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Autore: Their_Eyes    16/05/2013    12 recensioni
Harry Styles e Summer Tye.
Due normalissimi compagni di classe.
Dal testo:
«Cosa siamo Summer?» domandò Harry guardandola fissa negli occhi. Lei deglutì. «Siamo amici o siamo qualcosa di più?»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Are we friend or are we more?

 
«Ancora? Ma quanto sei duro?
» chiese Summer guardandolo con fare assassino per poi sorridergli. Succedeva sempre così.
Erano dieci minuti che il moro ripeteva la stessa frase commettendo il solito errore.
«Non ci posso fare niente.. Non mi entra in testa!» ribatté lui mentre esasperato e rabbioso chiudeva il libro.
La ragazza ormai lo conosceva. Erano solo tre anni che erano amici ma in quel tempo erano sicuri di conoscersi bene.
Si erano visti per la prima volta il primo anno del college: erano in classe insieme, mano a mano diventarono sempre più amici. All’inizio lei pensava che la sfruttasse, a causa della sua media scolastica e della sua conoscenza in tutte le materie ma poi aveva scoperto che non era affatto così.
Tutti i gennaio, quando arrivava l’iscrizione per il nuovo anno scolastico, entrambi scrivevano nel foglio l’intenzione di voler passare un’altra annata insieme, così che si erano ritrovati per ben tre volte compagni di classe e per la maggior parte dei mesi, anche vicini di banco.
Si trovavano bene insieme. Si sono sempre trovati bene insieme.
Lei aiutava lui con i compiti e in cambio lui le aveva promesso di insegnarle a giocare a calcio, la sua grande passione.
«Okey, sei stanco!» sbuffò lei alzandosi dalla sua sedia girevole «Andiamo a fumare una sigaretta e poi torniamo»  concluse la frase dirigendosi verso la porta della sua camera seguita dal riccio.
Scesero le scale in silenzio e arrivarono al piccolo giardino dove il riccio le porse una sigaretta appena estratta dal pacchetto da 20.
Anche quella era una cosa che avevano in comune: il fumo.
Quando erano stressati, fumavano insieme.
Quando erano stanchi, fumavano insieme.
Quando erano tristi, fumavano insieme.
Dopo pranzo, fumavano insieme.
Insieme era la parola che piaceva più a entrambi.
«Pensi che domani il Signor Pool potrebbe interrogarmi?» le chiese lui buttando fuori del fumo
«Io penso di si» rispose lei guardandolo e sorridendo automaticamente. Non sapeva che le prendeva ultimamente, ma era come se lo conoscesse da tutta la vita.
«Se prendo l’ insufficienza sono fottuto!» affermò lui, buttano via con rabbia la sigaretta per poi passarci sopra fortemente con un piede.
«Ci sono io qui! Ti sto aiutando, no!? Domani mattina andrai alla grande e il prossimo anno facciamo la quarta ancora insieme» lo rassicurò lei tenendo sempre le solite distanze.
Una cosa che odiava lui erano gli abbracci. Odiava avere contatto con le persone che non fossero la sua ragazza.
Summer non sapeva bene se lui ne avesse una, ma era sicura che lui era capace di cambiarne una alla settimana grazie alla sua bellezza.
«Torniamo dentro!» urlò lei aprendo il finestrone e inoltrandosi su per le scale per raggiungere la camera.
Con sforzo e rammarico si sedettero ancora davanti alla scrivania
«Concentrati e ripetimi tutto! Non voglio che sbagli la frase!» lo avvertì sorridendogli.
Lui annuì sicuro e poi si lasciò scappare un sorriso dopo essersi sistemato il grande ciuffo ricciolo che ricadeva sulla sua fronte. Non sapeva come ringraziarla, gli sembrava che l’insegnarle a giocare a calcio fosse troppo poco in confronto a quello che faceva lei per lui. Solo sopportare le sue sclerate quando non gli tornava una disequazione non doveva essere una cosa semplice.
Iniziò a ripetere, era concentrato e si impegnava per non sbagliare e per dare il meglio di se stesso. Come faceva sempre quando ci provava con le ragazze e quando giocava a calcio.
Quando arrivò la frase, che non era riuscito a memorizzare fece un grande sospiro e guardò l’amica che con lo sguardo, lo incoraggiava.
« Il divieto del patto commissorio, ovvero che il bene non può passare direttamente al creditore, ma è necessaria l’asta!»
L’amica lo guardò fiera e porgendogli una mano in attesa dei un “batti cinque” che non arrivò mai. Quello era il loro gesto, niente abbracci, niente strette di mano e niente contatti fisici, bastava uno schiocco di mani che i due si intendevano.
Lui la guardava, fisso e sorridendole, ignorando la sua mano tesa.
«Grazie!» sputò lui, slanciandosi inaspettatamente verso di lei, che non capì il suo gesto. Insomma, lui odiava gli abbracci se non erano dati da colei che amava o che si portava a letto.
«Ce la puoi fare» gli sussurrò lei. Non aveva detto quelle quattro parole solo per farlo contento ma perché le pensava davvero.
«Andiamo» la afferrò per un polso trascinandola fuori da casa.
«Dove?» chiese lei più volte non ottenendo risposta dal riccio che continuava a tenerla per mano trascinandola verso una metà non precisa.
 
«No dai, Harry! Domani no!» disse Summer, mentre cercava di tenere il pallone da calcio tra i piedi. Aveva sempre pensato che quello lì, fosse lo sport più bello del mondo, e aveva più volte provato ad imparare ma con scarsi risultati.
Harry, invece, essendo uno di quelli che palleggiava con i piedi come se palleggiasse con le mani, si era offerto di aiutarla, in cambio delle specie di ripetizioni che le dava quotidianamente.
«Dai! Fallo per me!» insisté Harry guardando con la faccia più dolce che riusciva a fare. «Che ti costa? Domani invece di tornare a casa, mangi un panino veloce insieme a noi e poi scendi in campo con la squadra della nostra classe!»
«Ma..» provò lei, prima di essere interrotta dal riccio
«Ma niente! Io domani vado volontario a Diritto» affermò Harry, facendo strabuzzare gli occhi alla ragazza «E tu domani scendi in campo con noi» sorrise rassicurandola «Facciamo così, se entrambi riusciamo a superare le nostre prove, domani sera passiamo la serata insieme, da qualsiasi parte» concluse infine.
 
E fu così, che con la proposta di Harry, Summer aveva accettato questa specie di sfida.
Lui era contento, contento di quello che stava facendo ma soprattutto era contento di farlo insieme lei.
«Ci sono volontari stamani?» chiese il professore di diritto, appoggiando sulla cattedra il registro e il suo elenco personale dei suoi alunni, come di routine.
Harry prese un sospiro, guardò l’amica che lo guardava e che gli sorrideva rassicurante, perché lei era convinta che Harry ce l’avrebbe fatta. Ce l’avrebbe fatta a salvarsi da quest’anno scolastico che era stato maledettamente difficile per lui.
Harry alzò la mano titubante come se si fosse ricreduto in quel nano secondo da quando il Signor Pool aveva fatto la domanda.
«Qual buon vento, Signor Styles?»
Guardò ancora Summer, come se il suo sguardo fosse l’unica forza che aveva in quel momento. E forse era così. Per Harry, vedere lei, seduta in quella sedia e con le dita incrociate solo ed esclusivamente per lui, era una cosa che lo rendeva fiera di loro e della loro bellissima amicizia.
«Beh Styles, devo dire che è andato maledettamente bene..» disse il professore -nascondendo un gigno- dopo aver ascoltato per tutta l’ora Harry parlare del diritto. Il riccio rivolse subito il suo sguardo verso Summer che lo guardava entusiasta di quello che aveva fatto. Di quello che AVEVANO fatto. «Devo fargli i miei complimenti, oggi si merita un bell’otto»
Harry si fiondò addosso a Summer, spostando tutti i banchi e facendo un rumore pazzesco.
«Te l’avevo detto che ce l’avresti fatta» gli sussurrò lei stringendolo.
A nessuno dei due interessava di essere davanti a una classe formata da ben 30 alunni più il professore. In quel momento erano solo loro due.
Summer sentiva qualcosa dentro il suo stomaco che si muoveva veloce, ma non riusciva a capire la sua reazione. Aveva sempre detto che, in quanto Harry fosse un bel ragazzo, non lo aveva mai visto al di fuori di un amico.
Harry, invece, in quel momento, voleva sapere quello che il cuore gli stava sussurrando, ma non capiva. Sentiva qualcosa di strano ma non era in grado di decifrarlo.
Entrambi sapevano che quello abbraccio era stato vero. Un abbraccio di quelli che ricordi il suo calore per tutta la vita.
 
«Scendono in campo, per la finale dell’anno scolastico 2012/2013, la classe IIIA e la classe VC dell’istituto» annunciò l’auto parlante.
Summer guardava Harry accanto a sé terrorizzata. La squadra della loro classe era formata da 9 maschi e 3 femmine.
Harry prese la mano tremolate di Sum e giurò di non aver provato mai una sensazione del genere.
Fossi innamorato? Si chiese lui mentre scendevano in campo e gli spalti cominciavano a scaldarsi.
«Harry, con me perderete» le aveva sussurrato lei assicurandosi che nessun’altro potesse sentirla.
«Ti fidi di me?» le chiese lui mentre anche gli arbitri raggiungevano il campo «Ricordi? Io ti faccio il cross e tu la metti dentro.. Lo abbiamo fatto tante volte ai nostri allenamenti»
Lei annuì debolmente, mentre si guardava intorno cercando di capire la situazione.
Tutte le persone sopra le tribune guardavano loro, esclusivamente loro. Si sentì mancare per alcuni secondi però, la stretta di mano di Harry la fece tornare al mondo reale.
E se avessero perso la finale del torneo più importante a causa sua? Non se lo sarebbe perdonato.
«Sei stata bravissima!» la rassicurò lui alla fine del primo tempo.
«Ma se perdiamo uno a zero, solo perché non ho saputo togliere il pallone dai piedi di quello» ribatté Summer triste.
«Guardami!» le disse lui, tirando su con il pollice il suo mento «Io stamani ce l’ho fatta, e adesso ce la farai anche tu»
Erano 17 minuti che era iniziato il secondo tempo ed erano riusciti a pareggiare.
Mancavano solo 3 minuti e dopo sarebbero passati ai supplementari.
Harry partì sulla fascia sinistra con la palla ai piedi mentre Summer correva al suo pari in quella destra. Erano pronti per mettere in atto il loro schema.
Lei aspettava solo il suo cenno che arrivò pochi secondi dopo.
Entrambi si spostarono al centro del campo, verso la porta, Harry le passò la palla, che lei prontamente afferrò con il piede destro e con un tiro forte e deciso la infilò in porta sorpassando il portiere, buttatosi troppo tardi.
Tutto successe in pochi secondi, nessuno seppe come.
Summer saltò addosso ad Harry e stringendo le gambe intorno al suo bacino.
«Bravissima!» urlò lui per poi, inaspettatamente lasciarle un piccolo bacio a stampo nelle labbra.
Quello era stata una rivoluzione nello stomaco di tutti e due.
 
«Allora, dove andiamo a festeggiare?» chiese Summer mentre si asciugava i capelli castano chiaro nello spogliatoio della squadra.
Harry, davanti a lei, con solo i boxer in dosso, la guardò di sottecchi.
Sum giurò di non aver mai visto qualcosa di così bello e intrigante in vita sua.
Tutti i ragazzi avevano un fisico , scolpito, ma nessuno era come quello di Harry.
«Pizzeria? Risorante?» chiese lui mentre osservava la bionda nei suoi comportamenti. Forse era la ragazza più bella che avesse mai visto. Eppure, ancora, dopo tre anni di amicizia, non se n’era reso conto. Era stato con tante, ma nessuna era in quel modo.
«Lo sai come la penso..» disse mentre con uno scatto veloce tirò su la testa.
Harry era stato così stupido da non ricordarsi che Summer odiava le pizzerie e odiava tutti i luoghi pieni di gente.
«Hai ragione! Me ne ero dimenticato! Allora.. ordiniamo le pizze e mangiamo da me?» propose lui mentre la ragazza lo guardava ragionare. Pensare che stava spremendo le sue meningi solo per una serata per loro due, la faceva stare bene.
«Okey, ci sto!» rispose.
 
«Summer!» la richiamò sua madre dal piano di sotto «scendi è pronta la cena!»
Era stata così felice dell’invito da parte del riccio che si era dimenticata di avvertire sua madre che la sera non avrebbe mangiato con la famiglia.
Scese velocemente le scale raggiungendo la madre che era ai piedi di esse.
«Mamma, ehm, mi sono dimenticata di dirti che stasera non ceno con voi» disse guardando poi il padre che era già seduto a tavola.
«Non ci sono problemi, ma dove vai?» chiese la madre piuttosto curiosa ma sempre con la solita calma. Avevano un rapporto fantastico sia con lei che con suo padre.
«Da Harry! Oggi ha preso otto all’interrogazione di diritto e io ho fatto goal alla partita di fine toreo quindi festeggiamo insieme!» affermò la ragazza sorridente.
«Ma sei sicura che tra voi due non ci sia qualcosa di più?» domandò facendo alzare anche la testa a Philip, suo padre.
Sylvia faceva sempre questa domanda a Summer, e lei prontamente negava.
Però, questa volta sembrò che quando doveva pronunciare quel “no” le parole gli morissero in bocca.
Scosse il capo leggermente, visto che non riusciva a parlare.
Era confusa. Non riusciva a capire se quello che provava per il riccio era semplicemente un’infinità di bene, oppure era qualcosa di più.
Sorpasso la madre e si catapultò alla porta, salutando i genitori e lasciandoli mangiare in pace senza nessuno che li disturbava.
 
Percorse il vialetto di casa Styles sotto il sole spento delle 19. Era maggio, la fine della scuola si avvicinava, e il sole a quell’ora stava quasi per sparire dietro le montagne.
Suonò al campanello e aspettò.
«Ciao Summer..»
«Ciao Anne» le sorrise. Anne era sempre stata felice della loro amicizia.
“Menomale che ci sei tu a mantenere mio figlio sulle righe” ripeteva sempre la donna scherzando a Summer, che arrossiva ripetutamente.
«Harry è nella sua stanza» disse poi dirigendosi in cucina.
Summer aspirò l’odore di quella casa. Nonostante ci fosse entrata tantissime volte, non riusciva a non pensare a quanto fosse buono quel profumo.
«Non mi avevi detto che c’era tua madre!» ammiccò la bionda entrando in camera di Harry.
«Harry?» chiese notando che il riccio non era presente.
Si avvicinò alla porta del bagno, appoggiando l’orecchio destro al legno.
Si stava facendo la doccia. Sempre in ritardo, come al solito.
Summer, rassegnata, si stese nel letto e posò lo sguardo sul soffitto in attesa che l’amico finisse.
«Che ci fai qui?» chiese Harry, uscito dal bagno con un asciugamano legato in vita e tutte le goccioline d’acqua che scendevano dai suoi capelli.
«Bello mio, sono le otto!» disse Summer ridendo. Guardò i suoi addominali ben scolpiti.
Nonostante fosse la seconda volta che lo vedeva in quelle condizioni pensò di non aver  mai visto una cosa del genere. Era la cosa più bella che gli fosse mai capitata sotto gli occhi.
«Mi asciughi i capelli?» chiese divertito.
 
«Parla più forte non ti sento!» urlò il riccio mentre la ragazza muoveva il phon da destra verso sinistra sperando che quel cespuglio si asciugasse più in fretta possibile.
«Ho detto che ho fame!» gridò Summer per farsi sentire da Harry che era seduto sul water.
Finalmente, dopo cinque minuti, la tortura finì.
«Harry potresti uscire? Devo fare la pipì!»
«E se volessi rimanere?» ribatté.
«Styles, ti ho detto esci!»
 
Il riccio, chiuse la porta dietro le sue spalle. Notò che le pizze erano arrivate. Forse sua madre era entrata per portargliele ma non avendo trovato nessuno dei due, le aveva appoggiate sopra il letto.
Harry pensò al legame che aveva con Summer. Amicizia? Forse, amicizia non era.
Lui era stato con centinaia di ragazze ma con nessuna aveva provato la sensazione che aveva provato il giorno stesso quando, con tanto coraggio, lasciò un bacio a stampo sulle labbra di Summer. Eppure era solo stato un bacio, innocente e rubato.
Harry capì di essere innamorato. Innamorato della sua compagna di scuola. Innamorato della sua compagna di banco. Innamorato della sua migliore amica.
«Perché così pensieroso?» chiese la ragazza uscendo dal bagno e sedendosi accanto a lui facendogli venire un milione di brividi.
“Che stupido che sono!” pensò “Ora che ho capito che sono innamorato, sembro un ragazzino di 12 anni alle prese con la prima cotta”
«Pensavo..» rispose solamente mentre continuava a passare il suo sguardo dalla bocca agli occhi di Summer.
«A cosa?» chiese lei, sentendosi osservata e al centro dell’attenzione.
Il riccio tirò su le braccia sospirando così che Sum potesse capire che non era il caso di parlarne.
 
«Che facciamo dopo aver finito di mangiare questa squisita pizza?» disse Harry con la bocca piena, rivolto alla ragazza.
«Per me possiamo anche dormire!» scherzò lei, stropicciandosi gli occhi. Era stata una giornata faticosissima e la stanchezza si faceva sentire.
«Sei seria?» chiese il riccio preoccupato, mentre osservava i lineamenti dolci di Summer. Possibile che in tre anni non si fosse accorto di quanta bellezza potesse avere quella ragazza?
«Da una parte si, dall’altra no.. Oggi mi hai fatto stancare.. Ho perso dieci vite.. Cinque per te stamani all’interrogazione, e cinque per vincere quella cazzo di partita!» ammise sorridente.
 
«Harry!» lo richiamò la ragazza, dopo ormai dieci minuti che si erano stesi sul letto insieme, guardando il soffitto «A che stavi pensando prima?»
Harry sussultò. Forse era l’ora di dirglielo veramente. Pensava che fosse meglio provare che rimanere con i dubbio.
Prese un sospirone e poi, finalmente, sotto gli occhi preoccupati della ragazza, per il suo comportamento, pronunciò quelle due parole:«A noi!»
La ragazza sentì un brivido oltrepassargli tutto il corpo.
Sorrise guardando l’amico. Così, da vicino, era il doppio più bello.
«Cosa siamo Summer?» domandò Harry guardandola fissa negli occhi. Lei deglutì. «Siamo amici o siamo qualcosa di più?»
Entrambi rimasero paralizzati, in cerca della risposta.
«Io, Sum, fai finta che non ti abbia detto niente» mugolò esasperato Harry, accorgendosi dell’enorme figuraccia fatta, e sapendo forse che la loro amicizia non sarebbe tornata come quella di prima.
«Non dire così, Harry! » sussurrò la ragazza posandosi di fianco e sistemandosi per vedere meglio il suo viso e i suoi bellissimi occhi.
«Io non so quello che provo per te, a volte mi sembra amicizia, a volte mi sembra di volerti un bene dell’anima»  cominciò il ragazzo per spiegare la frase precedente «fino ad oggi ti vedevo solo come la mia amica, la mia unica amica, la mia migliore amica..».
La ragazza lo ascoltava in silenzio mentre Harry cercava di mettere insieme tante parole per formare un discorso compiuto. Il cuore le batteva a duemila e le sembrava che Harry le stesse togliendo le parole di bocca.
«Ma poi, prima, ti ho guardato e ho capito che da parte mia, non ci può essere un’amicizia, io Sum, penso.. di.. essere innamorato di te» concluse il riccio, guardando la ragazza e aspettando la sua reazione.
Summer rimase pietrificata. Le leggeva nella mente? O quale altro potere aveva Harry?
Eppure, finalmente, si sentiva bene, perché quello che lui le aveva appena detto, la faceva sentire in paradiso e al sicuro.
Si avvicinò piano piano al suo viso, voleva parlare, ma le parole gli morirono in bocca, quindi sperò che con quel gesto che stava per compiere, il riccio si accorgesse della sua approvazione.
Dopo un tempo che sembrò interminabile, le loro bocche si toccarono.
Quello non era il bacio rubato nel campetto da calcio, durante la partita, ma era un bacio corrisposto.
I cuori dei ragazzi battevano forte all’unisono, formando un magnifico suono.
Harry cominciò ad approfondire il bacio così che le loro lingue si trovarono a muoversi insieme.
Quando si staccarono, si guardarono negli occhi, e non videro altro che sincerità e amore.
«Sono stato così stupido a non essermi accorto quello che provo per te» ammise il riccio guardando gli occhi cristallini della ragazza.
«Sono stata così stupida a non essermi accorta che mi piace qualsiasi parte di te, e mi hai rubato il cuore dalla prima volta che ti ho visto» confessò Summer abbassando lo sguardo, non convinta di saper reggere quello del ragazzo.
«Guardami» disse Harry alzandogli il mento con il pollice e avvicinandosi al suo viso così che lei potesse sentire il suo respiro nella sua pelle.
«Amo quando ti arrabbi perchè non prendo un bel voto. Amavo quando ti arrabbiavi quando ti dicevo che quest’anno, forse, non ce l’avrei fatta a passare. Amo la tua faccia esasperata quando, dopo infiniti tentativi, non mi torna un’equazione. Amo quando fai la sostenuta e pensi di aver preso quattro invece hai preso otto. Amo quando hai paura di suggerirmi durante i compiti e fai una faccia assassina. Ti amo, Summer Tye»
«E io invece di odio! Odio quando dici che non sono brava a suggerire. Odio quando mi prendi in giro perché non ti voglio perdere. Odio quando non ti impegni e ci metti ore ed ore a risolvere delle cavolate. Odio quando ti impunti per pronunciare una parola in spagnolo. Odio quanto tu sia perfetto e odio il fatto di amarti così tanto. Ti amo, Harry Styles»       


















                             





*Spazio autrice*
Sono tornata con una nuova OS.
Beh, in realtà non è niente di che, però avevo voglia di scrivere qualcosa di nuovo 
e questo è quello che è uscito fuori.
Spero che vi piaccia. 
Ho scritto di Harry, come un ragazzo dolce e non pervertito. 
Ho cercato di scrivere qualcosa di diverso da quello che di solito viene scritto e scrivo anche io! :) 

Beh, finalmente sappiamo il grande annuncio.
Where we are Tour.
Un'altro Tour, speriamo che nelle prossime date ci sia anche l'Italia! :) 
Sono così orgogliosa di loro! 

Tornando a noi.. 
Fatemi sapere che ne pensate con una recensione! 

Ire

P.s. ho anche un'altra LONG.. Se vi va passate:                   
  
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