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Autore: moni93    18/05/2013    10 recensioni
E se i cavalieri dei Lost Canvas avessero dei figli?
Se vi siete fatti questa domanda, ma non avete mai osato chiedere, ecco a voi la risposta! Una fic nata per caso, per farvi fare due risate (ma anche quattro o cinque, se riesco). Spero vi piaccia! ^^
Ps: non ho idea di quello che ne uscirà fuori, quindi non mi prendo alcuna responsabilità sui risultati! xD
Tratto dal primo chappy:
“Ehi! Con quello ci stavo giocando!” protestò, indicando con l’indice la fonte dei suoi passatempi.
L’altro adulto lo fulminò con uno sguardo al di sotto dello zero assoluto.
“Quello, sarebbe nostro figlio.” gli fece notare, mentre stringeva con ancora più forza il piccolo.
“Oh certo, quando ci gioco io è nostro, però se mi dimentico di cambiargli il pannolino diventa improvvisamente mio figlio! Gli farai venire una crisi identitaria!”
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Personaggi Lost Canvas
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Dedico questa follia febbricitante alla mia carissima amica Tsubaki3.
Perchè è un adorabile cucciolo di chioccia. ❤


Happy Family

First Family (episode 1): Volare-oh-oh!

 
“Vola, vola, vola!!” esclamò divertito il ragazzo.
“Kardia!!”
La seconda voce venne preceduta da un gesto, rapido e fulmineo, delle mani di un coetaneo dell’altro giovane ma dall’aspetto e dai modi decisamente più maturi, che con fermezza afferrò un pargolo fluttuante in aria. Il piccolo, di non più di due anni, era stato lanciato in orbita dal genitore dai capelli bluastri che, ora che era rimasto a mani vuote, osservava con astio il compagno.
“Ehi! Con quello ci stavo giocando!” protestò, indicando con l’indice la fonte dei suoi passatempi.
L’altro adulto lo fulminò con uno sguardo al di sotto dello zero assoluto.
Quello, sarebbe nostro figlio.” gli fece notare, mentre stringeva con ancora più forza il piccolo.
“Oh certo, quando ci gioco io è nostro, però se mi dimentico di cambiargli il pannolino diventa improvvisamente mio figlio! Gli farai venire una crisi identitaria!”
Degel osservò con sommo rammarico il soffitto. Ma come gli era venuto in mente di avere non uno, ma due figli con quel... quel... con Kardia!
Ancora non riusciva a spiegarselo. Insomma, un genio del suo calibro avrebbe dovuto tenere di conto che già convivere con quel ragazzo equivaleva a badare ad un bimbo viziato e capriccioso. Per di più con l’irritante tendenza a dialogare con lui come se ogni volta volesse dirgli: “Mi perdoni se io non ho una laurea in So-tutto-io-e-me-la-tiro!”. A maggior ragione se non era vero. Degel non sapeva tutto, ma di certo era più arrivato di Kardia per certe cose. Tipo come allevare i figli, dato che il coetaneo sembrava essere perfettamente in grado di crescere un branco di lupi assetati di sangue. Ma loro avevano dei cuccioli di umani, non delle belve feroci! Evidentemente, Kardia non aveva ancora colto la sottile differenza.
Quanto avevano discusso per questo!
E per i turni a lavare i piatti, e per chi dovesse cambiare i pannolini, e per chi doveva preparare la cena, e per chi potesse avere lo scettro del potere per guardare la tv... insomma, bene o male, litigavano per tutto.
Eppure oramai si erano sposati. Di certo, Kardia era riuscito a strappargli il fatale mentre dava sfogo delle sue doti a letto. Non c’era altra spiegazione, Degel non si sarebbe lasciato fregare così facilmente, altrimenti.
“Ti avrò detto mille volte di non far lo scemo con il bambino.” lo rimproverò ancora Degel.
“Ma si diverte!” protestò l’altro.
“E non fare giochi così pericolosi!”
“Ma si diverte!”
“Kardia, smettila o ti metto in castigo!”
L’ultima frase venne urlata con tanta rabbia repressa, da risultare isterica. Ad accorgersene per primo, oltre a Kardia che aveva strabuzzato gli occhietti con fare stupito, il pargolo che Degel proteggeva ancora tra le sue braccia. Egli scoppiò a piangere, producendo un urlo spaccatimpani che si udì fino in Cina. Certe volte, pensavano i genitori, avrebbero dovuto brevettarlo come arma di distruzione di massa.
“Bravo, l’hai fatto piangere.” lo canzonò Kardia, con un ghigno malefico dipinto in volto.
L’altro maneggiò con paura e rimorso il figlio.
“N-non l’ho fatto apposta! Shh, non piangere, Milo... e tu non ridere!”
Nonostante il tono inizialmente timoroso e angosciato, le ultime tre parole vennero affermate con ira funesta, che prometteva torture indicibili. Peccato che non ebbero effetto alcuno sul sorriso serafico del compagno.
“Oh, ma io non rido: mi limito a gongolare.”
Il giovane dai capelli color del mare osservò per qualche altro minuto il suo amore, mentre tentava in ogni modo di calmare il loro piccolo miracolo. Dato che lo spettacolo si mostrò ripetitivo e noioso, dopo breve decise di intervenire.
“Dà qua, prima che Camus lo senta nell’altra stanza e si svegli.”
Con velocità stellare, Kardia riprese possesso del pargolo e gli fece fare qualche altro volo in aria.
“A-attento!!” gridò impanichito Degel.
Il ragazzo lo ignorò, ottenendo così l’incredibile risultato di tramutare in risa il pianto senza fine del bambino.
“Visto? Te l’avevo detto che si divertiva!” esclamò poco dopo, riafferrando saldamente Milo e strofinando il suo nasino contro il proprio.
Il compagno parve calmarsi, sebbene continuò a mostrarsi ostile.
“Se lo fai cadere, poi ci vai tu all’ospedale.” gracchiò, incrociando le braccia al petto e mettendo un adorabile broncio stile bambino di cinque anni.
Arrivò perfino a battere un piede a terra, tanto era frustrato.
“Oh andiamo, e fatti una risata! Perchè devi essere sempre così di malumore?”
“E tu perchè devi essere sempre così...”
La frase di Degel rimase spezzata a mezz’aria. Con la sua proverbiale calma e rapidità, Kardia era riuscito ad avvicinare le proprie labbra a quelle del marito, imprigionandolo in un bacio puro ma leggermente macchiato di promesse future, ben poco caste.
“... impulsivo.” riuscì poi a terminare, in un sussurro.
Kardia gli sorrise, per poi mordicchiarli il labbro inferiore.
“Preferisco definirmi passionale.” disse, osservando divertito l’espressione persa e innamorata che aveva fatto scaturire nel compagno con un semplice bacio.
“Bene, piccolo Milo, è ora di andare a nanna!” trillò poi, tornando ad osservare il piccoletto che guardava incuriosito la scena.
Degel l’osservò spaesato.
Da quando Kardia si premurava di mettere a letto per tempo i due figlioli?
La risposta giunse quando il bel giovane arrivò alla porta della camera dei piccoli. Si voltò con estrema grazia e agilità e, dando l’ennesimo colpo al cuore al suo innamorato con uno sguardo lussurioso, espresse il suo comando.
“Anche papà Degel è pregato di andare a letto. Senza vestiti, però.” terminò il tutto con un irresistibile occhiolino.
Degel arrossì fino alla punta dei piedi, ma tentò di dissimulare l’imbarazzo con rabbia, spandendo insulti e improperi vari per tutta la casa, ottenendo come unico risultato una sguaiata risata di Kardia.
Quanto adorava la sua dolce metà quando si fingeva incollerita!
La litigata durò ben poco, giusto il tempo di cantare una ninna nanna a Milo per cullarlo nel regno di Morfeo, assieme al fratellino Camus. Altre grida si levarono nella notte, in seguito, tentando però di contenersi per non destare i bambini.
Questa era una delle loro tipiche serate.
Una tipica serata in una famiglia felice.
 
 
ANGOLO DELL’AUTRICE:
 
Ciao a tutti! ^^
Nonostante la febbre, mi è venuta voglia di scribacchiare. Follie varie, s’intende. Questa fic è nata dalla visione di un’immagine assolutamente adorabile di Kardia che lancia in aria non uno, ma due bebè, mentre Degel osserva basito la scena. Da qui quanto avete appena letto.
Se farò un seguito?
Non ne ho idea.
Parlerò di altre coppie?
Ho già delle idee.
Quindi, se questa folle fic vi è piaciuta, fatemelo sapere, tanto più se volete il seguito! Attenderò di ricevere almeno 5 recensioni positive per proseguire. Dico così perchè ho smanie egocentriche e voglio tante recensioni?
No, semplicemente, ho troppi lavori da seguire, quindi prendo tempo! xD
Un grazie enorme a tutti voi che avete letto, alla prossima!

Moni =)

P.S.: nessun bambino è stato maltrattato durante la stesura del brano. Eccetto Kardia il mattino dopo, per mano della sua dolce metà.
   
 
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