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Autore: Isa0ic    21/05/2013    2 recensioni
"“Come il frumento…” mormorò, la testa che gli pulsava. “E il miele… e il sole.”
“Eric, non sono dell’umore giusto.”
Il vampiro fece per toccarla, l’istinto predatore che occupava ogni suo singolo pensiero. “Che cosa sei?”
La donna – Snookie… – ripartì. "
One shot sul momento in cui Eric Northman, dopo aver perso la memoria, incontra Snook... ehm, Sookie. Dal punto di vista di Eric.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric Northman, Sookie Stackhouse
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nettare degli dei
Nettare degli dei
 
“Eric?”
La voce della ragazza si insinuò tra i suoi pensieri come un getto d’acqua fredda al tramonto, ed Eric Northman, che era certo di ricordarsi con estrema chiarezza di chiamarsi così, si bloccò a metà strada. Scoccò un’occhiata veloce alla bionda che si stava sporgendo fuori dal finestrino di una vecchia auto ingiallita, dimenticandosi però in fretta di lei e riprendendo a camminare a passi lenti e pacati.
“Eric?”
Dove stava andando? Non ricordava…
“Eric!”
Il tono della donna lo irritò. Cosa voleva da lui? E chi era? Il vampiro si fermò ancora una volta sui proprio passi, guardandola con pacata curiosità e chiedendosi se la bionda lo avesse scambiato per qualcun altro. Sapeva il suo nome, però, e nei suoi occhi poteva leggere tracce di riconoscimento. Forse era lui a non ricordare il suo volto, così angelico e… bello.
Eppure era sicuro che non avrebbe dimenticato facilmente un viso come il suo.
Almeno credeva.
“Chi sei?” Le chiese, piano, cercando nella sua mente ricordi che non sembravano esistere e sentendo un leggero formicolio sulla punta delle dita.
“Sono io, Sookie.” Rispose la ragazza, fissandolo con le sopracciglia inarcate, negli occhi una domanda silenziosa che aspettava risposta.
Eric l’accontentò.
“Chi?”
La bionda sembrò non credere alle sue parole. Poco male, pensò lui, tanto non la ricordava.
Certo, non ricordava poi molto…
“Sai già chi sono.”
Scese il silenzio ed Eric tentò ancora una volta di ricordarsi di lei. Fissò quegli occhi grandi e scettici, la coda di capelli biondi che riflettevano la fioca luce della luna, le labbra carnose che, si ripeté, avrebbe ricordato – ne era ormai certo. Eppure nessuna lampadina si accese, nulla corse in suo aiuto nel disperato tentativo di risvegliarlo da quel torpore che sentiva in un angolo recondito della propria mente se non un freddo e silenzioso nulla.
“No.” Disse. “Non lo so.”
E con quello riprese a camminare. Dov’era diretto? Non lo ricordava e poi…
Tutto a un tratto l’ambrosia, il nettare degli dei, gli penetrò le narici.
Si bloccò, irrigidendosi e processando quella nuova e improvvisa sensazione. Non era nettare, no. Era cielo e stelle, era il grano che rinvigorisce alla luce calda del sole d’estate, era il profumo della caccia nelle belle stagioni, il profumo di qualcosa di esotico e perduto, profumo di…
Sangue.
Fissò lo sguardo sulla ragazza – Snookie, si ricordò, e il predatore in lui tese i muscoli, pronto all’assalto. Snookie, ora visibilmente tesa, aggrottò le sopracciglia e lo fulminò, ma lui non le diede troppo conto, chiedendosi piuttosto come potesse qualcosa, qualcuno, avere un odore tanto meraviglioso.
“Che cosa sei?” Domandò, facendo un passo avanti e guadagnandosi l’ennesimo sguardo inceneritore da parte di lei.
“Sai bene cosa sono e perché odoro così,” iniziò quest’ultima, ma Eric non la ascoltò, perso tra i suoi pensieri e le mille sensazioni che lo circondavano tutte insieme.
“Come il frumento…” mormorò, la testa che gli pulsava. “E il miele… e il sole.”
“Eric, non sono dell’umore giusto.”
Il vampiro fece per toccarla, l’istinto predatore che occupava ogni suo singolo pensiero. “Che cosa sei?”
La donna – Snookie… – ripartì.
Eric Northman rimase in piedi al centro della carreggiata, guardando la coda della macchina defilarsi, lontano da lui. Il suo nettare, il suo miele stava andando via, lasciandolo solo nel suo cammino verso…
Non lo ricordava, ma non voleva rimanere senza il sole.
Corse. Più velocemente di qualsiasi essere umano avrebbe mai potuto fare, Eric raggiunse la vecchia macchina gialla, ora ferma, e senza aspettare nemmeno un momento allungò un braccio verso il sedile del conducente, dove la sua ignara preda stava studiando lo specchietto retrovisore in cerca di qualcosa, forse lui. Snookie gridò, colpendolo forte alla testa e spalancando la portiera del passeggerò prima che il vampiro potesse reagire. Lui, l’adrenalina concessagli dalla caccia ormai in circolo, la seguì nella sua corsa tra i boschi fino a superarla, sorridendo languido al suo sguardo spaventato e sentendo l’estasi farsi strada, l’odore del sole finalmente di fronte a lui, solo per lui.
Tuttavia la ragazza lo prese nuovamente di sorpresa e, lo spavento ormai dimenticato, gli tirò un pugno dritto sul naso con la stessa forza che le prede a cui era abituato dimostravano nei momenti di vita o di morte. Un forte crack risuonò nell’aria, ed Eric Northman spalancò gli occhi, tastandosi il naso dolorante e non riuscendo a credere alle sue dita.
“Non sono la tua cazzo di cena!” Come ciliegina sulla torta, la sua preda – Snookie… – aveva gridato con voce furente come se fosse davvero arrabbiata per il tentativo del vampiro di fare suo il sole.
Ma il sole era suo – almeno credeva.
Eric si tastò il naso, sentendo un liquido caldo, il suo sangue, colare lento giù da una narice. La confusione si fece strada dentro di lui, una sensazione strana che lo distolse dall’odore della ragazza, mettendolo a confronto con una verità improvvisamente più pressante: Snookie gli aveva rotto il naso.
“Perché lo hai fatto? Mi hai rotto il naso.” Le domandò con voce genuinamente sorpresa, guardandola dritta negli occhi.
La ragazza sbuffò. “Oh, per favore. Tra cinque minuti sarà già guarito. Sei un vampiro.”
“So di essere un vampiro, Snookie!”
Sookie!
Eric sentì la rabbia ribollire. Sapeva di essere un vampiro. Sapeva che lei si chiamava Snookie – no, Sookie, ma non gli andava a genio che un’umana, per quanto dall’odore afrodisiaco, gli dicesse chi essere.
“So cosa sono,” disse a denti stressi, fissandola intensamente per rendere il concetto chiaro. Cristallino.
Poi fece una pausa, pensandoci su. “Non so chi sono.” Decise, infine.
Snookie – Sookie, lo osservò a bocca aperta. Forse, adesso che il vampiro lo aveva chiarito, era d’accordo anche lui. Eric Northman era un vampiro, anche se non ricordava quale vampiro.
“D’accordo. Qual è l’ultima cosa che ricordi?” Gli chiese Sookie, inarcando leggermente le sopracciglia in attesa di una risposta e incrociando le braccia sono i seni.
Lui aprì la bocca per parlare, ma non ne uscì nulla.
La richiuse.
“Non lo so,” disse infine. “Non lo so. Forse il mare, casa.” Nel momento in cui pronunciò quelle parole, le immagini si aprirono nella sua mente, belle da far male, luminose come se l’odore della ragazza avesse preso vita e, improvvisamente, Eric seppe cosa aveva visto.
“Il sole. Il sole che illumina il mare,” sussurrò, “Un uomo, forse mio padre, e una lunga spada. La spada è nelle mie mani, e poi c’è il fuoco…”
“Eric, concentrati.” Sbottò Sookie, apparentemente irritata per motivi che al vampiro sfuggirono.
Lui la guardò negli occhi e continuò, “Il fuoco, e lei. I suoi occhi. Le sue parole…”
“In inglese.” Precisò la ragazza, ed Eric si rese conto di aver parlato fino a quel momento in una vecchia lingua di cui non ricordava il nome.
Si concentrò, ripensando a lei.
“I suoi occhi. Occhi freddi, e vuoti. Mi scavano dentro. Mi svuotano.”
Sookie lo fissò per alcuni minuti prima di replicare.
“Okay.”
“È stata lei,” confermò Eric, annuendo con convinzione. “Ma non è stata lei. Era in un… cerchio. Cantava, e poi… Tutto quel che ero mi è stato tolto.”
Soddisfatto di se stesso e dello sforzo fatto per ricordare lei, la donna che gli aveva fatto questo, che lo aveva… svuotato, osservò Sookie, che di rimando lo continuò a fissare scettica.
“Okay.” Ribadì la ragazza, apparendo in conflitto con qualcosa che il vampiro non riusciva a cogliere. “Ti aiuterò.”
Eric sentì qualcosa, dentro di sé, approvare quelle parole, accettarle con compiacimento. Che l’umana avesse capito di essere sua?
“Ma ci sono delle regole che dovrai rispettare,” continuò Sookie con voce tagliente. “Primo, non mi tocchi. Secondo, di certo non mi mordi.”
L’esultanza di poco prima si spense rapidamente, e il vampiro fissò in silenzio la ragazza dal sangue degli dei, che osservando la sua reazione scosse afflitta la testa e girò i tacchi, mormorando, “Lascia stare.”
“No, va bene.” Quelle parole gli scapparono di bocca prima che potesse rimangiarsele, e Sookie si fermò, guardandolo da sopra una spalla.
Quel qualcosa, quella strana euforia, si ripresentò.
“Eric…”
Eric desiderò improvvisamente il suo aiuto, starle vicino, ringraziarla.
“Lo giuro.” Disse con voce ferma, sperando che Sookie si fidasse.
Voleva ringraziarla, starle vicino…
Lei si morse il labbro, indecisa, e lo fissò per diversi secondi. “Bene, allora. Andiamo.”
Starle vicino. Ringraziarla. Avrebbe potuto fare tutto questo, almeno sperava.
La seguì educatamente al suo fianco, adeguandosi a testa bassa alla sua velocità e provando quella strana euforia dentro di sé, euforia e gratitudine così grandi che, senza preavviso, si abbassò fino a sussurrarle nell’orecchio, “Te ne sono grato.”
Sorridendo quando Sookie, stringendosi le braccia intorno al corpo, borbottò un, “Sì, sì. Certo.” E lo precedette verso la macchina.



***

Ho scritto questa fic perché  non riuscivo a pensare ad altro: dovevo entrare nella testa del dannatamente sexy - e qui sperduto - Eric Northman e tentare di scrivere cosa credo abbia pensato nel momento in cui ha rivisto Snook... Ehm... Sookie, senza però ricordarla.  Come avrete notato, la mia one-shot segue gli avvenimenti della serie tv, non del libro, comprese battute  anche leggermente riadattate.
Spero vi sia piaciuto! A presto,
Isa
  
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