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Autore: Zelda_Shooter    21/05/2013    8 recensioni
[Storia di nuovo in corso]
«Una principessa Zelda…che viene dalla Terra?»
Immaginate di poter finalmente vivere nel mondo del vostro film/fumetto/videogioco preferito, o di andare e venirci quando vi pare. Tutti lo abbiamo sognato almeno una volta, no? Ma vi siete davvero chiesti quanto effettivamente siete pronti a rischiare?
Quindi cosa succederebbe se un’umana come me scoprisse di possedere la Triforza della Saggezza e di essere la prossima al trono del mondo di Hyrule, sempre in bilico tra Luce e Oscurità?
Godetevi la storia di Daisy, una principessa Zelda fuori dal comune, in una storia che mescola tutti gli elementi e i personaggi de The Legend of Zelda!
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Ganondorf, Link, Princess Zelda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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E così domani la scuola finisce.
Vorrei riuscire a raccontare una storia che parta dal principio, in cui un nuovo anno inizia e in cui io stia qui a descrivere tutto ciò che faccio appena sveglia, tra cui la mia colazione, cosa indosserò e le fantastiche persone che sto per incontrare.
Invece domani sarà tutto finito, e il mondo si ricolorerà al dolce arrivo delle vacanze estive.
Gli ultimi giorni sono sempre i più tranquilli, poiché sia alunni che professori sono troppo stanchi per fare qualsiasi cosa. Vedi gli ultimi disperati che studiano per riparare l’ultimo giorno dei debiti irrecuperabili, o chi, come me, ha già chiuso da una settimana il libro “Scuola” e lo riaprirà solo a settembre inoltrato.
Ah già, l’esame.
Onestamente parlando, è davvero l’ultima delle mie preoccupazioni. Mi tocca molto di più il dover decidere che studi superiori intraprendere subito dopo. Giuro di non essere in alto mare, è solo che oggi mi sono detta: «Ci penserò domani».
Per la trentottesima volta.
Ti volti a sinistra e senti le professoresse di scienze e matematica urlarti: «Daisy! Sei brava nelle materie matematiche, fai il liceo scientifico!»
Sei pronta a riflettere sul consiglio appena ricevuto, quando ti volti a destra e la professoressa di italiano sta gridando: «Daisy! Sei brava nelle materie umanistiche, fai il classico!»
Mi è stato persino proposto il liceo Linguistico-Psico-Sociale, il cui nome, da solo, riesce a mandarmi in crisi.
Comunque sembrano tutti concordare nel dirmi che sono abbastanza intelligente da poter decidere qualsiasi strada io voglia.
Fatto sta, che per quanto possa essere intelligente, ora sono qui ad andare avanti e indietro con la bici come una ragazzina. La mia mente girovaga nel fantastico mondo delle pippe mentali, mentre il mio corpo si è bloccato nell’azione del pedalare infinitamente.
In realtà potrei semplicemente starmene un po’ tranquilla, e concentrarmi di più su cosa potrei fare quest’estate, prima di incastrarmi definitivamente nel mondo delle superiori per altri cinque anni.
Potrei esercitarmi a disegnare, svuotare finalmente quell’armadio che non apro da così tanto tempo che se qualcuno ci avesse nascosto dei cadaveri, io non ne sarei ancora a conoscenza; ma soprattutto avrei tanto tempo da dedicare al mio amato videogaming.
Tanti, troppi, adorati videogames.
In particolare The Legend Of Zelda. C'è un passato strano, dietro al mio amore per questa saga.
Mia madre, la quale non ama esattamente quando passo le giornate buttata su un divano a giocare ad un videogame, piuttosto che uscire e prendere un po' d'aria, un giorno se ne uscì con: «Ma hai visto che copertina simpatica ha questo?», indicandomi col dito un gioco su un dépliant del negozio di elettronica sotto casa.  Ammetto che vedere la mia dolce mammina avere in mano un catalogo simile mi lasciò parecchio perplessa
Mi ritrovai davanti un gioco per il DS: “The Legend Of Zelda Phantom Hourglass”. Un po’ perché non avevo granché a cui giocare, un po’ perché se me l’aveva proposto lei dovevo assolutamente darci un’occhiata, decisi di comprarlo. O meglio, mandai mio padre ad acquistarlo. Pioveva quel giorno, non volevo mica bagnarmi e rischiare di prendermi un raffreddore! E con un po’ di amaro in bocca, dovetti ammette che non mi stava piacendo più di tanto. Quando lo dissi a mia madre, ci rimase quasi male.
«Ma perché Daisy? Sembrava così carino dalla scatola!» mi disse con un velo di insistenza.
«Sicura di sentirti bene?» le chiesi incredula.
«Beh, speravo solo ti sarebbe piaciuto» si giustifica.
Avete presente quando vostra madre vi compra una maglietta orribile, ma ve la porge con quegli occhi da coniglietta dolce che ti dicono: «È per te, tesoro. Te l'ho regalata con tutto il cuore!», e tu non ti senti proprio di rifiutarla e cerchi di fartela piacere? Bene, io ho vissuto per qualche istante questa scena, solo che al posto della maglia c'era un videogame. La vita non ha senso.
Però poi, fato volle, o forse fu soltanto una conseguenza di un pomeriggio molto noioso, che scoprii un capitolo per la Nintendo Wii della stessa saga. Beh, quello è ancora il mio attuale videogame preferito. Parlo ovviamente di “The Legend Of Zelda Twilight Princess”.
Cosa non era quel gioco. Meraviglioso.
E fu lì che presi una cotta terribile per il protagonista: Link. Biondo, alto, occhi azzurri e quella non esattamente virile ma comunque attraente tuta verde con tanto di cappello. Mi innamorai anche di tutti gli altri personaggi del gioco: Midna, Iria,  i bambini del villaggio Tauro...
Poi giocai al secondo capitolo per il DS: The Legend Of Zelda Spirit Tracks. Anche quello fu bellissimo. E così, a poco a poco, The Legend Of Zelda diventò la mia saga preferita, per la gioia di mia madre.
«Oh, meno male...» sospirò, quando le annunciai la mia rivalutazione della saga. Non ho mai capito il senso di quella frase e tutt’oggi è una delle nubi oscure che annuvolano la mia mente. Magari sta solo dando un po’ i numeri. So che è stressata dal lavoro e perché non va d'accordo con papà, quindi è probabile che stia solo sclerando.
Col passare del tempo, la mia cotta per Link peggiorava: era diventato il mio modello di uomo ideale. Ogni volta che mi ritrovavo di fronte ad un ragazzo, cercavo di trovare in lui un po’ di Link. È come se dentro di me non sia del tutto impossibile stare con lui. E quando ne parlo alla mia amica Marcelle, lei mi dice sempre cose come: «Tu sei pazza! Smettila di pensare queste cose! Se ci vai troppo dentro, va a finire che ci credi veramente.» 
Ma me ne rendo conto! È ovvio che è impossibile...no?
In tutto questo contorto intreccio di pensieri, inizio ad avvertire la stanchezza fisica: sto ancora andando su e giù per il viale con la bici.
Sento le mie gambe cedere, e a causa della troppa velocità acquisita, i miei piedi si staccano dai pedali. Bel guaio. Non riuscendo a frenare, sbatto così violentemente contro un cancello che vengo letteralmente disarcionata dal mio destriero con le ruote e cado a terra.
Il dolore è insopportabile, dannazione. Potrei essermi rotta qualcosa.
Dalla posizione fetale in cui mi trovo, senza riuscire a muovermi, cerco di mettere a fuoco e di sporgermi con lo sguardo quanto più è possibile per controllare le condizioni del mio corpo.
Non vedo arti in posizioni che la natura non ha contemplato o pezzi di costole sparsi qua e là, e già questo mi rassicura. Purtroppo, il mio sollievo viene bruscamente spazzato via quando mi accorgo che c’è una scia di sangue che sembra io stia lasciando.
Il panico è abbastanza potente da farmi rizzare su e notare che, per fortuna, sono solo le mie ginocchia che perdono peggio di un tubo rotto. Almeno non è sangue proveniente da un organo interno, e quindi posso escludere ogni pensiero riguardante anestesie e sale operatorie.
Mi tasto la gamba per capire l’estensione e la profondità del taglio, quando la mia faccia sfocia in una smorfia di «Bleah», dopo che vedo la mia mano tingersi interamente del mio sangue.
La ferita è abbastanza profonda, e mi si vede la carne viva.
Si può morire per un taglio del genere? Esiste l’emorragia da gamba? Avrò almeno il tempo di salutare i miei cari?
Effettivamente la paura comincia ad assalirmi, poiché ero andata in questo vicolo sperduto in cui non vi è anima viva, per poter stare un po’ in pace. Ma questa scelta ora implica che ad aiutarmi non ci sia nessuno.
Iniziando a sudare, più per il panico che per la corsa in bici appena terminata, osservo con attenzione la mano da cui il mio sangue sta sgocciolando.
Potrei star impazzendo, ma giurerei di star vedendo il mio personalissimo liquido scarlatto diventare sempre più trasparente, come se stesse sparendo.
Istintivamente, lancio un’occhiata anche alla radice di tutti i mali, anche detta ginocchia, e lancio un urlo quando vedo la mia ferita diventare sempre più piccola.
Hey, corpo, hai mai sentito parlare di cicatrizzazione? È normale che la pelle si riformi così in fretta?
Se ora qualcuno mi vedesse, non ci scommetterebbe un pelo del naso che fino a due secondi fa avevo la carne da fuori e il mio sangue sgorgava da me più dell’acqua da una fontana.
Allora inizio a farmi domande, ma solo una è la risposta che effettivamente sembra avere senso.
Sono morta. Sì sì, devo essere decisamente morta! Devo aver preso un colpo fatale alla testa. Non c’è  altra spiegazione, altrimenti perché ora mi sembra anche di star vedendo una luce? Dovrei…seguirla?
«Ti sei protetta» sento all’improvviso. O forse, ho creduto solo di aver sentito.
«Protetta?» chiedo spaesata. A chi mi sto rivolgendo? Mi sembra di aver sentito un suono e di aver distinto queste parole, ma non saprei dire da dove provenisse. Quasi come se fosse nella mia testa.
Ora posso affermare con certezza che luce c’è davvero, e sta anche diventando molto intensa. Sembra avvicinarsi a me, e il bagliore dorato è talmente tanto potente da costringere i miei occhi a rimanere chiusi. Succede questo quando si muore?
«Sì, esattamente»
Ho risentito quella voce. Ha parlato di nuovo, ne sono sicura, stavolta era più nitida. Sento di star tremando, sono terrorizzata dalla paura. Non so cosa stia succedendo, e se anche sopravvivessi, ammesso che io sia ancora viva, e tentassi di raccontarlo a qualcuno, nessuno mi crederebbe.  
«È quello che la Triforza fa per te. Ti protegge quando sei in pericolo» continua a risuonare la voce. Potrei descriverla come una voce femminile, delicata, ma stranamente familiare.
Ho capito male, o ha detto “Triforza”? La forza magica che compare in tutti i giochi di The Legend Of Zelda, frammentata in tre parti: Forza, Saggezza e Coraggio. Ganondorf, il "cattivo" principale di quasi tutti i giochi, possiede la Triforza della Forza, la Principessa Zelda ha invece la Triforza della Saggezza e infine, Link conta sulla Triforza del Coraggio.
 Oh mamma, sto per assistere ad un film in cui mi verrà mostrata tutta la mia vita e le cose che amavo di più? Rivedrò Link un’ultima volta?
Totalmente confusa e inquietata, ma arresa all’idea di dover trovare un senso a quanto sta succedendo, decido di provare a interagire con la voce, per verificare se ci sia davvero un interlocutore o se io stia soltanto dicendo addio per sempre alla mia sanità mentale.
«Non capisco...chi sei?» chiedo, fra le lacrime, mantenendo sempre gli occhi serrati.
«Il mio nome è…»
La potente luce sembra attenuarsi all’improvviso, abbastanza da permettermi di aprire leggermente le palpebre, e una misteriosa figura pare si stia facendo strada verso di me. D’istinto, striscio all’indietro spaventata.
«Faih» pronuncia, diventando nitida davanti ai miei occhi.
Non ci posso credere. Non sapevo che, in Paradiso, l’angelo che viene a prenderti prendesse le sembianze di qualcosa a te familiare!
Infatti, colei che ora si manifesta davanti a me è proprio un personaggio tratto dalla mia adorata saga videoludica: Faih, uno spirito umanoide dalle tonalità azzurre, priva di braccia, al cui posto ha invece due grandi ali policromate: blu e viola. Nel gioco in cui appare è al servizio di Link ed è l’anima della spada che utilizza. Non so perché ora io stia vedendo proprio lei.
«Va bene, ehm, Faih. Dove sono le grandi porte?» le domando, tentando di accettare la situazione.
«Non comprendo» mi risponde lei dopo un paio di secondi.
«Quelle del Paradiso. Dove sono, posso accedervi? Oh, no, non dirmi che prima devo passare qualche test al Purgatorio» sputo a raffica i miei pensieri.
«Non sono in possesso di alcuna in formazione al riguardo, principessa»
Parla proprio come nel gioco, è una copia davvero realistica! Ma perché mi ha chiamata in quel modo?
«Oh, non usare certi nomignoli per alleggerirmi la notizia, dimmi schiettamente se sono morta o meno» arrivo al dunque io.
Lo spirito mi fluttua davanti per qualche secondo senza dire nulla, per poi esordire con: «I miei segnali mi indicano che non sta recependo il messaggio destinatole in maniera corretta»
Pronunciato ciò, la vedo volteggiare verso di me, fino ad averla a pochi centimetri dal mio corpo. Io sono ancora seduta e lei mi torreggia davanti con un’aria abbastanza inquietante.
«La vita scorre ancora in te» ci tiene a specificare.
Un momento: se non sono morta, che posto è questo? Magari sono semplicemente in coma!
«Confermo la possibilità che le informazioni di cui mi è stato assegnato il compito di parlarti possano non essere acquisite correttamente» sentenzia.
Mi domando se sia davvero necessario che lei parli in questo modo. Ma è tutto nella mia testa no? Se voglio farla parlare diversamente basterà che lo desideri, o anche meglio: potrei farla diventare Link!
«Tu possiedi una delle tre parti della Triforza, la forza equilibrante del mondo di Hyrule. Solo tu e altre due persone la possedete. Gli altri due possessori hanno un tipo diverso dal tuo. Quando decederai, la tua parte di Triforza verrà passata al tuo successore.» parte con un discorso strano Faih.
«Ma…di cosa stai parlando? Eppure mi sto sforzando, ma sei ancora qui…» comincio a preoccuparmi.
E se stesse accadendo davvero? E se non fosse solo nella mia testa?
No, ma cosa sto dicendo.
«Da una mia analisi recepisco una forte volontà di voler respingere tali informazioni. È dunque necessario che lei si tranquillizzi prima di riuscire ad ascoltarmi» continua i suoi discorsi da robot.
Magari se l’ascolto poi se ne andrà, cosa mi costa farlo?
«Ti…ascolto»
«Quello che mi hanno detto di riportarle è プリンセス親愛なる、我々はするつもりです...» prosegue allora lei.
«Aspetta! Non capisco! Che lingua è? Io parlo italiano.» specifico.
«Oh. Traduzione da Giapponese a Italiano in corso...» pronuncia, marcando il nome delle due lingue.
Ma chi è, Google Traduttore?!
Sembra schiarirsi la voce, per poi recitare: «"Cara nuova Principessa, comprendiamo che quanto sta per ascoltare non potrà essere da lei capito immediatamente, poiché ciò che abbiamo da dirle va al di fuori del suo mondo. Giungiamo da lei dal lontano mondo di Hyrule, terra creatura della dea Hylia. Lei è la prossima Hylian in linea di successione al trono, quindi abbiamo il compito di riportarla al suo vero territorio d’appartenenza. Fiduciosi della sua comprensione, speriamo di vederla presto qui. Saluti, il Primo Ministro"»
Sento il sangue affluire al cervello e il cuore congelarsi. È un sogno incredibilmente realistico, ma mi ha spaventata abbastanza e voglio svegliarmi.
«Io...» tento di dire, ma Faih mi blocca.
«Mi ritengo in grado di sentirmi consapevole del tuo stato d’animo. Ma è necessario che tu rifletta su quanto hai sentito.  Ma perché a voi umani pare impossibile tutto quello che è estraneo dal vostro sapere?»
Io…penso voglia dire che tutto ciò che non conosciamo per noi è impossibile. E capisco solo ora che questo è sbagliato: la via Lattea non è l'unica Galassia esistente, no? È ovvio che ne esistano altre. E anche loro, hanno i loro pianeti. Perché non è possibile che ci siano altri mondi abitati da esseri viventi?
No, io non posso star davvero cedendo alla mia follia. Magari se la assecondo scomparirà, non so cos’altro fare.
«Ascolta Faih, io ti credo. Mi pare un po' strano ma ti credo. Ora, se tu mi spiegassi...»
«Nessuna spiegazione. Andiamo direttamente sul posto.»
  
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