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Autore: LaMicheCoria    20/05/2013    1 recensioni
È una sensazione che non gli è sconosciuta, perché simile a Vodka ora il mondo gli scivola nelle vene: è nuovo sangue, è nuovo delirio, è una realtà che ancora non esiste, ma lui sa di poter costruire, tassello dopo tassello. Su un cimitero di kevlar e spandex il futuro sarà giusto, il futuro sarà giustizia e la legge che vieta la morte sarà finalmente scritta, nero su bianco sopra un registro inspiegabilmente osteggiato –C’è una macchia di sangue, lì, all’angolo alto, una striatura purpurea che rende tutto vano, tutto inutile e ci vorrebbe un brindisi allo specchio, un alzare il bicchiere a se stesso, un drink per colui che crede e un drink al suo riflesso, perché si decida a farlo, una buona volta, maledizione. A farlo davvero.
A credere di nuovo e ancora e fino a quando avrà fiato in corpo.

[Post!Civil War] [Riferimenti accennati a Secret Invasion e Dark Reign]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Disclaimer: I personaggi non mi appartengono
Ma sono di proprietà della Marvel ©

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

.: Fino A Non Poterne Piu’ :.

 

 

Ed il sangue è come vino che si gonfia nella gola, reticoli rossastri che s’intrecciano e imputridiscono in un angolo del cervello. Mettono radici e dalle radici sbocciano fiori putrescenti e l’orizzonte alla finestra brucia come un pira d’arancio funereo.
È una sensazione che non gli è sconosciuta, perché simile a Vodka ora il mondo gli scivola nelle vene: è nuovo sangue, è nuovo delirio, è una realtà che ancora non esiste, ma lui sa di poter costruire, tassello dopo tassello. Su un cimitero di kevlar e spandex il futuro sarà giusto, il futuro sarà giustizia e la legge che vieta la morte sarà finalmente scritta, nero su bianco sopra un registro inspiegabilmente osteggiato –C’è una macchia di sangue, lì, all’angolo alto, una striatura purpurea che rende tutto vano, tutto inutile e ci vorrebbe un brindisi allo specchio, un alzare il bicchiere a se stesso, un drink per colui che crede e un drink al suo riflesso, perché si decida a farlo, una buona volta, maledizione. A farlo davvero.
A credere di nuovo e ancora e fino a quando avrà fiato in corpo.
Credere negli eroi e nel simbolo, nelle stelle e nelle strisce. Tornare ancora e di nuovo a credere in se stesso e non ad un bicchiere di whiskey o ad un completo nero –A lutto? Per chi? E quando? Lo sarà? Lo è stato. Non ha potuto impedirlo- ad una targhetta di metallo che lucida lo sbeffeggia e lo adula insieme, Direttore dello S.H.I.E.L.D., Perché no, signorina Sharpe? –Perché la guerra che ho vinto mi ha sconfitto, perché con la legge ho rinchiuso la Libertà e Dio, Dio, ho la nausea, sono nauseato, caffè, crema, ben zuccherato, Dio, ancora e di nuovo, sembra cenere sulle labbra e dentro la bocca e contro la lingua, signorina Sharpe, lei la sente? La cenere della pira che brucia all’orizzonte, il rintocco, lontano un’eco di campana a morto, forse la pioggia, forse Washington bianca e bianco il ruggito del lampo e bianco il feretro al morso del temporale?
Io li sento, io sento tutto, a distanza come un presentimento, vicino, una visione negli occhi e un brivido lungo la spina dorsale, la cravatta stretta alla gola, un nodo scorsoio che si scioglie solo con un secondo, un terzo, un quarto shot di potere, liquoroso, denso, che profuma di vittoria metallica, odora di asfalto bagnato e lacrime di Arlington.
Ma il potere non si ferma, nonostante la pioggia. Il potere s’accresce e s’accumula, granelli di idee e prototipi e rimasugli di quel mondo nuovo che non è troppo tardi per creare, basta trovare i pezzi giusti, il filo giusto, il giusto colore, la giusta forma.
Ogni tentativo è potere in più, aria in meno, fino a quando non diventa troppo e allora quel potere si comprime.
Si contrae.
Deflagra.
Il mondo crolla e si capovolge, un regno oscuro dove l’eroe è derelitto, e quel futuro? –Il futuro è svanito, signorina Sharpe. Forse non c’è mai stato, Damien, ed io sono sempre stato solo il tuo giocattolo preferito. Prima e dopo la guerra, prima ancora dello sparo e dopo l’Invasione, ma sempre solo e soltanto un giocattolo. Un giocattolo in mani che non erano di nessuno, se non le mie, io burattinaio inconsapevole dentro uno spettacolo grottesco di consapevoli conseguenze. Sapevo che sarebbe successo. Non in che modo, forse. Non quando, sicuramente. Ma lo sapevo. E speravo, speravo ne valesse la pena. Ho continuato a sperarlo anche con le lacrime conficcate nelle palpebre e una salma livida a mormorare senza freni il requiem del mio peccato.
E il potere? Quello è rimasto, si affeziona, e un po’ ride e un po’ latra e un po’ si burla di tutti noi: come vino ancora si gonfia, è proprio come la Vodka–Lo so riconoscere. Infiamma la gola e il respiro mi manca e ho la nausea e tutto si incrina, tutto si sgretola, io mi sgretolo e mi incrino per una forza che mi viene dall’interno, quel potere che ho raccolto e che preme e pulsa contro le costole e il petto e il torace e le arterie spingono contro la carne-
Il sistema è in sovraccarico. I circuiti non reggono, ci sono segreti e mani che lo anelano, sorrisi storti e un’intera esistenza che non deve più essere, perché se rimane molte e tante altre esistenze ne pagheranno il fio. Le ossa stridono e gemono, i nervi rabbrividiscono e una risata stridula di goblin si arricciola nel nero più profondo del cervello: il presagio non lo si può ignorare quando si muta in verità incontrovertibile.
E c’è sempre il potere, lì, che attende ed aspetta. Paziente. La causa di ogni male. Il balsamo d’ogni ferita, veleno prediletto di tutte le cicatrici.
È lì. E lui lo sa –Lo so.
Non sopporta più il peso –Non lo sopporto più.
Basta.
Un solo tasto.
Troppo potere.
Troppe promesse.
Basta.
Troppe mantenute.
Troppe infrante.
Basta poco.
Non ne valeva la pena.
Basta un tasto perché ci sia la possibilità che valga di nuovo.
In futuro.
Un futuro sulle macerie dimenticate di un vecchio passato mai stato presente –O forse lo è stato. Non come volevo. Non come l’avevo progettato. Anche se avevo le idee, anche se avevo il potere per rendere tutto perfetto, tutto giusto, perché fosse scritto che i Damien dell’oggi e del domani non dovessero più morire per una maschera ingiustificata. Forse quel presente c’è stato e l’ho vissuto: la mia penitenza-
Un tasto solo per creare e plasmare l’alba –Per creare la mia redenzione.  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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[ Cancella ]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

{ È avere tutto il potere
 Fino a non poterne più
Di promettere e di permettere tutto ciò }
[Pour arriver à moi– Le Roi Soleil
]

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Note

Ci credete se vi dico che in realtà la mia idea di partenza era scrivere una fan fiction leggera e divertente, non su Civil War?
Poi sono andata su Piscina di Prompt e ho trovato i versi di questa canzone. E ho pensato a Tony. E a Civil War. E a Fallen Son. E alla Confessione. E poi a quel poco che sapevo su Secret Invasion e Dark Reign (Che ancora non ho letto, per cui gli accenni che ci sono arrivano tutti da santa Wikipedia che è nel web. Soprattutto nella parte finale. Soprattutto per il “Cancella”) I riferimenti maggiori, comunque, sono a Civil War. Diciamo che è da lì che si snoda il tutto, come un fiume in piena che trova il proprio sbocco in quel “Cancella”. Una sequenza di ricordi e di memoria, non un momento preciso. O meglio, il momento preciso si raccoglie lì, alla fine, nel “Cancella”. Fate finta di aver capito
È delirante, lo so. Anche perché in alcuni punti Stark entra non invitato nella narrazione. La coscienza di Stark, ecco. Ed è una sorta di monologo interiore che si inserisce nello sproloquio in terza persona –E’ arrivato da solo, sapete com’è! Lui è Tony Stark e può permettersi di scriversi da solo. E’ delirante, ripeto. Stark mi ispira sempre cose deliranti e rigurgiti introspettivi, che ci posso fare?
Sperando di non aver delirato troppo, Quante volte ho usato la parola “delirare”?
alla prossima!

 

   
 
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