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Autore: Jane The Angel    02/12/2007    8 recensioni
[Notre dame de paris; personaggi: Pierre Gringoire, Djali] "Conosceva quell’aria: preannunciava l’arrivo del periodo più freddo dell’inverno, già abbastanza gelido secondo l’opinione di Gringoire. Come avrebbe potuto rallegrarsi ad un tale presagio?"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nuit d’un poète

Pierre Gringoire si svegliò d’improvviso, gocce fredde di sudore gli inumidivano la pelle sottile delle tempie, brividi violenti percorrevano il suo corpo magro. La pelle, pallida, era scottante nonostante il freddo. I muscoli della mascella contratti, i capelli neri scarmigliati per essersi agitato durante il sonno.

Erano un paio di notti che dormiva male. Il suo animo, drammatico per natura, attribuiva la mancanza di sonno ai dubbi filosofici che gli occupavano la mente.

Uno scalpiccio lo fece sobbalzare.

-Maledetti topi.- sussurrò, e la sua voce rimbombò nel vicolo in cui quella notte aveva deciso di albergare.

Ormai incapace di prendere sonno, il poeta si alzò in piedi e prese a camminare, lento ed assonnato, per le vie di Parigi.

L’aria della notte, fredda e frizzante, non lo faceva sentire meglio. Conosceva quell’aria: preannunciava l’arrivo del periodo più freddo dell’inverno, già abbastanza gelido secondo l’opinione di Gringoire. Come avrebbe potuto rallegrarsi ad un tale presagio? Come poteva essere lieto, con la neve che già lo copriva durante il sonno, all’annuncio di un freddo ancora più intenso?

Certo questo imminente abbassamento di temperature non poteva rallegrare in alcun modo l’animo di un poeta disperato, senza una dimora e senza i soldi per una locanda.

Nella sua vita già diverse volte aveva dovuto far fronte a tale problema. Eppure, quell’anno era diverso dagli altri. Sentiva di aver sfruttato e perduto ogni possibilità.

Il mestiere di poeta, l’unico che gli appartenesse, non gli avrebbe certo fruttato alcun guadagno: quanti rozzi ignoranti popolavano Parigi, che non apprezzavano la sottile finezza della sua arte!

Tempo prima, gli era parso di poter trovare un minimo di stabilità, in quella sua vita sregolata.

Camminando sul bordo di una Senna scintillante e fredda, tornò con la mente a quei tempi, ricordandoli con malinconia, in cui gli era parso di avere addirittura due possibilità per sopravvivere all’inverno.

Ma ora? Chi avrebbe accolto un povero poeta sfortunato?

Non certo il suo saggio maestro, l’arcidiacono Claude Frollo, poiché egli aveva avuto la sfortuna di sfracellarsi a terra cadendo dalla torre di Notre Dame.

E alla Corte dei Miracoli non osava tornare. Nessuno l’avrebbe accolto, lì: i due che forse l’avrebbero accolto…

Beh, il caro Clopin Trouillefou, sire d’argot, era sventuratamente caduto in battaglia, rimasto ucciso da quel bel capitano di cui non ricordava il nome, ma che aveva qualcosa a che fare col sole.

E la bella Esmeralda aveva avuto la malaugurata idea di farsi accusare di stregoneria, così era stata impiccata, nonostante tutti i suoi tentativi di salvarla.

Un belato familiare lo riscosse dai suoi pensieri e il poeta si guardò attorno per trovarne la fonte.

-Djali, mia cara!- esclamò sorpreso Gringoire chinandosi per chiamare a sé la capretta che gli era sfuggita il giorno in cui Esmeralda era stata impiccata –Sai, bellezza, i miei pensieri erano per l’appunto rivolti a quella sciocca della tua padrona.- rivelò grattando con affetto il collo della capra –Ormai è un mese che è morta, né più né meno, mi pare… e dire che è talmente semplice sfuggire alla forca. Puoi credermi se te lo dico, io l’ho fatto almeno due volte, e sono negli ultimi mesi. E dire che ho fatto tanto per salvarla, povera fanciulla…-

Mi hai abbandonata.

Il poeta si accigliò non appena quella voce familiare giunse alle sue orecchie –Tua hai sentito, Djali?-

Mi hai lasciata a lui…

-Chi è?- domandò Gringoire, e un brivido percorse la sua schiena mentre si guardava attorno… quella voce…

Io ti salvai quando tu venisti alla Corte… ti salvai, e tu mi hai lasciata al Prete…

-Ventre di Dio, uno spirito!- gracchiò Gringoire scattando in piedi, tremando non più per il freddo, mentre il cuore batteva con forza nel suo esile petto.

È colpa tua…

-Vattene!- gridò il poeta muovendo un passo indietro –Ho provato a salvarti… ho tentato…-

Non l’hai fatto… bugiardo! Hai scelto Djali… mi hai lasciata nelle sue mani… nelle mani del Prete…

-No!- un altro passo indietro, il corpo scosso da fremiti inconsulti. Quella voce era ovunque, proveniva da ogni luogo, era dentro di lui.

Sono morta… è colpa tua…

-No, non è vero…-

-Tu mi hai uccisa.-

Stavolta la voce provenne da una direzione precisa. Sconvolto, Gringoire abbassò lo sguardo. Sul muso di Djali brillavano non i suoi occhietti neri e furbi, ma due occhi verdi che un tempo erano stati ingenui e amorevoli e che ora erano crudeli e vendicativi.

-E… Esmeralda…- balbettò. Sul volto della capra comparve la smorfietta che tante volte aveva increspato le labbra della gitana defunta.

-Tu mi hai uccisa.- accusò la capra con la voce di Esmeralda.

-Era vero dunque!- gridò il poeta, la voce intrisa di terrore –Sei una strega! Questa è stregoneria!-

-Tu mi hai uccisa.- con espressione maligna Djali avanzò e il poeta indietreggiò spaventato. Le acque della Senna accolsero la sua caduta.

-Tu mi hai uccisa.-

La capra, o la Esmeralda che fosse, osservò con gelido piacere il poeta dibattersi nell’acqua gelida del fiume, lottare inutilmente contro la forza oscura che lo trascinava verso il fondo. Quando il capo dell’uomo fu immerso nell’acqua, continuò ad osservare la sua ombra.

Gringoire, agitandosi e lottando, morì con i polmoni pieni d’acqua e gli occhi sbarrati. Nelle iridi chiare rimase per sempre il volto vendicativo di colei che si riprendeva quella stessa vita che un tempo aveva salvato.

_____________Nota di Herm90

No chiedetemi da dove mi è uscita quest'idea^^ non lo so, semplicemente ho preso la penna e ho iniziato a scrivere, quindi non riesco a decidere se mi piace o meno... giudicate voi^^

  
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