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Autore: Gan_HOPE326    07/12/2007    9 recensioni
“Mi chiamo Naruto Uzumaki, ho vent’anni, e sono un ninja. Sono fuggito dal mio villaggio. Ho tradito il mio sogno. La febbre mi sta divorando, e forse mi ucciderà. Ma nulla di tutto questo ha importanza per me…
…finché ‘lei’ mi resta accanto.”
Una fuga disperata, una donna misteriosa, un’insana passione. L’ultimo viaggio di Naruto, che lo condurrà alla ricerca del vero senso della sua vita, delle sue origini e della reale natura dell’Eredità del quarto Hokage. Perché anche i sogni più dolci, al mattino, possono avere un sapore sorprendentemente amaro.
Genere: Dark, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Naruto Uzumaki
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: Contenuti forti
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7th – Those who inherit the will of fire

7th – Those who inherit the will of fire

 

You were the wind beneath my wings,

taught me how to fly.
With you I lived among the kings,

how could this ever die…
So I say farewell, I'm yours forever,
and I Always Will Be

Hammerfall“Always will be”

 

-         Se ti lasciassi andare…

Naruto esitò. Ricordò che, solo dieci minuti prima, non avrebbe mai creduto di poter fare una domanda del genere a quello che aveva sempre considerato un semplice mostro spietato, privo di ragione.

Ma dieci minuti fa, nulla di ciò che credevo era reale.

-         Se ti lasciassi andare – disse lentamente – tu torneresti a distruggere.

Yume sospirò e gettò la testa all’indietro, come aveva fatto quella sera, sotto le mura, tentando di assaporare un surrogato di libertà. Il pensiero di poter tornare nel mondo era qualcosa che la scuoteva nel profondo. Sorrideva, e quando parlò la sua voce tremava leggermente, perché l’emozione le spezzava il respiro.

-         Distruggere è una parola orribile, Naruto. Io cambio le cose. Non posso essere diversa. Sono la natura che trasforma stessa. Come una frana che modella i fianchi della montagna. Come un fiume che scava un canyon profondo nel deserto.

-         Non si può fermare una frana. – osservò Naruto – Non si può fermare un fiume.

-         No. Non si può.

Passò un secondo; e all’improvviso Naruto scoppiò a ridere, prima sommessamente, poi fragorosamente, fino alle lacrime. Yume lo fissò sconcertata, poi cominciò ad infuriarsi, si sentì derisa, fu presa dalla paura, che diavolo gli passava per la testa?

E Naruto rideva, rideva, rideva.

E’ solo che ho capito tutto. Ho trovato la mia risposta, ho deciso cosa fare e… è buffo, lo so che non ha molto senso, in un momento del genere, ma mi è tornata in mente una barzelletta che una volta mi ha raccontato Shikamaru. Una storiella stupida, che allora non mi ha fatto nemmeno troppo ridere, ma sapete com’è.

Allora, c’è un contadino che ha un vicino invidioso di lui. Un giorno il vicino, seduto su di un masso, lo vede arrivare, mesto mesto, che passeggia a cavallo del suo amato asinello, cammina lentamente e si guarda intorno. “Cosa c’è, compare?”, gli chiede, e quello risponde che ha perso una cosa, e la sta cercando. Dopodichè se ne va, sempre triste, continuando a guardarsi a destra e a sinistra. Il vicino gongola, perché pensa che se il contadino rinuncia a lavorare i campi per cercare quello che ha perso, vuol dire che si tratta di qualcosa di prezioso o di importante. Per cui si mette a cercare anche lui: spera di poterla trovare prima, qualunque cosa sia, per prendersela e lasciare l’altro a bocca asciutta. Cerca per tutto il giorno, trascura il lavoro nei propri campi, si spacca la schiena, ma non trova nulla.

Il giorno dopo l’invidioso è seduto al solito posto, la scena si ripete. Vede passare il contadino, sempre a cavallo dell’asino, che si guarda intorno ed è ancora più triste. “Cerchi ancora, compare?”, e quello “Ahimé, sì. Ieri non ho trovato nulla; spero oggi di avere più fortuna. Il vicino, allora: “Ma è piccola questa cosa, visto quant’è difficile trovarla?”. “No”, risponde il contadino “è grande, invece. Non so proprio come abbia fatto a non vederla!”. Il vicino lo lascia andare e si frega le mani: oggi la troverà di sicuro. Cerca, cerca, ancora più del giorno prima, e di nuovo fa cilecca. Torna a casa mezzo morto.

La cosa si ripete per un mese intero. Il contadino è sempre più disperato; l’invidioso si rode sempre di più pensando di non riuscire nel suo intento, ormai le sue coltivazioni stanno andando in malora, s’è pure rotto una gamba cadendo da un dirupo, durante le sue ricerche, e ancora nulla. Sospetta che il contadino abbia inventato tutto per fargli dispetto, ormai è all’esaurimento.

Il trentesimo giorno, solita scena. Il vicino siede sul suo masso e vede arrivare il contadino, ridotto ad uno straccio d’uomo, a cavallo dell’asinello, stremato pure lui, povera bestia. Stavolta, però, l’invidioso ha deciso di non usare mezzi termini. Così, invece dei soliti saluti, si mette a urlare come un pazzo, “Ma insomma”, grida, “si può sapere che diavolo è questa cosa che cerchi?”. E il contadino, con una voce da oltretomba, sempre senza scendere di sella, si avvicina e dice…

-         Cerco il mio asino. – disse Naruto, quando finì di ridere.

-         Cosa, scusa? Che significa?

Il ragazzo non rispose, non direttamente a Yume. Sembrava parlare con stesso.

-         E’ divertente, no? Se uno sa prenderla con ironia. Cioè, tutto questo lottare, tanta fatica per cercare di diventare hokage: e in realtà lo sono già, continuo ad esserlo, lo sono sempre stato.

-         Non è vero. – disse Yume – Tu non sei più nulla, ormai. Solo polvere in una tomba dimenticata.

-         L’hokage protegge il villaggio. Da tutto ciò che potrebbe minacciarlo, distruggerlo. O… cambiarlo, come preferisci tu. – fece ammiccando in direzione della donna.

E poi dichiarò, con voce chiara e forte, stavolta:

-         Io non rinuncio, Volpe. Io continuo, e lo farò per l’eternità.

-         NO!

Non poteva accettare una sconfitta, non ora che c’era arrivata così vicina, non ora che aveva anche umiliato il proprio orgoglio rivelando a Naruto sentimenti che già si vergognava di ammettere con stessa. Divenne puro odio e ira, dimenticò tutto il resto. Il mostro si levò ancor più rosso e furioso di prima. Le code sibilavano nell’aria con il suono di una tempesta.

Naruto restò impassibile, senza farsi minimamente impressionare.

-         Finché ti terrò chiusa qui dentro, il villaggio sarà salvo dalle tue grinfie, e io continuerò ad assolvere il mio dovere di guida della Foglia. E poi…

E qui rise sommessamente.

-         …non sarà tanto male rivivere la stessa storia in eterno. Potrò diventare hokage infinite volte, in infiniti modi diversi.

-         E OGNI VOLTA SARA’ SOLO UN’ILLUSIONE! – ruggì la Volpe – E OGNI VOLTA QUELLO STESSO TRAGUARDO TI VERRA’ STRAPPATO DI MANO!

-         E allora io tornerò ad inseguirlo ancora. – affermò il ninja con decisione – E ancora e ancora. Se è vero che, come mi ha detto Shikamaru, al mattino i sogni lasciano un sapore amaro in bocca, allora cosa può esserci di meglio di dormire una notte infinita, e sognare in eterno, e continuare a desiderare e inseguire ciò che non si può ottenere?

-         SEI PAZZO, NARUTO UZUMAKI! SEI SOLO UN POVERO PAZZO! DEVI SPARIRE, UNA VOLTA PER TUTTE, E SOLO COSI’ SARAI DAVVERO FELICE! SARA’ MEGLIO PER TUTTI E DUE! PERCHE’ NON LO CAPISCI?

Ma ormai era troppo tardi. Il breve intervallo tra la fine di una vita e l’inizio di un’altra volgeva al termine. Già l’oscurità non era più così fitta; già il silenzio non era più perfetto; la luce si faceva strada come un leggero vapore che riempie l’aria, e si udiva il suono, distante, del vagito di un neonato.

-         PERCHE’ NON LO CAPISCI?!?

Naruto si accorse che i suoi ricordi della vita appena trascorsa si facevano incerti, nebulosi. Dimenticava piccoli particolari, all’inizio, poi interi anni, persone, luoghi.

-         RISPONDIMI, NARUTO! PERCHE’ NON LO CAPISCI? – continuava ad urlare insensatamente il demone.

Ebbe un ultimo ricordo preciso. Sakura. Se non fosse arrivata, nella foresta, all’alba, sarebbe finito tutto, e la Volpe avrebbe vinto la sua partita. Ripensò a lei con gratitudine. Aveva superato persino la morte per venire in suo aiuto.

Ma poi capì. Lei non era davvero morta, perché non era mai stata viva. Era, anche lei, soltanto una parte di quella grande illusione, uno dei burattini che il Dio della Morte usava per divertirsi con lui.

Se sono nella tua mente? La risposta è complicata… diciamo di sì, ma non nel senso in cui tu credi.

No. No, Naruto aveva fiducia in questo, Sakura non era solo un’illusione. Lei doveva essere qualcos’altro. Era bello pensare che fosse un altro spirito, l’anima di qualcuno che lo aveva amato in vita, e che anche adesso aveva trovato il modo di raggiungerlo, di stargli accanto e venirgli in aiuto nei momenti difficili. Era bello pensarlo, e Naruto lo pensò con tutte le proprie forze, finché ebbe ricordi nella mente.

Chissà chi eri, Sakura.

Ti voglio bene.

-         PERCHE’ NON LO CAPISCIIIIIII? – strillò la Volpe con voce altissima.

E Naruto, con un leggero sorriso sulle labbra, mormorò:

-         Perché aveva ragione Sakura. Io sono troppo stupido per capire certe cose.

La luce riempì ogni cosa. Tutto ebbe fine.

E così tutto poté ricominciare.

 

In un piccolo campo appena fuori dalle mura di Konoha, quella vera, intendo, non quella fittizia in cui ancora e sempre il Quarto Hokage combatte la sua battaglia per tenere prigioniera la Volpe a Nove Code, c’è un albero, e sotto ci sono due tombe: due alti e massicci cippi funerari in marmo candido. L’albero è un albero di ciliegio. Ha una storia tutta sua.

Si dice che, sotto quell’albero, il Quarto Hokage, anni fa, abbia dichiarato per la prima volta il suo amore alla donna che poi avrebbe sposato. Provate ad avvicinarvi, guardatelo bene: sulla corteccia porta ancora, un po’ cancellati dal tempo, i segni che loro vi avevano inciso con i propri kunai, come pegno della propria promessa. Quando erano ancora giovani e sereni.

Sotto quello stesso albero essi si separarono. Fu là che il Quarto disse addio alla moglie, prima di andare a combattere la Volpe a Nove Code, presentendo il proprio destino. Lì, lì dove si erano dati il primo bacio, si diedero anche l’ultimo.

Il giorno dopo, sotto quell’albero venne seppellito il corpo senza vita dell’Hokage. Il ciliegio era in fiore e pianse con lacrime rosa e morbide, che scendevano dolcemente verso il suolo, l’eroe che abbandonava per sempre questo mondo. Sua moglie attese che finisse il funerale e che tutti andassero via. Quando rimase sola, con molta discrezione, salì in piedi sulla tomba del marito, si sfilò la cintura di seta del kimono, la arrotolò, facendone una corda, annodò a cappio un’estremità e gettò l’altra tra le fronde dell’albero.

Un minuto dopo, il ciliegio aveva un fiore in più.

Ora è una splendida mattina. Il sole che illumina il campo lo trasforma in uno splendido intreccio di oro e smeraldo, e le due tombe brillano alla luce di un bianco tanto abbagliante da far male. Su una delle due, quella un po’ più alta, sta seduto un ragazzino, con le gambe a penzoloni. Si chiama Koshi.

A Koshi piace quel posto. Ci va ogni volta che si sente triste; che si sente solo; ogni volta che ha bisogno di trovare un po’ di coraggio. Dicono i suoi amici, stupido, non devi andarti a sedere sulla tomba dell’hokage, o si offenderà e il suo spirito verrà a cercarti di notte. Ma lui risponde che non è mica un’offesa; è come andare a sedersi sulle ginocchia del nonno. Obietta un altro bambino che, però, mio nonno non mi ha mai permesso di sedermi sulle sue ginocchia, una volta ci ho provato e mi ha dato uno schiaffo. Bella forza, dice Koshi, tu sei di famiglia nobile, i nobili non possono nemmeno far pipì senza rispettare l’etichetta. Meno male che non sono nobile, aggiunge poi.

Koshi si siede spesso sulla tomba dell’Hokage, e poi parla con lui. Gli racconta la propria vita, gli dice di cosa ha paura, cosa desidera, cosa sogna. Quando si rialza, si sente meglio: più sereno. Il Quarto Hokage non gli risponde mai, non con le parole, ma Koshi sa che lui gli vuole bene e che lo protegge, invisibile e silenzioso come solo lo spirito di un ninja può essere, giorno dopo giorno, nella vita che è così difficile.

Oggi Koshi è particolarmente triste. Parla poco, e quasi quasi scoppia a piangere.

-         E’ che stamattina ho l’esame all’accademia. – dice a mezza voce – Mi hanno già bocciato tre volte. Non riesco proprio a farci nulla, mi sembra sempre di dimenticare tutto, e non so cosa fare se voglio passarlo. I miei compagni sono già diventati tutti genin, sono rimasto solo io indietro.

Si ferma un attimo, pensieroso.

-         Certo che tu questi problemi non li avrai avuti! Tu eri il più forte di tutti. L’ho detto anche l’altro giorno, a Genta, che diceva che invece il più forte era il Primo Hokage. Abbiamo finito per fare a pugni.

Rimane in silenzio, continuando a dondolare le gambe, che battono leggermente contro il marmo della tomba. Il vento soffia un istante: in quel refolo, Koshi sente un silenzioso incoraggiamento. La paura che lo opprimeva vola via, portata dalla brezza come una foglia leggera.

Sorridendo salta giù, tira fuori dalla bisaccia un pane dolce che sua madre gli ha dato per merenda, lo spezza in tre e ne conserva solo una parte. Le altre due sono un’offerta. Posa la prima davanti alla tomba su cui sedeva.

-         Per te. – dice. Sulla lapide c’è inciso:

 

QUI

 

NARUTO UZUMAKI

QUARTO HOKAGE DI KONOHA

 

RIPOSA DOPO LA FATICOSA BATTAGLIA COMBATTUTA PER PROTEGGERE IL VILLAGGIO

 

Koshi passa alla seconda tomba, più bassa e graziosa. Anche qui lascia il suo tributo.

-         Per tua moglie.

Sulla lapide c’è inciso:

 

QUI

 

SAKURA HARUNO

 

ATTENDE CHE I CILIEGI TORNINO A FIORIRE

-         Ora devo andare. – bisbiglia Koshi.

Afferra la bisaccia, se la carica in spalla, corre via tra l’erba verde, corre leggero nella luce del Sole. L’accademia è là in fondo. L’esame lo attende.

Chissà come, Koshi è sicuro che stavolta lo passerà.

 

FINE

 

 

 

 

Finalmente, la conclusione! OK, ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito fino ad ora, e ovviamente tutti quelli che leggeranno questo capitolo! Spero che il finale vi sia piaciuto. Colgo l’occasione per porre l’accento sulla canzone citata all’inizio del capitolo, “Always will be” degli Hammerfall. Ovviamente tutte le canzoni che ho citato mi piacciono molto, ma questa, in particolare, è qualcosa di incredibile. Vi consiglio di sentirla, se ne avrete l’occasione.

 

X Martyx: in effetti questa storia del Sigillo è un brutto trip mentale. Ho sentito molte teorie diverse al proposito, ma chissà se una di queste è giusta, o se semplicemente Kishimoto non ha ancora neanche deciso come giustificare questa faccenda (però mi parrebbe poco professionale da parte sua. Un’idea deve avercela, secondo me). Di sicuro la teoria di questa fic è probabilmente un po’ troppo estrema e “filosofica” per essere proponibile in uno shonen manga come “Naruto”. Ma non è detto che sia tutto da buttare: per esempio, secondo me Naruto potrebbe davvero essere la “reincarnazione” del Quarto Hokage, anziché suo figlio, come banalmente si potrebbe pensare.

 

X Fantafresh: grazie per i complimenti e soprattutto per aver definito la mia fiction “non commerciale” – più che altro perché in questo periodo ero stato preda di brutti dubbi, temevo di essermi “addolcito” troppo… XD. Ci tengo a farti sapere, ormai che siamo alla fine, quali pezzi della storia sono stati influenzati dal tuo commento della volta scorsa. Per la precisione: il discorso finale della Volpe, alla fine del capitolo 6, l’ho ampliato, la scena del bacio me la sono inventata nuova di zecca, e anche per questo motivo ho dovuto dividere il finale in due capitoli, il 6 e il 7. Per finire, il ruolo di Sakura in quest’ultimo capitolo è anch’esso una novità, nei miei piani iniziali non avrei più dovuto nominarla dopo l’episodio del capitolo 4. E pensare che di per sé Sakura nemmeno mi piace tanto, come personaggio! Ma mi sono fatto trascinare dalla mia stessa storia e l’ho valorizzata molto più di quanto io stesso non avessi pensato all’inizio. A posteriori, io sono contento di queste modifiche, perché mi sembra abbiano aggiunto spessore alla fic: il giudizio finale, comunque, spetta a te e agli altri lettori.

Mi spiace per quello che mi dici sulle scene d’azione: devo ammettere che hai ragione e che nel capitolo 5, in particolare, avrei forse dovuto rendere un po’ meglio la potenza di Yume. Invece, riguardo allo spostare l’azione, centrandola su altri personaggi, penso di poterti spiegare meglio, adesso, quello che intendevo quando dicevo che la monotematicità era “un effetto voluto”. Il fatto è che, vista la natura illusoria della vita di Naruto così come delle persone che lo circondano, ho pensato che sarebbe risultato quasi una beffa per il lettore mettere l’accento su pensieri e sentimenti di personaggi che in realtà, si scoprirà alla fine, non esistono! E in genere volevo che il tutto risultasse, quasi ossessivamente, centrato su Naruto, proprio per dare il senso di come sia lui il fulcro intorno a cui ruota tutto il resto. Normalmente tendo a rendere più variegati personaggi e ambientazioni, e nella mia prima idea anche “Legacy of the 4th” avrebbe dovuto essere così; poi, per i motivi detti sopra, ho preferito optare per una scelta più sperimentale e insolita, cercando ovviamente di mantenere la leggibilità della storia. Mi sembrava una sfida interessante, oltre tutto, una specie di “virtuosismo”.

 

Mamma mia quanto ho scritto… chiudo qua, ciao e grazie ancora a tutti! 

  
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