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Autore: Silvar tales    14/05/2013    6 recensioni
"Forse l'artista non ha dormito bene?" Infierì il conte malefico.
Leonardo cercò con tutte le sue forze di non prestare orecchio all'allusione. Doveva annientare quel sorrisetto soddisfatto dalla faccia di Riario, anche a costo di rimetterci la sua - già compromessa - reputazione. Ed ecco che ebbe il colpo di genio.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Lorenzo Medici
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli occhialini fantabiblici di Riario



Leonardo era ancora traumatizzato.
La visione di Riario che continuava a togliersi e mettersi quei fantastici occhialini da palombaro - una diavoleria certamente sconosciuta ai suoi contemporanei, ma il genio di Leonardo aveva già inventato qualcosa di simile al palombaro. In una notte soltanto. E sicuramente Riario era stata la sua più intima ispirazione - continuava ad apparirgli in sogno, o nelle sue pause mistiche.
Riario che sogghignava, Riario che sbiancava davanti alle sue mastodontiche invenzioni, Riario che ordinava ai suoi uomini di ritirarsi... La faccia malaticcia di Riario dovunque.

Leonardo aprì gli occhi emergendo dai suoi pensieri; dapprima restò alcuni minuti sdraiato tra le lenzuola sfatte e umide, fissando semplicemente il soffitto. Poi si decise ad alzarsi ma non appena si voltò su un fianco vide, spiaccicata sul suo cuscino, la faccia di Riaro.
E non solo la faccia stavolta. Il suo sguardo frenetico scivolò in mezzo secondo dal viso alle braccia alla schiena alle gambe... Dov'erano finiti i suoi vestiti?
Per lo spavento l'artista balzò indietro e rotolò sotto al letto, finendo raggomitolato sul pavimento.
Respirava velocemente, come se avesse corso per miglia inseguito dalla sua mitragliatrice - un altro suo incubo ricorrente era che le macchine da lui inventate gli si rivoltassero contro.
Inorridito, si rese conto di essere nudo a sua volta. Non poteva essere quello. No! Era un'ipotesi talmente futuristica che nemmeno lui avrebbe potuto formularla.
Dopo qualche minuto decise di affacciarsi nuovamente e sperare che si trattasse di una delle sue tante allucinazioni.
Neanche a dirlo, Riario rimaneva lì, con il respiro sottile e il torace scoperto.
Leonardo si strofinò gli occhi.
Non era una novità per lui andare a letto con i maschi, ma non poteva avere scambiato Riario per Ezio!* Nemmeno se avesse prosciugato tutto il vino delle dispense di Aldo - il locandiere più aitante di Firenze.
Forse Riario si era mascherato da Lucrezia e l'aveva portato nel suo letto approfittando del fatto che fosse ubriaco. In tal caso, Leonardo aveva urgentemente bisogno di un paio di occhiali - magari non belli come quelli di Riario, ma si poteva accontentare.
"Conte?" Tentò Leonardo a disagio, ma non ottenne alcun esito. Riario continuava a ronfare.
Leonardo decise allora di fare la cosa più vigliacca che potesse fare, ovvero fuggire. Si precipitò fuori casa, e la sfortuna volle che la prima persona che incontrò in strada fosse Nico.
Al biondo aiutante non sfuggì lo sguardo spaurito e spaesato del maestro, non che fosse una novità vederlo in simili stati.
"Che succede maestro?"
"Ah Nico... Non entrare in casa, ho liberato libellule velenose che si sono moltiplicate... Occorrerà acchiapparle, più tardi lo faccio io".
"Libellule velenose?"
"E Nico, va' al mercato da bravo, qui c'è la lista di cosa mi occorre", continuò stralunato mettendo in mano all'apprendista un foglietto perfettamente bianco.
"Maestro... Si sente bene? Credevo avesse smaltito la sbronza..."
"Va' e non discutere", concluse Leonardo lapidario per poi allontanarsi a zig zag per le vie di Fiorenza.
Non poteva certo fuggire per sempre, prima o poi avrebbe dovuto affrontare il problema-conte - sempre che non se ne fosse andato prima, e proprio in questo Leonardo sperava.

La sera, quando finalmente l'artista si era deciso a rientrare in casa, aveva trovato il suo letto vuoto.
Aveva tirato un sospiro di sollievo e aveva provato a convincersi che si fosse sognato ogni cosa. Vana speranza.
Il giorno dopo Lorenzo l'aveva convocato ad un incontro diplomatico. E al suo tavolo, quasi fosse un crudele gioco della sorte, sedeva nientemeno che il conte Riario in persona. Leonardo ebbe un tuffo al cuore e abbassò lo sguardo, schiarendosi la gola imbarazzato.
"Qualcosa non va artista?" Iniziò il conte con tono provocatorio.
"È che non mi aspettavo voi, qui".
Dentro di sé Leonardo pregò che Lorenzo si decidesse a prestargli attenzione, invece che imprecare con i suoi paladini. Sentiva lo sguardo di Riario fisso su di sé, lo guardava come fosse un libro criptato. Invece Leonardo guardava Riario come fosse un esperimento di laboratorio riuscito male.
"Forse avete sbagliato corte, siete in casa del nemico", continuò l'artista sorridendo.
Prima che Riario potesse aprir bocca, Lorenzo finalmente si intromise.
"Da Vinci! Alla buon'ora".
"Forse l'artista non ha dormito bene?" Infierì il conte malefico.
Leonardo cercò con tutte le sue forze di non prestare orecchio all'allusione. Doveva annientare quel sorrisetto soddisfatto dalla faccia di Riario, anche a costo di rimetterci la sua - già compromessa - reputazione. Ed ecco che ebbe il colpo di genio.
"Ho dormito benissimo conte, e anzi, ero venuto a riportarvi i vostri portentosi occhiali da palombaro che avete dimenticato sul mio comodino".
Riario sbiancò - per quanto possibile dato il suo colorito emaciato - vedendosi porgere i suoi affezionatissimi occhialini fantabiblici che sbandierava così volentieri, e che adorava togliere e mettere in continuazione fino a portare allo sfinimento emotivo le persone attorno a lui.
Lorenzo rimase a bocca aperta, sconvolto come tutti i presenti. Leonardo sapeva essere malvagio quando ci si impegnava.
Riario afferrò con riluttanza gli occhiali e li intascò; da bianco era diventato rosso. E Leonardo incassò uno sguardo talmente infuriato che avrebbe potuto spalancare i cancelli di Ade.
"E ora conte, Lorenzo, vi lascio ai vostri trattati di pace. Parleremo dopo mezzodì".
Detto questo l'artista, soddisfatto del suo ennesimo colpo di genio, lasciò la casa di Lorenzo.
Riario rimase pietrificato come una statua di bronzo.
Solo dopo parecchi secondi Lorenzo prese la parola, spezzando quel silenzio imbarazzante.
"Che... Che... Che cos'è un palombaro?"
"Un pescatore di palombi, immagino".



* silenzioso omaggio ad Assassin's creed.
   
 
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