Ciao a tutti!
Questa è una piccola one-shot assolutamente priva di senso, ma che volevo
scrivere. L'idea mi è venuta mentre stavo cercando dei testi di canzoni per
un'altra mia fic, e mi sono imbattuta in "Lily, Rosemary and the Jack of
Hearts" di Bob Dylan. Canzone che a dirla tutta non ho mai ascoltato, ma
che ha un testo davvero bello *__*
E niente, stamattina ho buttato giù questa schifezzuola. Non mi soddisfa e
potevo svilupparla meglio, ma non sono riuscita a modificarla come
desideravo...Quindi la posterò così, spero che a qualcuno possa piacere lo
stesso! *Autocommiserazione mode on* Di una sola cosa sono contenta, cioè il
pairing: io amo questa coppia impossibile, la amo alla follia.
Bene, a questo punto buona lettura e a presto!
_Flea_
***
.Lily And The Jack Of
Hearts.
And nothing would ever
come between Lily and the king
No nothing ever would except maybe the Jack of Hearts
"Lily, Rosemary and
the Jack of Hearts"
Bob Dylan
Sala Comune di Gryffindor, 16 febbraio 1978.
"Basta, questo gioco
è così noioso! E le carte non parlano neanche, che gusto c'è?" James
Potter sbadigliò sonoramente, abbandonando sul tappeto le sue carte.
"Sono carte babbane, James, è ovvio che non parlino." Lily Evans
si avvicinò di più al camino della Sala Comune, allungando le gambe davanti a
sè. "Secondo me, comunque, hai smesso di giocare semplicemente perché ti
stavo stracciando," aggiunse, provocandolo.
"Non osare neanche pensarlo!" ribatté lui, indignato. "Padfoot,
diglielo anche tu che io non mi arrendo mai."
Sirius Black, disteso su uno dei divani di velluto consumato ed intento a
sfogliare la Gazzetta del Profeta, annuì distrattamente. "Certo, Prongs,
certo," rispose, senza prestargli troppa attenzione.
"Non entusiasmarti troppo, mi raccomando. Begli amici che mi ritrovo,
pronti ad abbandonarmi nel momento del bisogno!"
Sirius si limitò a fare un cenno di assenso, immerso nella lettura di un
articolo sul Quidditch.
"Padfoot!" esclamò James, esasperato.
"Neanche il tuo migliore amico ti dà retta, ormai," rincarò la dose
Lily, compiaciuta. "Devi rassegnarti, non sei più il re incontrastato di
Gryffindor."
"Bene, a
questo punto me ne vado. Non meritate la mia regale compagnia, ingrati,"
ribatté, baciando Lily sulle labbra per augurarle la buonanotte. "Vieni a
dormire anche tu, Sir?"
"Rimarrò qui ancora un po', Prongs, ora non ho sonno," rispose
l'amico, posando il giornale. "Buonanotte, sua altezza,"
aggiunse poi, con una smorfia ironica.
"Questa me la paghi, Sir, ti ho avvertito... A domani!" esclamò James,
prima di sparire oltre la porta che conduceva ai dormitori maschili.
***
Lily rimase immobile per qualche minuto, chiudendo gli occhi e lasciando che il
silenzio ed il tepore del fuoco la avvolgessero. Poi iniziò a raccogliere le
carte da gioco, sparse ovunque attorno a lei.
Insegnare al suo fidanzato a
giocare a poker si era rivelato un esperimento fallimentare, ma non aveva certo
intenzione di arrendersi. Era convinta che i giochi babbani fossero molto più
divertenti, senza quelle stupide figure che continuavano a parlare e distrarre
chi le teneva in mano, e Jamie avrebbe fatto meglio ad imparare al più presto.
Non ne poteva più degli scacchi magici o delle interminabili discussioni sul
Quidditch.
"Hai bisogno di una mano?"
La ragazza trasalì, voltandosi di scatto.
Sirius era inginocchiato sul tappeto,
proprio dietro di lei, con il viso incorniciato da alcune ciocche di capelli corvini
e gli occhi che sembravano trasparenti alla luce fioca delle fiamme.
Si era dimenticata di non essere sola.
"Scusa, non volevo spaventarti," le disse, piegando le labbra in un
sorriso.
Lily scosse il capo. "Non preoccuparti, mi ero scordata che eri ancora
qui. Non ti ho neanche sentito alzarti."
Il sorriso di Sirius si allargò. "So essere molto silenzioso, in
effetti."
"Che modestia, mi ricordi qualcuno," rispose, con sarcasmo.
"Avanti, aiutami."
I due iniziarono a raccogliere le carte, radunandole in una vecchia scatola blu.
"Ecco James," disse dopo qualche istante Sirius, stringendo fra il
pollice e l'indice una carta e mostrandola a Lily.
"Il re di cuori... Mi sembra appropriato. Anche se voglio sperare che la sua
carriera di playboy ora si sia interrotta," osservò la ragazza, ridendo.
"E questa sei tu," proseguì lui, mostrandole la regina. "Ti
assomiglia anche, a guardarla bene."
"Come sei gentile! Paragonarmi ad una vecchietta con un costume ridicolo
addosso..."
Questa volta fu Sirius a ridere. "Dai, stavo scherzando," disse,
gettando la regina nella scatola. "Tu sei molto più bella," aggiunse,
abbassando la voce.
Lily non si mosse, apparentemente intenta ad osservare con attenzione un
otto di picche con un angolo tagliato. "Grazie," sussurrò appena,
lasciando che i capelli le coprissero le guance.
"Scusami di nuovo, non volevo metterti in imbarazzo." Sirius le fece
alzare il viso, guardandola negli occhi.
Calò un silenzio carico di tensione.
"Buonanotte, Lily," le augurò
infine Sirius,
prima di alzarsi.
"Sirius, aspetta!"
Sirius si voltò.
Lily era ferma ai piedi della
scalinata, con un'espressione indecifrabile sul volto.
"Tu che carta sei?"
Lui si fermò, portando le mani ai fianchi e sorridendo nella penombra.
Un
sorriso malinconico, che Lily non aveva mai visto prima. "Io sono il fante
di cuori, Lily. Posso avere tutte le carte che voglio, tranne l'unica che
desidero davvero... perché quella carta è del re, e il re è il mio migliore
amico."
***
Sirius si chiuse la porta
alle spalle. Cercando di non fare rumore raggiunse a tentoni il suo letto,
lasciandosi cadere sul materasso senza neanche cambiarsi.
"Padfoot, sei tu?"
La voce impastata di sonno di James lo raggiunse attraverso le tende tirate del
baldacchino.
"Sì, Prongs."
"Che ore sono? Sei stato in Sala Comune con Lily fino ad adesso?"
"Sì."
"E che cosa avete fatto?"
Sirius trattenne un sospiro. "Abbiamo giocato a carte, Jamie."
***
Lily l'aveva raggiunto,
il ticchettio delle sue scarpe che rimbombava sui muri di pietra. Si era fermata
a pochi centimetri da lui, un gradino a separarli. Sembrava ancora più piccola
ed esile, con la cravatta storta e il maglione troppo grande che le aveva
regalato James per Natale.
Si era alzata sulla punta dei piedi. "Mi dispiace, Sirius," gli aveva
bisbigliato all'orecchio.
Poi gli aveva sfiorato le labbra, impercettibilmente, prima di tornare in Sala
Comune.
Le fiamme si erano spente, e si riusciva a scorgere solo lo scintillio delle braci che stavano morendo nel camino.
***