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Autore: mery_wolf    14/05/2013    4 recensioni
"Io non sono una principessa che ha bisogno di essere salvata. [...] Io sono il drago."
Sherlock e John. Strane metafore.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson , Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Andata e ritorno.

 

 

 

 

 

"Oddio, potresti una volta... solo per una volta" John sospira "cercare di non morire?"

"Ma, John, è impossibile, prima o poi morirò in ogni caso."

Sherlock lo vede rabbrividire silenziosamente. I suoi occhi sono coperti dalle mani per un secondo, poi scoperti. Nasconde qualcosa.

O, almeno, cerca di farlo.

"Io voglio dire che" cerca la calma, respira profondamente "sarebbe molto... diciamo così, carino da parte tua se ogni tanto cercassi di..."

Lo guarda. Le frasi incomplete di John non gli fanno capire quale sia il punto.

Dove vuole arrivare?

"Vorrei solo dirti di non scappare via da me ogni volta che hai a che fare con una situazione che potrebbe ucciderti, e in cui io non potrei intervenire." Lo guarda negli occhi, cerca una reazione che non arriva. Quel da me è di troppo, una nota che stona con il suo tono da ramanzina.

Sherlock lo osserva. Cosa vuole, John? Cosa prova? Potrebbe volergli far capire, in qualche suo strano modo, che lui non si sente - o non viene ritenuto - all'altezza delle situazioni? Della sua abilità, del suo cervello? No, non proprio. Lo sguardo trasmette tutto tranne quel tipo di insicurezza.

Ha delle rughe, scavate nella fronte ampia proprio in questo momento. Che vogliono dire?, Sherlock potrebbe leggere fra quelle righe fatte di carne?

Ah, è preoccupazione. John pensa che Sherlock possa morire senza di lui? Senza che lui possa intervenire?

Le mani di John sono strette in pugni saldi, nervosi. Frustrazione. Conosce quel modo di sentirsi, quando le cose non vanno come desidera, quando scivolano via dal suo controllo. John teme di non poterlo controllare?

Pensa se i ruoli fossero invertiti, se fosse John a scappare qua e là, senza un'arma per difendersi - cosa improbabile, John possiede sempre un'arma, ma per difendere gli altri - e una leggera fitta si spande nel suo stomaco. Ricorda bene quest'ansia.

Capisce.

Da quando il loro rapporto ha acquistato questa dinamica? Da quando è diventato così urgente il fatto di proteggersi l'un l'altro?

È così che funzionano i rapporti, forse? O solo quelli più stretti provocano queste fitte? È così essere fratelli, uniti dal senso di voler soccorrere l'altro?

Non lo sa, non lo sa. Non lo potrà mai sapere.

Un moto di orgoglio si propaga nel petto, sovrastando la confusione dell'ultimo pensiero. Ha bisogno di proteggersi.

"John, io non sono una principessa." Esordisce. Guarda l'espressione di John tramutarsi in sorpresa. Per lui è sempre sorprendente quanto le conversazioni possano progredire in fretta, in un tempo così ristretto, in argomenti sempre... terribilmente strani.

John balbetta, inizia a vagare per la stanza. "Cosa?" ride quasi, leggermente isterico.

Sherlock lancia uno sguardo sul tavolino, controllando che non ci sia nessun oggetto contundente che John potrebbe usare dopo aver perso la pazienza. Nota un libro, è di John. Tolkien. Lo Hobbit - un libro può essere un'arma? A volte sì, in molti modi -, il titolo è qualcosa sull'andata e il ritorno. Fantasy. A John potrebbe essere chiara una metafora o un paragone basato sul fantasy?

"Io non sono una principessa che ha bisogno di essere salvata. Non sarò rinchiuso in un castello, per quanto ne sappia, anzi posso assicurarti che non permetterò a nessuno di rinchiudermi. E non starò lì a farmi le trecce mentre ti aspetto."

In un secondo momento, Sherlock pensa di poter offendere John, ma lui è ancora molto confuso. Prova a spiegare meglio, più lentamente. Si ricorda che molte volte parla così velocemente che le persone non capiscono le sue parole. John glielo fa notare. Le lascia indietro senza nemmeno accorgersene, le persone, ma John lo corregge.

"Io non posso essere salvato come una principessa." Scandisce, lo guarda negli occhi, li tiene ben aperti - è la prima volta che si sforza in così tanti modi per far capire ad un altro essere umano la linea che segue il suo pensiero? Probabilmente sì.

"Ti stai paragonando ad un personaggio delle fiabe?" Inarca le sopracciglia. L'incredulità è sparsa un po' ovunque sul suo corpo. John, così attaccato alla realtà, alle cose pratiche. Perché legge romanzi fantasy di così tante pagine, che realtà trova in quelle parole?

Nei suoi occhi si fa spazio la muta comprensione, gli schiarisce il volto.

"Esattamente. Io non sono quello per cui qualche cavaliere vorrebbe combattere." Nessuno vorrebbe salvarlo? Possibile. Per tutta Scotland Yard, la sua morte sarebbe sia una grande tragedia - così tanti casi irrisolti - che un grande sollievo. Per John?

La risposta è nella loro conversazione.

"Io sono quello contro cui devi combattere." Che, il più delle volte, è vero. Passano più tempo a scontrarsi, litigare su quello che John vuole fargli entrare in testa - cose come amicizia, tranquillità, abitudini. Parole di sicurezza, in cui si rifugia quando per lui è troppo - "Io sono il drago."

In quel momento John capisce e gli si allarga un sorriso, quasi involontario. È divertito.

Sherlock è serio, la sua metafora è seria. Rende tutto ancora più ironico.

Cavalieri, principesse, draghi. Chi è chi? Chi combatte chi?

John si accomoda sulla poltrona, esattamente di fronte a lui. Lo guarda, senza un'ombra di preoccupazione. Divertito.

Si sente sfidato, si sente lusingato perché involontariamente l'ha paragonato ad un cavaliere che potrebbe combattere un drago? - lo vorrebbe?

Si guardano. "Io non ho paura" Gli confessa, ma non è una confessione vera, è un'altra sfida "di combattere un drago."

Adesso parlano in codice? Sente una fitta d'orgoglio, ben diversa dalla prima. Gli stringerebbe la mano, si complimenterebbe con lui. È fiero di John.

Sorride anche lui, unendo le mani davanti alle labbra. Aspetteranno un cliente, andranno in cerca di prove, inseguiranno individui loschi per tutta Londra - anche senza pistola. Ma ritornerebbero a casa comunque - grazie al lavoro di squadra? Per colpa dell'amicizia, perché si saranno protetti a vicenda? Quali delle possibilità è quella vera?

John vuole questo, è questo che gli sta chiedendo fin dall'inizio.

Sherlock sorride di più. Adesso capisce John un po' di più del minuto precedente.

Andata e ritorno, eh?

 

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Note:

Sono nuova in questo fandom, quindi ho iniziato con una cosetta semplice, anche un po' stupida. Mi sono divertita molto a scriverla, poichè il fatto che Benedict doppi
Smaug ha reso la frase di Sherlock "Io sono il drago" ancora più divertente, almeno ai miei occhi.  

Ad ogni modo, mi farebbe piacere ricevere qualche parere. :)

Saluti!

  
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