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Autore: distantmemory    21/05/2013    4 recensioni
Heather si rigira verso di me. Cioè, verso il suo specchio, e si da un’ultima sistemata ai capelli. Guarda nei miei occhi, come se ci si possa riflettere. Poi prende la sua borsa ed esce dallo spogliatoio insieme a Courtney.
Mi copro la faccia con le mani. Perché non mi ha risposto? Perché ha continuato a guardarmi, indifferente?
Mi giro verso lo specchio e sposto le mie mani.
Vorrei sapere cos’ha di tanto strano il mio viso, cosa faccia allontanare le persone da me, ma non posso contemplarlo, perché non riesco a vedere il mio riflesso allo specchio.

Storia sospesa per un breve periodo di tempo.
Genere: Comico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Scott | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen, Trent/Gwen
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Contesto generale
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Mi avvicino la mano al viso. Non posso credere ai miei occhi. Non so se sia un’allucinazione dovuta alla mia precedente caduta o un incubo. Di certo non può essere la realtà.

Rimetto il mio arto accanto al mio fianco. Qualunque cosa sia, passerà. Non c’è bisogno di preoccuparsi. Sono solo ancora scombussolato.

Cerco di mettere le mie dita invisibili sul pomello della porta, ma quelle l’attraversano. Cerco di farlo ancora, stesso effetto. Allora spingo la porta con la spalla ed entro nell’edificio senza nome.

Mi dirigo agli spogliatoi. Sono misti, e non so se sia un bene o un male. Stamattina, prima ancora di trovarci tutti sul terrazzo per parlare con l’assistente sociale, noi criminali alle prime armi ci siamo incontrati lì. Nessuno ha proferito parola, tutti si limitavano a mettersi la tuta arancione e a sistemarsi davanti allo specchio. Per educazione non ho guardato le ragazze svestirsi, e quell’idiota dai capelli verdi ha urlato:

— Oh, abbiamo un omosessuale tra di noi!

Le ragazze non l’hanno sentito, quindi mi sono girato e le ho guardate.

— Girati, porco! — mi hanno gridato entrambe all’unisono.

Eppure non ero io il punk che le stava spogliando con gli occhi.

Apro la porta dei camerini e non sento nessuna voce. Meglio se sono da solo. Nessuno mi chiamerà porco od omosessuale.

Mi dirigo al mio armadietto –affianco a quello di tutti gli altri– e, solo una volta aperto, mi accorgo della compagnia delle due ragazze.

Deglutisco. Ho paura anche solo a guardarle.

— S-scusate. — balbetto, ma nessuna delle due sembra farci caso. — Me ne vado subito, prendo solo la mia roba e…

— Ehi, Heather, come ti sembrano quei tre? Io li trovo tutti molto strani. — dice la ragazza castana. Sono davvero così noioso da non essere nemmeno ascoltato?

— Mi sembrano tutti dei grandissimi coglioni, specialmente quello tutto piercing. Il rosso, invece, mi sembra solo tanto asociale, ma mi sembra l’unico con un po’ di cervello, lì in mezzo. — risponde Heather.

Sorrido. Magari potrebbe essere una mia amica…

— E quello che parla spagnolo?

— Non mi fa né caldo né freddo.

— Heather, davvero ti sembro una persona intelligente? — le interrompo.

Sarebbe bello se mi rispondesse di sì, ma lei continua a guardarsi allo specchio, a truccarsi.

— Ehi, Heather! — urlo di nuovo.

Ma niente, continua a fare i comodi suoi.

Mi metto di fronte a lei, in modo che non possa guardare il suo riflesso. Mi guarda dubbiosa per qualche secondo, poi si gira verso la sua amica.

— Courtney, che ne dici di andare a bere qualcosa? Non ho nulla da fare oggi.

Courtney chiude il suo armadietto e si gira verso di lei.

— Va bene, magari troviamo qualche bel ragazzo.

Heather si rigira verso di me. Cioè, verso il suo specchio, e si da un’ultima sistemata ai capelli. Guarda nei miei occhi, come se ci si possa riflettere. Poi prende la sua borsa ed esce dallo spogliatoio insieme a Courtney.

Mi copro la faccia con le mani. Perché non mi ha risposto? Perché ha continuato a guardarmi, indifferente?

Mi giro verso lo specchio e sposto le mie mani.

Vorrei sapere cos’ha di tanto strano il mio viso, cosa faccia allontanare le persone da me, ma non posso contemplarlo, perché non riesco a vedere il mio riflesso allo specchio.

******



Non so perché abbia invitato questa ragazza ad una specie di uscita. La conosco da qualche ora, so poco e niente su di lei.

Forse è solo l’idea di avere un’amica ad eccitarmi. Nemmeno lei mi sembra una tanto socievole. Anzi, sembra una ragazza che passa il suo tempo solo con i ragazzi, sembra una puttanella, in poche parole. E forse è questo che odiano le altre di lei.

Anch’io la odierei se fosse nella mia stessa classe. Basta guardarla per innamorarsene subito o per cambiare sponda. È stupenda nella sua semplicità. Se non fosse per il suo modo di vestire, a primo impatto potrebbe essere reputata una normale, magari anche con il pallino dello studio e della perfezione.

Siamo già al bar. Abbiamo optato per questo perché non abbiamo voglia di camminare troppo. Durante questo breve tragitto, non abbiamo proferito parola.

Entriamo nel locale. Piccolo, buio, massimo una decina di tavoli e una ventina di sgabelli di legno davanti al bancone, un sacco di ragazzi e ragazze della nostra età ubriachi o strafatti o con una sigaretta in bocca. Perfetto per noi.

Frequento sempre questo genere di bar, e mi faccio schifo da sola. Mi fanno schifo gli altri, odio tutti. In tutta la mia vita non ho conosciuto nessuno con un po’ di cervello. Ho sempre cercato di trovarne uno, sia alle elementari che alle medie, ma per questo sono sempre stata derisa. Ero vittima di bullismo, è per questo che ho deciso di cambiare, di diventare una ragazza come tante che, però, va bene alla società.

Ho sempre continuato e continuo ancora a ripetermi che non ero –non sono– io, con i miei difetti non nascosti dal trucco e l’amore per la lettura, la conoscenza, a fare schifo, ma la società.

Camminiamo per il piccolo corridoio cercando di non urtare le altre persone, non molto visibili a causa della poca luce, e a metà strada mi sento afferrare per un braccio.

Mi giro e li vedo. Li saluto con un cenno del capo.

— A quanto pare avete fatto subito amicizia anche voi. — dice quello con la cresta verde, Duncan se non mi sbaglio.

— Già, a quanto pare sì. Ed Heather ed io vorremmo accomodarci, prima che quei tipi laggiù raggiungano l’unico tavolo vuoto prima di noi. Quindi, con permesso, leva le tue manacce dalla mia amica, coglione. — sento Courtney alle mie spalle. Probabilmente li aveva notati e non li ha salutati. Da come me ne ha parlato, il punk non le sta molto simpatico.

— Va bene troietta, non arrabbiarti o rischierai di farti venire le rughe. E tutti sappiamo che le ragazze con le rughe non se le vuole scopare nessuno, vero? — ribatte Duncan con un ghigno beffardo. Courtney gli dà uno schiaffo e mi strattona il braccio dalla sua presa. Lo prende lei e mi porta al tavolo, dopo che abbozzo un sorriso ad Alejandro.

Una volta sedute, la castana cerca di guardare me, invano. Il suo sguardo continua a rivolgersi al verde che, probabilmente, la sta stuzzicando con i suoi soli occhi.

— Duncan ha dei begli occhi. — mi esce spontaneo e sono sorpresa anch’io.

Courtney mi guarda con la stessa espressione meravigliata. — Sì, ma cosa te ne fai di due begli occhi con un cervello in prognosi riservata?

Rido e cambio discorso. Ho capito che l’argomento Duncan non è molto ambito dalla mia amica.

— Quel Justin con cui parlavi oggi è il tuo ragazzo?

— Eh? No, diciamo che è solo uno con cui… sono andata a letto. Ma una sola volta, ed ero pure ubriaca. Quindi non conta. — scorgo l’ombra di un sorriso sul suo volto, ma non capisco il motivo per cui dovrebbe sorridere. — Tu per caso sei vergine?

— Cosa ti fa pensare che lo sia?

— Nulla, in realtà. Anzi, sembri una che cambia ragazzo ogni settimana.

— No, lo era mia madre, ed io sono il frutto di una delle sue tante scop…

— Signorine, volete? — mi interrompe il cameriere.

Dopo aver ordinato due frappè alla fragola, torniamo al nostro discorso.

— Allora, stavi dicendo? — chiede Courtney.

Cambio argomento. Non ho voglia di parlare di mia madre e del mio passato.

— Non sono vergine. — dico in un solo soffio, quasi sia una confessione.

Dopo qualche altro minuto di conversazione, arrivano le nostre bevande. Vorrei continuare a parlare con Courtney e dare esclusiva attenzione a lei, ma sento il mio nome provenire dalla bocca di qualcun altro. O almeno, credo che sia una bocca. Le mie orecchie la sentono distante.

Mi giro e fisso Duncan e Alejandro. Ci stanno guardando, chissà da quanto tempo. Non cambiano espressione ma dalla rigidità improvvisa delle loro spalle capisco che li ho sorpresi, girandomi.

“Cazzo, perché ci sta guardando? Spero che non mi abbia sentito, altrimenti sono fottuto.” Sento la voce del messicano eppure non sta muovendo le labbra.

“Una cosa a tre non mi dispiacerebbe, con quelle due. Magari invito anche Alejandro.” Questo è Duncan con il suo solito tono strafottente e un ghigno dipinto sul volto. Anche lui non muove la bocca.

Cos’è, si è fermato il tempo? No, che cosa assurda. Vedo le persone chiacchierare tra di loro e mangiare, fumare.

Mi sento richiamare dall’ispanica e mi volto verso di lei, sorridendole in segno di scuse.

— Scusa, pensavo che qualcuno mi avesse chiamato. — bisbiglio, non molto sicura di me. Già, ho sentito il mio nome, ma non ho visto nessuno che lo pronunciava.

— Non ti preoccupare. Senti, io fra una mezzoretta dovrei andare a casa perché mio fratello ha invitato un suo amico e… è molto carino. Sia il suo amico, che mio fratello. — fa una breve pausa. — Vanno in discoteca e mio fratello ha detto che posso andarci anche io se vengo con una mia amica. Quindi … hai qualcosa da fare per stasera? — un angolo della bocca si alza in su e noto un sorrisetto furbo.

Non ci penso due volte. Non ho assolutamente voglia di stare a casa con quei rompipalle dei miei genitori. — Sì, ci sarò. Dove ci incontriamo?

Courtney ride. — Incontrarci? Oh no, tu oggi sei mia ospite. Vieni a casa mia, ti darò uno dei miei vestiti. Abbiamo sicuramente la stessa taglia. Chiama i tuoi genitori e avvertili se devi, ma di’ loro che dormi anche da me.

— No, guarda, non posso dormire-

— Heather, dormire è una scusa. Non credo che nello stesso letto di mio fratello dormirai, stanotte.

La mia bocca semiaperta si trasforma in un ghigno.

— Va bene, se proprio insisti.

Ci alziamo dalle sedie e camminiamo per metà corridoio, arrivando di fronte alla cassa e accanto ai due ragazzi.

— Ehi, ragazze, avete qualcosa da fare stasera? — domanda Duncan.

— Sì. — precedo Courtney — Mi sa che per quella cosa a quattro dovrete aspettare. — sussurro e mi gusto con piacere le loro facce sbalordite. La mia nuova amica non ha capito, probabilmente.

“Come fa a sapere che io…”

— Idiota, l’hai detto ad alta voce.

— Io non ho detto nulla ad alta voce! — ribatte il punk.

— Sì invece, anzi, l’avete quasi urlato se sono stata capace di sentirlo fino a là fuori!

— Tu sei fatta.

— Tu sei fatto, coglione! — quasi urlo e il cameriere dietro la cassa mi guarda con la fronte aggrottata.

— Volete pagare, signorine? — capisco che cerca di tenere un tono pacato.

— Sì, abbiamo… — comincia Courtney, ma la fermo.

— Pagano loro due. — dico, indicando Duncan e Alejandro.

Loro mi guardano male e prendo per un polso Courtney, portandola fuori da quel locale, dopo aver sentito delle parole del punk.

“Se non fosse per il suo carattere di merda, me la sarei già portata a letto.”








Angolo dell'Autrice
Emh, scusate, una mia amica ha cancellato per sbaglio (sì, certo, per sbaglio) il capitolo e l'ho dovuto ripostare.
Ho letto la precedente recensione di craggyqualcosa (che memoria di ferro che ho!) e volevo dire che i pov non li scrivo apposta, non solo perchè mettere il nome mi fa un po'... emh... schifo?, ma anche perchè molti non lo scrivono. E' per fare anche incuriosire il lettore.
Inoltre, Trent e Gwen non ci sono nella storia, per ora, ma ci saranno. E questa storia è sia per chi shippa Duncney sia per i DunGwen, ma alla fine solo una coppia resterà.
Ringrazio chi ha recensito il primo capitolo e le lettrici silenziose che hanno messo la storia tra i preferiti, le ricordate o le seguite.
Alla prossima.

   
 
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