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Autore: Stray cat Eyes     03/12/2007    9 recensioni
[Sequel di "Christmas Curse"] Una bambina, il suo quasi-padre, e una passione sfrenata per le camicie.
Lezione Numero Due di una vita allegra, forse affascinante, a tratti allucinante.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Rin, Sesshoumaru
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Di Bimba e Mela Verde


- Lesson n° 2 -


Sesshoumaru si umettò le labbra, mentre saliva le scale con perfetta lentezza, e si stupì di sentirlo ancora lì, adagiato sulla sua bocca con semplicità pura e innata.
Quel sapore che poco prima aveva dovuto incontrare.

Kami-sama, che irritazione.

Rin era concentrata nel mettere un piede davanti all’altro, attenta a camminare ben dritta e con tre sole dita a sfiorare il corrimano, come una principessa degli anime che era solita guardare la domenica mattina dalle sette in punto in poi.
Quegli stessi banali fotogrammi in successione che gli impedivano di dormire come si deve, nell’unico giorno di riposo dettato dall’uomo - che, in questo, qualcosa di buono aveva pur fatto.

Ah, ma l’aveva messa in riga, la signorina.
Niente più tv in camera da letto del nobil signore. E, soprattutto, niente attentati alla sua incolumità - come quello di giusto un quarto d’ora prima - e assolutamente nessun atterraggio di fortuna sul suo letto nelle prime ore del mattino. O della notte. Del pomeriggio, anche.
Insomma, il suo letto - ecco un’altra interessante invenzione degli uomini - non avrebbe mai avuto incontri ravvicinati con il gracile corpicino della bimbetta tutto pepe.

Eppure, malgrado tutto, Rin canticchiava allegramente fra sé e sé una canzoncina natalizia, magari storpiando qua e là qualche parola d’inglese. Ma non sembrava importarle, la cosa; e tanto meno il fatto che lui le avesse vietato certi comportamenti. Tutt’altro: la piccola era assorta nel ripetere bonariamente frasi mescolate tra di loro, di quella che lui credette di riconoscere come una strascicata re-version di Jingle Bells.
Una Jingle Bells ritmata a mo’ di Cha Cha Cha, a quanto sembrava.

Ah, pazzi umanoidi.
Loro e la loro strana mania di strafare e di scialacquare tempo prezioso in cose tanto futili.

Sesshoumaru estrasse le chiavi dalla tasca della giacca, mentre Rin improvvisava passetti di danza sul pianerottolo.
“Sesshoumaru-san! Cosa mangiamo, stasera?” Volle sapere la bambina, d’un tratto.

Oh, dilemma dei dilemmi. Cos’avrebbero mangiato, per cena?..

“Non lo so, Rin.” Grugnì, facendosi strada nell’appartamento del quinto piano.
Piuttosto grazioso, a dirla tutta, per quel che un demone poteva considerare ‘grazioso’.
Almeno, lo era stato finché un paio di gambette snelle infilate in calze colorate non avevano cominciato a percorrerne le stanze da cima a fondo, sentendosi sempre più parte di quella minuscola realtà. Un angolo di mondo che era appartenuto a lui e a lui soltanto, e di cui era stato quasi privato.

...
Tutta colpa di un’assistente sociale di quart’ordine! Quella donna di periferia, dalla pronuncia rustica e dalla voce eccessivamente gentile! Svenevole e insopportabile! Che rabbia, che stizza!
...

Sesshoumaru indossò suo malgrado quello che gli umani erano soliti chiamare ‘grembiule’, di un sobrio colore bianco, su cui campeggiava una scritta a caratteri rossi che, purtroppo, aveva notato solo due giorni dopo averlo acquistato.

Merry Christmas!

Ormai si era abituato a tante piccole cose, e persino quell’indumento da donnicciola - che un tempo aveva disprezzato con tutto se stesso e lacerato in mille e forse più brandelli - analizzato con cura, aveva mostrato dei lati di notevole funzionalità. Era così che, aveva avuto da notare, i più evitavano di inzaccherarsi camicie immacolate in cucina con i cibi e i condimenti più svariati.

Solo che lei.. beh, certo. Rin rappresentava, così come in ogni altra cosa, l’eccezione alla regola.
Ed ecco che, al suo passaggio, il demone si ritrovava con macchie assurde su quei vestitini tutti fronzoli. E su mobili ed elettrodomestici, indiscriminatamente.

“Sesshoumaru-san! Sesshoumaru-san!”

Saltellando con il suo abitino rosa dalla gonna a palloncino, Rin giunse in cucina, un sorriso luminescente disegnato sul visino da infante. Il codino a lato della testa, ottenuto con tanta fatica quel mattino prima di poter andare l’uno al lavoro e l’altra a scuola, ciondolava allegramente su e giù, minacciando di districarsi dal nastrino rosato annodato con abilità e maestria.
“Sesshoumaru-san, ho deciso! Voglio imparare a cucinare!” Annunciò, felice.
Le iridi ambrate del demone s’allargarono pericolosamente. Chi diavolo le aveva messo in mente un’idea così..
“Kagome-chan mi ha regalato questo!” Aggiunse Rin, mostrando con orgoglio un grembiulino azzurro rifinito da almeno tre strati di volant. Dopodichè, l’indossò, girando su se stessa.

Kami-sama! Ucciderò quella femmina umana!

“Rin, non è una buona idea.” Cercò di dissuaderla lui, con ansia crescente che trapelava appena nella voce.
“Ma domani è la Vigilia di Natale! Vorrei tanto che cucinassimo insieme, Sesshoumaru-san” Si oppose la bimba.

Kami-sama, Kami-sama, Kami-sama...

“Rin, no.”

Ma i suoi occhi erano talmente dolci, talmente luccicanti di tenero desiderio, che non si poteva dir loro..

“No. Enne. O. No.”

...

“Sesshoumaru-san! La carne va messa prima nell’uovo o nella farina?”

“Non è farina, Rin.”

Maniche arrotolate su per gli avambracci, manine lavate per bene ma - ahilui - già grondanti di pan grattato, Rin prendeva le sue prime lezioni di cucina. Oggetto?
Cotolette.
E, modestamente, Sesshoumaru era un maestro nell’arte della cotoletta.

“Rin, con la forchetta, non con le dita!”

Benché questa sua arte non si sposasse esattamente con il Natale. Ma come inizio andava più che bene.

“Aiuto! Sesshoumaru-san, le uova non vogliono saperne di stare al loro posto! Scappano via dal piatto!”

E chissà, magari il giorno successivo avrebbe potuto lasciarsi sopraffare da quel detto odioso, armarsi di umana pazienza e insegnarle qualcos’altro.

“E’ perché lo stai inclinando, il piatto. Non agitarti così, o ti cadranno addosso.”

Sì, qualcosa più in linea con il periodo.. Tipo, una ricetta improvvisata del.. come si chiamava - panettone? Ecco, quel dolce lì. O una ricetta più classica, come una torta al cioccolato.

Okay, Sesshoumaru - si disse - ora non esageriamo.

“Sesshoumaru-san! Sta cadendo, sta cadendo!”

Vediamo prima come funziona questo esperimento, e..

“Rin, NO!”

...

Le macchie d’uovo sono dure a morire. Ma dure davvero.
Anzi, ci sono casi in cui non muoiono affatto; a meno che non si sappia come trattarle.
Il grande e nobile demone era al corrente di alcuni trucchi, carpiti nel tempo dal suo eternamente odiato fratellastro per metà umano; il che non dovrebbe stupire. La leggenda metropolitana che un demone è incapace di fare il bucato è solo tale: una leggenda, e un mito da sfatare.

Certo, a meno che non si trattasse di un caso specifico, vedi: macchia incrostata e abbarbicata all’ultima camicia comprata in un negozio che letteralmente taglia le mani ai clienti, al momento di passare alla cassa. Una camicia pulita, elegante, inamidata di fresco. La cosiddetta camicia preferita.
In casi simili, Sesshoumaru non poteva permettersi di ragionare a mente fredda.
Non inginocchiato com’era sul pavimento, di fronte alla lavatrice, critico.

E tutto per colpa di qualcuno d’innominato e innominabile.

...
Dannazione! Quella stupida oca con tanto di tailleur l’aveva infagottato per benino, nei suoi loschi affari! Gli aveva fatto proprio un bel regalo di Natale, quella donnaccia campagnola dall’eleganza oltremodo discutibile!
...
Oh, beh. Come non detto.

“Sesshoumaru-san?” In un sibilo accennato a fatica, a testa bassa e codino penzolante nel vuoto, una Rin piuttosto affranta gli si avvicinò nella stanza da bagno, strisciando i piedini inciabattati in un paio di peluche a forma di renna.
Guardò il corpo del reato - una camicia con una enorme macchia e tanta paura - e per un istante lui quasi credette che stesse per piangere.
“La vicina mi ha detto che si usano anche per chiedere scusa, Sesshoumaru-san.”
Sussurrò, sollevando uno sguardo carico di speranza e avvicinandosi un pochino.
Ma lui non fece in tempo a chiedere a cosa si riferisse, che si ritrovò il dolce schioccare delle sue piccole labbra rosate sulle sue, virili. Ed eccolo di nuovo lì, quel sapore estraneo.. quasi.. familiare. Di bimba e mela verde.
Un istante dopo la piccola si ritrasse, con aria felice.

Felice di aver dimostrato ancora una volta qualcosa.

“Sesshoumaru-san è d’accordo?” Chiese poi.

Lui, dal suo canto, rimase gelato ed immobile lì dov’era. Senza capire.

D’accordo?.. Su cosa?


*La prossima volta.. assicurati che l’altro sia d’accordo.*


Lentamente, si rimise in piedi, recuperando lucidità e tutto il suo fremente orgoglio, che da un paio di mesi a quella parte stava come bruciando all’Inferno. Ma a nessuno sembrava importare, se il suo preziosissimo ego stava accartocciandosi come un foglio di plastica gettato nel camino acceso.

“Rin. Se proprio vuoi ‘assicurarti che l’altro sia d’accordo’, fallo prima. Non dopo.”

Lei si limitò a sorridere, allegra.

Hai!”





***

Salve! ^^
Bene, vorrei innanzitutto scusarmi per questo sequel assai mal riuscito; ho notato, mentre lo scrivevo, che Sesshoumaru era sempre più OOC, anche più che nella mia precedente oneshot su questo tema. Beh, ormai era un dato irreversibile, dato che mi piaceva comunque, anche se storpiato a questo modo.. Ma, giuro, non lo faccio più! E voi fan accaniti/e, non ve la prendete a male! -_^
Chiuso il discorso, ringrazio di cuore KaDe, elyxyz, lalla86, SHAMROK, Ferula_91, crilli, Hey J e ladyhellsing, che hanno recensito "Christmas Curse". Avete usato molta gentilezza, e ve ne sono grata, soprattutto perché sembrate aver apprezzato il mio lavoro. Dunque, many thanks for you! ^///^

Sayounara! ^^

Stray cat Eyes
  
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