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Autore: Mitsuki91    14/05/2013    4 recensioni
Lily, la notte del trentun ottobre, ha preso la sua decisione: si è spostata, salvandosi e permettendo a Voldemort di uccidere Harry. Ma perché l'avrà fatto? Chi è che ama e che ha sempre amato, e perché non è mai riuscita a dirglielo?
[Lily/Severus]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, James Potter, Lily Evans, Severus Piton | Coppie: Lily/Severus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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E torno con un’altra Lily/Severus… Non posso farne a meno. Sarà impazzita, ma ho deciso di scrivere tutto ciò che mi ispira, dato che le idee ci sono… Gli aggiornamenti, visto e considerato le altre mie storie e gli esami imminenti, non saranno in tempi brevissimi, però… In questo modo posso scrivere nelle storie per le quali ho ispirazione, no?
Parlando brevemente della storia, appunto: parte da una what if gigantesca, che non si limita al solo momento narrato nel prologo. I caratteri saranno necessariamente OOC (a dirla tutta, Lily ma soprattutto James saranno OOC. Spero motivati, ma l’avvertimento va inserito comunque).
Poi che altro dire? È una long, sì, ma non sarà molto lunga… Spero. Dopo il prologo, ci sarà un momento in cui vedremo diversi flash… E, poi, una breve conclusione al tutto. Beh, spero di lasciarvi soddisfatti, in ogni caso… Vedremo come va =)
Intanto, vi auguro una buona lettura! =)


Prologo

La donna era davanti ad una culla: le dava la schiena, fissava con ansia la porta chiusa davanti a sé. Era spaventata, certa che sarebbe morta, conscia del disastro terribile che sarebbe successo di lì a poco e… Confusa. Le faceva male la testa. Cercò d’ignorare la sensazione ma, ad un certo punto, con un gemito, fu costretta a prendersela fra le mani. Si accorse che le colava del sangue dal naso.
Tempo pochi secondi e la porta si spalancò. Il bambino dietro di lei, nella culla, iniziò a piangere.
Doveva riflettere.
Non poteva morire, non ora che… Ora che…
“Spostati, stupida.”
La voce era fredda, glaciale, crudele… Sadica, persino.
Lei alzò la testa, ignorando per un momento il dolore. I suoi occhi incontrarono quelli rossi di un mostro, incastrati su un viso bianco come il latte e quasi deformato.
Ma non aveva paura. No, lei non aveva paura. Era determinata, decisa più che mai ad aggrapparsi a quella flebile opportunità.
“Spostati, se vuoi che ti risparmi.”
“… Perché?” riuscì a chiedere, infine, pulendosi il sangue che continuava a colare con una manica della vestaglia che indossava.
Lui sgranò gli occhi, sorpreso e divertito dalla domanda.
“Così posso ammazzare il bambino, no?”
Il pianto dietro di lei continuava, infastidendola. Si sfiorò una tempia con due dita, chiuse gli occhi e li riaprì.
“No, mi chiedevo… Perché non mi uccidi? Perché mi risparmi?”
L’uomo sembrava essere seccato, ora, come se non vedesse l’ora di sbrigare quello che era venuto a fare.
“C’è qualcuno che ti vuole viva.”
Gli occhi della donna si accesero di speranza, scacciando per un momento la confusione che regnava sovrana nella sua testa.
“Chi?” chiese, bramosa “Chi mi vuole?”
Lui la squadrò un attimo e decise di avere ancora pazienza.
“Uno dei miei migliori Mangiamorte. Severus Piton.”
“Sev.” disse la donna, sospirando, e il suo tono era meravigliato ed estasiato.
“E adesso levati.”
Lei lo guardò ancora un attimo negli occhi, interrompendo il momento di sogno. Il pianto del bambino si fece più acuto, più presente.
Il mio bambino, pensò, per un attimo.
No, il bambino di James, si corresse poi, il tono duro.
Le sue labbra si strinsero in un’espressione decisa. Non si girò per osservare il bambino, mentre la testa riprendeva a dolerle e il mondo, lo sentiva, stava per cambiare.
Fece un passo, di lato.
L’uomo, a quel gesto, sgranò ancora di più gli occhi, come se non lo avesse creduto possibile.
“Promettimi” iniziò lei, sempre stando ben attenta a non voltarsi verso il bambino – non voleva vedere, non doveva vedere – “Promettimi che, poi, mi porterai da Severus.”
Lui sorrise, di un sorriso crudele.
“Avada Kedavra!” urlò.
Il bambino smise di piangere. Il bambino era morto.
La donna non sentì alcun dolore.
Si sentiva libera, libera, finalmente libera…
Allungò un braccio, sempre con quell’espressione ardente e la bocca chiusa in una riga sottile.
“Portami con te.” disse, la voce ferma “Portami da lui.” aggiunse, ed il suo tono s’incrinò, come se fosse commossa.
Il sangue tornò a scendere dal suo naso e lei sentì il mal di testa tornare a premerle sulle tempie, ma non vi badò. Doveva solo avere pazienza, solo un attimo…
L’uomo si avvicinò a lei, allungò una mano e le strinse il braccio in una morsa.
Poi, tutti e due, scomparvero da quella casa.
   
 
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