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Autore: Rainie    20/05/2013    1 recensioni
Una raccolta di flashfiction sul rapporto di Gilbert Beilschmidt e Elizabeta Hedervary, una vita parallela, non raccontata, un essere e non essere continuo; il tutto sulle note di una Kesha particolare.
01. [ Die Young ] : Poi, quando tutto era finito e la notte fonda stava facendo scendere sui loro occhi il velo del sonno, Elizabeta parlò.
02. [ Last Goodbye ] : Così camminarono per le strade, corsero ridendo ed incuranti del resto, in un infantile anonimato, con le vie ed i negozi come unici testimoni.
03. [ Old flames can’t hold a candle to you ] : Gli mormorò che era un gran sciocco, e lui non fece altro che grugnire in protesta.
04. [ The Harold Song ] : Sentiva il resto del mondo – troppo futile – scivolargli via dalle mani, e nella sua mente rigiravano solo quelle parole: se ne ritornava in Germania a farsi uccidere.
05. [ Past Lives ] : "Per Eliza. Ti avevo promesso un’auto piena di fiori, così non ti scorderai sicuramente di me."
Genere: Romantico, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Prussia/Gilbert Beilschmidt, Ungheria/Elizabeta Héderváry
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Così, in questo modo.
Le possibilità erano solo due: o l’avevano già previsto, o l’avevano previsto senza saperlo. Fatto stava che ora erano solo un groviglio di corpi e lenzuola, respiri, abbracci e baci passionali; erano tutto, stringevano tutto, ma al contempo sapevano bene che non valevano niente alla fine.
Si stavano divorando l’un l’altra, questo era certo.
Poi, quando tutto era finito e la notte fonda stava facendo scendere sui loro occhi il velo del sonno, Elizabeta parlò. La sua voce non era rotta, ma aggressiva, rauca, ed infine lievemente assonnata. Gli parlò con un tono schietto, come sempre, mentre la nuda pelle del suo corpo era ancora premuta contro quella dell’albino.
«Non mi sei mai piaciuto», gli aveva detto. «Eri un moccioso senza palle quando ci siamo conosciuti, ed eri anche incredibilmente cretino. Non che tu sia cambiato più di tanto, in questi anni.»
L’altro trattenne un riso. «Disse quella che veniva presa in giro perché giocava con i maschi» le rinfacciò Gilbert. La sentì sbuffare, un soffio sul suo petto, «Non me ne importava più di tanto».
Poi lei alzò il viso per penetrare il suo sguardo scarlatto, mentre la pioggia fuori dalla finestra non permetteva alla luna di illuminare quella stanza, dove entrambi avevano condiviso un’infanzia di odio reciproco ed insulti da adolescenti. E lei ripeté: «Non mi sei mai piaciuto. Ti odiavo con tutto il cuore.»
Restarono in silenzio per un po’, e Gilbert si chiese cosa Elizabeta avesse in mente. “È sempre stata strana di suo, non dovrei preoccuparmi”, aveva pensato. La risposta alla sua domanda arrivò presto però, quando lei continuò a parlare: «Strano, il fatto che ora stia cercando in tutti i modi di preservare questo momento, vero? Sono patetica.»
«No, non lo sei» le rispose lui, affondando il viso nei suoi capelli castani. Avevano un lieve odore di sapone. Gilbert pensò che non si era mai trovato né sentito tanto vicino alla ragazza. «E tu sei un gran idiota», la sentì sospirare. Non le diede torto.
Così avevano deciso di passare il resto della notte a parlare e sussurrarsi ricordi, solo per il fatto che non avevano più altro tempo da perdere in dormite, perché poi lui se ne sarebbe andato e lei non avrebbe più dovuto aspettarlo. E tutto ciò era sciocco ed incoerente, un desiderio innocentemente utopistico.
«Senti,» lo chiamò lei, «se un giorno mi perdessi di nuovo, tu verresti a cercarmi, vero?» Non le piaceva quell’atmosfera, era tutto troppo sdolcinato e malinconico; lei odiava cose del genere, ma sapeva anche che nemmeno lui le sopportava. Era una situazione alla pari, e Elizabeta aveva bisogno di un appiglio.
Così lui le rispose come lei desiderava. «D’accordo, verrò a cercarti», e la strinse a sé ancora di più. Si stampò in mente quella sensazione – era uno stupido capriccio infantile, lo sapeva, tuttavia non poteva farne a meno. Era stanco e la desiderava.
«Ti cercherò e ti troverò» finì di dire, e la sentì biascicare versi di approvazione.
 
 
 
 
 
 
[ 497 parole. ]
N/A: Non chiedetemi cos’è questa flash, non lo so neppure io, perché mi è venuta in mente studiando Dante, e tra Dante, PruHun e Kesha c’è poco in comune.
Mi scuso in anticipo se le prossime storie saranno confuse, ma credo che sia un buon modo per descrivere il rapporto di loro due in questa piccolissima AU. Cosa starà succedendo a Gilbert? Sinceramente, non lo so neppure io. /laughs
Spero di aggiornare tra una settimana. Ho un sacco di ispirazione, ultimamente, e il fandom di Hetalia mi sta prendendo molto c:
Rainie

   
 
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