Storie originali > Azione
Segui la storia  |      
Autore: jean sebastien    15/05/2013    0 recensioni
Osvart, un ragazzo di diciannove anni, è costretto a fuggire dal suo paese natale durante un rivoluzione. Viene tradito dalla famiglia che si mette a servizio del capo degli insorti che hanno preso il comando. Dopo diversi anni Osvart torna in incognito nella sua città, dilaniata dalla crudeltà del generale Soltan...
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

 

 

 

 

 

UTOPIAN

 

 

 

 

 

Usdé, usdé as blick!” Al suono di queste parole i due soldati si guardarono. Sapevano bene che l'ordine appena ricevuto segnava la fine di un'era e di una realtà che dominavano il paese da tre secoli. A questa fine avrebbero contribuito loro stessi, con le loro armi e la loro volontà di porre fine alla sofferenza.

Un atto eroico” aveva esordito il comandante Soltan alle sue truppe “vi glorificherà molto presto. Per generazioni e generazioni siete stati considerati come i rappresentanti di una società disprezzata dai suoi capi. Avete combattuto nel fango, avete lottato contro fiumi in piena, avete deposto sull'altare della vergogna il vostro onore e la vostra stessa dignità! Tutto questo per cosa? Per dei capi che hanno atteso solamente la vostra assenza per poter mostrare la loro veritiera natura. Una natura dettata dalla crudeltà. Dalla sete di potere. Le vostre famiglie sono state deturpate e molti dei vostri cari sono caduti sotto le percosse di quei mercenari codardi che credono di poter dominare il paese, mantenendolo nella paura e nella sottomissione del popolo. Ma io vi dico che oggi, con il vostro eroico gesto, possiamo scrivere un'altra pagina di storia della nostra civiltà. L'esercito e il popolo faranno sentire il loro furore! Che le vostre voci siano unite in un solo grido: morte all'oppressore! Usdé, usdé as blick!” Al suono di queste parole i due soldati si guardarono. Dopo aver riflettuto qualche istante si avvicinarono con passo esitante al cannone. Pochi minuti dopo, un frastuono risuonò nell'aria. Gli abitanti della grande città che si stendeva come un fiume ai piedi delle colline Asmith volsero lo sguardo verso il cielo, terrorizzati. Una fanciulla che inseguiva un usignolo in volo si arrestò bruscamente strinse i denti in una smorfia di dolore e angoscia: sentiva la terra tremare sotto i piedi e delle leggere scosse la presero in tutto il corpo. Alle sue spalle udì un rumore assordante che si avvicinava con rapidità e si voltò per scoprire la causa del suo tormento. La vide. Non aveva mai creduto che al mondo potesse esistere qualcosa del genere: una grande massa nera, che avanzava verso di lei. Rimase ad osservarla, a mirarla nella sua orrenda grandezza e dopo pochi istanti realizzò che quell'oggetto non avrebbe fermato la sua avanzata. L'avrebbe travolta in pochi secondi se fosse rimasta ancora li. Ma non riusciva a staccare i piedi dal suolo. Avrebbe voluto correre via, lontano, a casa sua. Poi il cielo si oscurò. Accadde tutto in pochissimi istanti. Pensò alla sua breve vita, ai suoi fratelli e alla signorina Zolnay a cui avrebbe voluto portare l'indomani delle... fu come se un grande ramo d'albero l'avesse scaraventata via. Atterrò malamente sull'erba e sbatté la schiena. Rimase sdraiata e vide il sole era ancora alto nel cielo. Poi udì le voci della folla che impazzava per la strada e rimase in ascolto. Stavolta non era capace di alzarsi. Il dolore al capo la teneva inchiodata al suolo, incapace di muoversi.

 

Si risvegliò qualche ora dopo e vide il volto di sua madre, Désia, chino su di lei. Poi udì in sottofondo un vociare confuso. “Bambina mia...” si limitò a dire mamma Désia , poi la strinse in un abbraccio e le lacrime presero a rigarle copiosamente le guance. Fuori dalla stanza, nella cucina, tutta la famiglia era riunita. Vi era Mafad, il capo famiglia e marito di Désia, con i tre figli maschi: Alamad aveva ventiquattro anni ed era il più grande. Possedeva un grande talento per la “ Tamaa”, ovvero “arte della lama”. Era stato arruolato all'età di quindici anni nelle guardie del corpo del re ed era stato addestrato per cinque lunghi anni dal maestro Tezhan, distintosi trent'anni prima nella guerra per la dominazione delle colline Asmith contro la vicina Merania. Tezhan aveva visto in Alamad un suo possibile successore e lo aveva raccomandato al re. Ora, il ragazzo seguiva le orme esatte del suo maestro e tutta la città si era convinta di trovare in lui un nuovo valoroso difensore della patria. Osvart era il secondogenito e aveva diciannove anni. Cresciuto all'ombra di Alamad era sempre stato la seconda scelta di Mafad, che lo aveva cresciuto con l'abitudine della contemplazione del valoroso fratello maggiore. Infine vi era il piccolo Manhi, di soli dieci anni. Inutile descrivere tutto l'amore che la famiglia riversò su di lui dopo la sua nascita. E ancora una volta, a farne le spese, era stato Osvart, incaricato di occuparsi del fratellino nelle lunghe ore in cui Mafad e mamma Désia erano lontani da casa. Ma quella sera era tutto diverso. Non vi erano differenze, tutti quanti erano vittime, allo stesso modo, della grande sciagura precipitata improvvisamente nella città. “Dobbiamo organizzarci, non possiamo rimanere immobili! Alamad, il popolo ti chiama, vuole la tua lama!” Nella stanza accanto mamma Désia udiva tutto. Destatasi come da un sogno si precipitò nella cucina, tenendo lo sguardo fisso negli occhi di Mafad. “Sciagurato...” esordì con voce tremante di angoscia “desideri dunque mandare tuo figlio incontro ad una morte certa?”

Ma Désia, non accadrà nulla, nostro figlio è un valoroso guerriero, questa per lui è l'occasione di dimostrarlo!”

Ora basta” disse Alamad, piantandosi di fronte alla madre. “Madre, desidero combattere e difendere la mia gente. Sono venuto al mondo per questo. Dovrò pur difendere l'onore della nostra famiglia!”

Désia scosse lentamente il capo e si passò una mano sulla folta chioma nera.

E non pensi al dolore che mi creeresti?” rispose, in preda al totale smarrimento. “Non pensi ai tuoi fratelli? A me, a tuo padre, alla piccola...”

Io non voglio che tu vada via...” Tutti si voltarono verso l'ingresso della cucina. La piccola Lucy aveva udito tutta la conversazione e si era levata per far valere la sua inutile opinione, poiché nessuno sembrò ascoltarla. Solo Osvart comprese il dolore della sorellina e la difficile posizione che ella aveva nella famiglia. Ad un cenno brusco di Mafad, egli si avvicinò alla bambina, la prese per mano e la condusse nuovamente in camera.

Vieni Lucy, devi riposare...”

Dopo qualche minuto di silenzio Alamad riprese la parola.

Madre, beneditemi” disse.

Désia tornò a fissarlo con gli occhi spalancati dal terrore.

Tu mi chiedi di deporre la mia vita nelle tue mani” gemette la donna. “Se ti benedicessi tu andresti la fuori, correndo incontro al nemico e facendoti massacrare! Faresti questo? Rispondi Alamad, rispondi a tua madre e sii sincero.”

Désia, fa come ti ha detto!” intervenne Mafad.

Mai!” urlò Désia. “Mai! Mai!”

A quel punto Mafad la prese per un braccio e la trascinò nella stanza dove poco prima si erano recati Osvart e la piccola Lucy. L'uomo controllò se vi fosse qualcuno nella stanza ma non vide nessuno. A quel punto sbatté la donna al muro e la prese per il collo

Ricorda Désia... ricorda il giuramento che facesti quando ti presi in sposa. Saresti stata sottomessa a me e al tuo primogenito. La legge ti proibisce di opporti alla richiesta di Alamad di partecipare ad una battaglia che abbia lo scopo di difendere il nostro paese. Appellati dunque al tuo buon senso e se proprio ti ostini... beh, potrei anche decidere di non far partire Alamad. Dopo tutto la legge consente anche questo, a patto di inviare successivamente un altro dei nostri figli presso l'esercito. Potrei far partire Osvart... ti proibisco di replicare! Si, credo che farò così... farò partire Osvart... del resto lui non potrà mai portare l'onore in questa famiglia, capisci?”

E tu credi di poter misurare l'importanza di un figlio secondo l'onore che potrebbe recare alla famiglia?”

Chi sacrificheresti Désia? Cerca di metterti nei miei panni, qualcuno deve pur partire, non possiamo cadere in disgrazia proprio in questo momento!”

Se io fossi nei tuoi larghi panni... prenderei la lama di mio figlio Alamad e correrei con gioia verso la morte, sapendo di poter salvare in questo modo la vita di tutti i nostri figli!”

Aveva urlato nel pronunciare queste parole ed ora tutti tacevano.

L'unico rumore a malapena udibile era il lontano grido di gioia della folla accompagnato da qualche sparo. Mafad rimase a fissare la moglie con gli occhiacci spalancati dalla collera. Era stato ferito nel proprio orgoglio, in casa sua e per di più con tutta la famiglia presente.

Alamad entrò nella stanza, risoluto nel far valere le proprie ragioni.

Madre, il popolo mi chiama. Andrò a combattere, con o senza la vostra benedizione.”

Detto questo si apprestò a uscire ma Désia lo richiamò. Allora il ragazzo le si avvicinò e lei gli prese le mani, tremando, mentre una lacrima le rigava la guancia.

Va e sii prudente” gli disse. “Agisci con saggezza. Ricorda che qui ad attenderti c'è la tua famiglia.”

Detto questo lasciò bruscamente le mani del figlio e corse in cucina cercando di trattenere i singhiozzi. Alamad rimase di fronte al padre, con lo sguardo abbassato.

Le passerà, vedrai” disse Mafad.

Padre, che io non veda più ciò che hai fatto alla mamma stasera. Il tuo maltrattamento era illegale e io, in qualità di guardia del re, non posso certamente permettere che questo accada, soprattutto se sotto il mio stesso tetto!”

Hai ragione figlio mio... il fatto è che tua madre deve imparare a sottostare alla nostra volontà.”

Padre, se qualcuno all'infuori di noi lo venisse a sapere sarei rovinato. Tutti questi anni di sacrifici andrebbero perduti in un sol momento.”

Mafad andò a prendere la spada di suo figlio. Tornò pochi istanti dopo, gliela porse e gli mise una mano sul capo.

Vai figlio mio, rendi gloria alla tua persona e alla tua famiglia”. Alamad impugnò la spada, si diresse verso la cucina e uscì di casa senza pronunciar parola. Mafad rimase meditabondo nella stanza, e udì il mormorio provocato dalle parole degli altri figli.

Lo hai visto in faccia? Aveva una paura tremenda”.

L'uomo si infuriò e ritornò in cucina.

Avrei voluto veder voi al suo posto, ingrati! Se un giorno la gente vi rispetterà sarà solo per il sacrificio di vostro fratello! Ricordatevelo sempre!”

Fu allora che si recò in camera da letto, dove trovò Désia, inginocchiata, con le mani giunte e gli occhi chiusi. Quella vista provocò in lui un tal rabbia da scatenargli un terremoto interno. Si avventò sulla donna e la rimise in piedi, schiaffeggiandola.

Donna infame” ruggì “hai dunque poca fede nella forza di nostro figlio?! Ti riduci ancora a nascondere la realtà dietro una preghiera? Non vi sono interventi divini nelle nostre vite! Siamo noi a renderci grandi con le nostre azioni!”

Sei ancora ubriaco, Mafad” singhiozzò Désia. “l'ho capito appena sei tornato. Parli tanto di gloria, rispettabilità, onore! Parli del renderci grandi con le azioni! Sei tu il primo ad essere piccolo. Sei solo un essere insignificante...”

Mafad aveva già levata in alto la mano per farla ricadere pesantemente su di lei quando Manhi entrò nella loro camera.

Padre! Madre! Venite, venite!”.

Mafad gettò un'occhiata tremenda alla moglie e seguì il bambino. Tornarono nella piccola cucina dove ad attenderli vi erano Osvart e Lucy.

C'è un annuncio alla radio” esordì Osvart.

Taci e lasciami ascoltare” rispose Mafad in modo veemente.

Le parole di Mafad furono seguite dalla voce alla radio:

La giornata di oggi era destinata a vedere un ulteriore violenza da parte dell'attuale governo. Era prevista la fucilazione di novanta concittadini accusati di tradimento nei confronti della patria. Ci piace immaginare la scena della preparazione di questa ulteriore ingiustizia, arrestata in tempo dall'intervento dei nostri ribelli. Il generale Soltan e i soldati al suo seguito sono entrati in città, acclamati dal popolo festante. L'unica resistenza incontrata nel loro cammino trionfale è stata caratterizzata perlopiù dalle ultime guardie fedelissime del re, cadute facilmente sotto i colpi degli uomini di Soltan. Dopo aver occupato il palazzo reale, il generale Soltan ha dichiarato sciolto il governo del re Amul VII. A questo annuncio, l'ormai ex-sovrano si è precipitato fuori dall'aula consigliare dove si era recato per discutere, con i suoi ministri, sulla situazione d'emergenza che li aveva colti di sorpresa. Pochi istanti dopo, un colpo di rivoltella. Un semplice gesto per porre fine ad una dittatura durata oltre trent'anni. Il generale Soltan si è recato nella stanza attigua e ha trovato il corpo del re.”

Gli occhi della piccola Lucy si inumidirono: “Alamad è morto, non è vero?”

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Azione / Vai alla pagina dell'autore: jean sebastien