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Autore: The_Novelist    02/12/2007    1 recensioni
Sesto anno alternativo, seguito de "La Stella di Cristallo". Dopo il fallito assalto di Voldemort, Hogwarts non è più un posto sicuro. Harry lo sa bene.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
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Piccolo avviso: questa storia è il seguito de “La Stella di Cristallo” ^_^



CAPITOLO I: La fine di un’estate speciale

«Ma dove si è andato a cacciare Draco? Fra poco si mangia…» brontolava la signora Weasley, mentre finiva di preparare la cena.

«Vado a cercarlo…» si propose Harry, che sapeva bene dove il Serpeverde si fosse andato a cacciare. Sgattaiolò fuori in giardino, aggirò il piccolo laghetto e puntò dritto verso un vecchio e grosso albero dalla cui sommità uscivano sbuffi di fumo.

«Uff… Niente!» sentì sbottare irritato Draco, mentre il fumo nero di una pozione fallita si disperdeva nella stanza. Fred e George gli avevano allestito quel piccolo laboratorio semi clandestino nella speranza di coinvolgerlo nei loro esperimenti.

«Ehi! Alchimista pazzo! Hai finito? Dai, che si mangia!» lo chiamò, prendendolo di sorpresa. Draco sobbalzò spaventato sullo sgabello.

«Che colpo! Mi hai spaventato, Harry!» lo rimproverò, mentre con un colpo di bacchetta rimetteva a posto tutto il tavolo da lavoro.

«Sembri proprio un Babbano alle prese con la chimica!» lo stuzzicò il moro, mentre tornavano alla Tana. Draco si passò una mano fra i capelli biondi. Aveva cambiato un po’ la pettinatura, decidendo di farseli allungare leggermente ed ora portava una fascetta elastica fra i capelli. Dopo aver visto le foto della sua famiglia, aveva scoperto di somigliare moltissimo alla madre tranne per gli occhi che erano quelli di suo padre, così aveva deciso di farseli allungare, per ricordarla.

«E che roba sarebbe? Sai che c’è per cena?» s’informò. Era fine agosto e il caldo non accennava a diminuire! L’unico sollievo era la quantità industriale di gelato che la madre di Ron riusciva a produrre ogni giorno.

Si sedettero in cucina, ma non erano gli ultimi: mancavano i gemelli Weasley. Improvvisamente si sentì un forte schianto provenire dai piani superiori: George rotolò giù dalla scale, con la faccia completamente sporca di fuliggine.

Il signor Weasley, Ministro della Magia, prese in mano la sua bacchetta: in quei mesi aveva dimostrato d’essere un ottimo mago, alla faccia della fama che gli avevano sempre attribuito.

«Tranquillo, papà! Non è niente! – s’affrettò a dire George tossicchiando – Abbiamo esagerato con il salnitro.»

«Eh? Salnitro? Ma vi siete messi a giocare con la polvere da sparo?!» si lasciò sfuggire Draco, senza pensare.

«Polvere da sparo?! George! Che state combinando?» domandò inquisitoria ed allarmata la signora Weasley, alzando pericolosamente il sopracciglio destro. George distrusse con un’occhiataccia il biondo.

«Niente, non ti preoccupare mamma! Arriviamo subito!» rispose il ragazzo, evitando altre spiegazioni e fiondandosi su per le scale. In pochi attimi, lui e il suo gemello erano a tavola lindi e pinti. Mangiarono con la consueta allegria, mentre con il pensiero i più giovani già si vedevano ad Hogwarts. Mancava solo una settimana e mezzo al rientro da scuola.

La signora Weasley aveva preparato un gelato squisito, che avrebbe fatto gran invidia a Florian Fortebraccio, secondo l’opinione di Harry. La madre di Ron, però, non aveva previsto un così grande successo e così la scorta venne consumata tutta in una notte.

«Ehi, mamma! Ce n’è ancora un po’?» domandò speranzoso Ron.

«No, l’avete spazzolato tutto! Ne farò di più domani sera. Ora, su andate in camera vostra.» li invitò la donna, mentre rimetteva a posto la cucina. Harry, Draco e Ron se ne tornarono in camera loro. Appena erano tornati in casa, avevano trovato una nuova targhetta sulla porta di camera loro. C’era scritto: “Harry, Draco e Ronald”.

«Scrivo ad Hermione se vuole venire, così poi andiamo a Diagon Alley insieme.» borbottò Ron ed Harry sghignazzò. La ragazza era tornata dai suoi genitori due giorni dopo quel fantastico compleanno.

«Ron, ma che ci fa tuo padre al laghetto?» domandò sottovoce Draco, guardando fuori dalla finestra. Tutti e tre osservarono attentamente la scena, visto che da quella posizione c’era abbastanza luce. Videro l’immagine di Silente tremare sull’acqua e molto probabilmente stavano parlando di qualcosa di molto importante, ma Harry notò un cenno del Preside verso di loro.

Ma no… Mi sarò sbagliato.” Si disse, voltandosi e stiracchiandosi. I suoi occhi smeraldini si posarono sulla confusione che regnava nella loro camera e perse totalmente la voglia di metterla a posto.

«Dovremo mettere a posto, ogni tanto…» borbottò, anche perché era brutto rovinare così una camera nuova fiammante.

«Ad Hermione, infatti non piacerebbe molto…» commentò stancamente Ron, più a se stesso che agli altri.

«Piccioncino…» sibilò malignamente Draco, che amava letteralmente spregiare il rosso. In risposta, si beccò una cuscinata in faccia.

«Ti ho detto mille volte che pretendo solo una regola: i miei capelli devo rimanere intoccabili. Sono sacri!» gli ricordò Draco falsamente arrabbiato, quando qualcuno bussò alla loro porta. Era il signor Weasley, che chiese al biondo di scendere un attimo con lui. Aveva un’espressione piuttosto seria, che non piacque per niente ad Harry.

«Scendiamo a sentire cosa vuole?» propose in tono pratico Ron, pronto ad origliare la conversazione.

«Non credo che tuo padre ne sarebbe contento, se ci scoprisse ad origliare. Aspettiamo che ce lo dica lui.» lo fermò il moro, scuotendo la testa. Anche al rosso sembrò una cosa sensata, così s’infilarono i pigiami. Si misero a giocare a carte per ingannare una lunga attesa di un’ora prima che l’altro tornasse. Aveva un’aria abbattuta, lanciò un’occhiata al gemello ed andò a sedersi sul bordo del suo letto.

«Ho dovuto scrivere una lettera, che sarà pubblicata domani sulla Gazzetta. – li informò, ma dal tono della sua voce si capiva che doveva essere qualcosa di molto importante. – Ho raccontato la verità: non sono un Malfoy, ma tuo fratello. Ho scritto di come l’ho scoperto e di come Voi-Sapete-Chi mi ha tratto, aggiungendo che rinuncio a tutto ciò che comporta il nome dei Malfoy.» spiegò, guardando a terra.

«Perché diavolo papà ti ha fatto scrivere una cosa del genere?!» scattò immediatamente Ron indigiato.

«Dopo che è uscita la notizia del mio ritrovamento, sono circolate parecchie voci. Parecchi giornalisti del calibro di Rita Skeeter sarebbero venuti ad Hogwarts si erano già messi a ronzare nei dintorni del castello, così era meglio che mettessi in chiaro tutto… E poi quella lettera servirà a ricordare e spronare la gente contro il Voi-Sapete-Chi.» gli rispose, con un mezzo sorriso parecchio tirato.

«Su questo posso essere d’accordo, ma il resto servirà solo a creare scandalo!» protestò Ron, che avrebbe preferito di gran lunga andare a disturbare ora che sapeva cosa voleva sua padre.

«Ron! Basta. Se succederà qualcosa, saremo pronti. Abbiamo Hermione, no? Ha messo a tacere Rita Skeeter!» concluse incoraggiante Harry, provocando lo sghignazzio di Ron: adorava l’idea con cui la ragazza aveva fermato quella giornalista da quattro soldi!

Stava volando a folle velocità in mezzo alle nuvole, divertendosi ad attraversarle. Non aveva mai cavalcato in modo così folle la sua Firebolt, ma in un angolo della sua coscienza sapeva di essere in un sogno. Affrontò coraggiosamente una banco di nubi scure, che iniziarono a rombare cariche di tuoni. I fulmini minacciarono di colpirlo e lui cadde in picchiata dove avrebbe dovuto trovarsi la terra. Ci trovò un mare di sangue al suo posto ed il suo cuore ebbe paura. Improvvisamente ci fu un lampo di luce verde, che lui conosceva troppo bene.

Venne disarcionato dalla scopa e cadde in quel mare rosso, mentre nella tempesta s’alzava un coro di strazianti voci lamentose. Gli sembrò di sentire la voce di Diggory.

Si risvegliò di colpo, spalancando impaurito gli occhi. Si accorse di avere il fiatone. Si era agitato parecchio nel sonno e non riuscì a scacciare la paura di quel brutto sogno. Rabbrividì nonostante il caldo, voltandosi verso suo fratello che sembrava dormire.

«Draco? Sei sveglio?» domandò sottovoce il moro, anche se non voleva disturbarlo.

«Un po’…» mugugnò dopo qualche attimo, rigirandosi verso di lui ed aprendo a fatica un occhio.

«Posso dormire con te?» chiese Harry, sorprendendosi per quel tono infantile che gli era venuto. Sentì il gemello sbuffare divertito, vide fargli spazio e sollevare un lembo della coperta. Harry schizzò ad occupare quel posto.

«Deve essere stato un incubo terribile.» constatò il biondo, perché prima di allora suo fratello non gli aveva mai chiesto una cosa del genere.

«Ho fatto un brutto sogno… - annuì controvoglia il neo sedicenne. Gli venne in mente di quando aveva visto Fred e George parlare in sala comune, tanti mesi fa. Lui e Draco avrebbero mai raggiunto una tale intimità? – Come l’hai capito?»

«Intuito, credo… Dai, non ci pensare. Certo che hai trovato un bel modo per farmi fare il fratello adulto e responsabile, eh?» commentò intenerito ed un po’ imbarazzato il Serpeverde.

«Sai, ancora mi stupisco che tu sia mio fratello gemello…» confessò il moro, con un altrettanta dose di imbarazzo.

«Ti faccio senso?» borbottò falsamente indignato il Serpeverde, incurvando un sopracciglio. Sapeva che entrambi dovevano ancora esplorare a fondo quella situazione.

«Ma non dire idiozie! Solo che da come mi aveva parlato la McGranitt avevo capito… Insomma… Eri morto…» sussurrò imbarazzato Harry, accoccolandosi contro il corpo del fratello gemello.

«Beh, si vede che hai capito proprio male… Ti ha mai detto nessuno, per caso, che sei davvero un coccolone?» ridacchiò Draco, coccolando il suo gemello.

«E che c’è di male? Voglio solo un po’ di coccole da mio fratello, non è che me ne hai fatte molte signor Serpeverde! Se continui così, mi bilancerai perfettamente come gemello malvagio. – ribatté Harry, divertendosi veramente tanto in quella situazione. – In ogni caso, penso che mi abituerò molto presto. Fratellone…»

«Sicuramente anch’io. Posso rivelarti una cosa? Quando ero piccolo, mi ripromisi che, se mai avessi avuto un fratello od una sorella, io gli, o le, avrei voluto sempre bene e protetto o protetta, da tutto. Arti Oscure comprese, a dispetto di quello che mio padre avrebbe potuto dire…» confessò piano Draco, che da un po’ voleva dirgli questa cosa.

«Da quando ti ho conosciuto sul serio, ho sempre sostenuto che tu fossi un bravo ragazzo. Ne ho un’altra conferma! Fratellone…» disse in un sussurro appena udibile un Harry molto commosso.

«Dai, su… Non fare così, non ce n’è bisogno o mi metti in imbarazzo… Forse è l’ora di dormire, non credi?» suggerì il biondo, accarezzandogli i capelli corvini. Aveva scoperto che, per qualche oscura ragione, quel suo gesto aveva un potente effetto calmante sul gemello.

«Già, mi dispiacerebbe aver svegliato Ron. Domani, vorrà sapere che ci ha trovati a dormire nello stesso letto…» sbadigliò Harry, mentre i suoi occhi si chiudevano vinti dal sonno.

«Buonanotte, fratellino.» gli augurò il gemello pian piano, mentre rimboccava meglio la coperta per sé ed il gemello. Non molto tempo dopo s’addormentò anche lui.

«Ma tu guarda questi due…» commentò Ron, accorgendosi che Harry nella notte si era trasferito nel letto di Draco. A vederli così vicini, si stupì ancora una volta di quanto si somigliassero. Chissà perché non si era mai accorto nessuno di quella straordinaria somiglianza. Un forte crac disturbò i suoi pensieri.

Ma chi diavolo si Materializza a casa nostro alle nove del mattino?!” pensò Ron, mentre scendeva giù a vedere chi fosse arrabbiato. Allo stupore iniziale, se ne aggiunse altro perché vide che il misterioso venuto non era altro che lo stesso Sirius!

«Ma che ci fai qui?!» esclamò Ron alle sue spalle. Il mago si voltò di scatto.

«Oh, Ron! Qualcuno mi può spiegare questo?» domandò lui, sbattendogli in mano la Gazzetta. In prima pagina era stata pubblicata la lettera bomba del Serpeverde.

«Sirius? Ti ho detto di non farti vedere qua!» esclamò improvvisamente il signor Weasley, emergendo dalla sala già vestito di tutto punto.

«Arthur, ci sono delle cose che mi dovete spiegare. Insomma, cos’è tutta questa storia?» domandò il padrino di Harry, riprendendosi la sua copia del giornale.

«Sirius, ti spiego tutto più tardi. Per favore, ora vattene. Non puoi farti vedere qui, pensano ancora che tu sia un ricercato!» ripeté ancora una volta ed al secondo avviso, l’altro non poté fare altro che Smaterializzarsi.

«Certe volte è impossibile… Harry e Draco sono già svegli, Ron?» chiese l’uomo al figlio, mentre s’infilava in bocca una fetta di pane imburrato con marmellata.

«No, dovresti andare a vederli papà…» gli suggerì il figlio più giovane.

«Non posso proprio, devo andare. Non so se vengo a pranzo. Ciao, Ron.» lo salutò il padre, Smaterializzandosi di colpo. Ron guardò un attimo il punto in cui suo padre si trovava un attimo prima. Si disse che quel saluto poteva essere l’ultimo che suo padre gli rivolgeva. Scosse la testa ed allontanò quel pensiero.

«Oh, ecco dov’eri. Mi sembrava strano che non stessi russando.» commentò Fred, che stava scendendo le scale.

«Ti sei accorto di Harry e Draco?» domandò George, mentre entravano in cucina. Loro madre aveva lasciato la colazione in caldo, perché era dovuto uscire per non bene specificati lavori da fare per il Ministero.

«Sì, ce li ho gli occhi.» brontolò Ron, mentre si serviva la colazione. Non aveva voglia d’iniziare la giornata come bersaglio dei fratelli.

«Stanno facendo come me e Fred, quando eravamo piccoli… Bisognerà controllarli, non vorrei che regredissero allo stadio infantile.» ridacchiò George, prima di mettersi a mangiare.

«Dai, per favore… Non state a disturbarli. Ora che sanno di essere fratelli, devono ancora capire come comportarsi…» disse Ron.

«Ma certo, fratellino. Non siamo mica stupidi fino a questo punto!» s’indignarono i due gemelli, che non aprirono più bocca se non per fare colazione. Ron li osservò attentamente, poi scosse la testa ed andò a fare toeletta un minuto prima che Draco scendesse assonnato. «’Giorno, Dracuzzolino…» lo salutò Fred, che si divertiva ad inventarsi nomignoli. Il biondo li odiava.

«Okay, mi sa che è il caso di una nuova regolina. Numero uno: i miei capelli non si toccano. Numero due: niente nomignoli stupidi.» brontolò, fulminando con un’occhiata di ghiaccio e mettendosi a sedere. Si versò il latte caldo in una tazza piena di cereali. Stava pensando a come si era svegliato, con suo fratello fra le braccia.

«Sentite, posso farvi una domanda? Seria, intendo.» domandò improvvisamente il biondo ai gemelli Weasley.

«Avanti, spara! Siamo tutt’orecchi.» lo incoraggiò Fred, con il suo solito tono frivolo.

«Beh… Ecco, non so se è esattamente seria… Più che altro stupida, ma com’è avere un fratello gemello?» domandò pensieroso, alle uniche persone che gli avrebbero potuto rispondere. I due Weasley lo guardarono un po’ spiazzati ed addolciti.

«Oh… Draco, non so se c’è una definizione od una descrizione… Mi viene da dire che è un po’ come avere il tuo miglior amico sempre a portata di mano…» provò a dire Fred, che non aveva mai riflettuto su una cosa del genere.

«… Ma non è proprio così, perché un gemello è più di un semplice amico. Non gli vuoi solo bene, ma anche qualcosa di più. Diciamo che è un particolare tipo di amore. – concluse George che forse ancora più di Fred poteva rispondere. – Con un fratello di cresci insieme, per tutta la vita. È un punto fermo, sei sicuro che lui ci sarà… Ma vale per tutti, non solo per i gemelli. Mi ricordo di quando eravamo piccolo e Ron s’intrufolava di notte nel nostro letto, perché non voleva disturbare mamma e papà… E un po’ anche perché si vergognava.»

«Ronnie ha sempre avuto paura dell’Uomo Nero, mentre per noi era un amico…» specificò Fred, mentre i due si perdevano in qualche ricordo lontano. Draco sospirò, perché non sapeva se sarebbe mai riuscito a comprendere quei discorsi: in fondo, sia lui sia Harry erano cresciuti separati, senza avere la minima idea l’uno dell’altro.

«Draco, non crucciarti d’accordo? Fratelli si nasce, in più siete gemelli per cui dovreste avere un feeling naturale. Un po’ come me e Fred.» lo rincuorò George, dandogli una pacca sulla spalla.

«Povero Ron! Dovrà sopportare altri due come voi! Povero, povero, povero Ron!» rise divertito Bill, da poco rientrato in cucina. I gemelli Weasley annuirono vigorosamente a quell’osservazione.



NOTE:

Allora questo è il primo capitolo! Spero vi sia piaciuto! ^__^ Fatemi sapere okay?

  
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