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Autore: TonyCocchi    21/05/2013    10 recensioni
La presente vale come invito per una strepitosa, divertente e alcolica festa di compleanno! Venite anche voi a divertirvi, ballare, pomiciare e ubriacarvi con le altre nazioni, il tutto con lo scatenato intrattenimento musicale del fido Grecia! (Chi ha visto Eurovision 2013 saprà di cosa parlo…)
Genere: Comico, Commedia, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Grecia/Heracles Karpusi, Russia/Ivan Braginski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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hetalia alcohol

Rieccomi qui! ^__^

Provo un po’ a scrollarmi di dosso questo periodo un po’ così così lasciandomi andare ad una fanfic comica! Stavolta voglio divertirmi e farvi divertire, e magari anche ballare un po’, perché voglio regalarvi un bel po’ di vivacità ed energia, vedrete!

L’ispirazione mi è venuta dalla canzone con cui la Grecia ha partecipato all’Eurovision Song Contest di quest’anno (se non sapete cosa sia correte ad informarvi, è davvero una bella manifestazione!), e se l’avete ascoltata anche voi saprete che si tratta del titolo di questa storia: a me è piaciuta un sacco, e non ho resistito, dovevo usarla in una storia!
E così eccoci qui ^__°

Mi raccomando, inserirò il link della canzone nella storia, usatela come colonna sonora! Buona lettura e buon divertimento!

 

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

 

 

 

Era una sera d’inverno, fredda, nuvolosa, noiosa e faticosa. Se non pioveva a dirotto a completare il quadro in risposta al classico “potrebbe andare peggio” era solo perché aveva già piovuto l’intero pomeriggio, che Russia aveva passato tappato nel suo ufficio.

E il suo sgobbare era ben lungi dal finire purtroppo! Sconsolato, guardò l’insolitamente alta pila di cartelle di lavoro da sbrigare: che fosse stato più cattivo del solito e volessero punirlo?

Forse qualcuno era venuto a sapere che aveva usato Estonia come tappetino per gli addominali? Se anche era così, avrebbero potuto rimandare un po’…

Non era certo un bel modo di passare il proprio compleanno.

“Sigh… Proprio stasera…”

Non che avesse poi chissà che programmi… Ma avrebbe gradito avere un po’ di compagnia almeno, invece persino quei tre noiosoni dei baltici si erano dileguati, e lui era rimasto a tu per tu col rumore della sua penna su quegli infiniti fogli. Si era pure ripromesso che almeno per quel giorno sarebbe stato più gentile, niente facce terrorizzanti o stretching non richiesti, in modo da avere qualcuno, anche uno solo, con cui brindare insieme, ma pareva che tutti fossero fuori dalla circolazione per quel giorno.

Sospirò: “Dai, cerchiamo almeno di finire in fretta, così posso tornare a casa dalle mie…”

SBAM!

“?!”

“Biel!”

“Scusami, Ucraina, lo so che si dovrebbe bussare prima di sfondare una porta.” –fece ammenda la sorella minore.
“Non si dovrebbe affatto sfondare una porta a qualcuno!” –la bacchettò la maggiore.

Russia guardò la porta del proprio studio, appena assassinata, immobile sul pavimento; quante ne aveva viste sacrificarsi inutilmente per frenare la sua temibile sorellina… Si disse però di dover essere contento in fin dei conti, non avrebbe dato qualsiasi cosa pur di avere un pochino di compagnia fino a un attimo fa?

“Russia, abbiamo un piccolo problema.”

All’inespressività di Bielorussia fece seguito l’esagerata drammaticità di Ucraina: “Uaaah, Russia! Aiutami! Sigh!”

“Che è successo?”

“Il mio trattore! L’ho messo in sosta vietata e me lo hanno rimosso! Uaaah! Non me n’ero accorta, mi dispiace!”

“Perché ti scusi con me? Il trattore era tuo, mica mio…”

Ucraina si asciugò una lacrimuccia: “Me lo hanno portato via! Hanno lasciato l’indirizzo dove devo andare a prenderlo, puoi darmici un passaggio? Rivoglio il mio amicone a quattro ruote!”

“Lo hanno messo in un deposito tipo? Ma a quest’ora non ci sarà nessuno; e poi, mica ti serve il trattore in questo periodo, siamo in inverno! Perché tanta fretta?”

E poi, che bisogno c’era venisse anche lui innanzitutto?
Ma Ucraina alzò il volume: “UAAAAAH! IL MIO POVERO TRATTORE! UAAAH! Tutta colpa mia e della mia sbadataggine! Uaaah!”

“Andiamo, fratellone, lo sai com’è fatta Ucraina: ci è affezionata.”

Russia roteò gli occhi: altro che compagnia, solo nuove grane oltre a quelle che già affollavano la sua scrivania! Di quel passo sarebbe dovuto restare lì tutta la notte per finire, e addio compleanno, che già non era un granché così!

“Senti Ucraina, come ti ho già detto, possiamo andarlo a riprendere con tutta calma domattina.”

“Ueeeh! Ma io voglio riprenderlo stasera!”

“Sigh! Piuttosto, visto che siete qui, perché non mi date una mano a sbrigare queste carte? Così possiamo tornare a casa e goderci quel che resta di questa giornata.”

“Oh, sarebbe un buon programma, fratellone, però… Dai, Ucraina, diglielo.”

“Dirmi cosa?” –fece Russia, che tornando con la testa su un nuovo foglio dava a intendere che la discussione fosse per lui ormai chiusa.

“Sniff… Ehm… Ecco… Dentro il trattore c’era ancora la bottiglia di vodka alta qualità extra-lusso che ti avevo comprato come regalo di compleanno.”

“………”

Ben fatto, disse l’eloquente sguardo di Biel alla sorella.

“DOBBIAMO SUBITO ANDARE A SALVARE QUEL POVERO TRATTORE INNOCENTE!”

E con spirito indomito prese tutte le cartelle di documenti ancora rimaste e le affidò alle amorevoli cure del tritacarte.

“Voi avviatevi, prendo le chiavi dell’auto e vi raggiungo subito!”

“Certo! Grazie, Russia!”

 

Ivan partì sgommando e guidò col piede a tavoletta, desideroso di mettere quanta più distanza possibile tra sé e quei documenti (probabilmente importanti…) che aveva fatto a brandelli, e anche meno distanza possibile tra sé e quella bottiglia di vodka indifesa: se per caso qualcuno l’avesse trovata e bevuta? Non voleva nemmeno pensarci!

Seguendo le indicazioni delle sorelle, arrivò ad un capannone appena fuori del centro abitato, dove il trattore sequestrato avrebbe dovuto trovarsi. Il fatto che tutte le luci fossero spente non lo rallentò di certo.
“Su, andiamo.”
“Fratellone, perché ti sei portato dietro il tubo d’acciaio?”

“Perché potrebbe essere pericoloso.”
“Per chi?”
“Per l’eventuale qualcuno che farà storie a restituirci quella vo… cioè, il trattore di Ucraina, ecco!”
Katyusha batté le mani: “Russia è così altruista e coraggioso!”

Russia avanzò circospetto e tubo alla mano, seguito a ruota dalle sorelle; arrivato alla porta del capannone provò a bussare, senza ottenere risposta. Provò allora a stringere la maniglia, la quale girò invece con facilità.

“Io vado dentro per primo, voi fate attenzione!”
Si sentì stringere da dietro in un abbraccio: “Fratellone, tutta questa tensione mi sta eccitando…”

Russia, terrorizzato all’inverosimile dall’avere una Biel eccitata dietro le spalle e per niente dal buio davanti a sé, aprì di scatto la porta e si lanciò in avanti, già col tubo alzato in aria.

“Qualcuna di voi due può accendere la…”

Prima di finire la frase udì un leggero “click”, e, un istante dopo un forte…

 

“SORPRESA!”

 

“?!?!?!”

Le sorelle gli cinsero ciascuna un braccio: “Buon compleanno Russia!”
“AUGURI!” –fecero forte le tante nazioni che riempivano quel capannone.

Ovviamente del trattore di Ucraina nessuna traccia: lo spazio era invece occupato da sedie, divani, palloncini, coriandoli sparsi per terra, e su entrambi i lati, paralleli alle pareti, un susseguirsi di tavoli, su cui torreggiavano e scintillavano, dietro i suoi amici che applaudivano e fischiavano, bicchieri e bicchierini impilati, e bottiglie e boccali, botticelle e barilotti, tutti schierati in suo onore. Subito dietro tavoli e persone, poteva vedere anche un piccolo palco, sormontato da riflettori, con casse e microfoni in posizione.

“Una… Una festa… per me?” –la sua aria imbambolata suscitò più di un sorriso.

“E per chi sennò?” –si fece notare Cina.

“Guardatelo, com’è tenero!” –scherzò Ungheria.

“Ecco dove eravate spariti voi tre!”

“Buon compleanno!” –fecero i tre baltici per poi soffiare nelle loro trombette.

Ucraina abbracciò il fratellino: “Scusa tutti quei documenti che ti abbiamo fatto trovare sulla scrivania proprio oggi.”

“Era solo uno stratagemma per tenerti impegnato e consentirci di organizzare la tua festa a sorpresa.” –continuò Biel- “A proposito, tranquillo per i documenti che hai distrutto: la maggior parte erano falsi ordini d’acquisto per articoli d’ufficio.”
“Mi sembrava strano avessimo bisogno di dodicimila temperamatite: io uso solo penne quando lavoro!”

Che sciocco che era, non aveva sospettato nemmeno dell’insistenza di Ucraina nel voler farsi accompagnare da lui: era bastata una bottiglia di vodka smarrita a fargli perdere la testa, che figura.

Russia strinse a sé le due sorelle in segno di ringraziamento: “Siete magnifiche! E anche voi ovviamente! È una così bella sorpresa che potrei farmi uscire il cuore dal petto!”

“Non farlo ti prego!” –lo scongiurò più di una voce!

“Che devo dire, grazie a tutti! Pensavo davvero che avrei trascorso il mio compleanno senza festeggiamenti.”

America capitombolò nello spazio tra gli invitati e il festeggiato: “Solo perché sei un sociopatico potenzialmente pericoloso non vuol dire non hai diritto anche tu a spassartela al tuo compleanno! Eh eh eh, dovresti avere più fede nei tuoi amiconi quali il sottoscritto!”

“Ma chiudi il becco!” -lo calciò nel sedere Inghilterra- “Hanno pensato a tutto Ucraina e Bielorussia!”

“Ovunque c’è un compleanno che rischia di non essere festeggiato (consentendo così a noialtri di fare baldoria alla grande), Super America accorrerà!” –seguì ovviamente un secondo calcione.

“Come vedi, Russia” –spiegava intanto Ucraina- “Il mio trattore è al sicuro, e quanto alla vodka che ti ho promesso sappi che ce n’è molta più che una sola bottiglia!”

“E non solo quella!” –esclamò Bielorussia- “Ognuno qui ti ha portato un ricordino alcolico delle proprie parti: sarà come fare un tour mondiale della trincata.”

Spagna e Francia afferrarono delle corde che pendevano dal soffitto ed ecco srotolarsi lì in alto uno striscione dove campeggiava a lettere cubitali il motto della serata: “ALCOHOL IS FREE!”

“Sniff… Ora mi sto commuovendo!”

Che tenero davvero!

America, malgrado il sedere dolorante ancora prima dell’inizio della festa tornò a gridare e sbracciarsi: “In altre parole amico mio stasera sbroccheremo di brutto! Sarà una festa da sballo! Vieni qui, vecchio mio!”

America si lanciò su di lui in un abbraccio volante. Russia naturalmente si scansò…

BOING!

“?!” – Non era quello il rumore che dovrebbe fare un America che si schianta contro un muro!

Si girò e vide che era finito su Ucraina…

“… Eh eh eh! Meno male che c’erano questi airbag!”

“KYAH!” –strillò la pudica Ucraina, che lo scagliò via facendogli fare il “CRASH!” che si meritava! E mano male che non era atterrato su Bielorussia…

“… Ehm, si… Da questa parte, fratellone…” –lo tirò via Natalia da quella scena di quotidiana idiozia americana- “Cominceremo con un giro guidato alla scoperta delle bevande alcoliche del mondo. Ah, e come mio regalo addizionale, stasera non ti chiederò di sposarmi.”
“Molto apprezzato!”
Lo fissò seducente: “A meno che non sia tu a chiedermelo…”

“P-p-passo!”

Bielorussia lo trascinò così vicino il primo tavolo, dove li attendeva a braccia aperte Polonia.

“Russia, tanti auguri! Naturalmente tipo i miei auguri valgono il doppio di quelli degli altri! Umpf! La vodka che scorrerà a fiumi stasera l’ho portata io! E c’è vodka di tutti i tipi! Tipo, vodka classica, vodka alla fragola, vodka al melone, vodka alla menta, vodka al mirtillo e persino vodka alla vodka!”

“Yum! La mia preferita!”

Il giro proseguì verso il settore mediterraneo.
“Ve! Tanti auguri signor Russia! Io e mio fratello le abbiamo portato un po’ dei nostri vini migliori!” –fece Feli mostrando ai suoi occhi interessatissimi una bottiglia dai riflessi scarlatti, di cui già pregustava il sapore!

“Chianti ovviamente! Quello originale made in Italy!”
“Che bel regalo!”

Una spallata spazzò via improvvisamente il piccoletto davanti a sé, ed eccone subito un altro coi capelli un po’ più scuri!
“Tsk!” –fece Romano gonfiando il petto orgoglioso- “Non gli dia retta, si fa un gran parlare di Chianti, ma abbiamo anche altro! Io le ho portato del vino di Gragnano! Dico, Gragnano!” –e baciò la bottiglia.

“Oh!” –esclamò Russia vedendo tanto rispetto portato a un vino- “Devi andare particolarmente orgoglioso di questa tua specialità!”
“Eccome!” –fece Romano sull’orlo dell’estasi- “Questo da in testa! Questo vino è talmente buono che le pesche di sbucciano da sole per gettarcisi dentro!”

Russia perse un gocciolone- “… Non ho capito molto bene, ma se piace alle pesche non vedo perché non dovrebbe piacere a me!”

Poi fu Romano a perderne uno quando arrivò Spagna: “Eccome se le piacerà! È ottimo per la sangria! Quella di stasera l’ho preparata io!”

“Prepara la sangria coi vini tuoi, bastardo!”

“Ma coi tuoi viene così bene, Romanito!”
“Grazie, ma bastardo lo stesso!”

Poi venne il turno di Francia.
“Uh uh uh! Bon anniversaire, Russia! Naturalmente nemmeno noi d’oltralpe scherziamo in fatto di vigne! Io ho portato lo champagne, non c’è festeggiato senza una bella bottiglia da stappare! Tra quelle che ho portato stasera ce n’è una speciale, è l’ultima rimastami del 1812, l’anno in cui Napoleone e io siamo venuti a invaderti! Ricordi?”

“Ah, si!” –sorrise Russia, con l’aura maligna che incrementava man mano che parlava- “Come potrei dimenticarmi di quando ti ho visto strisciare miseramente nella neve e farti a pezzi lì dove ti trovavi sofferente come una bestia per il freddo e il gelo? Kolkolkol! Che bei ricordi!”

“Per me un po’ meno…”

Il giro si spostò quindi oltremanica.

“Scotch whisky!” –gli servì un bicchiere Inghilterra- “Servito con ghiaccio in un bel bicchiere cilindrico ti darà quell’aria distinta e di classe da vero inglese che piace a tutte le donne! Assaggia!”
“Oh, era ora!” –ringraziò Russia inaugurando la prima sorsata della serata.
“Modestamente, forse le mie abilità culinarie non sono esattamente apprezzabili dai palati banali…”
“Fai schifo!” –lo sfotté Prussia da lontano.

“Ma sul whisky modestamente… Si, posso andarne fiero.”
Due colpi di tosse alle sue spalle.
“Fratellino…

“Non ora…” –sibilò tra i denti continuando a sorridere.

“Però…”
“Non ora Scozia!” –sibilò di nuovo nervosamente.

“Tu mi lasci la Royce per il prossimo mese e io non dico a nessuno che il whisky l’ho inventato io!” –gli sussurrò il fratello maggiore.
“Grrrrr! Andata…”

“Umpf!”

“Tutto bene? Inghilterra? Hai le vene del collo un po’ gonfie…” –chiese Russia leccandosi i baffi.

“Sto… benissimo…” –ghignò lui, vuotando in un sorso un altro bicchiere con tutti i cubetti di ghiaccio per calmarsi!

Quindi dall’altra parte dell’oceano, dove c’era un vecchio amico che tanto lo stimava e che non vedeva l’ora di onorarlo col meglio della sua cantina!

“Señor Russia!” –lo abbracciò Cuba- “Venga, venga, le ho portato il rum!”

“Arrrr!” –fece l’inopportunissimo America- “E dov’è la mia Perla Nera? Eh eh eh!”

Cuba gli frantumò lo stinco con un calcio.

“Questo è il rum più rude e ardente dei migliori bar de L’Avana… Si figuri quello delle peggiori bettole, che ovviamente le ho portato qui stasera! Potrebbe toglierci il calcare dai tubi per quanto è forte!”
“Ah, tu si che mi vuoi bene, Cuba!”

Attraversato l’oceano pacifico, Ivan arrivò così in Asia, dove Giappone lo accolse con un inchino e un candida tazzina di porcellana.

“Questo è il saké. È fatto col riso, e si serve molto caldo. È ancora più buono se mangiato coi dango.”

Prese una bottiglietta e con gesti misurati e quasi incantati, un po’ come faceva nelle sue cerimonie del tè, fece scivolare un po’ di liquido trasparente e fumante nella tazzina, porgendola poi al festeggiato.

“Sarei onorato se lo assaggiasse e mi desse un suo umile parere. Faccia attenzione, può scottare.”

“……”

Guardando la tazzina così piccina, Russia pensò sarebbe stato difficile dargli il parere che gli chiedeva… Quindi afferrò la bottiglia e se la vuotò tutta!

“M-ma-ma…”
America si avvicinò: “Ma quanto gliene avevi dato, un ditale? Non è da te essere così corto di maniche, Giappone.”

“Guarda che è in quei bicchierini che va servito! È forte!”

“Aaaah! Si, è forte e anche molto buono!”
“E-e-ed era anche bollente…” –fece a bocca aperta il povero Kiku, cercando di capire come avesse fatto a berselo tutto senza fare una piega! Forse essendo un paese freddo aveva una specie di ghiacciaia interna?

L’ultima parte del tour prevedeva il ritorno in Europa, dove Prussia era rimasto tutto sovraeccitato in attesa che venisse il turno del magnifico (il meglio sempre per ultimo naturalmente)!

“Ah ah ah! Birra! L’oro degli dei! Si tengano pure il succo d’uva i fighetti del mediterraneo!”

“EEEEEHI!” –protestarono Feliciano, Romano, Spagna e Francia!

“Noi anglosassoni sappiamo che è la birra la vera protagonista di una festa! Non c’è trincata in compagnia senza!”

“Per non parlare della grande varietà di scelta.” –fece Germania- “Ce ne sono un sacco di tipologie differenti.”

“Ma la migliore resterà sempre una buona weiss!” –esclamò Gilbert innalzando al cielo un lungo bicchiere dalla caratteristica forma curva pieno di birra di frumento.

“Tsk, col cavolo…”
“C-chi osa?!”

Germania si scansò e Repubblica Ceca, stringendo il manico del proprio boccale, lo guardò con aria di sfida: “Certo che ne dici di cavolate. La birra migliore è la pilsner, delicata e con tutto il gusto del luppolo, non come la tua brodaglia fangosa.”

“Prova a ripeterlo, scema! La tua sembra acqua, la mia invece si che ha gusto! Tieni, Russia, prendi un sorso di genuina weiss tedesca, sentirai quanto è buona e cremosa!”

Ivan cercò di poggiare le labbra al bordo del bicchiere, ma Ceca gli afferrò la testa e lo spostò verso il suo bicchiere: “Non starlo a sentire! La vera birra è questa, cristallina come le acque della Boemia con cui è prodotta! Assaggia!”

Ancora una volta le speranze delle sue labbra furono disattese dallo strattone di Prussia: “Fai attenzione, quella lì cerca di avvelenarti! Quella birra è sciatta e acidula quanto lei!”
“E la tua è pesante e dolciastra, valla a dare a chi è senza papille gustative!”

“La migliore birra è la weiss!”

“La birra migliore è la pilsner!”

Russia ne approfittò per allontanarsi prima che uno di quei due decidesse di fargli tracannare a forza la propria beniamina per dimostrargli che era la migliore!

“Weiss!”
“Pilsner!”
“Weiss!”
“Pilsner!”

“La birra migliore…”
Prussia e Ceca si voltarono verso Germania. Ludwig aveva cercato di trattenersi in tutti i modi, ma se si parlava di birra, al diavolo il suo contegno, doveva dire la sua.

“…… è la bock!”

“……”
Prussia e Ceca gli saltarono addosso per prenderlo a cazzotti (che Germania ricambiò generosamente…).
“La birra migliore è la trappista!” –fece Belgio lanciandosi nella mischia!

“Ah ah ah! E la festa non è nemmeno iniziata!” –si sbellicò America.

“Irlanda, tu non vai?” –chiese Inghilterra.

“……”

Il rosso guardò la propria pinta di stout, la birra nera tipica delle sue parti. Poi guardò la rissa. Poi la pinta. Poi se la bevve.

“Molto saggio.” –annuì il fratello.

Russia, ora che era al sicuro, applaudiva ed incitava: tanta compagnia, tantissimo da bere e un po’ di sana violenza, che bel compleanno!
“Allora, ti è piaciuta la sorpresa?” –chiese Ucraina.

“È fantastica! Vorrei dire grazie a tutti voi che siete venuti qui a farmi gli auguri e sbronzarvi insieme a me! Grazie di cuore!”

“Figurati!”

“Possiamo dare il via allora?”

“Festa! Festa! Festa!” –stava già saltellando America.

“E quel palco?” –fece Ivan.

Anche Germania (con qualche livido) e gli altri si voltarono: “In effetti ce lo eravamo dimenticato.”
“Non è festa senza un po’ di musica, no?” –fece Biel- “Ti abbiamo procurato anche dell’intrattenimento, per dare un po’ la scossa sai.”

Gli occhi di Russia luccicarono: “Il corpo di balletto del Bol'šoj?”

“No, avevano da fare.”

<< A Russia piace il balletto?!? >>

“Quando ha saputo della festa, Grecia ha detto di volersene occupare lui.” –spiegò Ucraina.

“GRECIA?!?!?” –riecheggiò nel capannone!

Un attimo dopo, da dietro le tende nere del palco, Grecia in persona avanzò a passo lento e dondolante verso il microfono con una strana chitarrina in mano: un bouzouki, un mandolino tradizionale della musica ellenica.

Inutile a dirsi, i goccioloni non si contavano…

“Grecia… che fa l’intrattenitore?” –fece Spagna.

“Ve, ma lui è così tranquillo…” –fece Feliciano.
“Puoi anche dire una barba…” –fu meno diplomatico Romano.

“Sembra possa cadere addormentato da un momento all’altro…” –si preoccupò Lituania.

Quando il mormorio ebbe fine, Grecia, come non avesse sentito nulla dei loro discorsi, iniziò a strimpellare. Una strimpellata lenta, che rimandava con la mente al suo mare azzurro, alle sue candide case e al profumo dei suoi olivi, ma che di certo non sembrava adatta a una festa da cui si poteva non uscirne vivi. Senza contare la sua voce un po’ trascinata…

 

MUSICA! >>> http://www.youtube.com/watch?v=FPvX5GXF8z4

 

Mas vrike i trikymia mesa stin Egnatia
Mpoforia mas travane sta anoichta

Polonia si sentì cascare le braccia: “Ma, tipo, fa sul serio?”
“Cos’è sta ammazzando un gatto?” –sfotté Prussia.
“Essendo Grecia, ne dubito.” –scrollò le spalle il fratello.

 

Sa lathos na'nai i rota, poios paizei me ta fota?
Ki i plori mas travaei yia Grevena

 

“……”

Cina alzò la mano.

“Non sarebbe meglio qualcosa di un tantino più… veloce?”

“……”

Grecia sgranò gli occhi, nei quali si videro due lampi!

“?!?!?”

Dal silenzio, ecco da dietro le quinte piombare sul palco dei giovanotti armati di tromba, batteria, chitarra acustica e fisarmonica! Nonché un signore distinto con dei bei baffetti bianchi che prese il bouzouki di Grecia in cambio di una chitarra elettrica.

Tutti: “O__O”

Grecia: “E ANDIAMO!”

E in quel momento, Russia stappò lo champagne!

 

Se mia thalassa whiskey
Navagoi kai poios mas vriskei
Kai zalizetai treklizei, ol'i gi

 

E a quel punto, come si suol dire… non si capì più niente!

Sciolte le briglie grazie alle note dell’inaspettatamente trascinante esibizione di Grecia, il compleanno di Russia entrò nel vivo, col festeggiato tanto al colmo della gioia da spruzzare il pregiatissimo champagne di Francia sulle persone intorno a sé, prima di vuotare quanto rimasto!

 

Me kefali sourotiri
Kai t'amaxi trehantiri
Poios tou evale pidalio kai pani?

 

Con le mani cariche di bottiglie di bevande da ogni parte del mondo, il felicissimo Ivan roteava e roteava su sé stesso su un piede solo, danzando al ritmo della fisarmonica e delle chitarre.

Alcohol, alcohol, alcohol is free!

Alcohol, alcohol, alcohol is free!

 

Gridava Grecia.

 

Alcohol, alcohol, alcohol is free!
Alcohol is free, alcohol is free!

 

Alcol! Croce e delizia dell’umanità! Distruttore di sensi e di fegati e portatore di gioia e sincerità! E ce n’era tantissimo! Tantissimo!

Kyma kai lyssomanaei
Ki i gorgona na rotaei
Ma o Alekos ta'hei piei, kali kyra

 

Con la testa che gli girava, Ivan trottolò addosso ai tre baltici abbattendoli come birilli e, già che c’era, infilò una bottiglia nella bocca di Estonia, incitandolo con una sonora pacca a sgargarozzare quanto più poteva! Consiglio che avrebbe seguito lui per primo, e non solo lui!

Mesopelaga fanari
Re mas pirane hampari
Poios to pige to spitaki mou makrya, makrya

 

Nessuno poteva restare fermo in quel vortice di musica e sorsi.

Francia aveva sfidato Inghilterra a una gara di bevute di whisky al solo scopo di spassarsela nel vederlo sbroccare (e magari approfittarne per un bacio o una palpatina, o quel che capitava…)!

Prussia e Ceca avevano legato Germania e lo costringevano a fare da giudice della loro contesa versandogli tutti i tanti tipi di birra diversi lì riuniti direttamente con un imbuto!

Cuba e Canada, partito dopo il primo mezzo sorso di sangria, ballavano il can can abbracciati!

Mas vrike i trikymia mesa stin Egnatia
Mpoforia mas travane st'anoichta
Sa lathos na'nai i rota, poios paizei me ta fota?
Ki i plori mas travaei yia Grevena

 

Grecia approfittò della parte strumentale, magistralmente eseguita dal vecchio del gruppo, per recuperare la bottiglia di ouzo, il distillato d’anice greco che aveva nascosto dietro la cassa, e berne il più possibile prima che la sua voce fosse richiesta nel canto. Emise un soddisfatto sospiro e lanciò la bottiglia, che Russia agguantò al volo meglio di un cane da riporto!

De mas 'ftaigan ta whiskakia
Mpompa itan ta pagakia
Kai to skafos ehei rodes, telika

 

America invitò a ballare Giappone, il quale fu sballottato di qua e di là e alla fine si schiantò su uno dei divani, dove qualcuno gli mise in mano la terza bottiglia di birra della serata, che mandò giù senza pensarci.

Irlanda e Scozia diedero vita a una rissa tra ubriachi di prim’ordine per poi sedersi a bere ancora, scherzando e ridendo, per poi rialzarsi e riazzuffarsi di nuovo.

Veneziano era rimasto in mutante e Romano lo ricorreva per impedire se le togliesse, ed era rincorso da Spagna che, offrendogli insistentemente altro Gragnano, sperava facesse anche lui come il fratello.

Alcotest kai trohonomos
Den einai yia mas tromos
Katifora mes ti thalassa, archina

 

Gli effetti si fecero sentire sempre di più, e lo sbroccare e l’esagerare la fecero da padroni da lì in poi!

Prussia si ritrovò chissà come a pomiciare in un angolo contemporaneamente con Ceca e con Ungheria.

Lettonia, ebbro di tequila, tentò di strangolare Russia e vendicarsi di anni di vessazioni, ma questi pensò volesse ballare con lui e i due diedero vita ad un buffo valzer condito dalle imprecazioni mortifere del baltico.

Cina si era messo a ballare il kung-fu sotto il palco, con Giappone che, con un asciugamano arrotolato intorno la testa, gli gridava di denudarsi.

Alcohol, alcohol, alcohol is free!

Alcohol, alcohol, alcohol is free!

 

Alcol! Creatore di coppie di una notte o di tutta una vita, il più deprimente degli esaltanti e il più esaltante dei deprimenti! Forse nulla senza il condimento essenziale di tanti amici intorno!

 

Alcohol, alcohol, alcohol is free!
Alcohol is free, alcohol is free!

 

“ALCOOOOOOOOL!” –gridò Russia che abbracciava gente a caso fino a strangolarla. E in tutto ciò continuava a ridere, saltare, e girare, girare, girare.

La festa era un vortice pazzo che per un po’ avrebbe scacciato problemi e mestizia, e in quel vortice avrebbe ballato e girato fin quando sarebbe durato!

 

Alcohol is free, alcohol is free!

 

 

 

Le prime luci del mattino fecero irruzione dai finestroni, rischiarando il capannone. Erano semiaperti, e un filo d’aria puliva l’ambiente viziato e saturo dei vapori inebrianti dell’etanolo, il quale aromatizzava il fiato dei dormienti.

Il primo a svegliarsi fu ovviamente il resistentissimo Russia.

Resistentissimo si, ma non abbastanza da risparmiarsi i postumi. Pensava ne fosse valsa la pena, ma, cavolo, se faceva male!

Si alzò appena sulle braccia e gli sembrò di stare a testa in giù.

Sbatté un po’ gli occhi pesti: a breve ce ne sarebbero stati di mal di testa ambulanti lì dentro.

Sorrise. Alla fine si erano scatenati al punto da crollare tutti lì. Era stata una festa ben riuscita, l’unica vittima di cui ci si poteva lamentare era il batterista del complesso di Grecia: Seychelle, ciucca come tutti, lo aveva impacchettato col nastro adesivo e se lo era portato via a metà nottata. Chissà che fine aveva fatto…

Sbadigliò.

Il vecchietto coi bei baffi bianchi si stiracchiò e lo salutò alzandosi il cappello con cui aveva dormito. Russia lo ricambiò con educazione e quello si diede subito da fare per rassettare le apparecchiature del gruppo.

Bel tipo, pensò Ivan.

Prussia, dietro un divano iniziava a sua volta a dare segni di vita.

<< Porca miseria, ho la testa gonfia come un pallone e una gran voglia di vomitare… Ci siamo veramente scatenati. >>

Mentre i sensi pian piano gli si snebbiavano, iniziò ad avvertire delle presenze intorno a sé.

<< Eh eh eh! Vuoi scommettere che ora apro gli occhi e scopro che ieri sera ci ho dato dentro con una delle ragazze e ora me la ritroverò tutta imbarazzata che cerca di negare sia successo alcunché? >>

Un risveglio tipico, pensò.

<< Grande, apriamo gli occhi e vediamo un po’ con chi sono stato fortunato! Ceca? O magari Ungheria? Eh eh eh, alla faccia di Austria! >>

Si alzò lentamente e si guardò: nessuno in vista, ed vestito da capo a piedi.

“Ma…”

Si voltò e vide Ungheria risistemarsi i capelli devastati, e accanto a lei Ceca che si tirava giù il maglione!

“Que-questo non è mai successo, d’accordo?” –balbettò Ungheria.

“Mai e poi mai!” –arrossì Ceca nascondendo il proprio reggiseno dietro le spalle.

Prussia, in lacrime, sbatté la testa contro il muro e tornò a dormire.

Bielorussia e Ucraina avevano dormito l’una contro le spalle dell’altra ai piedi di quello stesso divano, dove stava russando frattanto America, con le chiappe scoperte e dipinte col pennarello di insulti di vario genere.

“Mi scoppia la testa…” –fece la maggiore.

“Sono già sveglia? O sto morendo? Mi sembra di star lasciando il mio corpo…” –bisbigliò la minore.

Ucraina si passò una mano tra i capelli: “… Biel… Lo so che mi hai visto versarmi la vodka nella scollatura e invitare Turchia a bere direttamente da lì, quindi non lo negherò.”

“Veramente no.”

“… Beh, ora lo sai.”

“Wow… Al confronto i miei baci bagnati al liquore con Lituania tutta la notte non sono niente…”

“Mettiamola così…” –continuò con la voce roca tipica del mattino post-sbronza- “Sono una tipa tranquilla e quando capita di divertirsi… voglio farlo per bene…”
Biel rise.

La porta del bagno accanto a loro si aprì e ne uscì barcollante una mummia, che poi si scoprì essere il fisarmonicista del gruppo a cui era stato giocato uno scherzetto con la carta igienica.

Un Francia in mutande intanto vagava per i cadaveri di palloncini, gli sbronzi, e le pozzanghere di vino che arricchivano il pavimento: “Uh, mamma mia… Ehm… Qualcuno ha…” –singhiozzò- “Qualcuno ha visto i miei pantaloni da qualche parte?”

“Sono qui.” –indicò Cuba accendendosi un sigaro e carezzando la testolina dorata di Canada che ancora dormiva sulle sue ginocchia.

Francia ritrovò le sue braghe sul divano su cui si era schiantato esausto Inghilterra: li stava usando come coperta.

“……”
Non aveva idea di come ci fossero finiti lì (una delle tante cose che non ricordava del party…), ma era una visione splendida! Si inginocchiò e guardò Arthur dormire come si guarda un dolce, bellissimo angioletto.

Aprendo gli occhi, questi si ritrovò lo sguardo “colmo d’amour” di Francis puntato su di sé.

“……”

Francis restò a lungo in silenzio, poi protese le labbra…

“……”

Ad Inghilterra non restò che usare la sua “coperta” come cappio per strangolarlo!

“COSA-CAVOLO-CREDEVI-DI-FARE-BRUTTO-FRANCIAROSPO?!?!?” –schiumò di rabbia stringendo il più possibile!

 

Si riprese anche Grecia, che, riuscito ad arrivare sul palco e a raggiungere il microfono, dovette aggrapparsi all’asta per non ruzzolare giù. Preso un bel respiro e puntellate la gambe, si chiarì la voce.

“Bella festa, vero? Se c’è qualcuno che non è una nazione che per caso sta ascoltando queste mie parole, ricordatevi che noi siamo molto resistenti, e non moriamo per cirrosi epatica. Quindi, per favore, se volete festeggiare alla grande, fatelo responsabilmente, va bene?”

“Ben detto!” –gli fece qualcuno dei mezzi-morti sotto il palco; gli arrivò pure qualche leggero applauso.

Fece per scendere dal palco, ma poi tornò sui suoi passi.

“Quasi dimenticavo… Qualcuno ha visto il nostro batterista?”

 

 

 

E col mistero della sorte del batterista si chiude qui questo party sfrenato. Mi raccomando, tenete sempre a mente il messaggio finale di Grecia: non c’è nulla di male ad alzare un po’ il gomito con i cari amici di sempre, ma noi siamo un tantino più “cagionevoli” dei personaggi, bellissimi certo ma pur sempre immaginari, di questa storia, e che molte volte le nostre sbronze possono non essere così divertenti…

Spero vi sia piaciuta, e che anche voi vi siate scatenati nel leggerla con la sua colonna sonora!

E se ve lo state chiedendo, si, stimo troppo quel tipo coi baffi che sta nel video U__U Ha dei baffi semplicemente meravigliosi!

Detto ciò, commentate!

 

PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!

  
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