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Autore: Distress_And_Coma    19/05/2013    3 recensioni
Sara vorrebbe reincontrare coloro che per cinque anni sono stati come una famiglia per lei. Per chiedere loro perdono. Ora, la sua seconda famiglia...
Mi metto le mani sul visino e cerco di soffocare i miei singhiozzi.
“Guardate.” Gira la chiave (che ha appesa al collo) della piccola creazione, e questa si apre.
Riuscirà la bambina ad affrontare i fantasmi del suo passato??
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Attenzione: con questo testo, pubblicato senza alcuno scopo di lucro, non voglio offendere i personaggi in esso presenti. Tutti i personaggi sono frutto della mia bacata immaginazione, così come le situazioni presentate.

 

 

Mi hanno detto di stare seduta sul divano ed attenderli. Ma se non faccio niente, mi annoio…

Così alla fine scelgo di appisolarmi.

 

Nella mia bella immagine, vedo che sono piccola, e gioco con un micio. Un micio che ho già visto, è grigio e nero, a strisce.

Sono striature

Un momento… Masashi?

Fratellone?? Masashi chan???

Il mio fratellone se n’è andato… Forse perché non mi vuole più bene.  Stiamo calmi. Chiamiamo la Mamma.

Mamma? Mamma??

Vedo la Mamma, e poi anche Papà, il fratellino Teru e Yuki. Mamma e gli altri sono belli, ma io non li ho più.

Penso che mi hanno messo in punizione perché sono stata cattiva. Ma io voglio la mia mamma… Mamma, Mamma...

Poi vedo i Gazette, e l’immagine si fa sempre meno nitida.

 

Quando mi risveglio riconosco il divano. La sala. Giusto. Oggi il mio caro amico Reita fa il concerto con la sua band.

Mi metto le mani sul visino e cerco di soffocare i miei singhiozzi.

 

Quando rientriamo dal concerto, siamo tutti molto stanchi. Le urla dolci dei fan ci arrivano fino a qui, nonostante siamo nel retro della sala. Quando vedo la mia dolce bambina che trema sul divano, spaventata e sola, quasi mi viene un infarto. Mi avvicino di colpo insieme agli altri del gruppo, ci siamo spaventati.

Ma che ha?

Quando mi avvicino, non capisco cosa è che la turba.

“REITA! REITA! OH REITA!” e si getta piangente tra le mie braccia.

“Reita, ho… F-fatto un sogno… Che c’era la mia mamma e il mio papà che erano felici. Io sono stata cattiva con loro e loro hanno detto che si separavano… Reita… E’ colpa mia… Reita…”

Sospiro più calmo. A stravolgerla è stato solo il sogno di tempi felici. Mi racconta che nel suo luogo ameno, tutto era perfetto. I suoi Versailles non le facevano mai mancare nulla.

“Al palazzo ci sono persone che mi amano, nessuno mi vorrebbe mai fare male. Mamma suona e Papà canta. Cantano canzoni d’amore, mi hanno detto che l’amore è in tutti i loro gesti. Nei sorrisi, e negli abbracci che ci scambiamo.  Vedevo farfalle bellissime, che volavano libere nel parco. Tutti gli animali erano felici. La mamma mi aveva spiegato che tutti erano felici perché papà, che era il re, regnava in modo saggio e giusto.  Lui invece gli stava accanto e lo confortava. Per il mio compleanno i Versailles mi hanno donato questo” così dicendo, estrae dal suo zainetto una scatolina. Penso che dentro ci sia una collana.

Riprende a parlare aprendolo, e noto che non è una collana il contenuto di quella scatolina, ma un uovo gioiello. Un uovo che è molto decorato all’esterno, ci sono rose, fatte di diamanti e di quello che sembra quarzo rosa. Gemme tagliate a rosetta.

 

 “Guardate.” Gira la chiave (che ha appesa al collo) della piccola creazione, e questa si apre.  

Mostra una piccola farfalla con corpo dorato e ali decorate con gemme preziose. L’insetto sbatte le ali grazie evidentemente ad un complicato meccanismo. Si sente una canzone, la riconosciamo tutti ad orecchio, è REMINISCENCE.

Restiamo incantati per tutto il tempo della canzone a fissare quell’uovo come se non ne avessimo mai visto uno nella nostra vita.

Solo quando la canzone finisce, ci rendiamo conto che quello che abbiamo visto non è un sogno.

Stringo a me la bambina, lei ripone il prezioso uovo nel suo contenitore. Si stende su di me e mi chiede un consiglio.

“Reita, e anche tutti voi, io sono stata cattiva con i miei Versailles. Potreste accompagnarmi da loro? Vorrei chiedere scusa per come mi sono comportata. Pensate che accetteranno di vedermi? E poi devo assicurarmi che nessuno faccia del male al fratellino Teru.”

“D’accordo. Certo, è una cosa che si può fare.” dice Uruha.

Takanori quasi sbotta “ma se si azzardano a farti soffrire non esitare a chiamarmi, piccola Sara.”

“Va bene, Takanori.”

“Ora puoi dormire, piccola…” la sento rilassare il respiro sul mio petto. Lentamente mi alzo e, tenendola in braccio, la porto fino al furgone. La Tomomi guiderà stasera, siamo tutti troppo stanchi.

 

Oggi è il grande giorno, potrò finalmente rivedere la mia Mamma.

Reita parcheggia la Mustang, insieme a noi ci sono anche Uruha, che è dietro di me, Kai, che mi sta accanto, Takanori ed Aoi, che ci seguono.

Chi sta dietro a quella porta molto probabilmente sussulta, per oggi non dovevano ricevere visite.

Entriamo tutti. Quando Hizaki mi vede, si volta e quasi non crede ai suoi occhi.

“La bambina ha chiesto di vedervi. Badate bene che se la ferite ancora una volta noi vi ammazziamo.” dice Kai. Kai è il leader, il comandante supremo dei Gazette, e nessuno di loro farebbe mai qualcosa che andasse contro le sue decisioni.  

“Io volevo parlarvi. Perché sono stata stupida quel giorno. Voi mi avete insegnato che prima bisogna badare agli altri, e solo dopo ci si prende cura di sé. Mentre io, da brava ingrata, ho dimenticato questi preziosi insegnamenti. E pensando al mio egoismo vi ho detto che vi odiavo. Io so che ho fatto un errore e ne sono pentita. Sono venuta fin qui oggi perché me ne sono resa conto e volevo chiedere il vostro perdono. Spero solo di fare ancora in tempo a chiedervi Perdono. Mi dispiace molto di avervi ferito dicendovi

che voi mi odiavate e che io odiavo voi, perché non è vero. Tutto ciò è stata un’orribile menzogna. Vorrei che anche Kamijo fosse qui, così potrebbe sentire che sono conscia di essere colpevole. E magari potrebbe dirmi se mi perdona o no. Spero che mi perdonate. Voi siete Angeli e gli angeli scesi dal cielo per renderti felice non si offendono. ”

Hizaki mi stringe. “No, piccola mia, siamo noi che dobbiamo chiederti scusa. Sappiamo che è passato tanto tempo, e che molto probabilmente ti abbiamo già ferito irreparabilmente, ma ti chiediamo perdono. Abbiamo solo distrutto un piccolo angelo. Tu sei un piccolo angelo, sei tanto buona. Se solo tu potessi restare ancora con noi…”       

Passo un bel pomeriggio con i Versailles. Mi fanno sentire proprio come a casa. Insieme suoniamo il piano, e cantiamo. Mi fanno anche conoscere Zin. Somiglia molto al re. E questo mi fa solo piacere.

Quando la sera i Gazette mi vengono a prendere si calmano quando vedono che sono più serena.

Ora vorrei solo tornare a dormire nel mio letto…

 

 

 

 

 

  
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