la sua casa, viene rapita, le viene modificato il DNA e rischia di morire. Ma cosa prova mentre le succede tutto questo? Mentre Tony ha le sue crisi di panico anche Pepper si trova ad affrontare una serie infinita di prove che la trasformeranno radicalmente, seguiamola in questa sua personale avventura.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aldrich Killian, Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vi rubo due secondi per spiegarvi come è nata questa ennesima storia. Un giorno stavo discutendo con il mio ragazzo su Iron Man 3 e mi stavo lamentando del fatto che Pepper si veda molto poco. Sappiamo quello che le succede, ma in tutto il film compare per pochi minuti in totale. Al che, giustamente, lui mi ha fatto notare come il film si chiami Iron Man 3 e non Pepper Potts 3 proprio perchè il protagonista è lui. 
Molto bene, ormai sapete che se mi manca un pezzo me lo scrivo e quindi... eccovi Pepper Potts 3, ossia quello che succede a Pepper mentre Tony risolve le sue crisi di identità. Ho cercato di riprendere il film dove era necessario, integrandolo con quelli che mi sono immaginata fossero i pensieri e i sentimenti di Pepper. Se avete letto altre mie storie sapete come sono un tipo da Fluff, ironia e dialoghi. Con l'angst e l'introspezione non so bene come muovermi, spero di non aver fatto troppi danni. 
Fatemi sapere!
PS sono una quindicina di pagine ma divise in capitoli (da brevi a brevissimi) perchè ho voluto mantenere la divisione in scene del film.
Enjoy.



Il frastuono la circondava nonostante indossasse ancora l’armatura e il casco le trasmettesse suoni ovattati. Pepper, scagliata a terra appena fuori dalla Villa dall’attivazione dei propulsori della Mark 42, si guardò rapidamente intorno e vide la dottoressa Hansen accucciata al suolo, vicino a lei. Aveva un taglio sulla fronte che stava sanguinando, ma per il resto sembrava in buone condizioni. Attorno a loro polvere e fumo vorticavano nel vento prodotto dalle esplosioni e dalle pale dei tre elicotteri che stavano portando l’attacco nel centro stesso della sua esistenza.
Il rumore del rotore di un elicottero e il fragore di un’ennesima esplosione la fece girare nuovamente verso la casa, scattando in piedi nonostante i dolori lancinanti che sentiva in ogni singolo muscolo del corpo. Fece qualche passo incerto verso la porta, ancora poco avvezza all’armatura che aveva addosso, prima che un’altra serie di esplosioni la ricacciasse indietro, ma fu subito di nuovo in piedi diretta verso quello che rimaneva dell’ingresso.
- TONY – urlò come a poterlo richiamare con la sola forza del desiderio. Fece un altro passo, ma all’improvviso, così come la Mark 42 era venuta in suo soccorso quando il primo missile aveva colpito la casa, adesso la stava abbandonando un pezzo per volta, schizzando di nuovo dentro.
Pepper all’inizio non capì cosa stesse succedendo, ma non appena l’ultima parte si fu staccata vide uno dei tre elicotteri precipitare nell’oceano, colpito dal loro pianoforte, ed infine comprese.
L’aveva protetta.
Tony aveva fatto in modo che l’armatura la coprisse e la proteggesse finché non era stata al sicuro e poi, una volta certo che per lei non ci fossero più rischi, aveva richiamato i pezzi per cercare di combattere.
Ma qualcosa non stava andando come previsto.
Pepper sapeva quello che le armature erano in grado di fare e fermare tre elicotteri sarebbe stata cosa da poco se tutto fosse andato secondo i piani. Invece l’attacco stava continuando e non c’erano tracce di Iron Man in cielo. La ragazza non riusciva a vedere nulla di quello che stava succedendo dentro la casa, vide solo un secondo elicottero colpito cominciare a roteare nell’aria, diretto contro la vetrata principale di quello che appena qualche minuto prima era stato il loro salotto. Vide un’esplosione e parte della Villa crollare dalla scogliera e poi, con terrore, vide un ultimo missile lanciato contro quello che restava della casa. I muri rimasti si sgretolarono e precipitarono nell’oceano sottostante, trascinando con sé qualunque cosa avessero contenuto fino a quel momento.
Pepper rimase paralizzata e senza fiato ad osservare la distruzione della sua vita, incapace di pensare o fare qualsiasi cosa mentre l’ultimo elicottero rimasto voltava indietro e scompariva da dove era arrivato. La ragazza si gettò verso la casa, percependo solo indistintamente qualcuno che la chiamava e una mano che tentava invano di afferrarla e trattenerla, e si precipitò al limite della scogliera, urlando il suo nome.
Tony.
Rimase senza fiato al bordo del baratro ad osservare il mare che ingoiava le macerie, spumeggiando e rombando sotto di lei.
Tony.
Sentì il vento provocato da quel disastro scompigliarle i capelli.
Tony.
Sentì il caldo delle esplosioni che le scottava la pelle.
Tony.
Sentì i muscoli delle gambe urlare nello sforzo di mantenerla in equilibrio, sporta sul baratro per cercare di vedere qualcosa, qualsiasi cosa che le desse ancora speranza.
Tony.
E poi si rese conto che la speranza era morta.
- TONY – urlò nel vento.
Si girò, accasciandosi tra le macerie di quella che era stata la casa di Tony, la sua casa, la loro casa e che adesso era solo un ammasso di fumo e detriti, svuotata di ogni sentimento.
Percepì indistintamente il suono delle prime ambulanze che accorrevano sul posto, sentì il rumore degli elicotteri delle televisioni che tornavano a sorvolare la zona, colse il trambusto delle autopompe dei vigili del fuoco e poi qualcuno che la prendeva per un braccio tirandola in piedi con poca grazia, spingendola fuori da quello che restava della Villa verso un’ambulanza in attesa.
Qualcuno le stava chiedendo qualcosa, parlandole, urlandole domande a cui lei non voleva né poteva rispondere, la mente ancora in quell’abisso nero dove giaceva la sua vita.
Tony.
- Sta bene?
Di nuovo parole scaraventatele addosso, mani che la toccavano, le palpavano la testa alla ricerca di traumi, luci che le illuminavano gli occhi provocandole scariche dolorose che le fecero strizzare le palpebre, unica reazione a quella serie di violenze.
- Signorina, sta bene?
Di nuovo domande, ma che senso avevano le domande? Che cosa poteva significare un graffio, un taglio, una ferita o una frattura nel momento in cui il cuore era squarciato, lacerato, affondato nell’oceano.
Morto.
Tony.
- Credo che sia sotto shock.
- Certo che è sotto shock, le hanno appena distrutto la casa e il suo fidanzato è… - una voce diversa, una voce che non era fredda e metodica, ma arrabbiata, sconvolta, viva.
- Non è morto – si sentì dire con voce rotta mentre l’apatia l’abbandonava e un dolore sordo e pulsante la invadeva completamente, lasciandola senza fiato.
- Non c’è più nessuno là – disse una delle voci impersonali che le vorticavano attorno, superando il frastuono delle sirene.
- Non può essere morto. LUI NON E’ MORTO – urlò alzandosi di scatto ed evitando con una mossa rapida una tozza mano che cercava di riafferrarla e farla restare seduta. Si mosse a scatti diretta verso quello che solo qualche ora prima era stato l’ingresso della Villa, attraverso le macerie della sua esistenza, e il suo sguardo fu attirato da qualcosa di metallico che brillava alla luce dei lampeggianti. Si chinò e raccolse una delle maschere di Iron Man, sfregiata da uno squarcio che l’attraversava verticalmente. Pepper prese il casco e lo tenne davanti al volto, come se osservando quegli occhi vuoti potesse vedere un riflesso di chi l’aveva indossato, come se tramite quel simulacro potesse rivedere ancora una volta lui.
Tony.
Un lieve suono e l’eco di una luce rossa attrassero la sua attenzione all’interno dell’elmo e Pepper, non senza qualche timore, lo indossò. Una serie di luci e diagrammi le sfavillarono davanti agli occhi mentre una voce femminile riconosceva il suo scanner retinico e dava accesso ad un messaggio vocale.
- Pepper sono io, devo farmi perdonare molte cose, ma non ho tempo perciò…
Il sollievo la invase, fu come se qualcuno le avesse svuotato a forza i polmoni, ricacciando l’aria direttamente nello stomaco. Sentì il cuore perdere un battito, il respiro farsi affannoso e le gambe rischiarono di cederle mentre gli occhi le si offuscavano di lacrime di gioia. Si ritrovò a ridere suo malgrado e sebbene fosse ancora nel bel mezzo del disastro.
TONY.
Era vivo.
Ascoltò il messaggio con un misto di irritazione e comprensione. Lui aveva una missione da svolgere, lo capiva, ma una parte egoista della sua mente pensava che la sua missione avrebbe dovuto riguardare lei per prima, e poi il resto del mondo. Scacciò quel pensiero dalla mente concentrandosi sulla frase che aveva appena sentito “devi essere al sicuro”, l’aveva lasciata per tenerla al sicuro, per risolvere quella situazione una volta per tutte e poter poi tornare alla loro…
A cosa?
Pepper si guardò intorno e il brivido di un presagio le corse lungo le braccia. Quelle che aveva attorno non erano solo le rovine di una casa, ma delle loro vite. Prima che il Mandarino arrivasse, prima che Tony lo invitasse pensò malignamente sempre quella parte della sua mente, parte che fu rapida a ridurre al silenzio relegandola in un angolo buio e solitario, erano già sull’orlo del baratro. A New York Tony era stato spezzato, dopo quello che era successo non era stato più in grado di gestire la sua vita, meno che mai le sue armature che stavano diventando sempre più pericolose e sempre meno controllabili. Quello che era successo quella sera non era altro che la rappresentazione reale di una situazione che virtualmente si stava manifestando sotto i suoi occhi da qualche tempo a quella parte. Il fatto stesso che Tony avesse perso il controllo all’ospedale, rendendo pubblico il suo indirizzo e sfidando formalmente un terrorista, erano le prove che la situazione stava degenerando già da qualche tempo a quella parte.
Iron Man stava prendendo il sopravvento cancellando infine, dopo anni di tentativi iniziati con l’intossicazione da palladio fino ad arrivare alle armature autonome, quello che era rimasto di Tony Stark.
Pepper scosse la testa, cercando di cancellare quelle idee dalla sua mente e di concentrarsi sul problema più pressante. Capì che Tony aveva una missione da compiere e che aveva bisogno di tempo, e lei avrebbe tentato di fornirgliene quanto possibile mantenendo il silenzio sulla verità.
Per il mondo Tony Stark doveva essere morto.
Si tolse mal volentieri il casco, unico legame che la teneva ancorata a lui in quel momento, e si guardò intorno. Vide la dottoressa Hansen in piedi a qualche decina di metri dietro di lei che la stava osservando incuriosita e pensò di avere un aspetto decisamente sospetto con quel casco in testa. Se lo rigirò ancora una volta tra le mani, incapace di staccarsene definitivamente, e poi a malincuore lo fece scivolare per terra, assieme al resto delle rovine.  
- A posto? – chiese Maya quando Pepper si avvicinò a lei. Sapeva che non avrebbe avuto senso chiedere “tutto bene?” perché nulla stava andando bene in quel momento, ma almeno adesso la ragazza sembrava aver ripreso un minimo di controllo e non essere più completamente indolente.
- Per quanto possa essere possibile – le rispose Pepper con un sussurro, scavalcando una serie di calcinacci diretta al garage. - Tu stai bene? – chiese scrutando il taglio che l’altra ragazza aveva sulla fronte.
- Sopravviverò.
– Andiamo via di qui – disse Pepper avvicinandosi alla sua auto che, trovandosi nel box esterno alla casa, era rimasta quasi miracolosamente illesa dalla distruzione di tutto il resto.
- Qualche idea di dove andare?
Pepper ripensò ad Happy in ospedale e a Tony disperso da qualche parte e per un momento si sentì sola e spersa, esattamente come quando da bambina si svegliava da un incubo al buio, nel suo letto, senza il coraggio di muoversi per paura che le ombre l’afferrassero. Ma adesso non era più una bambina, adesso aveva quanto meno una cosa da fare ed era cercare di capire come mai la fantomatica biologa era comparsa, o meglio ricomparsa, nella vita di Tony l’esatto giorno in cui questa era stata annientata. La sua forza di volontà la riscosse dall’apatia e aprì decisa la portiera dell’auto. - Per adesso andiamo, poi vedremo – rispose mettendo in moto e facendo manovra tre le decine di mezzi di soccorso e di giornalisti che erano accorsi in massa.     

  
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