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Autore: Conny Guitar    18/05/2013    1 recensioni
Doveva essere una bella vacanza. Ed invece si trasformerà in una vera prova per Chiara, la protagonista. Chi è Ombra, la misteriosa nuova vicina di casa? E cosa significano i ricordi che Chiara credeva di aver dimenticato?
Un passato difficile che non vuole andarsene, un presente in cui nulla è come sembra ed un futuro incerto. Ma la realtà a volte può sul serio sembrare un film?
Genere: Mistero, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente ero in vacanza. Avrei avuto un po' di pace dopo l'ultima, interminabile, sessione di esami all'università. I ritmi erano davvero pesanti, ci rifilavano test su test concentrati in pochissimo tempo, e ognuno richiedeva di studiare libri interi. Ma volevo laurearmi in lingue moderne il prima possibile, quindi cercavo di stare nei tempi. Ero andata al mare per riposarmi dopo l'ultima sessione, che era stata la più faticosa fino ad allora. Avevo 21 anni, ero al secondo anno.
Per essere aprile faceva davvero caldo, le spiagge erano affollate ed alcuni osavano fare i primi bagni in mare. Non si era mai vista una primavera così calda. Si potrebbe dire che capitava a pennello con la fine temporanea delle mie fatiche universitarie. Dovevo fare i salti di gioia. Eppure era tutto così... strano. Arrivata nella mia villetta, che confinava con un'altra perfettamente uguale, avevo una sensazione poco piacevole, come se di lì a breve sarebbe accaduto qualcosa. Qualcosa di poco rassicurante.
Ma procediamo con calma. Ho già detto che la villetta accanto era perfettamentte uguale alla mia, o meglio, a quella di famiglia. Fin da piccolina ne avevo avuto soggezione. Forse perché apparentemente era la fotocopia della nostra, o perché lì vi abitva la signora Schmidt, una burbera settantenne tedesca che mi guardava sempre male. Ma quando arrivai, scoprii che qualcosa era cambiato. Davanti alla casa sostava un camion dei traslochi. Sembrava che avessero appena finito di scaricare dei mobili. Mi avvicinai e fu in quel momento che la scorsi. Indossava un tubino bianco ed un coprispalle dello stesso colore; ai piedi calzava scarpe da tennis, anche queste bianche. Aveva i capelli corti, biondo platino, quasi bianchi, e gli occhi... bé, gli occhi... erano del colore del fuoco più puro, rossi, innaturali. Le sopracciglia, quasi inesistenti, erano perennemente aggrottate.
Mi accorsi in quel momento che ero rimasta a fissarla inebetita. Era bella, terribilmente bella. Ma sembrava inumana. Mi precipitai in casa e mi chiusi dentro. Sentivo il cuore galoppare infuriato nel mio petto. Sbirciai dalla finestra e la vidi entrare. Scivolai a terra e caddi in un sonno senza sogni.

Mi svegliai due ore dopo. Ripensai a lei e rabbrividii. Perché non era solo il suo aspetto strano ad avermi turbata. Quel giorno io indossavo un tubino nero con coprispalle in tinta, e scarpe da tennis nere. Solo una settimana prima avevo tagliato i miei capelli neri. Ed ho gli occhi azzurri come il mare. Quella ragazza era la mia fotocopia bianca. Tuttavia sono sempre stata una razionale. Era un caso che fosse vestita come me, uno stupido caso. Ed il suo aspetto... doveva essere un'albina. Anche la sua pelle era chiarissima. Sì, sicuramente era albina, spesso hanno anche gli occhi rossi.
Ero giunta a queste conclusioni rassicuranti, però continuavo a sentirmi a disagio. Decisa a non pensarci, uscii a comprare qualcosa da mangiare. Entrai nell'unica gastronomia del paese sperando che avessero ancora qualcosa. Mirella, la proprietaria, che mi conosceva da quando ero piccola mi salutò con un: -Ciao, Chiara! Come stai?-
-Bene, ho appena finito una sessione di esami, andata magnificamente!-
-Oh bene, sono felice per te! Che cosa desideri?-
Stavo per dirle di darmi un po' di focaccia di Recco, paesello ligure che fa una focaccia che è la fine del mondo, quando anche la mia nuova vicina entrò nel negozio. Un brivido mi percorse la schiena, mentre Mirella la salutava: -Buongiorno, Ombra-. La ragazza rispose con un flebile: -Salve-. Ci pensò Carlo, il marito di Mirella, a servirla. Comprò solo un cartone di latte e se ne andò salutando debolmente. Aspettai che se ne andasse e poi chiesi a Mirella: -Ma chi è?-
-Ma come, non lo sai? Ha comprato la casa vicino alla tua, quella della Schmidt-
-Sì, l'ho già vista. Però è strana. Si chiama come, Ombra?-
-Certo, che nome! è silenziosa, ma abbastanza gentile, forse è solo timida-
-Poi hai notato che i suoi vestiti sono uguali ai miei, ma bianchi? E la Schmidt?-
-Hannchen Schmidt è morta di cancro ai polmoni tre settimane fa. Comunque, è davvero la tua versione bianca. Penso sia albina-
-Sicuramente, e Ombra non è un nome adatto a lei. Comunque ci vediamo, ciao-
-Neanche Chiara si adatta a te. Ciao!-
Tornando a casa iniziai a riflettere. La signora Schmidt era morta, eppure l'avevo vista a Natale sanissima, e non fumava. Tuttavia, non bisogna necessariamente fumare per il cancro ai polmoni, pensavo. Magari era un tumore molto aggressivo. Ancora una volta, una spiegazione razionale che mi sembrava del tutto insensata. E questa Ombra? In tre settimane aveva comprato la casa e vi si era trasferita. La signora Schmidt aveva un figlio che viveva in America, con cui non andava molto d'accordo. Era possibile in tre settimane che il figlio si interessasse della casa materna in quel paesino minuscolo, che decidesse di venderla, che sbrigasse tutte le pratiche, che Ombra adocchiasse la casa e decidesse di comprarla, facendo di nuovo un mare di scartoffie, ed infine stabilirvisi? Per la burocrazia italiana mi sembrava un lasso di tempo troppo breve. Ma potevo sbagliarmi, non lavoravo alla Tecnocasa. Inoltre Mirella conosceva il suo nome, quindi Ombra doveva essere già andata nella gastronomia. Sapevo però che Mirella attaccava facilmente bottone, quindi poteva essere solo la seconda volta che la vedeva. E prima doveva essere già andata a vedere la villetta. Ero più tranquilla.
A casa mangiai la focaccia, guardai A qualcuno piace caldo ed andai a dormire. Sognai figure nere che mi sovrastavano impedendomi di respirare. Mi svegliai urlando, in preda al panico. Erano anni che non avevo gli incubi, che non ripensavo a quello che era successo cinque anni prima, quando avevo causato la morte del mio ex fidanzato. Mi aveva tradita ed io avevo danneggiato la sua Vespa con una mazza da baseball. Avevo anche causato dei danni ai freni, cosicché quando se n'era accorto ed era partito sul motorino, senza casco aveva avuto un incidente. La sua testa si era spaccata a metà. Avevo avuto questi incubi per un anno, poi, con l'aiuto dello psicologo ero riuscita a passare oltre. Ora tornavano. Mi feci un caffè ed uscii sul balcone. Al pianterreno della casa vicina la luce si accese. Le mie ginocchia iniziarono a tremare, vidi di nuovo i fantasmi che mi sovrastavano. Ma non svenni.

The corner: vi ho messo paura, neh? MUAHAHAHAHAHA!!!!!!! Scherzo, sono una ragazza seria *naso da Pinocchio*. L'idea mi è venuta da un angosciante sogno che ho fatto. Ampliandolo, viene fuori questa storia. A breve la completerò.
P.S.: recensitemi, please :)
   
 
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