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Autore: vannagio    15/05/2013    21 recensioni
«E se rispondessi a questo palesissimo tentativo di farmi ingelosire dicendo che Audrey Hepburn è stata il mio sogno erotico fino all’età di diciassette anni?».
Pepper tornò a sedersi accanto a lui e gli porse uno dei calici.
«Direi che il Tony diciassettenne aveva buon gusto».
«Aveva?».
«Be’, poi sei cresciuto e hai cominciato a frequentare certe ragazzette, che su una scala del buon gusto che va da Pamela Anderson a Audrey Hepburn… non è necessario specificare quale sia la loro collocazione, vero?».
«Sì, ma adesso sto insieme a te. Direi che ho recuperato tutti i punti perduti».
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tony Stark, Virginia 'Pepper' Potts
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Elivelivolo e dintorni '
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Per la serie…
“Quando vannagio vaneggia!”




Rimedi contro l’insonnia




«Non ce la faccio. Non sono letteralmente in grado di sopportare questo stress».
«Come?».
«Non so mai se lei si ammazzerà o se l’intera azienda finirà in rovina!».
«Ho appena… non me la sono cavata male!».
«Io mi licenzio, mi dimetto. Finito».
[…]
«E se le sue dimissioni fossero respinte?».

[Iron Man 2]




Un bicchiere di pinot grigio ghiacciato, un sandwich al tacchino e il dvd di Vacanze Romane erano il miglior rimedio all’insonnia che Pepper avesse mai sperimentato. Così, bevve un sorso di vino, diede un morso al sandwich, fece partire il dvd e si lasciò sprofondare tra i cuscini del divano con un languido sospiro.
L’orologio alla parete segnava le tre del mattino.
Il che voleva dire che erano trascorse esattamente cinquanta ore da quando Ivan Vanko era morto e lei quasi esplosa. E che mancavano esattamente quattro giorni e ventuno ore al termine della settimana di ferie che il suo… qualunque-cosa-fosse le aveva imposto in alternativa al licenziamento.
Che poi era la causa della sua insonnia.
Il pensiero di Tony che annaspava tra le scartoffie non la faceva dormire. Conoscendolo, senza la sua supervisione, avrebbe mandato in bancarotta l’azienda per noia dopo tre giorni e avrebbe passato i restanti quattro giorni a fare bungee jumping dall’Empire State Building. O dio-solo-sa-cosa. E poi a lei sarebbe toccato ricomporre i cocci.
Gregory Peck si era appena imbattuto in una Audrey Hepburn addormentata, quando il telefono squillò. Pepper aggrottò la fronte. Chi diavolo poteva essere a quell’ora? Be’, un sospetto ce l’aveva, in realtà. Mise in pausa il dvd e rispose.
«Pronto?».
«Pepper!».
«Tony?».
Pensava al diavolo e spuntavano le corna, ovvio.
«Proprio io, in lega metallica di titanio e oro. Più o meno. Ascolta, tesoro. Avrei bisogno di un grosso favore. Potresti dirmi il numero di licenza della mia patente?».
«Come?».
«Il numero di licenza della mia patente, Pepper. Tu memorizzi tutto, quindi pensavo… É piuttosto urgente, in effetti».
«Tony, sono le tre del mattino, si può sapere cosa diavolo sta combinando?».
«Mi stai dando del lei? Perché mi stai dando del lei? Sei arrabbiata con me?».
Pepper scosse la testa. «Forza dell’abitudine, suppongo».
«O magari sei stanca. Be’, comprensibile, vista l’ora. Aspetta un momento… Tu sei sveglia!».
«Che intuito, Signor Stark!».
«Perché sei sveglia a quest’ora? Non riesci a dormire? Potrebbe essere stress post traumatico, o disturbo acuto da stress. In entrambi i casi, la cosa non va preso sotto gamba, Pepper. Dirò a Jarvis di…».
«Signor Stark».
Una terza voce si intromise nella discussione. «Potrei avere quel numero di licenza, per favore?».
«Tony, chi c’è lì con te? Che succede?».
«Niente di cui debba preoccuparti. Una sciocchezza. Sono stato fermato dalla polizia e mi sono accorto di aver dimenticato la patente a casa. E questo gentile agente mi ha garantito che avrebbe chiuso un occhio, se fossi riuscito a dimostrargli che la patente ce l’ho davvero… da qualche parte».
«Non si sarà messo in macchina ubriaco, per caso?».
«Cosa? No! È questa l’opinione che lei ha… Ecco, ci sei riuscita, contenta? Mi hai contagiato con il lei involontario!».
Come al solito, Pepper preferì ignorare le sue battute.
«Cosa ci fai in macchina a quest’ora, si può sapere?».
«Non riuscivo a dormire, le scartoffie mi stanno uccidendo!».
Poco più di due giorni senza di lei a comando dell’azienda e non faceva che lagnarsi. Tipico.
«Signor Stark», intervenne di nuovo il poliziotto. «Se non è in grado di fornirmi quel numero…».
«Certo che sono in grado! Non le sembro in grado, forse?».

Pepper sospirò e si massaggiò l’attaccatura del naso. «Passami l’agente, Tony».


Okay, riproviamoci. Un sorso di pinot grigio (non più) ghiacciato, un morso al sandwich al tacchino, riavviare il dvd di Vacanze Romane, sprofondare tra i cuscini del divano…
Questa volta fu il campanello di casa a squillare.
«Non ci sono, ritenta domani!», urlò in direzione della porta.
Il campanello, però, insisteva imperterrito. Continuando di quel passo, Tony (chi altro poteva essere se non lui?) avrebbe svegliato tutto il condominio. Fu costretta ad andare ad aprire.
«Sorpresa!».
Di fronte al sorriso abbacinante di Tony, Pepper storse la bocca in una smorfia.
«Cosa le serve, adesso?».
Fu come rompere un lampione con un sasso.
«Okay, sono profondamente offeso e amareggiato. Primo, è questo il modo in cui accogli un ospite? Secondo, potresti smetterla di darmi del lei? Trovo…».
«Non lo faccio di proposito, è la forza dell’abitudine!».
«...snervante che la ragazza con cui esco mi dia del lei. Sempre che non si tratti di una situazione che contempla un letto e un gioco di ruolo molto fantasioso. No, non quello dei punti esperienza, l’altro. E…».
Pepper fece per chiudergli la porta in faccia, ma Tony riuscì a sgattaiolare nell’appartamento rischiando tra l’altro di farsi tranciare le dita.
«E… terzo, perché pensi sempre che mi rivolga a te solo quando ho bisogno di un favore?».
«Forse perché mi hai chiamato alle tre del mattino, ovvero dieci minuti fa, esattamente per questo motivo?».
Tony aprì la bocca per dire qualcosa, ma ci ripensò. «Touché».
Lei attese una qualche reazione, poi inarcò un sopracciglio. «Allora?».
«Allora niente! Ho pensato “Se Pepper è sveglia a quest’ora, forse non riesce a dormire. E se non riesce a dormire, forse soffre di insonnia. E se soffre di insonnia, forse le farebbe piacere una mia visita”». Tony ammiccò. «Conosco un milione di rimedi contro l’insonnia. E dato che sono il tuo ragazzo…».
«Ah, lo sei?».
Tony inclinò la testa di lato. «Non lo sono?».
«Non lo so, dimmelo tu».
«L’ho appena detto! E mi sembra di essere stato chiaro. Non ricordi? I fuochi d’artificio, la terrazza, Rhodey che faceva il guardone…».
«Non sei stato chiaro per niente. Mi hai riaccompagnata a casa, mi hai imposto la settimana di ferie e da allora ci siamo sentiti solo al telefono. Per parlare delle scartoffie che da solo non sai gestire, tra l’altro».
«Ho pensato che avessi bisogno di…». Tony schioccò le dita un paio di volte. «…di tempo, ecco! Di tempo per pensare. È così che si dice, no?».
Pepper incrociò le braccia sotto il seno.
«Forse quello che aveva bisogno di tempo per pensare eri tu. Di sicuro non io».
«Okay, okay. Evidentemente non sono stato abbastanza chiaro. Anche se non riesco a capire come questo sia possibile». Tony le andò vicino e le diede un bacio sulla guancia al quale lei rimase indifferente. «Mi spiace se hai pensato che io… be’, capisco che ci siano dei precedenti che non giocano a mio favore. Non sarebbe la prima volta che scappo da una relazione seria e…». Il tip tap impaziente del piede di Pepper fece sorridere Tony. «Forse è meglio se arrivo al punto, vero?».
Lei annuì, seria.
«Okay, allora, dunque, io… diciamo che non ho la minima idea di come ci si comporti in una… relazione seria. Cioè, so cosa non si deve fare, ma anche lì… va bene, facciamo che conosco le basi, per sentito dire. In parole povere, non volevo che tu ti sentissi… pressata».
Pepper aggrottò la fronte. «Pressata?».
«Stressata. Sotto stress. Sotto pressione?». Tony sospirò e si lasciò cadere sul divano. «Davvero non capisci cosa sto cercando di dirti?».
«No, mi spiace», rispose lei sedendogli accanto.
«Volevo… ci sono! Volevo rispettare i tuoi tempi. Come ho fatto a non pensarci prima?».
Pepper guardò Tony dritto negli occhi.
«Tony?».
«Pepper?».
«Tu lo sai che non ho quindici anni e che non sono vergine, vero?».
Il sorrisetto impertinente tornò alla carica. «Certo che lo so. E si vede, anche».
La mano di Pepper scattò in alto, pronta a colpire, ma Tony l’afferrò per il polso appena in tempo.
«Ehi, era un complimento!».
«Non sembrava, impegnati di più».
«Sei talmente sexy che è impossibile scambiarti per una quindicenne. Va meglio così?».
Pepper borbottò “Idiota!” e scattò in piedi, ufficialmente per andare a prendere un altro bicchiere in cucina, ufficiosamente per nascondere il rossore che le stava facendo bruciare il viso. Tony non doveva scoprire, per nessuna ragione al mondo, che era arrossita per un complimento così stupido, sarebbe stata la sua fine. Quando tornò indietro con il calice di vino e un colorito di nuovo normale sulle guance, Pepper trovò Tony spaparanzato sul divano a contemplare le immagini in bianco e nero che scorrevano sullo schermo del televisore.
«Perché ti piace tanto questo tipo di film?».
Il gorgoglio del vino che riempiva i calici colmò il silenzio negli istanti che lei impiegò a elaborare una risposta.
«Perché in fondo sono un’inguaribile romantica. E per Gregory. Gregory era un gran figo».
Tony storse il naso. «E se rispondessi a questo palesissimo tentativo di farmi ingelosire dicendo che Audrey è stata il mio sogno erotico fino all’età di diciassette anni?».
Pepper tornò a sedersi accanto a lui e gli porse uno dei calici.
«Direi che il Tony diciassettenne aveva buon gusto».
«Aveva?».
«Be’, poi sei cresciuto e hai cominciato a frequentare certe ragazzette, che su una scala del buon gusto che va da Pamela Anderson a Audrey Hepburn… non è necessario specificare quale sia la loro collocazione, vero?».
«Sì, ma adesso sto insieme a te. Direi che ho recuperato tutti i punti perduti».
Tony bevve un sorso di vino e lei lo imitò, senza smettere di spiarlo da sopra il bicchiere.
C’era qualcosa nel sorriso di Tony, adesso. Qualcosa di diverso, che non aveva nulla a che fare con la consapevolezza di essere irresistibile o la soddisfazione della conquista. Era qualcosa che riguardava l’essere lì, con un bicchiere di pinot grigio caldo da fare schifo e un vecchio film in bianco e nero in tv. Lì, in quel preciso istante, con lei.
Questo sì che è un complimento, Signor Stark.
Pepper decise che stavolta Tony se lo era guadagnato, il suo rossore sulle guance, e non cercò di nasconderlo come aveva fatto prima. E quando divenne evidente che si sarebbe astenuto dal fare commenti sarcastici a riguardo, Pepper decise che si era guadagnato anche un bacio.
Tony rimase immobile come una statua di sale mentre lei si faceva sempre più vicina. Si chiese perché, fin quando non ricordò.
«Tony?».
«Pepper?».
«Dopo tutti questi anni, credo che di tempo tu ne abbia rispettato fin troppo».
Tony annuì, lo sguardo sperduto di un bambino. «Concordo».
Il pinot grigio si versò sul divano e i calici finirono sul tappeto miracolosamente intatti, ma nessuno dei due se ne curò.
«Letto?».
«Di là».
Il tragitto fino alla camera fu breve ma avventuroso. Dopo baci sfumati col pinot grigio, piedi che perdevano le scarpe e inciampavano nelle pantofole, la maglietta dei Black Sabbath che finiva appallottolata su una mensola a caso, mani che bisticciavano con la maniglia, un calcio che poneva fine al litigio spalancando la porta, sentire la carezza soffice del materasso contro la schiena fu un vero sollievo.
Tony studiava Pepper dall’alto. «Sta succedendo».
«Direi di sì».
«Non era così che l’avevo programmato. Volevo invitarti a cena in un ristorante elegante, venirti a prendere a casa con la Maserati, regalarti dei fiori. Tu avresti indossato uno dei miei regali di compleanno ed io sarei stato l’uomo più invidiato di tutta la…».
«Tony». Pepper gli prese il visto tra le mani. «Riesci a stare zitto per almeno cinque minuti?».
«Be’, in realtà speravo di durare un po’ più di cinque minuti».
Pepper roteò gli occhi e fece ricadere le braccia a peso morto.
«Sto rovinando il momento, vero?».
«Tu che dici?».
«Okay, ricominciamo da capo. Faccio il bravo, promesso».
Si chinò su di lei e la baciò.
Essendo stata per tanti anni l’assistente personale di Tony, Pepper ne aveva viste di cotte e di crude. Perciò si era fatta un’idea molto precisa del tenore dei congressi amorosi di Tony, come amava definirli lui per indispettirla: indumenti che volano in tutte le direzioni, corpi che si rotolano tra le lenzuola, che alla fine si ritrovano distesi l’uno accanto all’altro, mezzi svestiti e con il fiatone. Il prologo burrascoso di qualche minuto prima sembrava aver dato conferma a quell’ipotesi.
Pepper fu costretta a ricredersi.
Quella frase sul rispetto dei tempi Tony doveva essersela fatta tatuare nel cervello, perché non c’era niente di frettoloso o burrascoso nel modo in cui la baciava. Lento, cauto, attento, metodico, Tony si prendeva il tempo necessario per conoscerla, impararla, e intanto la teneva stretta a sé in un abbraccio che coinvolgeva tutto il corpo, che sembrava volere inglobarla tanto era avvolgente.
Quando interruppero il bacio per riprendere fiato, Pepper era già preparata a una delle sue battute, qualcosa come “Va meglio così?” o “Lo vedi che sono bravo, quando voglio?”, con il solito sorrisetto canzonatorio sulle labbra. E invece non disse nulla di tutto questo. In effetti, non disse proprio niente. Tony si limitò a guardarla, di nuovo con quello strano sguardo da bambino sperduto.
Si sfilarono a vicenda gli ultimi indumenti sopravvissuti al tragitto per la camera da letto, e ancora una volta lui la sorprese. Mentre lei non vedeva l’ora di ammirarlo senza niente addosso, di sentirlo pelle contro pelle, Tony la trattava come se stesse scartando qualcosa di molto fragile e molto prezioso. In un’altra situazione, con un qualsiasi altro uomo, Pepper si sarebbe sentita offesa da quell’eccessiva attenzione, non era mica fatta di cristallo, ma il punto era proprio quello: non si trovava in un’altra situazione, non si trattava di un uomo qualsiasi.
Tony la accarezzava trattenendo il fiato, dapprima in punta di dita, lasciando scie di pelle increspata lungo il braccio e sulla spalla, poi proseguendo a palmo aperto sullo sterno, soffermandosi sul seno, arrivando sul ventre. Mentre la mano di Tony scendeva sempre più giù, la bocca ripercorreva il solco già scavato tra i nervi incendiati di Pepper e riaccendeva focolai ad ogni bacio.
Quando percepì le dita di Tony dentro di sé e le prime lingue di fuoco avvilupparsi intorno all’ombelico, in un ultimo spasmo di lucidità Pepper capì che lui non stava rispettando i suoi tempi, stava rispettando i tempi di entrambi, che aveva bisogno di fare con calma, perché sì, stava succedendo davvero e forse ancora non ci credeva.
Infine non ci fu più spazio per i pensieri coerenti.
Le lingue di fuoco intorno all’ombelico si fusero in un incendio, che divampò rapidamente lungo la spina dorsale di Pepper, facendola inarcare. E proprio mentre le fiamme erano sul punto di divorarla, Tony entrò in lei con un’unica, languida spinta. Improvvisamente non fu più lento, attento e metodico, divenne impetuoso, deciso ed esigente. Il respiro affannoso di Pepper inciampava ad ogni spinta e lei dovette aggrapparsi alle spalle di Tony perché si sentiva precipitare.
Invece precipitarono entrambi, l’uno nelle braccia dell’altro.


Pepper venne svegliata dall’odore di caffè appena fatto e dalle imprecazioni soffocate di Tony. Si concesse qualche minuto per godersi l’accogliente tepore delle lenzuola, poi decise che era abbastanza di buon umore per scoprire cosa stesse combinando il suo ragazzo.
Il suo ragazzo.
Improvvisamente si sentiva come una quindicenne, il giorno dopo la sua prima volta. Sorrise come un ebete a quel pensiero, mentre si stiracchiava e si scopriva deliziosamente indolenzita. Sulla poltrona, accanto al letto, trovò la maglietta spiegazzata dei Black Sabbath e un bigliettino con su scritto “Preferirei che rimanessi nuda, ma se proprio devi… indossa questa”.
Si infilò la maglietta come richiesto, uscì dalla camera da letto e attraversò il soggiorno, soffermandosi a spegnere la tv, rimasta accesa tutta la notte perché loro avevano avuto cose ben più importanti per la testa, e a raccogliere i calici dal tappeto, dopo aver rischiato di metterci il piede sopra.
«Che diavolo…». La cucina era un campo di battaglia, con parecchi caduti sul campo. Tony brandiva una paletta e aveva ingaggiato una lotta all'ultimo sangue con le uova strapazzate. Al momento stavano vincendo le uova, a giudicare dall’odore di bruciato. «Guarda che dopo lo pulisci tu, questo disastro, eh?».
Il sorriso di Tony andava da un orecchio all’altro.
«Ma sono lo chef! Gli chef non si abbassano a lavare i… okay, okay, promesso, ci penso io. Dopo, però. Intanto, invece di lanciarmi occhiate assassine e criticare, perché non ti siedi a tavola, così facciamo colazione?».
Pepper arricciò il naso. «Dobbiamo proprio?».
«Signorina Potts, sta ferendo i miei sentimenti! Senza contare che la colazione è il pasto più importante della giornata. Soprattutto dopo una notte di sana attività fisica. Soprattutto se si ha intenzione di ripetere gli esercizi in mattinata».
Lei lo ignorò, nascondendo il sorriso dietro la tazza di caffè (per fortuna bevibile). Poi guardò l’orologio appeso alla parete e sgranò gli occhi.
«Caspita, è mezzogiorno! Ho davvero dormito così tanto?».
Tony ammiccò, un luccichio impertinente negli occhi.
«Rimedio Contro L’Insonnia Brevettato Stark, dal 1987 non sbaglia un colpo».




***




«Io vado a fare la doccia».
«Okay».
«E tu vieni con me».
«Molto meglio».

[Iron Man 3]




Tony era appoggiato alle piastrelle della doccia con entrambe le mani e teneva il capo chinato sul petto, mentre il getto di acqua calda lo colpiva sulla nuca. Pepper gli insaponava la schiena in silenzio, provando a sciogliere quel nodo di tensione che avvertiva sulle sue spalle.
«Tony?».
«Pepper?».
Lui voltò il capo quel tanto che bastava per guardarla. Sul suo viso, di nuovo lo sguardo sperduto di un bambino.
«Tornando al tuo problema di insonnia… stavo pensando, è un po’ che non mettiamo in pratica il Rimedio Brevettato Stark».
Lo abbracciò da dietro, cingendogli la vita e facendo aderire il seno alla sua schiena. Il getto di acqua calda colpiva anche Pepper, adesso. Quando Tony si voltò completamente, tra le ciocche fradice che le ricadevano sulla faccia, Pepper riconobbe nei suoi occhi il tipico luccichio impertinente. Non poté fare a meno di trarre un sospiro di sollievo.
«Allora, cosa ne pensa, Signor Stark?».
Tony la spinse contro le piastrelle fredde.
«Che vale la pena tentare, Signorina Potts».







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Note autore:
Fondamentalmente questa fanfiction è un battibecco lungo sette pagine che sfocia in una scopata nella danza più antica del mondo. Quindi non siate troppo esigenti. L'importante è che si capisca che questa è la prima volta di Tony e Pepper, e che la storia è ambientata dopo Iron Man 2.
Per chi non avesse visto Iron Man 3, l'idea per questa shot nasce dal fatto che nel terzo episodio della trilogia Tony soffre di insonnia.
Nelle mie ff spesso Tony e Pepper si danno del lei per scherzo (adesso non ricordo se in The Avengers e in Iron Man 3 questo accada veramente. Boh?). Ho pensato che questo gioco possa essere cominciato con dei veri lapsus da parte di Pepper. Sì, lo so che in inglese non esiste la forma di cortesia del lei, ma… Oh, cosa volete da me? Sono solo fanfiction!
Non credo ci siano altre precisazioni da fare. Quindi passo subito a ringraziare le mie betasexyassistenti, che questa volta sono tre: Dragana, OttoNoveTre e Fila.
Grazie a tutti quelli che passeranno da queste parti. Spero che i Pepperony leggermente piccanti siano stati di vostro gradimento. :)
Bacioni, vannagio
   
 
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