«Tony?»
«Sì?» non alza gli occhi dal giornale.
«Volevo chiederti una cosa...» indugia
differentemente dal suo solito e questo
fa preoccupare Stark.
«Cosa?»
«Insomma, é da un po' che sto qui, solo per
praticità, sia chiaro» si affretta
ad aggiungere cercando di darsi un tono «Ma a casa, ad
Asgard, c'é chi mi
reclama.»
«Se si tratta di tuo fratello/non fratello/quel che
è ne abbiamo già discusso:
sono una persona possessiva e...» ripiega il giornale e gli
dedica la sua
completa attenzione ma viene subito interrotto.
«Non si tratta di Thor, non in quel senso. Il fatto
è che non mi fido di lui.»
«Perché?» chiede sollevato per non
essere ricaduto nella Questione Spinosa che
lo ha fatto andare a letto da solo per due settimane.
«Ehm... Tu gli affideresti mai dei bambini?»
«Al biondo col martello, il quoziente intellettivo di un
bradipo rincoglionito
e la grazia di un bufalo? Non penso proprio, piuttosto a Jack lo
Squartatore.
Senza offesa, ma almeno quell'uomo un po'di cervello ce
l'aveva.»
«Appunto, è proprio per questo che te ne sto
parlando.»
«Dove vuoi andare a parare?» assottiglia lo sguardo
cercando di capire qualcosa
dalla sua espressione visto che si mostra così parco di
spiegazioni.
«Preferisco mostrartelo.» e sparisce nella consueta
luce verdina che per settimane
ha preannunciato il suo arrivo e l'inizio di molte ore di piacere,
anche se con
il tempo quella luce si è fatta vedere sempre meno, non
perché il dio si fosse
stufato di lui, ma perché aveva deciso di piantare le tende
in casa sua, o
meglio nel suo letto. Non che la cosa a Stark dispiacesse.
Sospira, ormai abituato a venire tenuto all'oscuro di tutto e riprende
la
lettura del suo giornale.
Un nuovo bagliore verde, questa volta più intenso, lo
distoglie nuovamente
dalla lettura; e riuscito a leggere sì e no cinque righe.
«Beh? Sei andato a prendere il latte ad Asgard
perché quello di qui ti faceva
schifo?» la voce gli muore in gola non appena alza gli occhi
sul compagno:
accanto a lui c'è quello che sembra un cucciolo di husky,
appesa al suo collo
una bambina dai lunghi capelli neri che potrebbe avere quattro o cinque
anni e
a completare il quadretto un serpente simile a un boa avvolto attorno
alle sue
spalle come uno scialle.
Sgrana gli occhi, conscio di avere le pupille grandi quanto palle da
tennis e
la mascella quasi all'altezza delle ginocchia.
«Tony, ti presento Fenrir,» accarezza la testa del
cucciolo chinandosi e questo
scodinzola felice «Hela,-»accenna alla bambina
«e Jormungandr. Fate ciao
bambini.»
«C-ciao.» tenta la piccola, nascondendosi poi
timida contro la spalla di Loki,
seguita da un leggero uggiolio e da un sibilo a dir poco inquietante.
Tony li sta ancora guardando con gli occhi a palla simili a quelli di
un
cartone animato, incapace di proferire parola.
«Tony, i miei figli, bambini, Tony.» finisce le
presentazioni facendo uscire
con il piede il cagnolino che si era rifugiato dietro la sua gamba.
«I tuoi cosa?!»
«Sono i miei figli, ecco di cosa ti stavo parlando
prima.»
Si limita a fissarlo con un'espressione ebete.
«Beh? Dov'è finito l'uomo che si considerava un
genio?»
«È scappato dopo aver saputo che uno: hai dei
figli, e due: un paio di questi
sono animali.»
«Pensavo avresti capito…» mormora deluso
stringendo a sè la bambina e il
serpente, mentre il cucciolo gli sale su un piede.
«No, non fare così.» gli si avvicina
velocemente, cercando di ignorare il fatto
che ha in braccio una piccola anaconda «Non sto dicendo che
sembrate un circo o
qualcosa di simile, sono solo sorpreso e un po'spiazzato,
concedimelo.»
appoggiando la mano sul braccio privo di serpente lo conduce verso il
divano.
«Quindi non pensi che siamo la famiglia più
squilibrata dell'universo?»
«Questo sì, ma lo pensavo già prima di
te, tesoro.»
Il cucciolo prova a saltare sul divano ma viene fermato dalla voce
imperiosa
del padre.
«Fenrir, no. Sul divano no.»
Lo fissa con i grandi occhioni verdi delusi e si acciambella sul
tappeto.
Se Tony credeva che Loki sapesse fare bene gli occhi da cucciolo ora
deve
ricredersi: nessuno può battere l'espressione di quel
cagnolino dal manto
argenteo.
«Ma povero...»
«Non voglio dargli cattive abitudini e poi rovinerebbe il
divano graffiandolo.»
«Questo divano ne ha viste di peggio.» fa un
sorrisetto allusivo suscitando uno
sbuffo e il sollevarsi di un paio delle otto iridi smeraldine che ora
sono
fisse su di lui.
Loki mette giù la bambina e il serpente, che raggiungono il
fratello e ben
presto si mettono ad azzuffarsi, finendo tra i piedi dei due adulti, o
meglio
dell'adulto e del ragazzino troppo cresciuto.
Si guardano per un attimo in silenzio, poi Loki decide che forse
può
dimostrarsi così magnanimo da fornirgli una spiegazione.
«Ho dovuto portarli qui. Ultimamente passo molto del mio
tempo in questo posto
e non posso abbandonarli a casa da soli; Thor si é offerto
di fare da balia, ma
anche se le sue intenzioni sono più che nobili è
inaffidabile, rischierebbe di
far loro del male anche solo abbracciandoli e non lo posso
permettere.»
Deglutisce a fatica «Quindi...?»
«Quindi ti sto chiedendo di ospitarli qui.»
Il fatto che quel "chiedendo" sia in realtà un "sia ben
chiaro
che nonostante tutto sono io quello che decide" è del tutto
tralasciabile.
«Aspetta un attimo. Mi stai chiedendo di tenere in casa mia
tre piccoli
tornadi» indica la massa informe di braccia, zampe e spire
che si dibatte sul suo
tappeto «così, giusto per hobby e
perché c'é spazio?»
«No, te lo sto chiedendo perché non posso
dividermi tra tutti voi, e mi spiace
ma loro sono la mia priorità.»
L'idea di essere stato scavalcato da quei tre mostriciattoli lo
infastidisce e
lo fa sentire tradito, ma poi porta lo sguardo su di loro, vedendo che
hanno
finalmente smesso di azzuffarsi; sono lo spettacolo più
tenero del mondo,
accoccolati uno addosso all'altro stremati per la lotta.
«Quindi vuoi trasferirti qui con tutta la truppa?»
non riesce a distogliere lo
sguardo da quell'ammasso di squame, pelo e pelle nivea che sono i tre
cuccioli.
«Mi sembra l'idea migliore. Se non vogliamo smettere
ciò che facciamo di
solito, e dal canto mio non ne ho voglia, ho bisogno di saperli da
qualche
parte non molto lontana e al sicuro. Non hai idea dei sensi di colpa
quando
vengo qui e li lascio chiusi in una stanza.» i suoi occhi si
scuriscono al
pensiero.
«Non puoi cercarti una tata?»
«Chi mai farebbe da tata a Hela, Fenrir e Jormungandr,
portatori del Ragnarok?»
mormora intristendosi.
«Questa me la spieghi.» lo abbraccia e lo tira a
sè visto che tanto i 'bambini'
si sono addormentati.
«Le leggende del mio popolo raccontano che loro porteranno il
Ragnarok, il
tramonto degli dei. Secondo le Norne Fenrir ucciderà Odino
mentre Jormungandr
farà lo stesso con Thor e Hela porterá pestilenze
e malattie in tutti i mondi
perché è destinata a diventare la Regina degli
Inferi.»
«Ma sono solo leggende.» mormora tra i suoi capelli
corvini.
«È uno dei vari scenari possibili del Destino,
l'ho visto e sto cercando in
tutti i modi di evitarlo, ma gli Asi non vogliono correre questo
rischio. Se li
trovassero li ucciderebbero.» esce dall'abbraccio di Tony per
sedersi accanto
ai piccoli e accarezzarli.
Il genio che in questo momento non riesce a dare un ordine ai propri
pensieri
lo segue «Thor cosa ne pensa?»
«È d'accordo con me e vuole proteggerli, non gli
importa di cosa dicono le
Norne.»
Tony stende cautamente una mano verso il cucciolo fino a posarla sulla
sua
testa e a fargli un grattino dietro l'orecchio «Loro
dovrebbero sterminare gli
dei?» domanda assorto, assorbito dalla contemplazione dei tre
piccoli
addormentati che sembrano l'incarnazione della tenerezza.
«Ora sono piccoli, ma cresceranno. Gli Asi hanno paura di
affrontarli quando
sarà il momento, quindi vogliono stroncarli ora che non
sanno difendersi.»
«Quindi vuoi tenerli qui in modo che siano nascosti... Ma
sono dei quelli che
li stanno cercando, non poliziotti inglesi, possono vederli ovunque,
credo.»
«In teoria sì, ma l'energia del reattore Arc, come
ho potuto sperimentare,
devia i nostri poteri. In sostanza casa tua è un punto cieco
per qualunque essere
divino li stia cercando.»
«Come l'hai scoperto?» chiede mentre un sospetto
inizia a farsi strada dentro
di lui.
«Non l'ho scoperto, sto sperando di aver ragione.»
sospira tornando a posare lo
sguardo sui propri figli.
Il sospetto sparisce proprio come era arrivato: non lo ha usato solo
per
trovare un riparo ai suoi figli, ciò che c'è tra
loro non dipende da quello.
«Spiegami solo una cosa: hai intenzione di venire a vivere
qui in pianta
stabile con i tuoi figli?»
«Ho bisogno di un posto dove possa essere sicuro che i miei
figli non vengano
uccisi, Tony, se poi questo coincide con lo stare con te tanto
meglio.» lo guarda
da sotto le ciglia, gli occhi quasi disperati.
«Stai davvero aspettando una risposta senza fare a modo tuo a
priori?»
Annuisce.
Sospira «Probabilmente me ne pentirò molto presto,
ma potete restare.»
Rialza gli occhi e sorride, un sorriso felice da mozzare il fiato, per
poi
spingerlo contro il divano e baciarlo con forza
«Grazie.» mormora quando hanno
entrambi ormai il fiato corto.
***
«Scendi da quel divano!»
«Lascialo stare, gli ho detto io di venire qui.»
Tony scoppia a ridere mentre
Fenrir gli salta addosso e gli lecca la faccia.
Alza gli occhi al cielo «Perché gli hai detto di
salire?»
«Lotta!»
esclama iniziando a
fare il solletico al cucciolo che uggiola felice dimenandosi e
scodinzolando
freneticamente.
«Allora scendete entrambi dal divano!»
«Stai scherzando»
«No. Niente lotte sul divano, vale per entrambi.»
Fenrir appiattisce le orecchie per il rimpovero e Tony lo accarezza.
«Casa mia, regole mie.»
«Figli miei,
regole mie.»
«Casa mia, regole mie.» ribadisce.
«Scendi dal divano.»
«È il mio divano!»
«Ti faccio scendere io...» sibila minaccioso
ricordando molto Jormungandr che
se ne sta appeso su una pianta portata apposta per lui. Si avvicina con
passo
felino e balza anche lui sul divano, iniziando a lottare contro Tony
per farlo
cadere, ma ben presto entrambi perdono qualunque voglia di suonarsele,
distratti l'uno dallo strusciare del corpo dell'altro sul proprio.
Si fermano appena in tempo, ricordandosi a stento della presenza dei
cuccioli e
si fissano negli occhi, in una tacita promessa che sottintende
"dopo".
«Niente più lotte sul divano.» si alza
dalla vita di Stark, su cui era salito a
cavalcioni creando non pochi problemi a entrambi.
«Se l'effetto è questo non potrei
giurarci...»
«Inventerò qualcosa per convincerti.»
«Devo preoccuparmi?»
«Forse che sì, forse che no.» si china
per guardare Fenrir negli occhi «Non sul
divano, va bene? Puoi suonargliele dove vuoi ma non sul
divano.» spiega con
tono autoritario ma al tempo stesso dolce.
***
«Mi è ancora difficile credere di averti detto di
sì.» sono le prime parole che
riesce a pronunciare, stremato proprio come l'altro che adesso ha la
testa
appoggiata al suo petto e gli occhi chiusi.
«Mmh...»
«Davvero, non so cosa mi abbia fatto accettare, ma forse ho
degli indizi.» fa
scorrere la mano sulla sua schiena nuda.
«Quindi è tutta una questione di sesso e di non
smettere?»
«Non sarai tu quello che cerca un lato sentimentale della
cosa, vero?»
Resta in silenzio.
«Oh no, aspetta, lo stavi cercando, vero?» domanda
allarmato, rendendosi conto
dell'immane cazzata che ha appena fatto.
«Non ho detto niente di simile.» si tira a sedere
incrociando le gambe e
rivolgendogli le spalle.
«Ehi.» gli appoggia una mano sul fianco
«Possiamo parlarne?»
«A che pro? Ho capito come stanno le cose, sei stato
chiaro.» prova ad alzarsi
del tutto ma l'altro lo ferma tenendolo per un braccio.
«No, aspetta. Sai che il più delle volte parlo
senza riflettere, e in
situazioni come queste il mio cervello se ne va alle Bahamas, quindi se
mi dai
un momento per richiamarlo possiamo parlarne come due persone
adulte.»
«Se volessi parlare con una persona adulta non mi rivolgerei
a te.» si arrende
e resta seduto.
«Bene.» deglutisce cercando di prendere tempo, e
nel mentre si tira a sedere
accanto a lui «Che cosa intendevi con quella frase?»
«Niente di cui ti importi a quanto mi pare di
capire.»
«Non è quello che ho detto.»
«Ma é quello che intendi, quindi grazie per
l'ospitalità ma penso che a questo
punto sia ora per noi di togliere il disturbo.» conclude
gelido alzandosi dal letto
e iniziando a rivestirsi.
«Fermo lì e prova a ragionare.« gli si
para davanti «Se per me fosse solo una
questione di sesso ti avrei mai permesso di portarli qui?»
«Considerando che ti ho detto che tra loro e te avrei scelto
loro direi di sí.»
«Ti avrei fatto una scenata non meno di un mese fa, finendo
con l'andarmene a
letto da solo per due settimane?»
«Mi sembra di essermi fatto perdonare al mio
ritorno.»
«Non te lo sto rinfacciando, ti sto esponendo i fatti. Se non
tenessi a te ti
avrei fatto portare qui quel simpatico branco di cuccioli che
é ricercato da un
molto meno simpatico branco di dei?»
Tace.
«Quindi smettila di fare la ragazzina complessata e prova a
ragionare.» gli
poggia le mani sulle spalle per poi farlo tornare sul letto.
«Quindi...» mormora dopo qualche minuto di silenzio.
«Dai che ce la fai.»
«Tu...»
«E tu saresti il cervello più sveglio di Asgard?
Non mi stupisce che i tuoi figli
siano riusciti a scappare.»
«Non è solo una storia di sesso?»
domanda titubante.
«Ma bravo, ci sei arrivato.» smorza la presa in
giro con un bacio sulle labbra,
scendendo poi lungo il suo collo e costringendolo a sdraiarsi di nuovo.
«Ho perso un passaggio.» cerca invano di
controllare il respiro sempre più
accellerato.
«Quale?-
«Prima mi hai chiesto se ero proprio io a cercare un lato
sentimentale nella
cosa, e adesso mi vuoi far passare per cretino perchè non
l'ho capito. I casi
sono due: o tu sei un idiota o io ho perso un passaggio.»
«Lo sai che la mia bocca e il mio cervello sono due parti
completamente separate,
che viaggiano su binari paralleli.» risponde mentre la
suddetta bocca non
smette per un attimo di tormentare la pelle nivea dell'incavo della
spalla
dell'altro.
«Quindi sei un idiota.» mormora intrecciando le
dita tra i suoi capelli.
«Un adorabile idiota.» gli mordicchia piano la
clavicola fino a lasciare un
segno rosso sulla sua pelle e poi spostarsi un po'più in
basso.
«Di questo ne riparliamo.»
«Vuoi dire che non sono adorabile?» interrompe la
sua lenta tortura per
guardarlo negli occhi,
appoggiandosi con le mani ai
lati del suo viso.
«Tu sei tutt'altro che adorabile, sei un grandissimo
bastardo.» sogghigna
mordendogli un labbro fino a veder sgorgare una minuscola gocciolina di
sangue.
«Ma oh!» si alza con un'espressione offesa che fa
ridere l'altro.
«Su, non prendertela, adorabile bastardo.»
Tony si volta e con un sorriso a millemila denti gli salta addosso.
Note della
Vecchia
Volpe
Salve! So che non avrei dovuto impelagarmi in un’altra shot o Ironfrost, ma mi facevano troppa tenerezza questi quattro e non ho potuto fare a meno di scriverla.
Lo ammetto, ho un dubbio: non so se scrivere qualche altro siparietto fluff con i cuccioli o meno, fatemi sapere voi, mi adatterò al vostro volere xD
Bene, ora sparisco. Se volete lasciare un piccolo commento e farmi sapere cosa ne pensate sappiate già in anticipo che vi adoro <3
Baci e a presto