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Autore: Sebastiano Theus    21/05/2013    1 recensioni
Un racconto ripescato dal cassetto dei ricordi. La strana storia del signor Manafasi e del suo geniale pappagallo, il piccolo Kra, in grado di parlare, tirare l'acqua del bagno e superare un corso di sicurezza stradale. Dedicato a un personaggio reale.
Genere: Commedia, Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il signor Manafasi, settantasei anni, pensionato, scapolo da sempre, aveva due sole passioni nella vita: la bicicletta e il suo pappagallo cinerino, il piccolo Kra. Quest’ultimo gli era stato donato diversi anni prima da un cugino di ritorno da un viaggio all’estero. L’animale aveva subito dimostrato di possedere doti incredibili: dopo poche settimane di addestramento aveva già imparato a pronunciare intere parole, far di calcolo e tirare l’acqua del bagno!
Il signor Manafasi si accorse in fretta di possedere un pappagallo davvero straordinario e cominciò a passare sempre più tempo in sua compagnia, leggendogli storie dai suoi libri d’infanzia come avrebbe fatto con un nipotino e curandolo amorevolmente. Lo lasciava solo quelle poche ore che dedicava alla sua bicicletta.
Kra apprendeva a velocità straordinaria, tanto che in pochi mesi era riuscito a imparare decine di frasi!
Man mano che il tempo passava, il signor Manafasi si accorse che la sua vista peggiorava sempre di più, così come il suo udito, ma non volendo rinunciare alle sue biciclettate tonificanti, decise di far seguire al suo pappagallo un corso di sicurezza stradale per corrispondenza. Kra completò il corso in poco tempo a pieni voti e divenne il compagno inseparabile delle uscite dell’arzillo vecchietto.
Kra si posizionava sulla spalla destra del suo padrone, sistemandosi nel piccolo nido che il suo padrone si era cucito sulla giacca, stando ben coperto con un cappottino nei mesi invernali, rinfrescato dall’aria corrente durante l’estate. Per non far notare la propria quasi totale cecità, il signor Manafasi indossava sempre un paio di occhiali scuri.
I bambini del suo quartiere, stuzzicati dal pappagallo perennemente sulla spalla e dagli occhiali scuri, avevano cominciato a prenderlo in giro affibbiandogli i nomignoli più disparati, tra cui quello di maggior successo era Capitan Bicycle.
Così, Capitan Bicycle arrivava a un incrocio e il pappagallo gli urlava nell’orecchio: «KRAAA! Macchina a dritta! KRAAA!»
E lui si fermava.
Oppure: « KRAAA! Avanti! Tutto libero! KRAAA!»
E lui andava.
Oppure: « KRAAA! Tette alte e culo sodo a duecento metri a sinistra! KRAAA!»
E lui si fermava.
O ancora: « KRAAA! Bar a sinistra! KRAAA!»
E lui si fermava a prendere un caffè.
Il pappagallo lo guidava talmente bene che nessuno si era ancora accorto delle sue condizioni di quasi totale cecità e sordità.
Si dice che la tragedia accadde il giorno in cui Kra si strozzò con il mangime. Stramazzò nella sua gabbia senza che il suo padrone si accorgesse di nulla e lui, pensando che fosse ancora vivo, scese in cantina come sempre, portando in mano il suo povero compagno e preparando la sua bicicletta per il solito viaggio giornaliero. Si posizionò il pappagallo sulla spalla, ma quello non voleva saperne di stare in equilibrio. Più volte l’animale cadde e più volte Capitan Bicycle lo raccolse cercandolo a tentoni.
«Be’? Che ti succede, Kra? Ti ha forse preso il malcaduco?»
Rise della sua battuta mentre si sforzava di farlo stare in piedi.
Alla fine decise di fissare Kra al nido con del filo di spago.
«Sei comodo, amico mio?»
Attribuendo la mancata risposta al malumore del pappagallo per essere stato legato, Capitan Bicycle uscì. Attraversò il suo quartiere sorpassando i bambini che gli strillavano divertiti alle spalle e le signore che lo fissavano sorridendo, finché arrivò all’incrocio. Le macchine sfrecciavano sulla strada davanti a lui, ma sordo e cieco com’era non se ne accorgeva nemmeno.
«Allora, Kra, è tutto libero?»
Kra non rispose.
«D’accordo, allora. Io vado.»
E andò.
  
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