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Autore: Ninaa    17/05/2013    0 recensioni
Sono il capitano della mia anima, il padrone del mio destino.
Genere: Drammatico, Malinconico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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1. An imperfect life.






Prologo.


Sono Alisya, una ragazza del Mississippi. Una ragazza come tante altre, ma con una sola differenza: la mia famiglia mi odia. Sembra stupida come cosa ma non è così.
Non potevo sopportare gli insulti, i pugni, l’indifferenza di tutti, quindi sono scappata. Mi sentivo così libera, così nuova, così viva che pensavo solo ad andarmene il più lontano possibile. Ma non avendo ne patente, ne patentino, potevo fuggire solo con i mezzi e quindi il mio lontano diventò presto troppo vicino.
Ad un certo punto della serata, presi il mio deca dalla tasca del giubbino, tirai su e fumai quel pezzo di carta con dentro la soluzione a tutti i problemi. Ci sono tanti modi per risolvere i problemi, ma io scelgo sempre quello più facile, e in quel momento era proprio quella la scelta più facile per scappare da questo mondo, anche solo per poche ore.  Fluer era seduta accanto a me e ogni  quattro tiri passavo l’antidoto a lei. Lei c’è sempre stata anche quando fisicamente non c’era, lei mi capiva quando nessun’altro avrebbe potuto farlo.
Ma la libertà che mi era stata concessa durò poche ore e si sarebbe trasformata presto in un vero incubo: i miei genitori mi trovarono e appena arrivammo a casa, l’inferno. Mio fratello iniziò a tirarmi pugni ovunque e quando incominciò a stancarsi mia madre gli diede il cambio e iniziò a scaraventarmi contro l’armadio.
Il giorno dopo avevo lividi su tutto il corpo. Ero ancora viva. Ma quando mi guardai allo specchio, fissai quello che trovai: una ragazza con degli occhi neri profondi come un pozzo;  se guardi non esiste fine ma se osservi puoi notare l’oscurità, puoi notare che non c’è un’anima perché è stata distrutta dalla fusione di felicità, distruzione e debolezza.
Ora mi guardavo ma non sapevo cosa fare. Ero disorientata, non mi trovavo nella mia stanza perché i mobili che mi circondano non erano i mobili famigliari che vedevo ogni mattina.
Proprio in quel momento si apre la porta, entra una luce accecante e sono obbligata a chiudere gli occhi per non essere accecata. Una figura si dirige verso di me e incomincia a parlare, a fare domande ma io non riesco a capire e, ignorando ogni sua richiesta, chiedo:
“D-Dove mi .. trovo?” "Sei in un centro di riabilitazione". Sentii solo questo.
  
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