L’ho sentito dalla prima stretta di mano. L’ho sentito e continuo a sentirlo ogni volta che ti guardo.
Eri l’unico che avrei voluto vicino a me, e in un certo senso in questo momento lo sei.
Mi fissi e quasi ti vedo, dietro gli occhi chiusi e gonfi e il volto tumefatto. Vorrei poterti dire che lo so che sei seduto su quella poltrona.
Nel buio dei miei pensieri ci sono i tuoi lineamenti spigolosi e la tua voce: stammi vicino.
Hai paura che io diventi un’altra vittima della tua maledizione.
Non lo negheresti, ma io negherei fino alla morte che il solo pensare che sei vicino a me mi spinge a cercare quei bastardi.
Non l’FBI, non il fatto che papà era un militare e non ho avuto un’infanzia stabile.
Non voglio più aiutare gli altri, voglio aiutare te, voglio che tu abbia la vita felice che meriti, voglio incontrarti tra dieci anni e sapere che tutte le sere prima di addormentarti l’ultimo respiro che senti è quello di Claire.
Voglio vederti sorridere, voglio vedere il tuo viso illuminato, voglio che tu smetta di avere quell’espressione così vacua.
E non gliel’ho detto Ryan, non gliel’ho detto.
Ti sento dentro come sento il dolore dei calci e dei pugni.
Ma non te lo dirò.