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Autore: Aesir    19/05/2013    2 recensioni
Questa fiction è il seguito di "Leggende del Mondo Emerso: La Strada di Dubhe"
Mano nella mano nelle tenebre
Il prezzo per una vita assieme
Una missione in cui non credono
Dubhe e Aster
Riusciranno nel loro obiettivo?
Se giochi secondo le regole, non ti sogneresti mai di infrangerle. Ma io non ho voglia di giocare secondo le regole. E quando queste si fanno troppo pressanti, e t’ingabbiano, e t’incasellano, e t’infilano a forza in un’esistenza che detesti con tutta te stessa, l’unico modo per sfuggirle è mettere fine al gioco. Mettere fine a tutti i giochi. Perché quando i giochi finiscono, nessuna regola vale più
[DubhexAster]
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Aster, Dubhe
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Mondo Emerso'
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Scena Decima (X): LIMITE

 

Why was I one of the chosen ones?
Until the fight I could not see
The magic and the strength of my power
It was beyond my wildest dreams

- Within Temptation, Dark Wings

Freddo. Faceva freddo, e nella prateria tirava un vento sferzante, che piegava gli steli secchi delle graminacee e si insinuava il gelo fino alle ossa, non importava quanti abiti portassero addosso. Dubhe rabbrividì e si tirò il cappuccio sul volto, cercando di ripararsi. I suoi piedi poggiavano sull'erba secca, senza un fruscio o un rametto spezzato. Neanche un rumore accompagnava il suo passaggio, perchè Dubhe, anche adesso che il suo passato avrebbe potuto essere archiviato, restava comunque un'assassina.
Siamo quasi arrivati”, la rassicurò Aster.
Mmmh. Fa schifo la Terra del Vento in questa stagione.”
Non c'eri mai stata?”
In pieno inverno, mai. Almeno non nevica.”
Non succede quasi mai da queste parti.”
A furia di camminare, erano giunti al confine della Grande Foresta... o meglio, di quello che ne restava. Nella nebbia si innalzavano i monconi dei tronchi. Le truppe che erano passate per la Terra del Vento - tanti, troppi eserciti per le risorse di quella piccola regione - avevano abbattuto gli alberi per accamparsi e riparare le loro armi, poi, finita la guerra, avevano finito il lavoro i contadini, in cerca di legna per scaldarsi o guadagnare qualche moneta, o nel bisogno di ampliare le scarse terre fertili di quella landa. Al resto avevano pensato gli incendi, che sulle erbe steppose e sui rami secchi e sulle erbe stoppose avevano trovato un facile territorio di propagazione. Aster si ritrovò a pensare che quel paesaggio fosse deprimente. Altro che la Grande Terra: erano in molti che la odiavano, invece a lui piaceva la fredda perfezione del cristallo nero. Quanto meno, Dubhe non l'aveva accusato nemmeno una volta di essere l'autore di quella devastazione, anzi, la cosa non sembrava minimamente passata per la mente. A parte le lamentele per il freddo, infatti, la ragazza era silenziosa. Persa nei suoi pensieri, ipotizzò il mezzelfo.
Tuttavia il vago senso di colpa – per cosa? Ero nel giusto! - non accennava a diminuire e, mentre il mantello si impigliava nell'ennesimo ramo secco, la su pazienza terminò: “Basta, ci fermiamo qui!”, sbottò.
Dubhe, ubbidiente, si appoggiò ad un tronco. “Ci attenderanno anche domani”, commentò con noncuranza.

Costruzioni mostruose, di nera pietra iridescente, in radure e spiazzi dove regna eterno il crepuscolo...
Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn...
Strade interminabili che si snodano per foreste primeve, fiancheggiate da vegetali macchiati, increspati, squamati...
Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn...
Il cielo del colore sbagliato, ma impossibile definire quello corretto...
Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn...
Diverse le macchie della luna, diverse le costellazioni...
Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn...
Una città in mezzo ai ghiacci, qualcosa di terribile annidato dentro di essa...
Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn...
Un mare spumeggiante e primordiale, su cui si innalzavano, ad artigliare il cielo, guglie contorte ed enormi...
Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn...
Le colonne logorate dal tempo, le finestre incrostate di sale...
Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn...
Le torri inghirlandate di alghe, festonate dagli abitanti degli abissi...
Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn...
La porta...! ...La porta che si apre...! Ia! Shub-Niggurath...! Il Nero Capro dei Boschi dalla Prole Innumerevole! Yog-Sothot...!Yog-Sothot è la chiave della porta, laddove le sfere si incontrano...! Ia! Cthulhu fhtagn...! Ph‘nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah‘nagl fhtagn!

Dubhe si svegliò, battendo gli occhi nella luce del mattino. Accanto a lei Aster si stava ridestando a sua volta, mormorando qualcosa. La ladra si mise in piedi, stiracchiandosi e avvertendo solo in quel momento di avere qualcosa impigliato nella treccia. Se l'era portata agli occhi, individuando il grosso scarabeo che camminava vicino alla punta, le zampette uncinate che di tanto in tanto si impigliavano. Sorrise appena: gli insetti e altre creature di tale natura non le davano fastidio, al contrario di quanto avveniva nella norma, fra le ragazze. Ma da quando Dubhe poteva definirsi una ragazza normale? Aveva visto ben di peggio che qualche insetto, nella vita.
Non ho niente contro di te - gli disse infatti la ladra - però non nei miei capelli, d'accordo?”
Staccò l'insetto e lo appoggiò ad un cespuglio, sul quale, dopo essersi guardato in giro, prese a caracollare, in eterna rotta di collisione con fili d'erba e zolle di terra.

È un kurdu”, le spiegò Aster.
Sì, lo so. Non vivevano solo nella Terra della Notte?”
In teoria, sì. Il mondo sta cambiando, a quanto pare...”
Mmmh...”
Dubhe si chinò, raccogliendo le spade che aveva negligentemente gettato via la sera prima, quindi spostò l'arco, il pugnale e i coltelli, ordinatamente riposti, e si sedette su un ceppo per infilarsi gli stivali.

Ti vedo pensierosa...”
La ladra scosse il capo. “Non è nulla. Sto... sto bene.”
Fece una smorfia: simili bugie non averebbero ingannato un bambino, e poi in compagnia di Aster il consueto disagio nel mostrarsi debole davanti a qualcuno semplicemente perdeva significato. “Non so perchè, il kurdu mi ha riportato alla mente le Terre Ignote, delle quali, come ben sai, non serbo un bel ricordo.”
Era un notevole eufemismo, pensò Aster. Persino lui aveva pensato che Dubhe gli stesse facendo uno scherzò di pessimo gusto, quando gli aveva raccontato quella storia. Non c'era da stupirsi che avesse tenuto all'oscuro tutti...

La notte non era mai silenziosa, nelle Terre Ignote. Il ciclo di vita e di morte non aveva mai fine, la natura continuava la sua marcia. Centinaia di creature morivano, altrettante ne venivano alla luce. Sopra a tutto, le stelle la fissavano impassibili. Erano l'unica cosa che non le fosse aliena, le stesse stelle che guardava nel Mondo Emerso.
Dubhe sospirò, e quel semplice gesto le strappò una fitta di dolore. Strinse i denti, ma una mugolio le uscì dalla bocca.

Ti ho sentita gemere. Ancora.” Nessuna sorpresa. Sapeva che era lì, a godersi la sua sofferenza, e questo gliela rendeva ancora più odiosa. Detestava sentirsi debole, e ora lo era, e per di più inerme, assieme ad una delle persone di cui più desiderava la morte.
Va' a farti fottere, Rekla.”
La donna rise, come se la ladra avesse fatto una battuta spiritosa. “Indicazione interessante, da una che non l'ha mai fatto in vita sua... o mi sbaglio?”
Se lo sguardo di Dubhe avesse potuto uccidere, Rekla sarebbe già stata morta e sepolta un centinaio di volte almeno. “Te ne frega così tanto della mia vita sessuale?”, sbottò, ancora più arrabbiata per come la conversazione stava prendendo una piega personale... piega che non le piaceva affatto. “Se sei venuta per ammazzarmi, sbrigati e falla finita.”
Rekla rise: “Ammazzarti? Noo, non ancora. Piuttosto...”
Sollevò il viso di Dubhe, mettendole una mano sotto il mento. Gli occhi grigi della ladra erano pieni di odio. Le sventolò davanti al naso un'ampollina. “La vuoi?”

Piantala di fare la santerellina, non incanti nessuno”, ringhio la ragazza, la voce arrochita dal dolore e dalla rabbia.
Oh, perchè dici così? Pensi che non te la darei? Tutt'altro.”
Dubhe sbuffò sonoramente. Poteva parlare a vanvera tutta la notte, se le faceva tanto piacere. Tanto lei stava così male che difficilmente avrebbe preso sonno.

Naturalmente - continuò Rekla - tutto ha un prezzo.”
Ti ho detto che non so che farmene della tua pozione”, sputò la ladra.
Una risata argentina: “Mi spiace, non sei nelle condizioni di contrattare alcunchè.”

Dimmi cosa vuoi, maledetta, e falla finita.”
Senti un po', Dubhe, sei comoda, legata così?”
La ragazza era bloccata supina per terra. L'altra ragione per cui non riusciva a prendere sonno, era abituata a dormire rannicchiata sul fianco. “Secondo te?”

Ti ho dato un'occhiata, alle piscine... non sei male come ragazza, lo sai?”
Co... cosa?!

E dato che tanto non hai niente da fare...”
Dubhe aveva gli occhi sbarrati.
Non ti sognar nemmeno... Ma la donna non parve accorgersene; si chinò su di lei, e prese a slacciarle il corpetto. La ladra si divincolò come una serpe, ma nella posizione in cui si trovava poteva fare ben poco. Quasi non sentì il suo corpo soffrente inviarle un migliaio di messaggi di protesta. Non starà facendo sul serio... oh, dei...
In breve tempo il busto della ragazza fu completamente denudato; Rekla si tirò indietro, osservandone la pelle chiara che si accapponava all'aria fresca della notte. Le passò l'indice sull'addome, che si contrasse immediatamente, poi le chiuse la mano a coppa sul seno minuto.

Confermo il precedente parere, non sei affatto male...”
La ladra era troppo sbigottita per proferire parola. Non che mancasse d'immaginazione, ma fra tutte le cose che Rekla poteva farle, a
quello non aveva pensato.
La donna calò sulla sua bocca un bavaglio, legandolo strettamente nonostante le sue disperate contorsioni. “Ti consiglio caldamente di respirare con il naso... se ce la fai.”
Dubhe mugolò qualcosa, gli occhi che fiammeggiavano. “E più ti agiti più sudi. Più sudi, e più sei attraente... ops, ma questo non dovevo dirtelo, giusto?”
Rise, e si chinò su di lei. Un istante prima che le sue labbra le sfiorassero il petto, la ladra la sentì dire: “E cerca di non farti venire un infarto... devi arrivare alla Casa viva, ricordi?”

Il resto... il resto non lo potrei raccontare, anche se volessi. Ne conservo solo ricordi sfuocati... come se la mia mente volesse proteggermi da ciò che è accaduto. E forse è meglio così, forse è meglio non scavare oltre in quella barriera... Quanto al dopo... non ne ha più fatto parola, e ovviamente, come immaginerai, non ero particolarmente ansiosa di tornare sull'argomento. Ma a giudicare dal suo comportamento nei giorni successivi, o si vergognava di quanto era accaduto... e immagino che fosse possibile, una come lei non dovrebbe voler andare a letto con una Perdente qualsiasi”, commentò sprezzante. “Oppure le mie prestazioni dovevano essere davvero deludenti, e anche questa è possibile dato che stavo facendo di tutto, nelle possibilità che mi erano concesse, per renderle la cosa il più difficile e sgradevole possibile.” Scosse la testa: “C'è una cosa però che non posso dimenticare, per quanto disgusto possa provare al ricordo. Non immagini, ma sensazioni... Aster, l'ho odiato. L'ho odiato con tutta me stessa. Credo sia stata l'esperienza peggiore della mia vita, a parte la Bestia, si intende, eppure... non riesco a negare, e non riesco a perdonarmi... che in certi momenti mi sia piaciuto...”
Gli si era rannicchiata contro, con un singhiozzo. Aster l'aveva stretta a sé: “Quella che sto per farti è una domanda un po' indelicata... parecchio indelicata, in effetti. Dubhe... dopo quell'... definiamolo episodio, d'accordo?... e prima di conoscermi, hai mai provato piacere facendo l'amore? Anche sapendo di essere con la persona sbagliata?”

Qualche volta”, ammise la ladra, tirando su con il naso. “Un poco. Ma...”
La natura è così... anche se odi una persona con tutta te stessa, a volte il corpo reagisce ugualmente. Non fartene una colpa... è finita, e, per quel che ricordo, le hai restituito ciò che hai passato con gli interessi, tant'è che adesso sei qui, e lei no.”
Questo è vero.” Dubhe sorrise, non un gran sorriso, a dir la verità, ma comunque un inizio. “Mi piacerebbe avere l'occasione di farci vedere insieme da lei, un giorno... intendo, giusto per divertirmi all'espressione che farebbe davanti alla feccia della feccia fidanzata con il suo presunto messia...”

È finita, lo sai”, le mormorò Aster, strofinandole la spalla.
Mmmh...”, fu la risposta, e il mezzelfo onestamente non seppe dire se si trattava di un assenso, di un diniego, o semplicemente di un mugolio buttato lì.
Ci pensò Dubhe a spianare i suoi dubbi, lasciandosi andare contro di lui e reclinando il capo. “Lo so”, mormorò. “Eppure è accaduto lo stesso, e non posso negarlo. Aster, riuscirò mai a perdonarmi? Riuscirò mai ad accettarlo?”
Il mezzelfo sospirò. Sarebbe stato facile dire 'sì', ma se l'avesse fatto si sarebbe giocato per sempre tutto ciò che la ladra provava per lui. “Non lo so”, le rispose invece. “Dirti di sperare o pregare è inutile, vero?”
Le labbra della ragazza non riuscirono a non piegarsi in un sorriso: “A me non serve né pregare né sperare.”

Allora non ti resta che attendere. Per questo, hai tempo in abbondanza.”
Sì, grazie a te.”
Aster le lanciò addosso una mela; la ladra non si scansò, limitandosi ad allungare la mano al momento giusto e afferrarla al volo: “Grazie”, mugolò con la bocca piena, riferendosi più al loro dialogo che al frutto.

Prego”, replicò Aster, che aveva compreso perfettamente di che cosa stesse parlando la ragazza. Prese dalla sacca un'altra mela e si sedette sul ceppo.
Per un po' lo sgranocchiare fu il rumore più forte che si sentì, poi Dubhe si alzò e spazzò via la polvere dal mantello: “Pronto?”
Aster gettò in aria il torsolo e lo incenerì un secondo prima che toccasse terra.

Pronto.”

Con il capo chino per proteggerlo dal gelo, Dubhe maledisse per l'ennesima volta quella prateria in particolare e la Terra del Vento in generale. Mentre stava commentando fra sé e sé una mano andò a poggiarsi sulla sua spalla e la ragazza alzò la testa di riflesso. Davanti a loro stava il tronco di un enorme albero, ornai il residuo di quello che doveva essere un tempo: la corteccia era marcia e irregolare, profondamente sfregiata dalle accette di soldati e contadini. Non ne restava che un moncone, alto a malapena un metro e mezzo, ma la circonferenza era tale che la ladra dubitava che lei e Aster sarebbero riusciti a circondarlo con le braccia.
Per terra, intrappolata fra le radici, c'era una foglia dorata, chissà come giunta fin lì. Con il sole forse avrebbe brillato, ma con la cappa di nubi che opprimeva il cielo la sua tinta era cupa e smorta. Seduto sul ceppo, quasi invisibile ad un'occhiata distratta, stava un piccolo essere, delle dimensioni di una mano, con i capelli verdi arruffati e grandi occhi completamente blu. Vestiva di un abito e delle scarpe ricavate da delle foglie secche, abbastanza incongruenti con la temperatura ambientale, e dalla sua schiena si spiegavano ali che ricordavano quelle di una libellula.
In un'unica, sciolta mossa, tranquilla e decisa, Dubhe afferrò con la destra l'elsa della spada e la sguainò; subito dopo, con un ritmo prestabilito, con la sinistra afferrò l'altra spada. Entrambe le mani brandivano con sicurezza le armi, pollici e indici rilasciati, le altre dita sempre più tese fino alla presa sicura dei mignoli. In un arco le due lame ruotarono, senza soluzione di continuità, e in uno sfavillare d'argento furono, parallele fra loro, puntate contro il folletto.
L'esserino non si mostrò sorpreso. Rassegnato, piuttosto. “Possiamo parlarne?”, chiese.
Senza cessare di tenerlo d'occhio, la ladra alzò un sopracciglio verso Aster, con fare interrogativo. Il mezzelfo le fece un brave cenno d'assenso, e Dubhe spostò il peso sulla gamba sinistra e abbassò la spada, senza però riporla.

Parla”, disse il ragazzo. “Ma non svolazzare. Seguire i folletti che svolazzano mi fa venire il mal di testa.”
Phos si alzò in volo, mantenendosi però ad un'altezza regolare, circa un metro e mezzo dal livello del suolo. “Avete fatto tutta questa strada per niente”, esordì.
Dubhe parve stupita, Aster si limitò a sospirare con fare rassegnato. Sentendolo, la ladra si voltò: “Quand'è che inizierai a dirmi queste cose?”, chiese, sarcastica.

Non ne ero del tutto sicuro, e dopotutto valeva la pena di controllare.”
Mmm... perdonato. Ma perchè?”
Lasciamocelo spiegare da lui.” Si rivolse al folletto.
Questo fece una capriola, per poi incontrare lo sguardo di Aster. “Ops. Niente acrobazie. Me l'ero dimenticato.”

Farai meglio a ricordartene, credimi”, gli suggerì Dubhe. “Ora, questa spiegazione...”
Dovete sapere che...”
Stringi.”
...gli elfi sono sempre stati relativamente pochi nella Terra del Vento. Quando, in seguito alle epidemie, il loro numero incominciò a decrescere, si dimenticarono di questo luogo e del santuario che qui sorgeva. L'essenza divina era legata agli elfi che la adoravano, così, quando partirono per le Terre Ignote, portarono con loro dei frammenti provenienti da tutti i santuari... tranne che da questo.”
Ed è per questo che Mawas è grigia?”, domandò Duhe, rivolgendosi al mezzelfo.
Lo sospettavo, ma me ne serviva la conferma diretta. Ciò spiega anche perchè il rituale che ha fatto Nihal non abbia avuto effetto.”
Ti ha fermato lo stesso.”
Un misero inconveniente di percorso, cucciola. Avrebbe anche dovuto disperdere il mio spirito dopo la morte, eppure eccomi qua, come se quarant'anni fa non fosse successo niente. Anzi – le carezzò la guancia – è meglio di allora, decisamente meglio.”
Si rivolse a Phos: “Molto bene, grazie del chiarimento. Dato che non sembri intenzionato a creare problemi...”

Posso chiederti un favore?”, chiese a bruciapelo il folletto.
Aster annuì, preso alla sprovvista.

La mia specie si è estinta, non ho più una casa né un santuario su cui vegliare.” Sfiorò con la manina la corteccia del ceppo. “Eppure mi trovo ancora qui, e resterò legato a questo posto per l'eternità. Vedrò generazioni intere annientarsi per guerre fratricide, poi ne vedrò nascere altre che altrettanto rapidamente cadranno nell'oblio...”
"Frena. Mi stai chiedendo di farla finita?”

In parola povere...”
Mi rifiuto!”, scattò Dubhe. Si voltò così in fretta che il mantello si impigliò fra gli sterpi; si liberò con uno strattone, per poi allontanarsi a grandi passi.
Scusa”, disse il mezzelfo a Phos, per poi lanciarsi all'inseguimento.
Dubhe! Dubhe, fermati, per la miseria!”
La ragazza si fermò, senza però voltarsi. Le tremavano le spalle, e Aster capì che si vergognava enormemente della propria reazione. Che avesse pianto? Continuava a dargli la schiena, ma la sua voce era flebile: “Non posso. Un conto è uccidere per autodifesa, lo capisco, ma questo? Sarei ciò che ho sempre rifiutato.”

Cosa credi, che io sia d'accordo? Non avrei mai il coraggio di guardarti negli occhi, dopo. Con la tua reazione mi hai solo anticipato. Ne discutiamo civilmente?”
D'accordo”, mormorò Dubhe, con un sospiro che le scosse le spalle esili. Aster la cinse con un braccio, come sempre quando la sapeva così vulnerabile. Almeno non aveva pianto, e questo rallegrò Aster, nei limiti della situazione.
Aiutami a sistemarmi, non voglio farmi vedere così. Non mi fido ancora.”
Nessun dubbio su questo. Per contare le persone di cui Dubhe si fidava le dita di una mano bastavano ed avanzavano.

Tornarono di fronte al folletto, seduto sul ceppo.
Mi chiedo se...”, iniziò Aster, fra sé e sé. I brani di un libro letto un'infinità di tempo prima gli fluttuavano davanti all'occhio della mente. Poi scosse la testa e si inginocchiò per portarsi all'altezza della creatura: “Ascoltami bene.” Tolse dall'imbracatura la spada nera: “La gemma che è incastonata nell'elsa è davvero una Lacrima di questo Padre della Foresta?”
Phos annuì.

E tu l'hai data a Nihal, giusto?”
Altro cenno d'assenso.
“E non c'è nessuna possibilità che, poniamo l'esempio, Livon l'abbia rotta lavorandola e l'abbia sostituita con un'altra goccia?”

Non mi risulta.”
Non mi interessa cosa ti risulta o meno. Puoi controllarlo?”
Sì, ma non vedo il motivo...”
Fallo.”
Il folletto sembrava non capire e anche Dubhe si era appoggiata al ceppo, guardandolo incuriosita.

Oh, al diavolo.”
Aster estrasse di colpo la spada e la gettò in aria. Un 'istante dopo era sospesa ad un metro da terra, circondata da un bagliore azzurrino. “Adesso possiamo parlare.” Aveva congiunto le dita e appoggiatovi sopra il mento, posa che secondo la ladra lo faceva somigliare ad una maestrina... comunque, data la situazione, si risparmiò la battuta. “La Lacrima che è incastonata nell'elsa costituisce ciò che gli elfi chiamano un ashkar, termine traducibile come catalizzatore. Secondo i testi elfici, si tratta di oggetti in grado di assorbire la magia e moltiplicarla. O almeno, questo è ciò a cui sono arrivati gli elfi – aggiunse con una punta di disprezzo – ma posso dimostrare che gli ashkar non si limitano a catalizzare la magia, ma ne conservano anche l'impronta. Questo luogo era pieno di magia, i suoi residui si avvertono ovunque. E la Lacrima è stata a contatto con una Consacrata, creature attorno alle quali succedono cose bizzarre, ma che tendono a lasciare una notevole impronta nel mondo che le circonda... e sulla realtà. Ma il legame si degrada esponenzialmente di secondo in secondo, quindi una certa rapidità sarebbe essenziale. La bolla in cui l'ho racchiusa rallenta il processo, ma non può arrestarlo. C'è un limite a tutto.” Aster congiunse le dita. “Da quella pietra si potrebbe, e sottolineo potrebbe, estrarre l'impronta di questo luogo e trasmetterla al mondo reale.”
Dubhe spalancò gli occhi: “Si può fare una cosa del genere?”

Quarant'anni fa, ti avrei detto di no, che era impossibile. Adesso... sono cambiate tante cose. Conoscessi a fondo questi poteri, potrei darti una risposta certa, ma per adesso mi azzarderei solo a dire che è possibile.”
Smettila di darti delle arie!”, lo prese in giro Dubhe dandogli un buffetto sulla guancia.
Non mi sto dando delle arie! È la pura e semplice verità”, protesto Aster.
E... che conseguenze avrebbe questo?”, domandò Phos, interrompendoli. Era rimasto immobile e pensieroso, un comportamento atipico per un folletto. D'altronde, un momento prima stava considerando il suicidio, ora gli veniva offerto addirittura ciò che gli era stato tolto.
Non ne ho idea”, gli rispose con sincerità il mezzelfo, cessando all'istante gli scherzi con la ladra. “Ma la domanda giusta da porsi è semmai un'altra. Vale la pena di tentare, a prescindere dalle possibili conseguenze e sapendo che potrebbe non esserci alcun riscontro?”
Il folletto abbassò lo sguardo. I suoi occhi privi di iride e pupilla rendevano difficile indovinarne i pensieri.

Sì”, disse alla fine, a bassa voce, quasi inudibile.
Bene”, replicò Aster. “Proverò.”Chiuse gli occhi e si mise a mormorare fra sé e sé. Dubhe non conosceva la magia, quindi non poteva comprendere esattamente in cosa consistesse il potere che era stato loro dato, lui sì. Quante variabili per un'unica capacità: quella di modificare la realtà che li circondava, lacerandone il velo e plasmandola a proprio piacimento. Aveva capito che l'Uruboros in realtà non era nulla di diverso da ciò che sembrava, un semplice braccialetto d'argento; sapeva che la “profezia” che avevano letto poteva essere stata piazzata lì ad arte qualche secondo prima del loro arrivo. Aveva letto il Necronomicon e i Manoscritti Pnakotici, il Re in Giallo e gli altri libri proibiti e maledetti. Conosceva – per quanto si possa dire di conoscerli – gli Dei Esterni, e, almeno in parte, supponeva di essere arrivato a comprenderne le motivazioni. E sapeva, cosa che probabilmente lo differenziava da tutti coloro che avevano pensato di trattare con gli Antichi prima d'ora, di essere quasi certamente in errore, perchè una mente umana, per quanto straordinaria, non poteva avvicinarsi oltre un certo limite ai misteri che circondavano i Grandi Antichi. Quindi la prudenza non lo abbandonava mai. In fondo, lui non ricercava un potere, non più; l'unica cosa che gli importasse davvero era la sua Dubhe. Per queste ragioni aveva deciso di tacerle tutte le sue riflessioni, in particolare quelle circa l'Uruboros e i limiti delle loro capacità: non voleva caricarla di altri pesi, lei che ancora stava combattendo la lotta contro il passato. Era più semplice che credesse che le sue facoltà derivavano da un oggetto e che non si ponesse troppe domande a riguardo; sapeva bene che Dubhe sarebbe stata capacissima di intrappolarsi da sola in una rete di dubbi su cosa era in grado e non era in grado di fare, con il risultato che, sminuendosi come faceva sempre, non sarebbe più riuscita a combinare assolutamente nulla.
Cosa poteva dire di sapere, lui, degli Altri Dei? Nulla. Poteva ipotizzare le loro ragioni, ammesso che avesse un qualche senso cercare di dare emozioni umane a creature che tali non erano, ma nulla di più. E sapeva di non potersi basar troppo sulle proprie intuizioni, perchè, impossibili da controllare quali erano, potevano condurlo in un vicolo cieco.
Ma porsi domande non serviva a nulla, infine, scoprirne la ragione era un'interesse puramente accademico, perchè nulla poteva negare la realtà dei fatti.
Nonostante tutti i suoi sforzi...

Non funziona.”

Due semplici parole, che si congelarono nell'aria come il respiro in una mattina d'inverno. Dubhe non si stupì. Aveva seriamente dubitato della fattibilità della cosa, e sapeva che, per quanto Aster fosse... dolce, adorabile, stupendo... competente, non era infallibile. Ma per il folletto non fu così. La speranza è un'emozione crudele: può sostenere nelle difficoltà, ma la sua delusione è molto più dolorosa della semplice constatazione del fallimento. Prima che la ragazza potesse solo pensare di allungare una mano per prenderlo al volo, Phos si sollevò dal suolo e, con l'agilità di una creatura capace naturalmente di volare, scese sulla lama sospesa.
Cadde.
Cadde dolcemente, come un fiore a cui viene reciso lo stelo.
Cadde senza gridare, senza far rumore.
Cadde, non ci fu sangue e si dissolse non appena toccò la punta della spada.
Cadde, e li lasciò lì, a guardarsi costernati.
*
Avrei dovuto girare la spada...”, mormorò Aster. Abbassò le mani, ormai inutili. Adesso le possibilità dell'impresa si erano allontanate per sempre, svanito il tramite che sentiva di necessitare per riportare nel mondo qualcosa che non era più. Così pensava il mezzelfo, e la realtà si adeguò di conseguenza.
Non è colpa tua. Non potevi prevederlo.”
Il ragazzo raccolse la spada e la ripose, gettandole un'occhiata mesta. “Già... forse è stato l'unico dono che poteva farci, toglierci la responsabilità di essere i suoi assassini.”
Sospirò.

Dannazione...!”

___________________________________________________
* Ovviamente ispirata a Il piccolo principe di
Antoine de Saint-Exupéry

Beh, rieccomi qui. In questo capitolo abbiamo avuto una drammatica rivelazione sul passato di Dubhe. Lo so che alcuni lo vedranno come uno stravolgimento, però secondo me la cosa è dev'essere accaduta, in Le due gerriere, quindi ce l'ho messo. Spiega anche perchè nella fiction Dubhe passi sopra con un'alzata di spalle la morte/trasfermiento estraplanare di Yeshol, per non pensarci più, mentre la figura di Rekla continui a tormentarla. Rating alzato, fatemi sapere se devo mettere altri avvertimenti.

A tutti coloro che leggono questa fiction: EFP segnala più di 2000 visite a questa storia, gradirei ricordarvi come lasciare una recensione non faccia mai male. Fra "preferiti" "ricordate" e "seguite" ci sono non meno di quindici persone, e la gran parte di queste non ha mai espresso la propria opinione, nemmeno un semplice "mi piace" più altre nove parole tanto per fare la recensione, cosa che non ruba più di due minuti. Questo è decisamente scoraggiante per me, e potrei decidere di sospendere/interrompere la pubblicazione. In tutta sincerità, detesto scrivere questo messaggio, però mi piacerebbe davvero sapere cosa pensate, e non solo quelle due-tre eroiche persone che mi seguono e recensiscono puntualmente dall'inizio. In particolare, gradirei sapere se vi piace l'iniziativa delle copertine, e se avete qualche suggerimento per quella di questa fiction (per vedere le altre andate nel messaggio che fa da titolo a "Leggende del Mondo Emerso - Il Sigillo della Morte" e "Leggende del Mondo Emerso - La Strada di Dubhe".
Aesir ringrazia per la comprensione, e promette che cercherà di aggiornare un po' più di frequente in futuro... sono all'ultimo anno del liceo, non vogliatemene male ma fra circa un mese sarò sotto esami. Detto ciò, ringrazio, saluto e che cali il sipario ^ ^

   
 
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