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Autore: WhiteOphelia    15/05/2013    1 recensioni
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Manipolazioni'
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Buona sera miei adorati lettori! Forse dovrei darvi la buonanotte, visto l'orario xD
Dunque, mi dispiace d'essere ancora in ritardo! Ormai mi conoscete e sapete bene quanto incasinata sia la mia vita. Scrivere è un piacere per me e, ultimamente, trovare qualche oretta per dedicarmi a ciò che più amo sta diventando difficile. Però, visto che queste settimane senza scrittura sono state settimane di panico e frustrazione, ho deciso che mi ritaglierò i miei spazi e basta. Ho bisogno di scrivere, è la mia terapia alla realtà in cui viviamo! ;)
Ora, visto che attendete il capitolo da un bel pezzo, vi lascio subito alla lettura. Vi dico solo che... Le carte in tavola sono di nuovo cambiate! Muahahah Quanto mi diverto!
Vado a rispondere alle vostre meravigliose recensioni! Venti! L'ultimo capitolo ha ricevuto ben venti recensioni! Io vi adoro con tutto il cuore! Siete splendidi e mi date un calore che nemmeno immaginate!
Un abbraccio e buona lettura :)

 






 
 

"Ciò che non sapete, o meglio che non potete sapere, è più importante di ciò che sapete.
Il buio non distrugge ciò che nasconde."
 
Anonimo

 





 

Non era vero.
Non poteva essere vero.
Quella lettera era sicuramente un falso.
 
I cinque Auror rimasero col fiato in gola. Il sangue si gelò nelle vene ed un violento giramento di testa colpì Ronald. Il rosso fu costretto a sedersi su di una poltrona, mentre le uniche parole che uscivano dalla sua bocca erano “Non può essere, è una menzogna. È una menzogna…”
Quella lettera aveva scioccato tutti i presenti.
Trascorsero minuti di panico, fino a quando il giovane Malfoy non fece tornare un po’ di lucidità.
«Siete i soliti Grifondoro idioti.» una voce fredda e tagliente ruppe il silenzio divenuto, ormai, assordante.
I ragazzi si voltarono subito verso di lui e negli occhi verdi del Prescelto una fiammella di rabbia subito si accese.
«Puoi ripetere?» chiese lentamente, la voce distorta dalla rabbia.
«Siete degli idioti, ecco cosa siete.» rispose il biondo tranquillo, ma dentro aveva un tumulto.
Harry si gettò su di lui in pochi secondi. Lo prese per il colletto e lo sbatté contro il muro.
«Ma si può sapere dove cazzo hai le emozioni, tu? Eh, si può sapere? Abbiamo appena saputo che Hermione… Hermione…» non riuscì a finire la frase.
Draco tolse con uno scatto le mani di Harry dal suo colletto e lo spinse via.
«Ma è possibile che non sappiate ragionare? Come diavolo fa la Granger ad essere la vampira dai capelli rossi? Solo io vedo dei capelli castani e degli occhi marroni?»
«Non sono proprio marroni. Sono nocciola, ed hanno delle pagliuzze più chiare, quasi dorate.» rispose atono Ron dalla sua sedia, la testa ancora tra le mani e la voce che sembrava uscisse automatica, senza emozioni.
«Si, grazie Donnola per questa accurata analisi degli occhi della Granger.» rispose stizzito.
Perché quel pezzente conosceva tanto bene gli occhi di Hermione? Non si erano solo baciati una volta nella Camera dei Segreti?
Che fossero stati insieme ad Hogwarts? Le voci circolavano sempre su quei due, ma il rosso aveva una relazione con quell'oca della Brown dal sesto anno, giusto?
E se fosse successo qualcosa tra loro mentre erano alla ricerca degli Horcrux? A quanto sapeva, avevano dormito in tenda, in spazi ristretti, col freddo e le intemperie. Magari si erano avvicinati, una sera e...
Interrotto nei suoi pensieri da Blaise, Draco ritornò al presente.
«Ragazzi, Draco ha ragione. Cosa sappiamo dei vampiri? Cambiano aspetto dopo la trasformazione. Occhi rossi, ricordate? Ed Hermione non ha gli occhi rossi, né tanto meno i capelli. Stanno solo cercando di confonderci.» pronunciò il moro Serpeverde ridando un po’ di razionalità agli altri Auror.
«Harry, hanno ragione loro. Ragioniamo, dannazione.» riprese Neville, dando prova di un’evidente vena razionale. «Gli esseri umani, dopo la trasformazione in vampiro, cambiano in determinati fattori: gli occhi divengono rossi, la pelle è fredda e pallida, la luce del sole è letale per loro poiché li rende cenere, la vista del sangue annebbia loro i sensi scatenando la parte più istintiva. Queste caratteristiche le ritroviamo in Hermione? Rifletteteci.» concluse il moro.
Fu Harry a rispondere.
«Hai ragione, Neville. Hermione, seppur cambiata, è sempre Hermione. Alla fine, sono passati tre anni dall'ultima volta che l’abbiamo vista ed era solo una ragazzina. È normale che ci siano dei cambiamenti. I suoi occhi sono sempre gli stessi. L’abbiamo già vista ferita ed il sangue non è stato un problema. Il sole non le brucia la pelle. Avete… Avete ragione. Stanno cercando di confonderci, di metterci l’uno contro l’altro.» sentenziò Harry, il viso leggermente più disteso.
Questa volta, però, Ron stupì tutti.
«Era fredda.» disse soltanto, catturando l’attenzione di tutti.
Aveva gli occhi vacui e la testa pesante, Ronald.
Alzò il viso e completò la frase. «Era fredda, la sua pelle. Ricordo di averglielo fatto notare. Lei mi rispose che aveva sempre avuto le mani fredde. Non è vero. Hermione aveva sempre le mani piccole e calde. I suoi occhi mi sono sembrati più lucenti e la sua pelle più bianca. Non l’ho mai vista mangiare qualcosa di solido da quando siamo qui.» concluse, la voce bassa e tremante.
Draco strinse i pugni.
Aveva sempre le mani piccole e calde…
Cosa ne sapeva lui delle mani della Granger? Dannazione, lui l’aveva baciata! E le sue mani, la sua pelle, le sue labbra… Non erano fredde.
Non lo erano affatto!
Harry guardò l’amico di sempre. Era vero. Anche lui aveva notato questi cambiamenti.
Ma non era possibile che la sua Hermione…
Bisogna stare attenti, Signor Potter, a quel che si desidera nel buio perché non si sa quando questi desideri andranno a segno.”
E lui l’aveva desiderato. Aveva desiderato il suo ritorno, non importava se cambiata e diversa, lui la voleva solamente al suo fianco.
Fu di nuovo Neville a trovare una spiegazione.
«È probabile, ragazzi, che Hermione abbia subito qualche variazione esterna. Ho letto di casi in cui le vittime di vampiri subissero dei cambiamenti a livello estetico. Pelle più chiara, occhi più lucenti, temperatura più bassa… Insomma, caratteristiche proprie dei vampiri che si riversavano nelle vittime. È accaduto spesso quando queste persone venivano quasi completamente dissanguate. A quanto pare, il corpo umano è più ricettivo ai cambiamenti di genere soprannaturale quando è in fin di vita. In sostanza, essendo più debole, il corpo trae sostentamento – fin quando può – dalla fonte vitale che ha accanto. Nel caso delle vittime dei vampiri, capitava che queste bevessero, per sbaglio, qualche goccia del sangue del vampiro stesso, sangue uscito a causa di ferite dovute alla lotta col proprio assalitore. È probabile, quindi, che anche Hermione abbia ricevuto qualche caratteristica dovuta ad una leggera presenza di sangue di vampiro nel suo corpo. Sicuramente non ricorderà, ma si potrebbe chiedere.»
I ragazzi rimasero a bocca aperta.
In effetti, quella spiegazione era logica.
Draco concordava con l’ipotesi di Neville, ma restava fermo nelle sue convinzioni: Hermione era la stessa ragazza di Hogwarts, solo cresciuta e… Dannatamente bella.
I ragazzi annuirono e decisero che il giorno dopo avrebbero chiesto qualche spiegazione ad Hermione.
Si salutarono nell'ufficio, e si smaterializzarono ognuno a casa propria. Harry fu l’ultimo ad andarsene.
Mentre si smaterializzava a casa, una pergamena bruciava nel camino del suo ufficio.
 
 
 
Il giorno seguente arrivò in un attimo.
Le prime ore trascorsero abbastanza tranquille, seppur nessuno dicesse quanto, in verità, quel biglietto l’avesse scosso.
Nel pomeriggio, Hermione fece la sua comparsa.
In ufficio c’era soltanto Malfoy quando arrivò.
Oltrepassò la porta, la riccia, per fermarsi proprio un passo dopo. Draco alzò subito lo sguardo all'udire di una materializzazione e fece in tempo a vedere i capelli di Hermione che saettavano fuori dalla stanza.
Veloce, s’alzò e raggiunse Hermione che tentava di sparire nel bagno delle donne.
La giovane entrò velocemente, ma non abbastanza.
Draco entrò un secondo dopo, chiudendosi la porta alle spalle.
«Buongiorno, Granger.» disse una voce calda alle spalle della ragazza.
Hermione si sentiva tremendamente in imbarazzo.
Non avrebbe dovuto baciarlo il giorno prima!
Fece un respiro profondo e si voltò, gli occhi fiammeggianti di quel classico – e splendido – orgoglio Grifondoro.
«Buongiorno a te, Malfoy. Dormito bene?» rispose cordiale, il sorriso forzato.
Draco ghignò e si appoggiò con le spalle alla porta.
«Molto bene, grazie. E tu?» chiese sarcasticamente gentile.
Hermione assottigliò lo sguardo.
«Bene, ti ringrazio. Ora, se non ti dispiace, dovrei usufruire del bagno. Non mi risulta ancora che tu sia passato al lato, diciamo così, femminile. In tal caso, ti lascerò i servizi in pochi minuti.» concluse accennandogli con le mani a lasciare il bagno.
Draco alzò un sopracciglio.
Gliela stava servendo su un piatto d’argento…
«Granger, dovresti sapere bene che nel lato femminile non m’interessa entrarci… O meglio, solo in alcune parti del lato femminile.» rispose malizioso, facendo arrossire la giovane a lui di fronte. «Dovresti averlo ben capito da quello che c’è stato ieri tra di noi, no?» concluse sarcastico.
Hermione inghiottì l’imbarazzo e gli rispose a tono.
«Perché, Malfoy, cosa c’è stato tra di noi ieri?» fece una piccola pausa per poi riprendere «Ah, giusto!  - sbatté il palmo aperto della sua mano contro la fronte - Il bacio! Scusami, l’avevo dimenticato. Sai, queste cose da niente tendo a rimuoverle. Ed ora, buona giornata.» finì battagliera, raggiungendo la porta per uscire.
Draco assottigliò lo sguardo.
«Cose da niente?» pronunciò con voce bassa e tagliente.
Hermione non si fece spaventare, si voltò e lo guardò dritto negli occhi. «Sì, Malfoy, cose da niente.» rispose fiera ed orgogliosa e… Sbagliò tutto.
Il biondo la prese per un braccio ed invertì le posizioni, sbattendola rudemente contro la porta sulla quale era poggiato poco prima.
Senza chiederle il permesso, si avventò sulla sua bocca schiudendogliela con la lingua e la baciò in modo violento.
La rabbia ed il desiderio che provava lo stavano infuocando.
Hermione tentò di spingere via il ragazzo, ma questo la teneva premuta contro la porta in una stretta micidiale.
Si sentì violata, usata e le pizzicarono gli occhi.
Sentendola che si arrendeva, mentre il suo corpo tremava leggermente, Draco capì d’essersi spinto davvero troppo oltre.
Si staccò di un centimetro da lei e la guardò in quegli occhi lucidi di lacrime.
Si sentì un cretino. Un vero cretino.
Alzò una mano e le sfiorò delicato il viso. I suoi occhi la guardavano con dolcezza, ora, e lei non ne aveva paura, seppur ancora oltraggiata dai modi usati poco prima.
Il biondo l’abbracciò all'improvviso e chiuse gli occhi appoggiando la fronte contro quella della giovane.
«Perdonami, non so cosa mi sia preso. Tu mi mandi fuori di testa.» pronunciò a voce tanto bassa che la riccia credette di esserselo immaginato.
Pochi istanti dopo, il ragazzo aprì gli occhi e la fissò intensamente.
Le carezzò di nuovo il viso mentre con una mano risaliva la sua schiena.
«Non so cosa mi stia succedendo, so solo che ti voglio. Sono settimane, ormai, che ti penso in continuazione. Cosa mi hai fatto, Granger?» chiese con voce bassa e sottile, quasi stesse parlando a se stesso.
Era una voce arresa, come se avesse combattuto fino a quel momento per poi cedere.
Cedere a dei sentimenti che non comprendeva e che non aveva mai sperimentato. Cedere a delle emozioni tanto intense da far mancare il fiato.
Hermione non sapeva cosa rispondere.
«Io-» tentò la riccia, ma non poté finire la frase poiché qualcuno bussò alla porta.
«Si può sapere chi ha chiuso la porta dei bagni? Qui c’è gente che ne ha bisogno, maledizione. Aprite subito!»
Hermione sussultò e si spostò subito dalla porta che venne aperta con forza.
Una donna sulla trentina entrò a passo di marcia.
Quando vide i due giovani, il suo viso assunse un’aria schifata.
«Se dovete grattarvi certi pruriti, vedete di farlo da un’altra parte!» gridò isterica la donna, mentre Hermione sgranava gli occhi imbarazzata.
Draco, però, non aveva intenzione di farsi mettere i piedi in testa.
«Signorina Sullivan, noi non ci stavamo grattando nessun prurito. Come vede, la collaboratrice Granger mi stava disinfettando una ferita. La prossima volta, prima di sputare sentenze, impari ad osservare meglio.» disse stizzito, mentre la donna arrossiva alla vista di una scatola del pronto soccorso sul lavandino.
«Io… Mi-mi scusi. Non volevo.» disse soltanto, correndo via dal bagno piena di vergogna.
Hermione guardò la scatola del pronto soccorso e poi la mano di Malfoy, quella in cui teneva la bacchetta.
«Sei proprio una serpe!» disse ridendo, mentre usciva dal bagno seguita da un Draco stranito ma piacevolmente colpito.
L’aveva fatta ridere.
 
 
 
Quando i due rientrarono in ufficio, gli altri quattro Auror erano alle loro scrivanie.
Da quando Blaise e Neville erano divenuti parte fissa della squadra, l’ufficio era stato ampliato.
Harry volse subito lo sguardo ad Hermione.
Come aveva potuto credere che quella ragazza sorridente fosse un vampiro assassino?
Aveva davvero bisogno di una vacanza.
Questo pensiero passò nelle menti di tutti.
Quella ragazza che sorrideva mentre una raggio di sole le illuminava il viso non era una vampira, era Hermione, la loro amica, la loro sorella.
«Come mi piacerebbe prendere il sole!» ruppe il silenzio la giovane.
Harry le sorrise.
«Cosa te lo vieta?» chiese staccandosi dalla scrivania e poggiandosi contro lo schienale della sedia girevole.
«Il tempo, purtroppo. Non ho mai molto tempo. Però…» non finì la frase, mentre una mano si posava sotto il suo mento. «Dici che a Ginny andrebbe di fare quattro chiacchiere mentre ci abbronziamo un po’ questo week end? Non la vedo da molto e da quando son tornata non c’è mai stato tempo.» concluse serena.
Harry sentì il cuore scoppiargli.
«Ne sarebbe entusiasta! Mandale un gufo, sono sicuro che la risposta arriverà in un istante. Usa pure Edvige II.»
Hermione, al nome di Edvige II, fece una piccola smorfia.
Harry se ne accorse e le chiese il motivo, ma la ragazza non rispose ed andò a sedersi per scrivere la lettera all'amica.
Ci mise pochi minuti, la richiuse e la passò a Harry.
Il ragazzo la guardò stranito.
«Hermione, hai paura di Edvige II?» chiese ridendo il moro.
Hermione storse le labbra ed a voce bassissima rispose «Semmai, è il contrario…»
Fu in quel momento che Harry smise di ridere.
«Non capisco, cosa intendi?» chiese leggermente apprensivo.
Tutti gli occhi, ora, erano puntati sui due.
Hermione sospirò.
«Guarda.» disse soltanto mentre si avvicinava all'animale porgendogli la lettera.
La civetta bianca, però, fece qualcosa che stupì tutti: aprì le sue grandi ali ed urlò, per poi agitarsi sul proprio trespolo.
I ragazzi sgranarono gli occhi.
Hermione si fece più vicina e la civetta spiccò il volo lanciando grida spaventose, per poi andare ad accucciarsi sulla spalla di Harry.
La Grifona fece cadere il braccio ed abbassò il capo.
«Hai visto?» disse soltanto, la voce triste.
I ragazzi si guardarono.
Fu Neville ad avvicinarlesi.
«Hermione, che succede?» chiese gentile.
La ragazza alzò gli occhi tristi sul suo viso.
«Gli animali. Gli animali hanno paura di me.» rispose sedendosi su di una poltrona mentre cercava di reprimere nuove lacrime.
Neville le si sedette accanto, sul bracciolo alla destra della riccia.
«In che senso?» continuò, sempre gentile e pacato.
«Beh, hai visto, no? Ha iniziato ad urlare ed agitarsi, come fanno tutti i gufi e le civette.»
«Mi stai dicendo che succede così con ogni animale?» chiese il moro leggermente allarmato.
Hermione annuì.
Neville alzò subito il viso verso Harry che, cereo, guardava la scena.
«È da molto che ti succede?» chiese ancora l’Auror.
Hermione negò con la testa, poi rispose. «Da quando mi sono risvegliata.»
Ci fu una lunga pausa; una pausa densa e… terrificante, poi Hermione parlò di nuovo.
«Quando mi risvegliai all'ospedale, non ricordavo nulla. Non sapevo chi fossi, né se avessi parenti. Quando, però, la memoria mi tornò, la prima cosa che feci fu chiedere alla dottoressa se c’era la possibilità d’inviare un gufo. Volevo scriverti, Harry. Non sai quante lettere ti ho scritto, ma non ho mai avuto il coraggio di mandartele.» proferì la riccia guardando l’amico, poi continuò. «Una volta presi coraggio. La dottoresse mi affidò il suo gufo, Silver. Scrissi la lettera e mi avvicinai al pennuto. Non avete idea del terrore che dipinse i suoi occhi. Cominciò a lanciare urli, sbattere le ali… Fino a quando non volò via. Credetti fosse colpa di quel gufo, che avesse qualche problema, ma successe anche con un’altra civetta. E con Grattastinchi.»
«Grattastinchi?» chiese Ron.
Hermione annuì. «Sì, anche lui. Appena uscita dall'ospedale, andai a trovare i miei. Ovviamente gli raccontai una balla, ci mancava solo dicessi loro di essere stata quasi ammazzata da un vampiro! Comunque, finito di parlare coi miei genitori, vidi Grattastinchi avvicinarsi. Ero così felice di vederlo! Quando mi alzai per andargli incontro, si fermò di colpo. Tirò fuori le unghie ed iniziò a soffiare. Pensavo fosse spaventato poiché non mi vedeva da molto… Ma mi graffiò il dorso della mano e sparì velocissimo su per le scale. Non mi sono più avvicinata a lui e, ogni volta che mi vede, mi soffia contro.» concluse con le lacrime agli occhi.
Neville chiuse gli occhi, poi li riaprì su Harry che lo guardò sconsolato annuendo.
«Non so cosa mi stia succedendo… Perché? Perché gli animali hanno paura di me? Ho fatto delle ricerche, sapete? Gli animali si comportano in questo modo solo… Solo…» non riusciva a parlare. «Sono diventata qualcosa? Quel vampiro… Mi ha trasformata in qualcosa? La luce del sole non mi fa nulla, non ho sete di sangue… Non-» ma non concluse.
Aveva bisogno di respirare un po’.
Fece due profondi respiri e bevette un sorso d’acqua passatale da Neville.
Quando poggiò il bicchiere a terra, riprese a parlare.
«Una notte, mi sono ripresa. Avevo paura che potessi essere diventata… Qualcosa, così misi una telecamera puntata sul mio letto. Mi riprese tutta notte. Non successe nulla. Però… La mia pelle a volte è fredda, e sono così pallida! I miei riflessi sono più veloci, ho meno sonno… Cosa diavolo mi è successo, Neville?» concluse la ragazza, le lacrime ormai a rigarle il volto.
«Sono un vampiro?» chiese con voce che le tremava.
Harry, in quell'istante, capì che la sua amica aveva bisogno di lui.
Le andò incontro e l’abbracciò forte, il viso dell’amica nascosto nel suo collo, il suo corpo a tremargli tra le braccia.
«Non voglio essere un mostro, Harry. Non voglio essere un mostro…» disse tra le lacrime, i singhiozzi a squassarle il petto.
Fu Neville a ridarle un po’ di speranza.
«Non lo sei, Herm.» disse il giovane Auror, una mano sulla spalla della ragazza e gli occhi calmi.
Hermione lo guardò. «Come fai a dirlo? Magari mi trasformo in una vampira assassina e nessuno lo sa, nemmeno io!» gridò sull'orlo della crisi.
Draco non riusciva a guardarla in quello stato.
Voleva essere al posto dello Sfregiato. Voleva essere lui ad abbracciarla e consolarla…
Hermione si divincolò da Harry e si alzò in piedi.
«Voi non capite! Sono fredda, pallida, dormo lo stretto necessario, ho i riflessi più veloci! Magari sono io la vampira che uccide tutti questi innocenti! Se fate i calcoli, le vittime hanno iniziato a comparire da quando sono arrivata io! Oh mio Dio, ho ucciso delle persone… Ho ucciso delle persone…» Hermione stava impazzendo.
Si era presa la testa tra le mani e continuava a ripetere di essere un mostro. Gli occhi erano sgranati, il fiato corto… Stava avendo uno shock emotivo.
Due braccia forti, però, la riscossero da quel delirio.
L’odore famigliare di muschio e sandalo mischiato a delle note leggere di borotalco la fece tranquillizzare.
Pianse tra le braccia di Malfoy che la stringeva a sé come se fosse la cosa più preziosa che possedesse.
La stringeva e le sussurrava di stare tranquilla, di non agitarsi che era tutto a posto, che lei non era un’assassina, ma la Grifona forte ed orgogliosa che aveva salvato il mondo magico.
Sotto lo sguardo sconvolto dei presenti, Draco Malfoy era corso ad abbracciare Hermione Granger e quest’ultima si stava sfogando tra le braccia del ragazzo.
Ci vollero parecchi minuti prima che Hermione riprendesse il controllo.
Era ancora scossa, ma molto più lucida. Non volle, però, abbandonare le braccia di Malfoy, per questo motivo, lo fece sedere sulla poltrona e vi si accoccolò, seduta sulle sua gambe e stretta fra le sue braccia.
La scena aveva dell’incredibile.
Blaise, che aveva capito da un pezzo cosa nascondesse il biondo, sorrideva sornione. Neville, sempre buono e generoso, li guardava felice, come se fossero un piccolo miracolo. Harry, che aveva capito qualcosa ma che ne era ugualmente turbato, cercava di non farsi uscire gli occhi dalle orbite e Ron, invece, sentì un vero e proprio nodo allo stomaco. Quella scena lo feriva e non capiva nemmeno lui il perché.
 
Calmata Hermione, Neville le si avvicinò.
«Ascolta, Herm. Tu non sei una vampira, né tanto meno un’assassina.» la ragazza lo guardava con quei suoi grandi occhi nocciola, così tristi ed impauriti.
«Posso spiegarti quello che succede al tuo corpo, ok?» le disse sorridendo per infonderle un po’ di coraggio.
Hermione annuì. L’odore ed il calore di Draco a calmarla.
«Spesso è capitato che le vittime di attacchi da parte di vampiri… Cambiassero.» Hermione, a quella parola, sussultò. Draco le carezzò dolcemente le braccia per farla rilassare.
«Lasciami spiegare. I cambiamenti avvengono spesso quando tra il vampiro e la vittima avviene una lotta. Tu hai lottato, Herm?» chiese il moro.
Hermione cercò di ricordare.
«Non mi resi conto di quello che stava accadendo. Un momento camminavo, ed il momento dopo stavo morendo morsa da un vampiro. Però, sì… Credo d’aver lottato. Avevo le unghie sporche di sangue, in effetti. O almeno, questo mi disse la dottoressa.»
Neville annuì.
«Come immaginavo.» disse soltanto, lasciando Hermione agitata.
Poco dopo, riprese.
«È molto probabile che delle gocce del suo sangue siano entrate in circolo nel tuo corpo, magari tramite delle ferite. Quel sangue ti ha provocato qualche cambiamento, cambiamento tipicamente vampirico; ma non devi preoccuparti: non sei stata trasformata od i tuoi occhi sarebbero rossi e questo raggio di sole che ti illumina il braccio – e le fece segno di osservare la striscia dorata che le scaldava il braccio sinistro - ti starebbe arrostendo come un pollo allo spiedo.» concluse ridendo, per smorzare la tensione.
Hermione soppesò le parole, poi guardò la luce del sole sulla pelle del suo braccio.
Non stava bruciando.
Alzò lo sguardo verso Neville, titubante. «Quindi, non sono una-»
«No, non sei una vampira, sta’ tranquilla. Se vuoi stare più tranquilla, possiamo tenerti sotto osservazione per ventiquattro ore, ma credo sia inu-»
«Sì, per favore.» rispose subito la riccia, il volto pieno d’aspettativa.
«Come?» chiese Neville frastornato.
«Tenetemi sotto osservazione per ventiquattro ore. Sarei… Sarei più tranquilla.» concluse a voce bassa e incerta.
Neville titubò qualche istante, poi guardò Harry.
Il Prescelto stava annuendo. Tutto per far sentire al sicuro Hermione.
Neville si voltò verso la ragazza. «Ve bene, Hermione. Da questo momento ti terremo sotto osservazione. Vieni, ti porto nel laboratorio.» detto questo, aiutò la ragazza ad alzarsi e la condusse al laboratorio sotterraneo dove sarebbe stata sorvegliata per ventiquattro ore.
Prima di lasciare l’ufficio, però, Hermione si voltò verso Draco.
L’ultima cosa che il biondo vide fu il suo splendido sorriso.











Note dell'Autrice

Lasciatemi iniziare queste note con un bel muahahahah!
Oddio, quanto sono sadica! Avete visto? A quanto pare, la nostra bella Hermione non è un vampiro! Eppure, la lettera diceva il contrario. Ma di chi erano quelle parole? Era davvero un brutto scherzo di qualcuno che voleva mettere "zizzania" tra gli Auror? Oppure, qualcuno nella cerchia sta mentendo?
Lo so che ora sarete confusi ed amareggiati visto che Hermione - a quanto sembrerebbe - non è la vampira. Il mistero è ancora irrisolto.
Però... Tanta carne è stata messa al fuoco, soprattutto nel capitolo precedente. Ci sono ancora tante cose non dette!
Vi terrò col fiato sospeso ancora per pochi capitoli, pochi pochi! Siamo davvero vicini alla risoluzione del mistero riguardo l'identità della vampira assassina, e sono sicura che voi ci arriverete presto!
Cacchio, quanto mi diverto a confondervi con questi capitoli uno all'opposto dell'altro! È meraviglioso, mi sento potente! Ahahahahah
Ora, vi dico due parole sul titolo e sulla citazione e poi vi lascio in pace. Queste note sono un capitolo a parte, porca miseria >.< Vi ammorbo sempre, sorry!
Il titolo: "And when one looks into the darkness there is always something there" è presa dalla prefazione a The secret Rose, una splendida poesia di William Butler Yeats.
In italiano è stata tradotta con "Se guardi nel buio a lungo, c'è sempre qualcosa" ed è vero. Prendiamo la frase in senso letterale: se guardiamo a fondo in una stanza buia, piano piano riusciamo a cogliere i vari elementi che la caratterizzano, mano a mano che la vista si abitua a quell'oscurità. La stessa cosa l

   
 
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