Ci sono eventi, nella vita, unici e irripetibili, eventi per i quali bisognerebbe essere preparati, ma che per qualche strano motivo invece ci colgono sempre all'improvviso, senza darci modo di affrontarli come meriterebbero... O almeno di documentare l'avvenimento con dovizia di prove.

La notte passata, Pep, è uno di questi eventi. Perché mai nella vita mi sarei aspettato di vederti ubriaca e senza freni com'è capitato.

Dormi in macchina con un'aria stranamente serena e distesa, come non mi capita da molto, troppo tempo. Sorrido, al pensiero che domani mattina ti sveglierai con tutti gli orribili postumi che io conosco fin troppo bene: probabilmente darai la colpa a me per il tuo stato e farai l'offesa... E io fingerò di credere che non ti ricorderai nulla di quanto è capitato.

Potrei infierire sul fatto che mi hai quasi lanciato in una rissa sostenendo che avrei potuto battere a mani nude quei tre energumeni in Time Square, il che mi fa capire che hai davvero un'opinione troppo alta di me. Seriamente, credi che andrei in giro in un'armatura, se conoscessi il karate?

Potrei, Pep, ma non lo farò. Accetterò di essere incolpato della tua sbronza e commenterò con una delle mie pessime battute. Te ne ho fatte passare troppe nell'ultimo periodo, per non prestarmi a questa piccola bugia.

«Ti amo, Tony», mormori nel sonno mentre cerchi di sistemarti meglio sul sedile della mia nuova auto. Come se non lo sapessi, ma sentirti ammetterlo senza difficoltà – e senza un imminente attacco mortale – è sempre bello. Così bello che smetterò di preoccuparmi che tu non rimetta sugli interni in pelle.

Così ti guardo per un attimo e penso a quanto ti stiano bene i capelli arruffati e le macchie di vodka sulla maglietta, incredibilmente. Guido piano fino a casa, in maniera perfino ridicola per una fuoriserie, e avviso Jarvis che apra il cancello della nostra nuova villa e adatti l'ambiente in modo che tu possa riposare il più possibile, prima del tragico risveglio che si prospetta domani mattina.

Dicono che l'amore non si possa nascondere, come la tosse. Io tossisco in maniera imbarazzante, ma sono abbastanza bravo a camuffare quello che sento. Preferisco quei piccoli gesti che possono colpire davvero, alle dichiarazioni. Come portarti un cestino dell'unico alimento a cui tu sei allergica. O comprare giganteschi e grotteschi conigli di peluche per il gusto di scatenare una tua reazione.

Pensa, Pepper, ti amo così tanto che non ti scatterò neanche una foto in questo stato. Dove lo trovi, un altro così?

E nonostante tutto questo splendore, credo che non farò mai abbastanza da meritarti davvero. Neanche se mi hai aizzato contro tre gorilla stanotte.

Spengo il motore quando siamo ormai davanti a casa, quindi scendo e faccio il giro per aprire la tua portiera.

«Dove siamo?», bofonchi mentre ti prendo in braccio.

«A casa, Pep», ti rispondo con dolcezza ridacchiando per le scarpe da ginnastica troppo grandi che indossi, rubate nel mio armadio, rinunciando ai tuoi soliti tacchi. «Siamo a casa».







Angoletto dell'Autrice: Buongiorno, torno a pubblicare dopo qualche tempo di apatia dovuto a un trasloco e a una pessima, pessima connessione Internet. Comunque, questa è una storiellina senza pretese che serve giusto a rimarcare il mio immenso amore per Pepper e Tony come singoli ma soprattutto come coppia. Sono adorabili. Devo dire che avrei preferito una scena più easy del pendaglione un po' caccaro che Tony regala a Pepper alla fine del terzo film, ma vabbeh, ghe pensu mi, come si dice qui a Genova. La storia è stata scritta in occasione dell'ultima drabble night a cui ho partecipato ed è ispirata alla canzone You told the drunks I knew karate, al prompt "Mai abbastanza" e alla frase di Ovidio "L’amore e la tosse non si possono nascondere". Spero che vi sia piaciuta, e anche se così non fosse un commentino è doto grato per l'autore poco ispirato. Grazie di essere passati, e alla prossima!

Rowi