Spero di non
aver sbagliato sezione, dato che mi baso sul reboot di Devil May Cry, se così
fosse ditemelo che provvederò subito a cambiare. :)
Buona
lettura.
DML {Dante
May Love}
«Immagino
che sia il momento di salutarci.» mormorò Kat, di fronte alla malandata casa –
composta per lo più da macerie – in cui Dante aveva detto di voler stare per i
prossimi giorni.
«Che
cosa farai?»
«Per
ora vorrei aiutare a ricostruire la città. C’è tanto da fare.»
«Lo
farò anch’io.» disse lui, muovendo istintivamente un passo avanti.
«Dimentichi
che la gente ti ricorda come il ricercato che ha causato tutto questo. È più
prudente se non ti fai vedere in giro per un po’.»
«Anche
tu sei ricercata.» replicò, leggermente stizzito per quell’esclusione.
«Il
mio viso non resta impresso come il tuo.» rispose Kat, inclinando le labbra in
un sorriso sornione.
«Dovresti
fare pratica con i complimenti. Potrei darti qualche lezione.» consigliò lui,
pavoneggiandosi.
«Ti
ringrazio, ma non mi serve. Non era mica un complimento.»
Dante
ribatté con un’altra provocazione che Kat fece cadere, assecondandolo con
ironia.
Lo
salutò e si girò, diretta verso una meta sconosciuta in quel momento perfino a
lei. Aveva detto parecchi ‘addio’ nella sua vita, eppure questo sembrava
pesarla più di quanto avrebbe mai potuto prevedere.
«Kat.»
la richiamò lui.
«Dimmi.»
rispose lei, girandosi con fin troppo
entusiasmo.
«Grazie
per quello che hai fatto, non credere alle parole di quell’idiota di Vergil.
Voi umani non siete inferiori a noi… tu
non sei inferiore a me.»
Kat
gli sorrise: «Grazie Dante, è bello sentirtelo dire. Ci vediamo.»
Si
voltò, allontanandosi sempre più velocemente. Quando era piccola, più s’immergeva
nel Limbo e si distaccava, più il suo cuore ritrovava serenità.
Ma
questa volta, le sembrava che ad ogni passo il peso che sentiva dentro di lei,
non facesse che aumentare.
D’altronde,
pensò amaramente, una cosa era allontanarsi dagli ‘Incubi’, tutt’altra era
allontanarsi da Dante.
Kat
continuò a correre, non sapendo che il Nephilim stava provando sentimenti
simili ai suoi, che ovviamente stava tentando di scacciare.
Ridicolo,
totalmente ridicolo che lui si
sentisse in quel modo. Incolpò gli avvenimenti appena accaduti con il fratello
e la sua confusione ed entrò in quell’abitazione, distendendosi sopra il
materasso impolverato per provare a dormire qualche ora.
Nei
giorni seguenti si procurò alcune provviste e una radio, per seguire gli
avvenimenti nella città. Seguendo il consiglio di Kat, aveva pensato di restare
nascosto ancora per qualche settimana. Fortunatamente la popolazione sembrava
aver dato la colpa di tutto ad un violento terremoto e, anche grazie alla
confusione provocata dall’interruzione dell’influenza di Mundus, la figura di
Dante sembrava essere stata dimenticata da quasi tutti.
Nonostante
avesse ormai potuto trovarsi un alloggio più confortevole, Dante non voleva
spostarsi. Rifiutando persino di spiegarsi il motivo, si limitava a rimanere
lì.
Kat
sapeva che lui stava lì, Kat però non
si era fatta più vedere. Forse non l’avrebbe davvero più rivista.
Una
sera come tante, decise di uscire per controllare personalmente la situazione.
Di lavoro da fare ce ne era ancora molto, ma alcune zone si stavano lentamente
riassestando.
Andò
verso un bar dove era solito spendere le notti, prima che tutto iniziasse, e
che si trovava in una zona non colpita dal ‘terremoto’.
Come
previsto, il locale non era vuoto, anche se non c’era neanche un decimo
dell’abituale folla. Dante non ci mise molto per unirsi alla giusta compagnia,
formata da una ragazza bionda e una serie di bottiglie di alcool.
Proprio
quando il liquore sembrava stesse sortendo il suo effetto, ottenebrando i suoi
sensi e facendo sembrare il pessimo profumo di quella ragazza quasi eccitante,
lei ebbe la spiacevole idea di staccare le loro bocche per parlare.
«Come
ti chiami, eh, bel figo?» chiese con voce lasciva, scendendo con la bocca verso
il suo collo, mentre la sua mano già si dirigeva in zone più basse.
«Dante.»
rispose lui, pregando che smettesse di fargli inutili domande.
«Io
sono Katherine.»
Dante
si fermò quasi istantaneamente, imprecando e allontanando subito la ragazza da
sé.
«Ma
che cazzo.» mormorò alzandosi.
Katherine
lo richiamò più volte, ma ormai lui aveva perso tutto l’interesse per lo svago
che aveva deciso di concedersi.
Uscì
dal locale, leggermente ubriaco mentre considerava che Kat avesse trovato il
modo di disturbarlo perfino mentre
non c’era.
Arrabbiato,
tirò un pugno contro una costruzione spaccandone il muro – fantastico, come se
non ci fossero già abbastanza macerie! – e pensò di tornarsene in quel
desolante alloggio.
Decise
che si sarebbe trovato un’altra sistemazione, tanto era inutile aspettarla, Kat
non sarebbe mica tornata.
Favorito
dal fatto che l’alcool gli avesse sciolto i pensieri, si ritrovò costretto ad
ammettere che ciò che lo tormentava da giorni era lei.
Non
si entra nella vita delle persone, per poi andarsene in quel modo.
Dante
si era abituato da sempre a sentire la mancanza dei genitori, vuoto che era
stato in parte colmato dalle scoperte avvenute in quei giorni.
Ma
ora una nuova verità gli si presentava chiara e ineluttabile.
Kat
gli mancava, in un modo che non
riusciva a descrivere e che non sapeva affrontare.
Altro
che affrontare demoni e mostri, quelli non erano affatto problemi se paragonati
a questo!
Tornato
a “casa” finì l’ultima bottiglia e crollò esausto sul letto, tentando di non
pensarci eppur continuando a vedere la sua immagine finché il sonno non lo
colse.
Il
mattino dopo fu insolitamente svegliato da una mano che continuava a muovergli
la spalla, alzò una mano nel debole tentativo di scacciare quella fastidiosa
sveglia quando si rese conto che, in teoria, nessuno sapeva dove si
nascondesse.
Per
quanto veloce la testa gli concedesse a causa dell’alcool, scattò in piedi e
bloccò l’individuo sotto di sé, puntandogli Rebellion alla gola in una presa
non proprio salda.
Quelli
che i suoi occhi incontrarono, quando alzò il viso per verificare l’identità
dello sconosciuto – intuita dalle forme del corpo – fu lo sguardo spaesato di
Kat che si stava alterando nello sguardo arrabbiato di Kat.
«Kat!»
esclamò, alzandosi subito ed aiutandola a rimettersi in piedi.
«Dante!
Riservi sempre accoglienze così calorose?» domandò lei, indispettita.
«Mi
hai spaventato. Pensavo fosse qualche demone o poliziotto.»
«Se
fosse stato un demone saresti già morto visto quanto ci ho messo per svegliarti.»
lo rimbrottò lei.
«Nah.
Me la sarei cavata.» rispose Dante, lanciandole un occhiolino per poi andare
verso il bagno a sciacquarsi il viso.
«Hai
fatto festa ieri.» commentò la ragazza, sollevando da terra una delle bottiglie
che decoravano il pavimento. «Sai che non dovresti portare nessuna ragazza
qui.» disse poi, memore di come Dante trascorresse le sue serate.
Stranamente
non era nudo – o sfortunatamente.
Kat
arrossì da sola a quel pensiero, rimproverandosi mentalmente da sola.
«Infatti
non ci ho portato nessuna, come puoi vedere. Sei adorabile quando fai la
gelosa.» rispose lui, uscendo dal bagno e sfoderando uno dei suoi sorrisi più
irritanti – e belli – che Kat avesse mai visto.
«Non
sono gelosa!» ribatté lei, con così tanta foga da contrastare ciò che aveva
detto. «Mi interessa solo la tua sicurezza, non chi passi il tuo tempo!»
«Va
bene,» rispose Dante, alzando le mani. «scherzavo.» precisò, a causa
dell’impeto di Kat che, ovviamente da bravo maschio Nephilim, male interpretò.
Dopo
una pausa di alcuni minuti, Dante realizzò completamente che Kat era lì, in
quell’appartamento, che era tornata.
«Che
fai qui?» chiese per capire cosa l’avesse ricondotta lì.
«Ho
pensato che sarebbe utile se tu dessi un’occhiata al Limbo. Non abbiamo più
controllato dopo la sconfitta di Mundus, non vorrei che qualche demone stesse
approfittando di questa situazione di confusione.»
Il Limbo.
Del
resto, per quale altro motivo sarebbe dovuta tornare? Dante si ritrovò davvero
impreparato ai sentimenti che quella piccola umana stava scatenando in lui.
Si
sentiva come se gli stesse sempre per sfuggire dalle mani, sempre troppo
lontana dal suo mondo. Eppure avevano condiviso momenti intensi, confessioni
intime e battaglie d’ogni tipo. Possibile che lei non fosse stata toccata da
tutto questo?
Ma,
forse, la domanda che si sarebbe dovuto porre Dante era quanto fosse cambiato lui, dopo le esperienze passate con Kat.
Comprendendo
che non era il momento adatto per psicanalizzarsi, acconsentì alla richiesta di
Kat e insieme andarono nel Limbo per controllare la situazione.
A
dispetto delle ipotesi di Kat, sembrava tutto tranquillo e in serata rientrarono
dal loro giro di perlustrazione.
«Bene,
direi che potremmo ricontrollare tra qualche settimana.» commentò lei, dopo che
furono tornati alla sua casa.
«Non
penso che mi troverai più qui.» rispose lui, alludendo all’abitazione.
«Oh,
certo. Mi chiedevo perché, in effetti, fossi ancora qui.»
«Aveva
un suo fascino.» tagliò corto Dante, indispettito da tutta la situazione
creatasi.
«Bene…»
disse Kat, sconfortata dalla piega della serata. «Allora vado. ‘Notte Dante.»
«Ciao
Kat, se avessi bisogno di qualcosa
non disturbarti a venire!» disse lui, con un’ironia così malcelata che la
ragazza non poté non percepire.
«Che
vorresti dire?» domandò infatti, posando le mani sui fianchi.
«Niente.
Ciao.»
«Eh
no! Ora mi dici! Non credere che io ti tratti diversamente solo perché sei un
Nephilim o hai i capelli bianchi!» dichiarò Kat, con aria decisa.
«I
capelli bianchi in effetti mi rendono più sexy.»
«Io
non ho detto questo.»
«Non
lo stai negando!»
«Dante!»
gridò infine lei, stufa di quel ridicolo battibeccare.
«Ma
che cosa vuoi sapere? Te ne vai e torni soltanto quando ti fa comodo, pur sapendo
che per ora sono isolato dal mondo!» urlò lui a sua volta, sfogandosi di tutta
l’amarezza che aveva covato quei giorni.
«È
questo il problema? Ti sentivi solo?! Sono stata impegnata! La città è stata
quasi totalmente distrutta!»
«Ma
se oggi sei qui!»
«E
cosa c’entra?! E poi se ci tenevi tanto potevi venire tu a trovarmi!» disse
Kat, uscendo velocemente dalla casa, sentendo un familiare groppo in gola.
«Ma
non sapevo dove fossi!» gridò lui, seguendola e prendendola per un braccio.
Lei
si dimenò, ma nulla poté contro la sua presa che la voltò verso di lui.
«Non
me l’hai detto.» specificò Dante, abbassando il tono di voce.
«Saresti
venuto?» domandò Kat, con lo sguardo rivolto ancora verso il basso.
«Certo.»
rispose lui, poggiandole una mano sotto al mento per farle alzare il viso. I
suoi occhi erano lucidi e, nel sentire quella risposta, si morse un labbro per
poi appoggiarsi al petto di Dante, aggrappandosi al suo mantello.
Lui
rimase un secondo interdetto, poi la circondò con un braccio e poggiò il mento
sulla sua testa.
«Mi
sei mancato.»
Non
fu che un sussurro, ma Kat sapeva che l’avrebbe sentito.
«Anche
tu. Perché non sei tornata prima?» chiese, non comprendendo il comportamento
della ragazza.
«Perché…
è sbagliato.» rispose, staccandosi a malincuore.
Dante
continuò a guardarla stranito: «È sbagliato? Perché?»
Kat
arrossì, abbassando lo sguardo e giocherellando con le mani, nel tentativo di
districarsi in quella che era la conversazione più imbarazzante della sua vita.
Lo
sguardo di Dante era davvero confuso, segno non capiva veramente quale fosse il
problema in ciò che stava succedendo.
«Beh…
io sono un’umana e tu un Nephilim… è complicato.»
La
bocca di Dante si schiuse in un “oh” sorpreso, per poi essere subito sostituito
da un sorriso furbesco.
«Mi
piacciono molto di più le cose complicate, sono molto meglio.» replicò quindi,
circondando nuovamente la ragazza con un braccio e attirandola a sé.
«Ora
te lo dimostro.» sussurrò poi, scendendo piano sul suo collo, lasciato
stranamente in vista dal cappuccio della felpa abbassato.
Il
soffio caldo, prodotto dal suo respiro, così vicino a lei, rendeva a Kat molto
difficile il compito di allontanare Dante via da sé.
«No…
aspetta è un errore!» disse debolmente, allungando le mani sul suo petto, come
per spingerlo via.
Quando
però Dante le baciò delicatamente il collo, in un gesto così delicato eppure
così eccitante, fu Kat a sentirsi quella sbagliata.
Chiuse
le mani attorno ai lembi della giacca e attirò il Nepihlim a sé che, notato il
cedimento, alzò il viso per guardarla negli occhi.
«È
vero, è complicato, ma ciò non vuol dire che sia sbagliato.»
«Potremmo
farci male.» sussurrò lei, rossa per la loro vicinanza.
«Non
lo permetterò.»
Kat
rise piano: «Ci difenderai da noi stessi?»
«Ti
difenderò da qualsiasi cosa.»
Il
tono di Dante era così serio che Kat non poté evitare di sentirsi felice,
pronta ad arrendersi – ad ammettere che si fosse arresa da tempo -.
«Mi
piacerebbe fosse vero.»
«Ti
basta crederci, Kat.» replicò lui, sorridendo.
Lei,
in risposta, lo baciò, sciogliendo tutti i suoi dubbi. Dante ricambiò il bacio,
alzandola con il braccio sinistro alla sua altezza.
L’appartamento
così malridotto di Dante non sarebbe mai sembrato più bello a nessuno dei due,
teatro di un amore tanto complicato quanto speciale.
Kat
era arresa alle mani di Dante che la sfioravano con delicata fermezza,
provocandogli un brivido ad ogni tocco.
Era
così facile perdersi tra le sue braccia, avendo la sensazione di lasciarsi il
mondo lontano per immergersi in una realtà molto più profonda del Limbo.
«Penso
di aver scoperto una forte passione verso le cose complicate.» disse Kat,
ridendo, mentre si stringeva a Dante per evitare di cadere da quel letto troppo
piccolo per far distendere entrambi.
«Basta
che non vai a cercarne altre in giro.»
«Perché
altrimenti cosa fai?»
«Niente
di speciale. Ti vengo a riprendere e ci
rendo ancora più complicati.»
La
risata scettica di Kat fu una sufficiente risposta: «Come se fosse possibile!»
Dante
la osservò, felice per averla trovata nonostante la loro guerra non fosse
finita nel migliore dei mondi. Vergil era chissà dove e un giorno sarebbe
tornato, e lui avrebbe dovuto di nuovo combatterlo.
Ma,
almeno ora avrebbe avuto sempre qualcuno al suo fianco.
«Dobbiamo
trovare una sistemazione migliore, al più presto.» disse la ragazza che, pur
non potendo dire di essere scomoda, presto si sarebbe dovuta alzare.
«Dobbiamo?»
chiese lui, ridendo.
«Devi.
E io ti aiuterò.»
«Kat
l’agente immobiliare! Scopro che sai fare altro oltre a disgustosi spray.»
«Ehi!»
disse lei, tirandogli una gomitata. «Sono stati utilissimi!»
«Questo
non li rende più gradevoli.»
Per
bloccare la protesta che già Kat stava per elaborare, Dante la fermò con
un’altra domanda: «Ma le tue bombolette ci permetteranno di farlo nel Limbo?»
«Fare
cosa?» chiese lei, di getto, per poi arrossire avendo capito a cosa si
riferisse. Dante rise e indicò i loro corpi nudi, semicoperti dalle lenzuola,
attaccati nel tentativo di stare in due su quel letto.
«Dante!»
lo rimproverò lei, ancora rossa in volto, gridando e dandogli un colpo in testa
stavolta.
«Scherzavo,
scherzavo, non uccidermi!»
Per
fermare il fiume di rimproveri che avrebbe dovuto patire, Dante la baciò, stringendola
nuovamente a sé.
«Non
vale.» sussurrò lei, ora sotto di lui.
«Non
sono mai stato famoso per seguire le regole.» rispose lui, confermando ciò che
Kat aveva detto e che pensava: lui era Dante, niente di più e niente di meno.
E
non c’era niente di meglio al mondo. O al Limbo.
Fine.
Come
scritto all’inizio, dopo aver giocato al reboot del gioco, mi sono innamorata
di Kat e Dante *_* e non ho sopportato quella scena finale u.u
Potevano
mettere qualche altra cosa dopo i titoli u.u comunque, ho deciso di lasciar
correre la fantasia e ho provato ad immaginarli io :D
Spero
vi sia piaciuta, ditemi che ne pensate! *-*
Un
bacio :*
EclipseOfHeart