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Autore: ArmoniaDiVento    14/05/2013    3 recensioni
“Questa sua ossessione per Pansy Parkinson da qualche tempo stava costando al povero undicenne parecchie prese in giro da parte dei compagni Grifondoro, per non parlare degli schernimenti di tutta la Casa di Serpeverde. Ma a Colin Canon non importava. Non gli importava nulla”.
Una crack su una coppia davvero improbabile... eppure anche la fredda Pansy si ritroverà a chiederselo.
Siamo umani? Are we human?
[crack pairing Colin/Pansy]
Partecipa al Contest "Arrivano i saldi a Diagon Alley!" di flors99
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Albus Silente, Colin Canon, Daphne Greengrass, Pansy Parkinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Nickname: ArmoniaDiVento (in entrambi)
Titolo:  Are we human?
Pacchetto sulla coppia/personaggio che avete scelto: Zuccotto di Zucca: Pansy/Colin, Bacchette Trabocchetto: Silente
Canzone, Prompt, Obbligo/Divieto: Merendine Marinare: Human, Firebolt: fuoco, Il Quidditch attraverso i Secoli: genere triste
Rating: giallo
Genere: triste, angst, introspettivo
Introduzione: “Questa sua ossessione per Pansy Parkinson da qualche tempo stava costando al povero undicenne parecchie prese in giro da parte dei compagni Grifondoro, per non parlare degli schernimenti di tutta la Casa di Serpeverde. Ma a Colin Canon non importava. Non gli importava nulla”.
Una crack su una coppia davvero improbabile... eppure anche la fredda Pansy si ritroverà a chiederselo.
Siamo umani? Are we human?
Note d’Autore
E infine, eccomi qui con la tanto sospirata Consy! XD purtroppo in questa mia storia, anche se il crack pairing prometteva grasse risate, di divertente non c’è nulla :( è venuta fuori una cosa molto triste, ma a parte questo... devo dire che per me è stata un’autentica sfida! Non pensavo che ce l’avrei fatta, sul serio, a scrivere qualcosa su questa pazza coppia senza diventare matta...
I prompt mi sono stati di grande aiuto, e inaspettatamente a un tratto tutti i tasselli sono andati al loro posto, andando a comporre beh... questo :) è una raccolta che si divide in tre momenti diversi tra i due! So che non è un granché, però devo dire che mi sono impegnata molto e soprattutto mi è piaciuto scrivere una cosa così diversa, mi sono divertita un sacco! Senza contare la parte precedente del contest, ovvero gli acquisti, davvero una genialata :D è stato troppo divertente!
Ora non voglio anticipare altro sulla trama, vi lascio alla lettura... :)


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Are we human?
 
 
 

«She’s not human»

 


Click!
-Santo Salazar, ancora tu! Piccolo mostriciattolo, ti conviene lasciarmi in pace, prima che...
-Pan, calmati, è solo un pischello del primo anno...
-Non ti sopporto più! Hai capito?!
 
L’urlo della ragazza echeggiò tra le alte pareti, ma l’abile fotografo era già scappato via, correndo come un matto lungo il corridoio; si fermò a prendere fiato solo dopo aver messo una notevole distanza tra lui e la sua bellissima Serpe Focosa, come l’aveva soprannominata in un delirante pomeriggio di pioggia.
Questa sua ossessione per Pansy Parkinson da qualche tempo stava costando al povero undicenne parecchie prese in giro da parte dei compagni Grifondoro, per non parlare degli schernimenti di tutta la Casa di Serpeverde.
Ma a Colin Canon non importava. Non gli importava nulla.
Era convinto di avere trovato la modella perfetta per le sue foto, colei che racchiudeva in sé l’aspro fuoco della passione e che ti poteva incenerire con una sola occhiata, proprio lei, Pansy Parkinson, che a detta di tutti era un cubetto di ghiaccio, per Colin rappresentava l’ardore, il calore, la fiamma della prima cotta adolescenziale e non poteva fare altro che rincorrerla con il suo incessante click, sperando di catturare in un istante un altro piccolo atomo della sua irraggiungibile vita.
 
 
-Colin, io... al posto tuo lascerei perdere. Non vedi che non ti sopporta? Le sta venendo un esaurimento nervoso...
-Lei non è umana, Neville.
-No, non lo è affatto, è una Serpe malefica e comunque dovresti se non odiarla quantomeno ignorarla!
-No, tu non capisci! Lei non è umana, è... è diabolica. È qualcosa di... trascendente, mi spiego? Voglio dire, come qualcosa di irraggiungibile, di intoccabile... è tutta un fuoco, è proprio...
Il ragazzo sbuffò, alzando gli occhi al cielo.
-Colin, mi dispiace ma non posso aiutarti, i suoi amichetti Serpeverde se la prenderebbero anche con me, ho già abbastanza guai...
Ma Colin Canon non voleva l’aiuto di nessuno. Era coraggioso, testardo e con quella macchinetta fotografica correva lungo tutti i corridoi della Scuola, schivando fantasmi, studenti e malelingue, solo per correre dietro a lei, al suo fuoco.
 
 
 

 
 

«We are human. Are we human?»

 
 
 
 
Era un pomeriggio qualunque di una settimana qualunque.
Sebbene negli ultimi giorni un avvenimento avesse turbato gli animi di tutti, studenti e professori, Pansy Parkinson non aveva paura. O almeno, era quello che credeva.
L’Erede di Serpeverde era tornato per vendicare i Mezzosangue, ciò significava che l’intera faccenda non la riguardava. Il suo nobile nome l’avrebbe tenuta al riparo.
Eppure quel pomeriggio, quando passò davanti al corridoio dell’Infermeria, la ragazza notò una piccola folla accalcata intorno a un letto e si ritrovò a pensare, agitata.
Di nuovo?
Il misterioso mostro aveva colpito una nuova vittima?Chi sarebbe stato, questa volta?
Si avvicinò titubante al pannello di gente che si stava diradando, lasciando intravedere, ai lati del letto, solo un paio di professori e il Preside, che si accertavano delle condizioni dello studente.
Daphne, che aveva intravisto l’amica dal fondo del corridoio, la raggiunse velocemente.
-Pansy, che ci fai qui? È successo qualc... oh.
Le due ragazze si erano avvicinate di più al letto, non abbastanza preparate per il triste spettacolo che si parò loro davanti.
Quel ragazzino insolente e insistente, quel piccolo e noioso Grifondoro del primo anno, giaceva scompostamente sul letto, l’obbiettivo della sua adorata macchina fotografica incollato al suo viso, le mani fredde come dura roccia a stringere quell’oggetto che gli apparteneva.
 
Pietrificato.
 
Pansy sentì come una stretta allo stomaco, una sensazione spiacevole. Non si era aspettata uno spettacolo del genere, no, non aveva idea di che cosa stesse succedendo esattamente nella Scuola, a lei non importava, non era così?
E tra tanti studenti proprio lui...
 
Si voltò di scatto verso l’amica, sussurrandole in maniera quasi impercettibile.
-Stamattina mi ha fotografata in Sala Grande. Stavo facendo colazione, io...
Daphne sostenne a lungo lo sguardo dell’amica, solitamente così fiero e austero, che ora sembrava tradire una venatura di insicurezza, quasi di... dispiacere?
-Signorina Parkinson, signorina Greengrass.
La voce del Preside interruppe il loro scambio silenzioso.
-Che cosa gli è... successo?- esclamò con voce incerta Pansy, indicando il ragazzo.
-È successo di nuovo. Sfortunatamente il signor Canon si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato. Ahimè... bisogna stare davvero attenti, di questi tempi.
Pansy sobbalzò a quelle parole, una domanda aperta nel suo sguardo che però non osava porre. Per orgoglio?
Ma Albus Silente era rinomato per saper leggere nella mente dei propri interlocutori, senza affatto ricorrere alla Legilimanzia.
-Si rimetterà. Madama Chips si occuperà di lui. Non si preoccupi, signorina Parkinson; torni pure nella sua Sala Comune.
-Io non sono preoccupata!- scattò Pansy, punta sul vivo.
No, lei non lo era affatto! Preoccupata per chi, poi? Per quel fastidioso moccioso Grifondoro del primo anno?
-Non c’è bisogno che reagisca così, è normale avere paura- rispose con voce calma Silente.
-In fondo, signorina Parkinson, lei lo sa. Siamo umani.
Lei lo guardò sprezzante, con un cipiglio quasi insolente.
-E gli umani soffrono.
Lasciò l’Infermeria voltandosi di scatto, prima che il rossore delle sue guance potesse impossessarsi anche delle scure iridi dei suoi occhi.
 
 



 

«Let me know, is your heart still beating?»

 
 
Siamo umani? È così?
Siamo umani a combattere una Guerra che abbiamo già perso in partenza?
 
Pansy Parkinson non sapeva perché, ma quel giorno le parole che Albus Silente le aveva rivolto cinque anni prima le rimbombavano in testa.
Forse perché non aveva mai pianto.
Forse perché non si era mai lasciata andare veramente.
Forse perché non si era mai sfogata.
 
Pansy Parkinson? Non è umana. È un cubetto di ghiaccio, è atona.
 
Questo dicevano in giro di lei.
 
-In fondo, signorina Parkinson, lei lo sa. Siamo umani.
 
Quelle parole la tormentavano, mentre piantata nel mezzo della Sala Grande vedeva quel corpo abbandonato, gli occhi che non avrebbero più sorriso, il cuore che non avrebbe più martellato nel suo petto, nemmeno per lei, mai.
 
-Si rimetterà. Madama Chips si occuperà di lui. Non si preoccupi, signorina Parkinson.
 
Le parole di un uomo che non c’era più.
Quanto potevano valere le parole di un morto?
Eppure quelle parole non erano morte con lui; avevano continuato a vivere nella memoria di una ragazza che nascondeva, sotto una spessa corazza, un oceano di ricordi e di emozioni e di rimpianti.
 
No, questa volta non era pietrificato; non sarebbe bastato un infuso di radice di Mandragola per farlo tornare.
 
Se n’era andato.
 
Così.
Perché la Guerra aveva voluto così.
Lentamente si avvicinò al corpo del ragazzo che aveva tanto detestato negli anni precedenti, che aveva cercato di ignorare, che aveva schernito e sbeffeggiato; accanto a lui, accanto al suo viso giaceva, inerme anch’essa, la sua affezionata macchina fotografica.
Stava lì, era lì con lui, testimone di quello che era stato e di quello che, per tutti coloro che lo ricordavano, sarebbe continuato a essere.
Semplicemente Colin.
 
Pansy la raccolse, con mano tremante.
Sapeva di non averne il diritto. Sapeva di non meritarselo affatto.
Eppure il suo istinto decise per lei.
Fece scattare l’apertura dell’obbiettivo, e s’impadronì del rullino.
 
Poi corse attraverso la stanza, giù per le scalinate, senza fiato, senza più lacrime, senza voltarsi indietro.
 




  
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