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Autore: Malinne    05/12/2007    10 recensioni
"C’era odore di sesso senza amore. L’aria sapeva di tradimento." TakumixHachi
Genere: Romantico, Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Nana Komatsui
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo I
L’amore assassinato e la nuda megera

La luna impallidiva a quella sconcezza.

La lussuria gongolava, rossa di passione e malizia, come una sudicia sgualdrina senza contegno.

Il buio, complice malfattore, nascose quell’oscenità nella sua ombra perché nessuno potesse vedere.

C’era odore di sesso senza amore. L’aria sapeva di tradimento.

 

Le labbra, affamate, si cercavano con foga unendosi bramose in un bacio di carne e saliva. Le lingue s’intrecciavano con ardore per puro piacere orale. Le loro mani palpavano, graffiavano e stimolavano per stuzzicare il tatto. Quei due amanti stavano consumando con impeto un atto sessuale puramente carnale. L’amore giaceva inerme assieme al mucchio deforme di vestiti sul pavimento.

 

Takumi accese una sigaretta. Inspirò profondamente, godendo dell’aroma del tabacco e catrame. Il fumo disegnava nel buio strani arzigogoli che lo incantavano. Si distese ascoltando il respiro affannoso della donna nuda stesa sul suo petto.

«Cosa credi che penserà tua moglie se sapesse di tutto questo?»

La voce impudente della ragazza lo fece trasalire. Le lanciò un’occhiata. Lei lo guardava con occhi divertiti ancora deliziati dal sesso. Gli prese la sigaretta dalle mani. Si sedette, senza preoccuparsi di coprirsi, e tirò.

«Tu non fumi» la accusò.

Lei sorrise, prendendo un’altra boccata. Espirò lentamente. «Cosa ne sai di me? La nostra è una relazione notturna.»

Takumi tacque. Osservò le forme sinuose di lei che si confondevano con gli arabeschi del fumo facendola sembrare una creatura eterea. «E quindi fumi?»

«Quando mi va. E tu invece? È abitudine quella di tradire la tua amata consorte oppure lo fai quando ti va?»

«Abbiamo la lingua lunga.»

«E tu invece sei di poche parole. Ti ho fatto due domande e non mi hai ancora risposto.»

Lui non rispose. Le strappò la sigaretta di mano, quasi fosse una vendetta e rivolse lo sguardo altrove. La donna nuda rimase sorpresa da quel gesto così brusco e talmente infantile. Gli rise in faccia e senza pudore gli fu addosso, inarcando la schiena per accentuare le sue curve da brava seduttrice. Gli sfiorò il petto con un dito e lo accarezzò dolcemente come si fa con i bambini.

«Che c’è? Ti sei offeso?»

«Smettila.»

«Di fare cosa?»

La donna nuda allargò il suo sorriso e strusciando i seni sul corpo di lui. Gli mordicchiò piano il petto, affondando il viso, come una gatta. Takumi trattenne un gemito di piacere.

«Forse la tua donna non ti soddisfa? È davvero così tremenda da farti correre qui da me tutte le volte che puoi?»

Gli leccò l’addome, graffiandogli piano i fianchi. Gli prese il volto tra le mani e lo baciò, avida, indecente. Interruppe quel bacio volgare per fissarlo dritto negli occhi. Rise piano alla sua espressione rincretinita. La donna nuda volle continuare il suo gioco perverso di dominatrice, leccandosi le labbra per poi succhiarle piano. Morbida, sensuale, calda. Gli passò le dita fra i capelli e in un sussurro chiese: «Com’è che si chiama? Nana?»

Fu un attimo. Takumi l’afferrò per il collo, stringendolo dolcemente. Sorrise, maligno, ma le sue guance erano rosse di vergogna. «Stai zitta.»

La spinse con violenza. La donna nuda sembrò tutt’altro che spaventata. Ghignava.

«Il sangue non mente. Hai ereditato questa violenza dal tuo paparino?»

La collera sfigurò il viso di Takumi. Le saltò addosso, atterrandola. Le cinse i polsi con forza, facendola gemere di dolore. Calò un silenzio scabroso. L’odore del sesso senza amore svanì, ricoperto da un denso strato di rabbia. L’espressione della donna nuda questa volta era sconvolta dal terrore.

«E per questo allora dovresti temermi» le sussurrò all’orecchio.

La schiaffeggiò forte e si scostò disgustato. Le forme avvenenti e il viso seducente della donna avvizzirono. Il suo viso attraente rinsecchì. All’improvviso tutta la sua bellezza venne prosciugata per rivelare una smunta megera sfigurata dall’ira. La sua farsa era crollata con poco, confessandosi un’attrice da quattro soldi. Si portò una mano sulla guancia arrossata, incredula.

«Takumi! Come ti permetti?» gli urlò contro. La sua voce prima sensuale, era ora gracchiante e stridula. Lui tacque. Si rivestì con calma, senza badare alle grida sgradevoli della nuda megera.

«Sei un lurido bastardo violento! Ti rendi conto di quello che hai fatto? Il tuo paparino non ti ha insegnato che non si picchiano le donne? Ti ha insegnato solo a scoparle?»

Si avventò su di lui, afferrandogli selvaggiamente i capelli. Lui la scaraventò a terra, incurante. La nuda megera, mossa dalla rabbia, non si scompose. Continuò a gracchiare, incurante di essere completamente nuda ai piedi di un uomo.

«Schifoso psicopatico! Sai solo portarti a letto tutte le donne che ti capitano a tiro! Chiediti il perché! Mi domando come tu possa tornare a casa e guardare in faccia la tua donna senza vergogna, a gustare tranquillamente la cenetta fatta con le sue manine! Ma tanto credo che sia vero quello che si dice in giro… è una povera ingenua con poco cervello! Dove credi di andare?»

Takumi non si girò nemmeno a guardarla. Aprì la porta e si fermò. Sfilò dalla tasca una mazzetta di contanti e glieli sbatté in faccia. «Hai dimenticato il tuo onorario, puttana.»

  
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