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Autore: EclipseOfHeart    20/05/2013    3 recensioni
[One-shot ispirata al reboot Dmc - Devil May Cry] [Dante x Kat]
«Mi sei mancato.»
Non fu che un sussurro, ma Kat sapeva che l’avrebbe sentito.
«Anche tu. Perché non sei tornata prima?» chiese, non comprendendo il comportamento della ragazza.
«Perché… è sbagliato.» rispose, staccandosi a malincuore.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Dante
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Spero di non aver sbagliato sezione, dato che mi baso sul reboot di Devil May Cry, se così fosse ditemelo che provvederò subito a cambiare. :)

Buona lettura.

 

DML {Dante May Love}

 

«Immagino che sia il momento di salutarci.» mormorò Kat, di fronte alla malandata casa – composta per lo più da macerie – in cui Dante aveva detto di voler stare per i prossimi giorni.

«Che cosa farai?»

«Per ora vorrei aiutare a ricostruire la città. C’è tanto da fare.»

«Lo farò anch’io.» disse lui, muovendo istintivamente un passo avanti.

«Dimentichi che la gente ti ricorda come il ricercato che ha causato tutto questo. È più prudente se non ti fai vedere in giro per un po’.»

«Anche tu sei ricercata.» replicò, leggermente stizzito per quell’esclusione.

«Il mio viso non resta impresso come il tuo.» rispose Kat, inclinando le labbra in un sorriso sornione.

«Dovresti fare pratica con i complimenti. Potrei darti qualche lezione.» consigliò lui, pavoneggiandosi.

«Ti ringrazio, ma non mi serve. Non era mica un complimento.»

Dante ribatté con un’altra provocazione che Kat fece cadere, assecondandolo con ironia.

Lo salutò e si girò, diretta verso una meta sconosciuta in quel momento perfino a lei. Aveva detto parecchi ‘addio’ nella sua vita, eppure questo sembrava pesarla più di quanto avrebbe mai potuto prevedere.

«Kat.» la richiamò lui.

«Dimmi.» rispose lei, girandosi con fin troppo entusiasmo.

«Grazie per quello che hai fatto, non credere alle parole di quell’idiota di Vergil. Voi umani non siete inferiori a noi… tu non sei inferiore a me.»

Kat gli sorrise: «Grazie Dante, è bello sentirtelo dire. Ci vediamo.»

Si voltò, allontanandosi sempre più velocemente. Quando era piccola, più s’immergeva nel Limbo e si distaccava, più il suo cuore ritrovava serenità.

Ma questa volta, le sembrava che ad ogni passo il peso che sentiva dentro di lei, non facesse che aumentare.

D’altronde, pensò amaramente, una cosa era allontanarsi dagli ‘Incubi’, tutt’altra era allontanarsi da Dante.

Kat continuò a correre, non sapendo che il Nephilim stava provando sentimenti simili ai suoi, che ovviamente stava tentando di scacciare.

Ridicolo, totalmente ridicolo che lui si sentisse in quel modo. Incolpò gli avvenimenti appena accaduti con il fratello e la sua confusione ed entrò in quell’abitazione, distendendosi sopra il materasso impolverato per provare a dormire qualche ora.

Nei giorni seguenti si procurò alcune provviste e una radio, per seguire gli avvenimenti nella città. Seguendo il consiglio di Kat, aveva pensato di restare nascosto ancora per qualche settimana. Fortunatamente la popolazione sembrava aver dato la colpa di tutto ad un violento terremoto e, anche grazie alla confusione provocata dall’interruzione dell’influenza di Mundus, la figura di Dante sembrava essere stata dimenticata da quasi tutti.

Nonostante avesse ormai potuto trovarsi un alloggio più confortevole, Dante non voleva spostarsi. Rifiutando persino di spiegarsi il motivo, si limitava a rimanere lì.

Kat sapeva che lui stava lì, Kat però non si era fatta più vedere. Forse non l’avrebbe davvero più rivista.

 

Una sera come tante, decise di uscire per controllare personalmente la situazione. Di lavoro da fare ce ne era ancora molto, ma alcune zone si stavano lentamente riassestando.

Andò verso un bar dove era solito spendere le notti, prima che tutto iniziasse, e che si trovava in una zona non colpita dal ‘terremoto’.

Come previsto, il locale non era vuoto, anche se non c’era neanche un decimo dell’abituale folla. Dante non ci mise molto per unirsi alla giusta compagnia, formata da una ragazza bionda e una serie di bottiglie di alcool.

Proprio quando il liquore sembrava stesse sortendo il suo effetto, ottenebrando i suoi sensi e facendo sembrare il pessimo profumo di quella ragazza quasi eccitante, lei ebbe la spiacevole idea di staccare le loro bocche per parlare.

«Come ti chiami, eh, bel figo?» chiese con voce lasciva, scendendo con la bocca verso il suo collo, mentre la sua mano già si dirigeva in zone più basse.

«Dante.» rispose lui, pregando che smettesse di fargli inutili domande.

«Io sono Katherine.»

Dante si fermò quasi istantaneamente, imprecando e allontanando subito la ragazza da sé.

«Ma che cazzo.» mormorò alzandosi.

Katherine lo richiamò più volte, ma ormai lui aveva perso tutto l’interesse per lo svago che aveva deciso di concedersi.

Uscì dal locale, leggermente ubriaco mentre considerava che Kat avesse trovato il modo di disturbarlo perfino mentre non c’era.

Arrabbiato, tirò un pugno contro una costruzione spaccandone il muro – fantastico, come se non ci fossero già abbastanza macerie! – e pensò di tornarsene in quel desolante alloggio.

Decise che si sarebbe trovato un’altra sistemazione, tanto era inutile aspettarla, Kat non sarebbe mica tornata.

Favorito dal fatto che l’alcool gli avesse sciolto i pensieri, si ritrovò costretto ad ammettere che ciò che lo tormentava da giorni era lei.

Non si entra nella vita delle persone, per poi andarsene in quel modo.

Dante si era abituato da sempre a sentire la mancanza dei genitori, vuoto che era stato in parte colmato dalle scoperte avvenute in quei giorni.

Ma ora una nuova verità gli si presentava chiara e ineluttabile.

Kat gli mancava, in un modo che non riusciva a descrivere e che non sapeva affrontare.

Altro che affrontare demoni e mostri, quelli non erano affatto problemi se paragonati a questo!

Tornato a “casa” finì l’ultima bottiglia e crollò esausto sul letto, tentando di non pensarci eppur continuando a vedere la sua immagine finché il sonno non lo colse.

Il mattino dopo fu insolitamente svegliato da una mano che continuava a muovergli la spalla, alzò una mano nel debole tentativo di scacciare quella fastidiosa sveglia quando si rese conto che, in teoria, nessuno sapeva dove si nascondesse.

Per quanto veloce la testa gli concedesse a causa dell’alcool, scattò in piedi e bloccò l’individuo sotto di sé, puntandogli Rebellion alla gola in una presa non proprio salda.

Quelli che i suoi occhi incontrarono, quando alzò il viso per verificare l’identità dello sconosciuto – intuita dalle forme del corpo – fu lo sguardo spaesato di Kat che si stava alterando nello sguardo arrabbiato di Kat.

«Kat!» esclamò, alzandosi subito ed aiutandola a rimettersi in piedi.

«Dante! Riservi sempre accoglienze così calorose?» domandò lei, indispettita.

«Mi hai spaventato. Pensavo fosse qualche demone o poliziotto.»

«Se fosse stato un demone saresti già morto visto quanto ci ho messo per svegliarti.» lo rimbrottò lei.

«Nah. Me la sarei cavata.» rispose Dante, lanciandole un occhiolino per poi andare verso il bagno a sciacquarsi il viso.

«Hai fatto festa ieri.» commentò la ragazza, sollevando da terra una delle bottiglie che decoravano il pavimento. «Sai che non dovresti portare nessuna ragazza qui.» disse poi, memore di come Dante trascorresse le sue serate.

Stranamente non era nudo – o sfortunatamente.

Kat arrossì da sola a quel pensiero, rimproverandosi mentalmente da sola.

«Infatti non ci ho portato nessuna, come puoi vedere. Sei adorabile quando fai la gelosa.» rispose lui, uscendo dal bagno e sfoderando uno dei suoi sorrisi più irritanti – e belli – che Kat avesse mai visto.

«Non sono gelosa!» ribatté lei, con così tanta foga da contrastare ciò che aveva detto. «Mi interessa solo la tua sicurezza, non chi passi il tuo tempo!»

«Va bene,» rispose Dante, alzando le mani. «scherzavo.» precisò, a causa dell’impeto di Kat che, ovviamente da bravo maschio Nephilim, male interpretò.

Dopo una pausa di alcuni minuti, Dante realizzò completamente che Kat era lì, in quell’appartamento, che era tornata.

«Che fai qui?» chiese per capire cosa l’avesse ricondotta lì.

«Ho pensato che sarebbe utile se tu dessi un’occhiata al Limbo. Non abbiamo più controllato dopo la sconfitta di Mundus, non vorrei che qualche demone stesse approfittando di questa situazione di confusione.»

Il Limbo.

Del resto, per quale altro motivo sarebbe dovuta tornare? Dante si ritrovò davvero impreparato ai sentimenti che quella piccola umana stava scatenando in lui.

Si sentiva come se gli stesse sempre per sfuggire dalle mani, sempre troppo lontana dal suo mondo. Eppure avevano condiviso momenti intensi, confessioni intime e battaglie d’ogni tipo. Possibile che lei non fosse stata toccata da tutto questo?

Ma, forse, la domanda che si sarebbe dovuto porre Dante era quanto fosse cambiato lui, dopo le esperienze passate con Kat.

Comprendendo che non era il momento adatto per psicanalizzarsi, acconsentì alla richiesta di Kat e insieme andarono nel Limbo per controllare la situazione.

 

A dispetto delle ipotesi di Kat, sembrava tutto tranquillo e in serata rientrarono dal loro giro di perlustrazione.

«Bene, direi che potremmo ricontrollare tra qualche settimana.» commentò lei, dopo che furono tornati alla sua casa.

«Non penso che mi troverai più qui.» rispose lui, alludendo all’abitazione.

«Oh, certo. Mi chiedevo perché, in effetti, fossi ancora qui.»

«Aveva un suo fascino.» tagliò corto Dante, indispettito da tutta la situazione creatasi.

«Bene…» disse Kat, sconfortata dalla piega della serata. «Allora vado. ‘Notte Dante.»

«Ciao Kat, se avessi bisogno di qualcosa non disturbarti a venire!» disse lui, con un’ironia così malcelata che la ragazza non poté non percepire.

«Che vorresti dire?» domandò infatti, posando le mani sui fianchi.

«Niente. Ciao.»

«Eh no! Ora mi dici! Non credere che io ti tratti diversamente solo perché sei un Nephilim o hai i capelli bianchi!» dichiarò Kat, con aria decisa.

«I capelli bianchi in effetti mi rendono più sexy.»

«Io non ho detto questo.»

«Non lo stai negando!»

«Dante!» gridò infine lei, stufa di quel ridicolo battibeccare.

«Ma che cosa vuoi sapere? Te ne vai e torni soltanto quando ti fa comodo, pur sapendo che per ora sono isolato dal mondo!» urlò lui a sua volta, sfogandosi di tutta l’amarezza che aveva covato quei giorni.

«È questo il problema? Ti sentivi solo?! Sono stata impegnata! La città è stata quasi totalmente distrutta!»

«Ma se oggi sei qui!»

«E cosa c’entra?! E poi se ci tenevi tanto potevi venire tu a trovarmi!» disse Kat, uscendo velocemente dalla casa, sentendo un familiare groppo in gola.

«Ma non sapevo dove fossi!» gridò lui, seguendola e prendendola per un braccio.

Lei si dimenò, ma nulla poté contro la sua presa che la voltò verso di lui.

«Non me l’hai detto.» specificò Dante, abbassando il tono di voce.

«Saresti venuto?» domandò Kat, con lo sguardo rivolto ancora verso il basso.

«Certo.» rispose lui, poggiandole una mano sotto al mento per farle alzare il viso. I suoi occhi erano lucidi e, nel sentire quella risposta, si morse un labbro per poi appoggiarsi al petto di Dante, aggrappandosi al suo mantello.

Lui rimase un secondo interdetto, poi la circondò con un braccio e poggiò il mento sulla sua testa.

«Mi sei mancato.»

Non fu che un sussurro, ma Kat sapeva che l’avrebbe sentito.

«Anche tu. Perché non sei tornata prima?» chiese, non comprendendo il comportamento della ragazza.

«Perché… è sbagliato.» rispose, staccandosi a malincuore.

Dante continuò a guardarla stranito: «È sbagliato? Perché?»

Kat arrossì, abbassando lo sguardo e giocherellando con le mani, nel tentativo di districarsi in quella che era la conversazione più imbarazzante della sua vita.

Lo sguardo di Dante era davvero confuso, segno non capiva veramente quale fosse il problema in ciò che stava succedendo.

«Beh… io sono un’umana e tu un Nephilim… è complicato.»

La bocca di Dante si schiuse in un “oh” sorpreso, per poi essere subito sostituito da un sorriso furbesco.

«Mi piacciono molto di più le cose complicate, sono molto meglio.» replicò quindi, circondando nuovamente la ragazza con un braccio e attirandola a sé.

«Ora te lo dimostro.» sussurrò poi, scendendo piano sul suo collo, lasciato stranamente in vista dal cappuccio della felpa abbassato.

Il soffio caldo, prodotto dal suo respiro, così vicino a lei, rendeva a Kat molto difficile il compito di allontanare Dante via da sé.

«No… aspetta è un errore!» disse debolmente, allungando le mani sul suo petto, come per spingerlo via.

Quando però Dante le baciò delicatamente il collo, in un gesto così delicato eppure così eccitante, fu Kat a sentirsi quella sbagliata.

Chiuse le mani attorno ai lembi della giacca e attirò il Nepihlim a sé che, notato il cedimento, alzò il viso per guardarla negli occhi.

«È vero, è complicato, ma ciò non vuol dire che sia sbagliato.»

«Potremmo farci male.» sussurrò lei, rossa per la loro vicinanza.

«Non lo permetterò.»

Kat rise piano: «Ci difenderai da noi stessi?»

«Ti difenderò da qualsiasi cosa.»

Il tono di Dante era così serio che Kat non poté evitare di sentirsi felice, pronta ad arrendersi – ad ammettere che si fosse arresa da tempo -.

«Mi piacerebbe fosse vero.»

«Ti basta crederci, Kat.» replicò lui, sorridendo.

Lei, in risposta, lo baciò, sciogliendo tutti i suoi dubbi. Dante ricambiò il bacio, alzandola con il braccio sinistro alla sua altezza.

L’appartamento così malridotto di Dante non sarebbe mai sembrato più bello a nessuno dei due, teatro di un amore tanto complicato quanto speciale.

Kat era arresa alle mani di Dante che la sfioravano con delicata fermezza, provocandogli un brivido ad ogni tocco.

Era così facile perdersi tra le sue braccia, avendo la sensazione di lasciarsi il mondo lontano per immergersi in una realtà molto più profonda del Limbo.

«Penso di aver scoperto una forte passione verso le cose complicate.» disse Kat, ridendo, mentre si stringeva a Dante per evitare di cadere da quel letto troppo piccolo per far distendere entrambi.

«Basta che non vai a cercarne altre in giro.»

«Perché altrimenti cosa fai?»

«Niente di speciale. Ti vengo a riprendere e ci rendo ancora più complicati.»

La risata scettica di Kat fu una sufficiente risposta: «Come se fosse possibile!»

Dante la osservò, felice per averla trovata nonostante la loro guerra non fosse finita nel migliore dei mondi. Vergil era chissà dove e un giorno sarebbe tornato, e lui avrebbe dovuto di nuovo combatterlo.

Ma, almeno ora avrebbe avuto sempre qualcuno al suo fianco.

«Dobbiamo trovare una sistemazione migliore, al più presto.» disse la ragazza che, pur non potendo dire di essere scomoda, presto si sarebbe dovuta alzare.

«Dobbiamo?» chiese lui, ridendo.

«Devi. E io ti aiuterò.»

«Kat l’agente immobiliare! Scopro che sai fare altro oltre a disgustosi spray.»

«Ehi!» disse lei, tirandogli una gomitata. «Sono stati utilissimi!»

«Questo non li rende più gradevoli.»

Per bloccare la protesta che già Kat stava per elaborare, Dante la fermò con un’altra domanda: «Ma le tue bombolette ci permetteranno di farlo nel Limbo?»

«Fare cosa?» chiese lei, di getto, per poi arrossire avendo capito a cosa si riferisse. Dante rise e indicò i loro corpi nudi, semicoperti dalle lenzuola, attaccati nel tentativo di stare in due su quel letto.

«Dante!» lo rimproverò lei, ancora rossa in volto, gridando e dandogli un colpo in testa stavolta.

«Scherzavo, scherzavo, non uccidermi!»

Per fermare il fiume di rimproveri che avrebbe dovuto patire, Dante la baciò, stringendola nuovamente a sé.

«Non vale.» sussurrò lei, ora sotto di lui.

«Non sono mai stato famoso per seguire le regole.» rispose lui, confermando ciò che Kat aveva detto e che pensava: lui era Dante, niente di più e niente di meno.

E non c’era niente di meglio al mondo. O al Limbo.

 

 

 

 

 

 

Fine.

Come scritto all’inizio, dopo aver giocato al reboot del gioco, mi sono innamorata di Kat e Dante *_* e non ho sopportato quella scena finale u.u

Potevano mettere qualche altra cosa dopo i titoli u.u comunque, ho deciso di lasciar correre la fantasia e ho provato ad immaginarli io :D

Spero vi sia piaciuta, ditemi che ne pensate! *-*

Un bacio :*







EclipseOfHeart

   
 
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