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Autore: Hermes    16/05/2013    2 recensioni
Ero una ragazza come le altre, niente di strano in questo.
E come tutte le altre avevo i miei difetti ed i miei pregi.
E so cosa state per chiedermi…no, non mi sono innamorata di lui.
Innamorarsi vuol dire essere legati ad un’altra persona e ciò non è successo.
Mi chiedo solo quali strade abbia intrapreso e basta, non voglio andare oltre.

[Questa storia fa parte della serie 'Steps']
Genere: Science-fiction, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Steps'
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Nota
Ci sono riferimenti più o meno velati a: uso di droga, suicidio, guerra e violenza; ed anche alcune parolacce.
Lettori avvisati mezzi salvati, ho fatto il mio dovere. =)
Buona lettura.

A step in between.

In comes the rest of my life
The road was hot
We were so high
We gave NASA a fright
The road snakes 'round my aching shoulders, it's over
The road snakes 'round my shoulder one more time and it's over
The Verve ~ Grey skies

~ Alcuni anni dopo
Gli ultimi giorni di un Agosto bollente si trascinavano l’uno in fila all’altro.
L’erba era secca, resa argentea e friabile dal sole.
L’uomo sull’auto osservava il paesaggio da dietro il finestrino, comodamente seduto e rinfrescato dall’aria condizionata.
Un piccolo schermo che proiettava le immagini della CNN, sugli ultimi sviluppi politici, ma il volume era solo un brusio soffocato.
Il colonnello Arthur Wieder non era uomo da potersi confondere facilmente.
Avrebbe compiuto settantadue anni nella prossima primavera e si trascinava dietro anni d’esperienza sul campo in termini di guerra.
Non missioni di pace ma di sangue.
Il Vietnam non si era combattuto infilando petali nelle bombe al napalm.
Sul campo non c’era coscienza e vedere i tuoi compagni lacerati dall’inguine alla testa a causa di una bomba a frammentazione sepolta sotto la terra umida metteva tutto nella giusta prospettiva.
Nel corso degli anni aveva acquistato gradi e la patria aveva riconosciuto il suo impegno: da dieci anni faceva parte del consiglio di sicurezza degli Stati Uniti.
Un posto di tutto rispetto, che richiedeva il meglio.
L’autista accostò l’auto blindata davanti ad una delle entrate principali dell’enorme edificio governativo.
Ad attenderlo c’era una delegazione di colletti bianchi, uno di loro gli aprì la portiera.
“Benvenuto signore.”
Il colonnello fece un cenno d’approvazione, salendo le scale ed entrando nel Pentagono seguito dalle sue tre guardie del corpo.
“Avete la certezza che questa volta sia lui l’uomo che stiamo cercando?”
“Sì, signore.”
“Dove l’avete scovato quel figlio di puttana?” la sua espressione era impassibile, quella caccia all’uomo era durata sei mesi facendo sembrare lui ed gli uomini sotto il suo comando dei pivelli di primo stampo.
“In un night-club nei bassifondi di Chicago. Non ci ha opposto alcuna resistenza. Nel sangue aveva livelli altissimi di alcool, tossine psicotrope ed alcaloidi che stiamo ancora analizzando. Non è stato in grado di fornirci il suo nome ma l’ID presente nei suoi effetti personali conferma i dati che abbiamo raccolto.”
Gli occhi di un grigio gelido del Colonnello scorsero la relazione che gli era stata appena passata, completa di fototessera.
Un uomo che non è capace di vivere la propria vita non vale nulla a meno che…
“È in grado di intrattenere una conversazione?”
“La nostra equipe medica lo ha subito soccorso ma appena ha ripreso conoscenza si è rifiutato di sottoporsi ad ulteriori trattamenti.” il portavoce del gruppo vacillò sotto lo sguardo duro del superiore ed abbassò gli occhi, continuando “L’abbiamo posto sotto stretta sorveglianza in una stanza della terza sezione, piano underground 4.”
Così dicendo svoltarono l’angolo, arrivando al blocco ascensori ed accedendo in uno.
Uno dei collaboratori si affrettò ad inserire un codice numerico ed il mezzo partì con un cigolio.
La discesa fu taciturna e le porte si riaprirono mezzo minuto dopo in un ampio corridoio in tutto e per tutto uguale a quello del piano terra, ma semi-deserto.
Le lampade ronzavano pigramente, diffondendo una luce fredda sui nudi muri di cemento armato.
Era solo grazie al sistema di aereazione unificato che quel piano così lontano dalla luce del giorno manteneva una temperatura simile, seppur più bassa, a quella dei piani alti.
“Da questa parte, signore.”
Wieder si lasciò guidare per il dedalo di corridoi fino ad entrare in una stanza scarsamente illuminata. Nel muro opposto alla porta era installato un grosso vetro che permetteva di osservare senza essere visti l’interno di un’altra stanza dall’aspetto più piccolo: l’unico mobilio visibile era un tavolo quadrato e due sedie, una già impegnata.
L’occupante era un uomo dai lineamenti squadrati, troppo magro per il suo fisico smunto, dai capelli di un biondo quasi bianco che gli cadevano incolti dietro le spalle. I cerchi scuri intorno ai suoi occhi facevano pensare che stesse subendo i postumi di una sbronza colossale.
Il suo profilo netto era ben visibile grazie alla posizione piuttosto sciatta che aveva preso.
Minacciava di scivolare dalla seggiola e teneva gli occhi ben fissi sulla ventola di areazione del soffitto che girava direttamente sopra alla sua testa.
Oltre il respiro per il resto era completamente immobile, da cosa aveva letto del rapporto non aveva manifestato impazienza, ansia o violenza di alcun tipo.
La maglietta non permetteva di nascondere nulla ed i segni di punture sulla pelle pallida delle sue braccia erano piuttosto evidenti. Non sono pochi, non passa molto tempo fra una dose e l’altra.
Il colonnello lo fissò ancora per qualche attimo poi recuperò una pratica da uno dei suoi bodyguard e fece per entrare nella stanza “Gli affari che devo discutere sono della massima segretezza, signori. Vi ringrazio per la vostra collaborazione e vi chiedo di lasciare questa stanza e di attendere ulteriori istruzioni.”
“Signore-”
“Non accetterò un no, come risposta. Entrato disattiverò i microfoni e le telecamere, di questo incontro non deve rimanere traccia. Ora abbiate la gentilezza di allontanarvi od i miei uomini saranno ben felici di mostrarvi la strada.” detto questo aprì la porta e fece proprio quello che aveva minacciato di fare: il giro della stanza, disinserendo l’alimentazione delle tre telecamere poi strappò i fili del microfono principale. Infilò una mano sotto il piano del tavolo, estraendo la cimice incollata lì sotto e disattivandola, poggiandola in bella vista sul piano.
Tutto ciò era stato osservato con malcelato divertimento dall’uomo biondo, gli occhi di un nero inchiostro si spostarono dalla ricetrasmittente al volto segnato dalla vecchiaia dell’uomo ben vestito davanti a lui.
La ventola, sopra le loro teste, girava con un rumore fastidioso.
“È divertente vedere come non ci siano uomini onesti nemmeno nel cuore di un dipartimento centrale come quello della sicurezza.” commentò.
“Strana asserzione, Mister Lagden. Soprattutto dopo aver passato gli ultimi sei mesi a sfuggirci…qualche scheletro nell’armadio, suppongo?”
“Me lo dica lei…nonno.” la provocazione venne buttata lì, seguita da uno sguardo gelido quanto quello di rimando del colonnello.
Quest’uomo…non è un normale tossicomane.
“Fra i suoi effetti abbiamo recuperato varie sostanze di dubbia provenienza…composti non rintracciabili da un cittadino medio americano. Potrei farla chiudere a Guantanamo, Mister Lagden, se per caso mi venisse il desiderio.”
“Si accomodi…adoro il clima tropicale.” il biondo piegò le labbra sottili in un ghigno dall’aria cupa “Mi dispiace ma non saranno queste minacce infondate a farmi arretrare con la coda fra le gambe. La quantità di sostanze in mio possesso non giustifica un’ incriminazione per contrabbando e – inoltre - fanno parte della mia collezione personale in quanto studioso. Per quanto riguarda la mia fuga potrebbe essere molto dannoso se ingiungessi ad una qualsiasi corte una denuncia nei vostri confronti per aperta violazione della libertà di un cittadino. Non ho consentito a questo appuntamento con lei ne ai prelievi che sono stati effettuati durante la mia incoscienza. Con le somme a quattro zeri che verso regolarmente nelle casse federali per pagarvi lo stipendio, mi creda, ho tutti i diritti per ritenermi insolente ed un tantino ostile alla presente situazione.”
Il Colonnello dovette combattere per trattenere un sorriso. Ha del fegato.
“Grandi parole per qualcuno che ha cercato di suicidarsi, Mister Lagden.”
“Incorretto, Mister Innominato. Non ho mai tentato il suicidio perché se quello era il caso nessun trattamento di base dei suoi scagnozzi sarebbe riuscito a tirarmi fuori.” arrivò subito la risposta del biondo. Si era alzato dalla sua posizione scomposta e appoggiò il capo sulle mani incrociate, i gomiti puntati al tavolo “Da cosa ne deduco mi avete braccato per un motivo ben preciso e disperato quindi non posso che essere molto curioso di saperlo.”
“La sua presenza qui è di assoluta segretezza ed importanza. Siete stato estratto in una rosa di candidati per portare a termine una missione dal quale dipende la sicurezza degli Stati Uniti.” Wieder aprì la pratica davanti a lui, estraendone alcuni fogli tenuti assieme con una clip e posandoli sul tavolo.
“…” gli occhi neri scorsero il testo, puntandosi sulla piccola stampa di un ingrandimento al microscopio “Questo non è il mio campo, avete sbagliato persona.”
“Sono certo che non è un ostacolo, non con i suoi precedenti, Mister Lagden. Le sue facoltà d’apprendimento sono di molto superiori alla media ed per ogni suo dubbio possiamo metterle a disposizione i migliori esperti del settore.”
“Da come la sta mettendo sembra che un mio rifiuto sia inottenibile.” il biondo sospirò brevemente, lasciando cadere i fogli dopo avergli dato una scorsa “Questa missione all’estero ha l’aria di essere spionaggio, puro e semplice. James Bond è sempre stato un personaggio di fantasia è forse è meglio che rimanga in questi termini. Sarò franco con lei, non mi ha dato presupposti per cui la sua offerta potrebbe interessarmi.”
“Non le sto chiedendo di fare niente per niente.” replicò il colonnello con un sorrisetto.
A questo mondo tutto ha un prezzo, e lui questo lo sa meglio di chiunque altro: Lagden inizia a piacermi, ha l’aria del mercenario e dello stronzo.
“Il Governo le offre una protezione totale congiunta con le forze di sicurezza estere. Alla fine della missione saremo pronti a ricompensarla con una somma più che adeguata, pattuita con lei.”
“Spero che la somma adeguata abbia cinque zeri invece di quattro.” gli occhi neri brillavano dietro gli occhiali.
“Il suo ammontare preciso verrà quantificato dopo la fine della missione.” ripeté Wieder con un sopracciglio alzato.
Lagden sospirò, inclinando leggermente il capo da un lato.
Passarono alcuni momenti di silenzio poi il biondo riprese a parlare, con gli occhi calcolatori e fissi sui fogli davanti a se.
“Non ci sono clausole ulteriori se accettassi questo lavoro?”
Wieder strinse gli occhi, valutando la propria risposta “La disintossicazione completa ed un addestramento seppur basilare sulle armi da fuoco, senza contare la sua preparazione in materia per infiltrarsi senza sospetti.”
L’uomo annuì “Comprensibile…anch’io ho delle clausole relative alla mia affiliazione.”
“Sarebbero?”
“Un cospicuo anticipo ed la restituzione di tutti i miei effetti personali, compresa anche la libertà di istruirmi sull’ argomento come meglio credo. Sono un’autodidatta di norma e dovrò apportare alcune modifiche al mio aspetto se non voglio rovinarmi la piazza in futuro, naturalmente inserirò nel CV un’esperienza lavorativa ‘ad interesse della patria’.” il sorrisetto delle sue labbra sottili era un pallido riflesso.
“Informerò i miei colleghi delle sue richieste, nel frattempo le procureremo un alloggio più confortevole in libertà vigilata, Mister Lagden.”
“Mi chiami Linds, le formalità a questo punto sono solo uno spreco di fiato.” gli occhiali ammiccarono “Stiamo parlando da dieci minuti ma non mi ha ancora spiegato chi è lei…non mi piace fare affari con gli sconosciuti.”
“Artur Wieder, colonnello e capo della sezione di ricerca e controspionaggio del dipartimento di difesa degli Stati Uniti d’ America.
“Un pezzo grosso…immagino veterano di guerra. Vietnam?”
“Esatto.”
“Plotone di terra.” quella dell’uomo biondo non era una domanda ma un’affermazione e Wieder annuì, con una certa cautela.
“Mille? Duemila? Quanti ne ha di bastardi gialli sulla coscienza?”
“Tutti quelli che mi servono.”
Lagden fischiò ammirato, una luce cattiva negli occhi scuri “Interessante.”
Il colonnello attese che continuasse ma l’uomo non proferì altre parole, quindi riordinò i documenti e chiuse la pratica.
“Sono sicuro che non ci deluderà, Mister Lagden. Ci rivedremo presto.”
Il suo interlocutore sorrise, un semplice stiramento di labbra. Le pupille al centro dell'occhio una a punta di spillo e l'altra dilatata.
Wieder si alzò, la pratica in mano e fece per uscire da quella stanza ma attese con la mano appoggiata sulla porta.
Si voltò, incontrando lo sguardo dell’uomo, ancora seduto comodamente.
È l’ora della domanda di rito, prima di mandare della carne al macello.
“Non ha paura di lasciare qualcuno indietro?”
“Vuole scherzare?” l’espressione di Linds era fredda e malevola “Da quando in qua un militare del suo calibro si lascia andare a dei sentimentalismi?”
Ha la faccia di chi non ha più niente da perdere, giusto per questo tipo di lavoretto.
Era triste però vedere quel tipo di sguardo in un uomo così giovane.
Wieder lo sapeva, l’aveva imparato in guerra.
Dietro la solitudine in parvenza perfetta di quel Lagden non c’era niente e – prima o poi – nel silenzio si affoga.

Linds, spalleggiato da tre uomini era stato spostato ai piani superiori.
Strizzò gli occhi alla luce del sole, dando uno sguardo al suo piccolo alloggio temporaneo.
Niente di spaventosamente kitsch, ma mobili funzionali, da caserma.
Fantastico…
Si lasciò cadere sul duro materasso, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.
La testa gli si stava spaccando a metà, come se fosse stato reduce da una sbornia colossale.
Quei deficienti…si capisce che non si sono mai infilati un ago nelle vene.
Interrompere uno dei suoi ‘momenti di consolazione’ non era una buona idea.
Perché iniziava a pensare, la sua testa non era mai un bel posto.
C’erano ombre, fiamme, volti da dimenticare e…
“Ouch!”
Si era lasciato andare sul suo borsone ma nell’impatto che avrebbe dovuto essere morbido qualcosa di spigoloso dentro era entrato in collisione con il suo capo.
Linds aprì la zip pronto a vedersela con qualsiasi fosse e trovandosi davanti il rubik.
Ecco mi mancava…riesce a farmi ramanzine pur non essendo qui.
Linds prese la mira chiudendo l’occhio cattivo e centrando con un lancio ben calibrato il cestino della carta straccia.
Il portachiavi cozzò contro il fondo con un soddisfacente thunk!
Intanto prima o poi l’avrebbe buttato, era solo questione di tempo.
Una delle sue mani si infilò nei meandri del borsone ancora aperto, estraendo l’ipod poi lo buttò per terra e si riaccomodò, spingendo gli auricolari nelle orecchie e cercando qualcosa di rilassante per alleviare l’emicrania pulsante.


So, so you think you can tell Heaven from Hell, blue skies from pain.
Pink Floyd a random…io questo aggeggio l’adoro.
Non aveva più avuto notizie di Raph ma poteva immaginare che il biondo cucciolone si era tolto più di un paio di sfizi con l’ultima parcella…chissà magari in quel momento lui e Mel si erano comprati quella casa sul mare di cui il cagnone gli aveva tanto parlato, una bella Volvo station wagon e magari avevano aperto la produzione di marmocchi.
Raph è sempre stato uno da happy ending, non c’è niente che gli si possa invidiare.
Posò il lettore sullo stomaco, incrociando le braccia dietro la testa e godendosi il sound.
Ad occhi chiusi non era poi così difficile immaginarsi sdraiato tranquillo in mezzo all’erba, con un bel cielo pulito sopra la testa e due o tre nuvolette bianche dalle forme più disparate.
Questa stanzetta non esiste, e solo un altro di quei sogni.

And did they get you to trade your heroes for ghosts?
[…]
And did you exchange a walk on part in the war for a lead role in a cage?
Era da un po’ che non si buttava più nel lavoro, ed i risultati si erano visti.
Linds, tesorino, alza la testa e ripigliati.
Perché avrebbe dovuto?
Era una domanda che si poneva spesso negli ultimi mesi.
Aveva abbastanza soldi da non doversi preoccupare del prossimo pasto per anni.
Abbastanza da assicurarsi un tetto sopra la testa.
Abbastanza da acquistare una precisa quantità in grammi della droga più buona e farsi fuori, liberando il globo dalla sua presenza.
Iniziava ad avere il coraggio di pensarci, quindi passare all’azione sarebbe stata cosa breve.
Nessuno piangerebbe la mia scomparsa, in fondo.

How I wish, how I wish you were here.
We're just two lost souls swimming in a fish bowl, year after year.
Se l’era dimenticata quella parte della canzone.
Il mio cervello semifritto sta divagando…meraviglioso, ci mancava.
Gli occhi neri si aprirono e Linds si alzò, incespicando/camminando fino verso all’angolo dove stava il cestino di metallo.
È già la millesima volta che ripeto quest’azione…sono peggio che un sentimentale.
Linds Lagden: il cretino di nuova generazione.
Aveva fatto un po’ di scena con ‘il Nonno’ ma questo non significava credere a tutto quello che aveva detto.
In fondo il Colonnello non era stato del tutto sincero, gli si leggevano in faccia i suoi pensieri.
Nei suoi occhi grigi si vedeva già morto, che novità.

Running over the same old ground. What have we found? The same old fears.
Wish you were here.
Il cubo era lì, sul fondo del cestino.
Con le sue facce monocolori. Risolto.
Linds l’agganciò per l’anello, sollevandolo con sguardo rassegnato.
Se il mondo fosse un rubik…
Era per questo che non voleva pensare…perché tutte le volte recuperava quel dannatissimo aggeggio dal cestino.
Non riusciva a disfarsene.
Sarebbe stato capacissimo di mandare tutto all’inceneritore: notebook , blackberry, ipod, vestiti, agenda, documenti…ma non il rubik.
Con uno scatto il biondo iniziò a girare le facce, lo sguardo assente, le labbra piegate in una smorfia.
Okay, Linduccio bello, adesso la smetti con questa lagna, alzi quel tuo culo smilzo, mandi a cagare le ballate psichedeliche e ci facciamo una bella doccia, eh?
Il biondo posò i due oggetti sul comodino e si stirò tutto, guardandosi intorno con uno sguardo deciso.
Nuovo lavoretto, nuovo studio, nuova vita.
Niente di strano, niente di nuovo.
Speriamo che abbiano del caffè decente…magari anche uno spuntino, ho un buco nello stomaco!

Cold winds, blew my sails back 'round the bend
Grey skies, no rain in my eyes
Cold wind blew me back here again
Grey skies, no rain, goodbye my pain
Cold wind, blew me straight back in the bin
The Verve ~ Grey skies

~~~

Canzone del capitolo: The Verve ~ Grey skies.

Le note di questo capitolo sono:
- CNN Televisione via cavo con sede ad Atlanta, in Georgia. Fondata nel 1980 da Ted Turner, la CNN (Cable News Network) è stata la prima rete televisiva a trasmettere 24 ore su 24 notizie, con servizi da ogni parte del mondo. Oggi di proprietà della Time Warner, la CNN ha una programmazione regolare dedicata alle notizie internazionali, alla politica interna statunitense, alla salute, al mondo dello spettacolo e alle riprese di procedimenti giudiziari. I suoi programmi possono essere ricevuti in quasi tutti i paesi del mondo;
- La Guerra del Vietnam è un conflitto combattuto tra il 1960 e il 1975, l'intervento degli Stati Uniti dapprima fu debole poi si intensificò con bombardamenti a tappeto nell'agosto del 1964 in conseguenza di un attacco nordvietnamita ad alcune unità navali americane ancorate nel golfo del Tonchino. Questo conflitto viene ricordato come una guerra di popolo, l'uso estensivo del napalm decimò la popolazione, e la Guerra Fredda venne pesantemente condizionata dal suo esito;
- Il Napalm è una gelatina incendiaria (benzina gelificata) a base di naftenati e palmitati di alluminio, in grado di aderire alle superfici e continuare a bruciare provocando gravi ustioni e consumando tutto l'ossigeno presente;
- Una bomba a frammentazione viene generalmente sganciata a grappolo da aerei. Vengono impiegate contro concentrazioni di truppe. Alcune di esse esplodono all'impatto, mentre altre si attivano solo più tardi, quando vengono urtate da persone o veicoli esplodendo e scagliando numerosi frammenti metallici in tutte le direzioni a velocita elevatissima;
- Il Pentagono è la sede del Ministero della Difesa degli Stati Uniti, ubicato ad Arlington in Virginia. È il più grande centro amministrativo del mondo: occupa un'area coperta di 12000 ettari. Naturalmente la mia descrizione dell'edificio non corrisponde al vero, ma credo che abbia molti piani sottoterra...xD
- In questo caso con Guantanamo mi riferisco alla base militare USA, dove oltre varie operazioni di rifornimento ed addestramento personale esiste anche un piccolo carcere di massima sicurezza;
- Le frasi centrate in corsivo sono citazioni estratte da Wish you were here canzone dei Pink Floyd tratta dall'album omonimo del 1975, la potete ascoltare qui nella versione live di Pulse del 1994.

Lettori: Che cos'è questa roba?! o.O
Hermes: Ehhh...xD

Questa è una sorpresina made in Lagden, perché il topo non ha alcuna intenzione di smontare le tende che ha piantato nella mia testa. LoL
Chiamatelo interludio se volete. =)
Ovviamente non prometto niente, ho idee ma non il tempo materiale per scrivere, al solito quindi non aspettatevi aggiornamenti spesso.
Come sempre Arthur Wieder è un personaggio inventato, tanto quando Linds.
Ah...naturalmente non continuerò ad aggiungere capitoli a questa storia ma ne creerò un'altra quando verrà la sua ora.
Già che ci sono vorrei lasciare un ringraziamento a chi ha recensito il capitolo precedente ovvero ilarya, Cassandra_01, Petitecherie e ParoleDiGhiaccio (Ci hai azzeccato, visto? xD).
Ed anche un saluto a tutta la gente che ha aggiunto la storia nelle proprie liste!!! Ragazzi/e siete raddoppiati?! I finali quindi fanno miracoli...xD
Io e Linds vi salutiamo...alla prossima storia!
Hermes

  
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