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Autore: micRobs    16/05/2013    9 recensioni
Sebastian/Thad | Instospettivo e feelings a palla | Lime e fluff.
Dal testo: "Non sapresti dire come è iniziato, non sapresti quantificarlo quel tempo: è come se ci fosse sempre stato. È sempre stato lì e, semplicemente, un giorno era un po’ in più. Un po’ più difficile non cercarlo con lo sguardo, un po’ più difficile impedirti di sfiorarlo casualmente durante le prove, un po’ più difficile rimuoverlo dalla tua testa e dalle tue fantasie. Si è sempre mantenuto a un livello di beata ignoranza e pacifica convivenza, accrescendosi poco per volta e senza che te ne accorgessi. Ogni volta che i tuoi occhi si incantavano a guardarlo ridere. Ogni volta che le sue labbra venivano morse per l’imbarazzo o il nervosismo. Ogni volta che le sue dita gesticolavano frenetiche prima di affondare tra i suoi capelli. Ogni volta che ti costringevi a non volare con il pensiero a lui e ogni volta che ci mettevi più tempo a obbedirti."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Pairing: Sebastian/Thad
Genere: Sentimentale, Romantico, Fluff, Introspettivo, Malinconico.
Avvertimenti: Slash, Lime, Feelings in quantità dannose e incalcolabili.
Rating: Arancione.
Parole: 3916 (secondo Word)
Note d’autore: Dunque, siccome ho varie cose da dire, procederò con un rapidissimo e pratico elenco a punti, così non vi stresso troppo:
1-      Per i miei lettori più fedeli e attenti: se vi è suonato qualche campanello d’allarme, non lo so, è perché mi sono tipo auto-plagiata. Lo so, sono pessima ma, l’altra sera ho letto questa mia fanfiction e questa poesia a cui essa era ed è ispirata. Interessante notare come, in due momenti differenti, quella poesia mi abbia ispirato due storie completamente differenti. E non è neanche tanto difficile immaginare quale dei due pairing sia il mio OTP. You don’t say?
2-      Qualche giorno fa, SereILU mi chiesto di scrivere una storia piena di feelings. Quando ho iniziato questa, avevo momentaneamente dimenticato questa richiesta ma poi ho deciso che si adattava particolarmente bene alla storia che stavo scrivendo e così... eccola qui, tutta per te, sperando che corrisponda a ciò che chiedevi!
3-      Dedica speciale a tutti coloro che ancora mi rompono l’anima e mi chiedono i motivi per cui io mi ostini a shippare questa coppia così anomala: i motivi sono tutti qui, anche se non sono certa di essere tenuta a spiegare una cosa tanto naturale e folle come lo shipping.
E niente, vado stranamente orgogliosa di questa shot, anche perché ci ho messo tutta me stessa per farla venire intensa ed emozionante, quindi spero che piaccia anche a voi e che riesca a trasmettervi le stesse sensazioni che ho provato io scrivendola.
Note di betaggio: Lei che mi sopporta quando decido di essere bastardissima e inviarle spezzoni random delle mie shot per sms <3
 
 



 

Opposite.

 

 
Quando hai capito di essere innamorato di Thad, il mondo ha smesso di girare. Ha smesso di girare in una direzione a te conosciuta, ha smesso di girare a una velocità a cui tu riuscivi a stargli dietro, ha smesso di girare in maniera uniforme e coerente.

Quando hai capito di essere innamorato di Thad, l’aria è diventata rarefatta e i polmoni hanno iniziato ad arrancare, la sensazione di un pugno nel plesso solare, le ginocchia che hanno minacciato di cedere e gli occhi che si sono sgranati in una muta espressione di sorpresa e paura.

Ha fatto male, capirlo, ha fatto male perché quella presa di coscienza è stata immediatamente oscurata dalla consapevolezza che non potessi permetterti di amarlo.

Non sapresti dire come è iniziato, non sapresti quantificarlo quel tempo: è come se ci fosse sempre stato. È sempre stato lì e, semplicemente, un giorno era un po’ in più. Un po’ più difficile non cercarlo con lo sguardo, un po’ più difficile impedirti di sfiorarlo casualmente durante le prove, un po’ più difficile rimuoverlo dalla tua testa e dalle tue fantasie. Si è sempre mantenuto a un livello di beata ignoranza e pacifica convivenza, accrescendosi poco per volta e senza che te ne accorgessi. Ogni volta che i tuoi occhi si incantavano a guardarlo ridere. Ogni volta che le sue labbra venivano morse per l’imbarazzo o il nervosismo. Ogni volta che le sue dita gesticolavano frenetiche prima di affondare tra i suoi capelli. Ogni volta che ti costringevi a non volare con il pensiero a lui e ogni volta che ci mettevi più tempo a obbedirti.

Non puoi dire di non essertelo aspettato, perché Thad è talmente sorprendente e imprevedibile che forse avresti dovuto immaginare che avrebbe colto di sorpresa anche te. Dubiti che le cose sarebbero andate diversamente, ma la sensazione di essere stato stravolto è difficile da metabolizzare e razionalizzare, ti spiazza, ti annichilisce e confonde. Ogni volta, come la prima. Non è una condizione alla quale ci si abitua, specialmente perché tu non vuoi abituartici e farla sentire la benvenuta. È una sensazione corrosiva e letale, che sai ti porterà al degrado e che per questo provi ad allontanare e soffocare. Mettere a tacere con un sorriso irrisorio e una battuta sarcastica e pungente. Perché è quello che sai fare e, perciò, è quello che continui a fare. Anche quando il desiderio di stringere la sua mano è talmente forte da costringerti a serrare il pugno e infilarlo in tasca, anche quando la voglia di dirglielo prende il sopravvento e ti obbliga a morderti la lingua per frenarla. Anche quando i polmoni fanno male, ogni volta che ti autoimponi di non respirare il suo profumo. Quando la sensazione di sentirti incompleto è talmente opprimente da lasciarti senza fiato e quando la certezza che lui possa completarti sembra talmente confortante e idilliaca da non poterti permettere di naufragarci.

Thad è passione e lealtà, fiducia e abbandono. È sorrisi solari e braccia accoglienti, ma anche spine e veleno, ombre e sguardi nascosti. Thad è tanto, forse troppo, a volte addirittura tutto e tu ti sorprendi continuamente del modo in cui ogni cosa di lui ti ammalia e incuriosisce, corteggia e chiama a gran voce.

Quando hai capito di essere innamorato di Thad, hai anche compreso che era troppo tardi per smettere di volerlo e cercarlo. Per smettere di amarlo, paradossalmente.

Se avessi saputo che significava quello, che era quella la direzione verso cui ti stavi così repentinamente incamminando, che era lì che ti avrebbero portato le piccole attenzioni e l’innaturale premura che sentivi nei suoi confronti, forse avresti potuto evitarlo. O, almeno, avresti potuto provare a farlo, rendertene conto, prepararti e poi rimproverarti per aver fallito. Perché avresti fallito ugualmente, quello è indubbio.

Thad è battiti di cuore e pelle calda e, per un irrazionale e meraviglioso momento durato un’eternità, ti sei permesso di crogiolarti nell’immaginare che qualcuno di quei battiti fosse per te. A volte riesci a sentirlo il suo cuore, non come vorresti, non sotto le dita, le labbra, le orecchie, la pelle, il tuo. Accade quando lui è troppo vicino e tu troppo stanco di allontanarlo, di allontanarti. Accade quando c’è silenzio e nessuno dei due ha parole per riempirlo, perché siete entrambi consapevoli che non sarebbero ciò che l’altro vuole sentirsi dire.

Quando senti il cuore di Thad e ti rendi conto che qualcuno di quei battiti è davvero per te, la testa gira e lo stomaco si annoda e il senso di colpa ti schiaccia perché, se sei mai stato certo di qualcosa in tutta la tua vita, è di non meritare affatto le sue pulsazioni accelerate, il suo silenzio teso, i suoi battiti mancati.

Quando hai capito che anche Thad è innamorato di te, i suoi silenzi hanno iniziato a gridare e i salti del suo cuore a essere anche i tuoi.

Lo hai capito un venerdì sera in cui camminavi al suo fianco, come ogni venerdì sera in cui cammini al suo fianco. Lo hai capito quando il suo tacere ha iniziato a diventare una richiesta di aiuto, un invito ad ascoltare, una tacita preghiera che tu hai percepito scivolarti lungo la schiena, poi nelle vene e infine verso le terminazioni nervose. Lui camminava al tuo fianco e tu hai ringraziato mentalmente il preside di averti permesso – tramite quei turni di ronda notturna – di concederti un po’ di tempo con lui. Nessuno si sentirà più ligio al dovere o sollecitato all’ordine pubblico, al termine di quelle ore obbligatorie, ma tu camminavi al suo fianco e le vostre braccia si sfioravano e fuggivano e, d’un tratto, era difficile non cercarlo con gli occhi o allungare una mano verso di lui. Tracciargli lo zigomo e baciarlo a perdifiato.

Hai capito che Thad è innamorato di te, quando ti sei concesso di guardarlo con la coda dell’occhio e lo hai sorpreso a fare lo stesso, con le labbra tra i denti e fiumi di parole impigliate tra le ciglia lunghe e scure. E hai avuto la certezza di essere innamorato di lui, quando ti sei reso conto di non dover fare nessuna fatica per tradurre il suo sguardo.

C’è stato un tempo in cui eri convinto di odiarlo e trovarlo irritante e fastidioso. All’epoca, era difficile dare un nome alla morsa che ti stringeva lo stomaco quando lui rimaneva a dormire da Jeff, era difficile giustificare le notti insonni trascorse a fissare la sua sagoma addormentata, era difficile capacitarsi della sua costante presenza tra i suoi pensieri.

La verità è che Thad ti ha sempre confuso perché ha sempre preteso di darti cose di cui tu non avevi bisogno.

Prima era la sua compagnia, poi la sua amicizia, poi il suo tempo e il suo cuore e forse lui non ha mai preteso nulla e non ti ha mai obbligato a fare niente, ma quel suo offrirsi senza riserve, senza chiedere nulla in cambio, senza aspettarsi un tuo consenso, ha sempre avuto il potere di farti sentire sbagliato e in colpa e, forse, eri te stesso che odiavi: non lui, ma il modo in cui ti faceva sentire.

In una vita in cui niente ti è mai stato realmente regalato e in cui hai sempre dovuto gridare per farti ascoltare, Thad ti offriva un corpo, una mano, un’ora del suo tempo, senza attendere ricompense. Hai sempre pensato che una persona così non avrebbe avuto successo nella vita, con il suo altruismo intrinseco e la sua bontà gratuita, ma è bastato scontrarsi una volta con i suoi occhi lucidi e arrossati, per renderti conto che nessuno avrebbe mai osato approfittarsi del suo sorriso o dei suoi battiti di cuore, perché avresti impedito a chiunque di avvicinarsi a lui e guardarlo come solo tu puoi fare.

Non hai ben chiaro il momento in cui Thad ha smesso di essere del mondo per diventare tuo. Un giorno, hai semplicemente immaginato di sfiorare la sua pelle e tracciarvi sopra il tuo nome, una, dieci, mille volte: scriverglielo sui polsi, sul collo, dietro le scapole, sul petto in corrispondenza del cuore, sul viso, sullo sterno. Renderlo visibile e imprimerlo talmente a fondo da farlo sapere a chiunque, da rendere impossibile avvicinarsi a lui e non respirare il tuo profumo su di lui, negare che il suo sorriso fosse merito tuo e che i suoi occhi stessero cercando te tra la folla.

Il cioccolato delle sue iridi è tuo, i nei sul suo viso sono tuoi, le sue dita lunghe sono tue, i suoi sospiri a fior di labbra e i battiti sordi del suo cuore sono tuoi. Sebbene tu sappia di non meritarli e di non avere mezzi per custodirli, venerarli, amarli e prenderti cura di essi.

Vorresti che Thad non lo sapesse, ma Thad lo sa e aspetta. Ti aspetta e conserva il posto al suo fianco, in attesa che tu smetta di impedirti di amarlo e viverlo, in attesa che tu capisca che a lui non importa che tu ti senta rotto, perché i suoi ingranaggi possono completare i tuoi e aggiustarli, lucidarli e dargli corda.

Thad ha il gusto del proibito e il fascino dell’irrazionale incoscienza. È disposto a dare dieci, cento, mille, senza bisogno di alcuna certezza, affida se stesso senza riserve e ama come vive: intensamente e gratuitamente. Thad ha battiti di cuore per tutti e sorrisi da elargire quando tu non hai voglia o motivo per farlo, sebbene la sua sola presenza nella tua vita, nel mondo, sia un motivo sufficiente per sorridere.

A volte vorresti semplicemente abbandonarti a lui e concederti il lusso di cedere al desiderio di stringerlo e sentirlo caldo e vivo contro di te, permetterti di sorridergli in quel modo che neanche sapevi di poter fare ma che con lui ti viene naturale, accertarti che il suo viso si adatti alla perfezione all’incavo del tuo collo, così come speri e temi che faccia già, assaporare la sensazione di un suo bacio e bere la vita direttamente dalle sue labbra. Non ti è mai piaciuta l’idea di essere di qualcuno, avere legami e costrizioni, limitazioni al tuo animo libertino ma, ecco, per Thad saresti disposto a farlo. Per lui non ti peserebbe e per lui acconsentiresti a lasciare la sicurezza della tua individualità per accarezzare l’irresponsabile brivido causato dalla sensazione di affidarti ciecamente a qualcuno.

A volte vorresti concederti di essere suo così come lui è irrimediabilmente tuo.

Solo che non puoi e allora lo allontani e ti allontani, provi a convincerti che così sia meglio per entrambi, ma poi lo cerchi e senti la sua mancanza e scappi di nuovo, sebbene tu sappia che lui ti ha già raggiunto; è già dentro di te, sulla tua pelle, sotto la pelle, e non hai idea di come abbia fatto a entrarti così dentro, probabilmente perché eri troppo impegnato a tenerti a distanza da lui, per renderti conto che lui aveva già vinto su di te. Irrazionalmente e contro ogni logica.

Forse proprio da quel primo incontro, dalla sua mano tesa verso di te e dal suo sorriso spensierato e solare. Lo ignorasti, quel giorno, lo snobbasti con una battuta maliziosa e un ghigno irriverente e qualcosa dentro di lui si spense, lo ricordi bene, il suo braccio che si abbassava arrendevole e il suo sorriso meno spontaneo e più tirato.

Con il senno di poi, non fai fatica a credere che il tuo inconscio avesse già capito il pericolo che quella pelle olivastra rappresentava per te e per la tua psiche, ma non te ne fai una colpa così consistente. Più di una volta sei stato tentato di andare da lui e chiedergli semplicemente scusa. Hai talmente tante cose da farti perdonare, che basterebbe quello, lui capirebbe e, con ogni probabilità, ti direbbe che non ne hai bisogno. E poi sorriderebbe e tu stringeresti il pugno lungo i fianchi per non allungare le dita e sfiorargli lo zigomo, la fronte, il mento, le labbra.

Sai che lui non te lo impedirebbe, che anche le sue mani fremono per posarsi sulla tua pelle e che anche i suoi occhi cercano costantemente la tua figura.
Se non rendesse tutto così tremendamente peggiore e più difficile, ti azzarderesti quasi a sospirare di sollievo e compiacimento.

Una volta, lui ti ha chiesto il perché. Non ha avuto bisogno di specificare, perché tu sapevi perfettamente a che cosa si stava riferendo. Lui è così, disposto a provarci anche a costo di farsi male, coraggioso a esporsi e a parlare chiaramente e tu sei talmente il suo opposto che per un attimo ti sei chiesto cosa gliela desse tutta quella fiducia nel mondo, nelle persone, in te.

Non ti sei mai comportato granché bene con lui e con i suoi amici, troppo presuntuoso, arrogante, borioso, megalomane, ma lui è talmente tanto Thad da non aver bisogno di giustificazioni e apologie, gli basta un perché. Un perché che tu non puoi spiegargli, perché, fondamentalmente, non lo sai neanche tu.
Tutto ciò che sai è di essere un distruttore, di essere corrosivo e deleterio per chi ti circonda, di bruciare chi cerca di entrare in contatto con te e di rimanere irrimediabilmente da solo.

In modo paradossale, forse, non puoi permetterti di cedere perché non vuoi che lui se ne vada, perché, se dovesse sparire anche lui, ne usciresti devastato, e allora convinci te stesso che sia meglio averlo così, che non averlo affatto. Non è un discorso completamente egoista, perché il pensiero del suo bene è costante e pressante. La verità è che non lo meriti e che lui non merita una persona come te. È una consapevolezza che brucia e tira, sale su una ferita aperta, una corsa con un osso fratturato, ma forse è meglio che faccia male così, perché ti impedisce di incrementare volontariamente quel dolore.

Non sai come prenderti cura di qualcuno, non hai idea di cosa voglia dire mettere un altro al primo posto, farlo sentire speciale e unico, dimostrargli ciò che provi. Tu non lo sai e lui merita invece qualcuno che lo faccia continuamente, che sia bravo a parole e con i gesti, che piaccia ai suoi genitori e stia simpatico ai suoi amici. Lui merita qualcuno che non sei tu e, forse, è meglio che tu lo abbia capito: in questo modo, puoi evitare di illudere entrambi. Soffrire il necessario e poi aspettare che la ferita si cicatrizzi, anche se sai che lo farà malamente, che continuerà comunque a tirare e pizzicare, un continuo monito dell’unico vero atto di altruismo della tua vita.

Quando capisci che stai gettando benzina sul fuoco, è venerdì e Thad ti cammina accanto. Hai perso la cognizione del tempo e il numero dei suoi sospiri afflitti. È un silenzio assordante, quello che c’è tra voi, è un silenzio fatto di parole non dette e confessioni taciute, rivelazioni pesanti e dense che riempiono l’aria nel corridoio e ti rendono difficoltoso il respiro. È un silenzio che urla e si agita, chiede di essere ascoltato e compreso e tu lo comprendi, anche se non vorresti. È un silenzio che stride e rimbomba, assorda e riecheggia.

“Io mi fermo qui”, sembra dica e tu lo sai che è la verità, perché lo leggi nei suoi occhi che non ti cercano, nelle sue mani che tremano e nelle sue labbra che vengono morse. È l’intero corpo di Thad a dichiarare la sua resa, il suo sguardo che fugge il tuo e la distanza che sembra voler mettere tra voi.

È ironico come, adesso che lui sembra sforzarsi come te per mettere a tacere i suoi sentimenti, ti logori il pensiero di non saperlo più tuo in quel senso. Non è egoismo, è il ragazzo di cui sei innamorato che si è stancato di aspettarti e rincorrerti e, se immaginavi di sospirare di sollievo ad un’eventualità del genere, devi ricrederti. Sembra che qualcuno ti abbia praticato un taglio lungo il torace e poi si sia divertito a cambiare di posto agli organi al tuo interno: il cuore al posto del fegato, i polmoni compressi laddove prima risiedeva il pancreas. La verità è che se anche Thad si è stancato di lottare per te, allora non c’è nessuno più che possa farlo. Ed è uno schifo, anche se tu non vuoi che lo faccia qualcun altro, anche se tu vuoi che sia lui.

Thad si ferma e ti guarda e tu lo leggi nei suoi occhi spenti che quello è il momento in cui tocca a te.

«Permettimi di farlo a modo mio» quasi ti implora, una cruda disperazione che non ti saresti aspettato dal suo tono di voce.

Non vuole arrendersi, ma sta lasciando a te la possibilità di decidere, ti sta chiedendo il permesso di continuare ad amarti in silenzio, ad aspettarti pazientemente, a tenere vuoto il posto al suo fianco. Perché anche lui vuole che sia tu, lo vuole in quel modo unico e speciale che è solo suo e tu hai talmente tanto bisogno di sentirti amato come solo lui può fare, che un attimo dopo la sua schiena è contro il muro e le tue labbra sono sulle sue. Tirano e mordono e non c’è niente di delicato e gentile, ma urgenza e bisogno, necessità di recuperare il tempo perduto e respirare a pieni polmoni l’aria di cui entrambi vi siete troppo a lungo privati.

Senti le sue mani tra i capelli, sulla schiena e sul collo, decise e incisive. Ti accarezzano e pizzicano, afferrano e premono, come a volersi accertare che tu sia davvero lì, in carne, ossa e ansiti affannati. Il modo in cui si posano su di te, ti avvicinano a lui e ti tengono fermo grida e confessa ciò che lui non ha il coraggio di dire a voce. Sembrano voler fare scorta di te, assorbire quante più sensazioni possibili, come aspettandosi che quello sia un episodio isolato, una debolezza a cui hai ceduto e di cui ti pentirai a breve. E forse è così, ma la sua bocca è troppo calda e le sue labbra troppo morbide e il suo corpo troppo sicuro e reale sotto le dita, che per un attimo smetti di pensare a ciò che puoi e che non puoi, per concentrarti solo su ciò che vuoi: lui, ogni cosa di lui.

Quando ti allontani, le sue labbra sono rosse e lucide e i suoi occhi penetranti e profondi. Non hai tempo di analizzare il suo respiro accelerato e la nulla distanza tra i vostri corpi, perché le sue mani hanno già trovato le tue e tu lo stai già seguendo alla volta della vostra camera.

È un tragitto lungo e difficile e le fermate sono tante e i baci forse anche di più, talvolta è lui a sorprendere te, altre invece sei tu ad avere il bisogno di assaggiarlo ancora. Uno degli ultimi, prima di raggiungere la porta, è cauto e attento, le labbra piegate in due sorrisi identici e la convinzione di avere tutto il tempo del mondo per scoprirvi e conoscervi. Passione e voglia di toccarsi, dolcezza e illusione che non è così che finirà, necessità e sensazioni contrastanti: paura di farsi male, ma anche eccitazione, fibrillazione e sollievo.

Quando vi chiudete la porta alle spalle, non c’è tempo per altro, perché il suo blazer è già quasi sfilato via e le tue labbra lo stanno baciando ancora. Ti domandi come potrai a farne a meno e anche perché dovresti farlo, ma sono pensieri poco importanti e allora decidi di rimandarli e ti concedi di abbandonarti a lui, alle sue mani, alla sua bocca e ai battiti del suo cuore che adesso senti sotto le dita, sotto la pelle, sotto il tuo.

Non passano che pochi minuti e siete entrambi nudi e tu lo stringi, per la prima volta, con attenzione e venerazione, con il timore di fargli male e il bisogno di segnare la sua pelle e renderla tua. Impazziresti se qualcuno dovesse toccarlo.

Thad è bello, è bello come lo sono i sogni e le giornate di primavera, è bello come un sorso d’acqua fresca quando sei assetato e come un letto comodo quando hai i muscoli affaticati. È bello come l’orizzonte che accoglie il tuo sguardo ed è bello come la sabbia che saluta il mare anche quando è agitato. È bello con la sua pelle scura e il suo profumo di agrumi e pulito ma, soprattutto, è bello perché potrebbe essere bello per chiunque ma ha scelto di esserlo per te e questa consapevolezza ti accompagna mentre lo stendi sul letto e ti sistemi fra le sue gambe.

I suoi occhi sono lucidi e profondi, pieni di talmente tanta fiducia e abbandono che non puoi fare a meno di chiederti se ne sei degno o meno. Lui però ti sorprende ancora e, un attimo dopo, è andato a cercare la tua mano e se l’è portata alle labbra. Ne bacia il palmo, il dorso, la punta delle dita, gli spazi tra esse, prima di portarsela sul petto e condurla in basso, lungo lo sterno, la linea definita degli addominali, l’ombelico. Un percorso che hai immaginato di compiere tante volte, ma che ti sei sempre proibito nella pratica.

La sua pelle rabbrividisce al tuo passaggio e tu sei costretto a chinarti di nuovo sulle sue labbra, perché l’intensità con cui ti sta guardando ti surriscalda le vene. Come hai potuto pensare di privarti di quello sguardo? Di quelle dita, di quella bocca, di quel calore intossicante? Come puoi pensare di privartene adesso, dopo averlo provato sulla tua pelle?

Percorri le curve del suo corpo, le spalle, i gomiti, i fianchi, le natiche, come a volervi imprimere il tuo passaggio, segnarle e farle tue.

E, forse, non te ne rendi conto, ma lo stai amando, mentre tracci il profilo del suo viso con delicatezza; lo stai amando, mentre anneghi nelle pieghe del suo collo e inspiri il suo profumo così assuefacente; lo stai amando, mentre lo prepari con tutta la calma e l’attenzione che riesci a racimolare e lo stai amando, mentre baci la smorfia che gli increspa le labbra e asciughi quella lacrima solitaria che gli solca la guancia.

Quando ti accorgi di non poter evitare di amare Thad, stai entrando nel suo corpo caldo e stretto e la testa ti gira forte per l’unicità e l’intensità di quel momento. Thad non è sesso e gemiti prolungati, lui è dita tremanti e sospiri trattenuti, lui è un contatto visivo di cui tu hai bisogno e un cuore che pompa veloce a ritmo con il tuo.

Thad non è sudore che andrà via dopo una doccia calda, ma profumo che conserverai gelosamente sotto l’epidermide. Non vuoi lavarlo via, vuoi che ti impregni i vestiti, i capelli, le lenzuola, i pensieri, vuoi sentirlo anche quando non c’è e non vedere l’ora di viverlo ancora, di amarlo ancora.

E lo ami, mentre ti muovi dentro di lui, lo ami mentre gli passi una mano dietro la schiena e lo tiri su, lo ami mentre il suo torace si scontra con il tuo e lo ami, soprattutto, mentre lo guardi negli occhi e ansimi il suo nome come la più privata delle preghiere.

«Amami» soffia lui, direttamente sulle tue labbra.

«Non lo so fare.»

«Lo fai già.»

Finisce così, con le sue braccia allacciate intorno al tuo collo e le tue mani alla base della sua schiena e tra i suoi capelli, la sua fronte sulla tua e i movimenti che diventano scomposti e frenetici quando raggiungete l’apice del piacere.

Finisce così.

«Ti amo.»

O forse è così che inizia.
 
 




 
The End.
   
 
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