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Autore: JessL_    21/05/2013    6 recensioni
Si dice che l’amore è cieco e che la sfortuna ci vede più che bene; Jessica ha sempre concordato in pieno... soprattutto da quando ha capito che non vede più Francesco solo come un amico. Dovrebbe, perché lui è fidanzato, perché si conoscono da una vita... e perché in un certo senso lo ha promesso a sua cugina.
Come andrà a finire? Jessica sarà veramente innamorata di Francesco?
E Francesco che cosa prova per la sua migliore amica?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Suvvia! Non cantate l’alleluia solo perché finalmente mi sono decisa a scrivere e a postare! U.U potrei offendermi. No, scherzo, avete ragione, dovevo metterci qualche giorno e invece ci ho messo un mese... MA! Eh sì, c’è un “ma”, ho preso la patente, quindi dovreste essere contente per me e soprattutto fingete di capirmi... l’ultimo periodo è stata tragico, ma vi dirò, le cose sembrano risalire. Quindi... quindi niente, smetto di parlare e vi lascio all’ultimo capitolo di questa storia. Eh sì, dobbiamo salutare Francesco, Jessica, Lea, Bec, Greta, Riccardo e Alessandro... e non scordiamoci di Sara! Ho adorato ogni personaggio e ogni vicenda che è accaduta. Spero anche voi e soprattutto mando un bacio alle persone vere di questa storia... non fate domande xD Buona lettura, ci rivediamo in una nuova avventura! ;)



 
Francesco – la stessa sera.
<< Non riesco a capire perché sono così sorpreso. La conosco, me lo sarei dovuto aspettare... ma Jessica non fa mai quello che ti aspetti. >> Sposto i miei occhi dal vuoto per guardare Elisa che senza fiatare mi affianca sul lurido scalino su cui sono seduto.
Non so quanto tempo sia passato da quando Jess se n’è andata, so solo di non essermi mosso, di essere rimasto su questo schifoso scalino, al freddo a fumare a tutto spiano.
<< Quindi ha scelto l’altro? >> Mi chiede giustamente lei. Inaspettatamente scoppio a ridere e mi passo una mano tra i capelli, fregandomi del fatto che siano ingellati e che potrebbero disfarsi. Al momento non riesce a importarmi nulla.
<< No. Non ha scelto nessuno. >> Continuo a ridere e lei non ribatte.
Elisa sbuffa e intreccia le mani tra le sue gambe per scaldarle. Non mi guarda, e sinceramente non so nemmeno che cosa le passi per la testa.
<< Che cosa ci fai qui? >> Le chiedo in un attimo di lucidità. Lei sorride e continua a non guardarmi.
<< Se te lo dico non ci credi. >> Aggrotto la fronte.
<< Mettimi alla prova. >> Ridacchia.
<< Fra, ti ho messo alla prova tante di quelle volte che posso assicurarti che neanche tu fai quello che ci si potrebbe aspettare. >> Abbasso lo sguardo e lei sospira. << Comunque stamattina Jessica è passata dal negozio e mi ha chiesto di passare la serata con te. >> Riporto lo sguardo su di lei e una miriade di pensieri mi affolla la mente.
<< Cosa? Perché? Vuol dire che tu sapevi tutto? >> Avete presente una bolla? Sento come una bolla che sta per scoppiarmi nello stomaco; è ovvio che io stia parlando di una bolla metaforica e che in realtà sia solo la rabbia che sta salendo a galla.
<< No! Secondo te se sapevo che cos’aveva in mente ti avrei chiesto chi ha scelto e come mai non è qui ad amoreggiare con te? Suvvia, non siamo a “Uomini e Donne”, quindi parla francamente e smettila di arrabbiarti con me, io non c’entro nulla! >> Ha ragione, perciò cerco di calmarmi e una volta che ci sono riuscito riporto la mia totale attenzione su di lei.
<< Come ha fatto a convincerti? >> Le chiedo dopo un paio di minuti di silenzio.
<< Non lo so. So solo che ero fuori con Angela e alla fine l’ho lasciata a casa per venire qui. Fra... tu ci tieni a lei, allora perché l’hai fatta andare via? >>
<< Bella domanda. Non lo so. Me lo ha chiesto in lacrime, voleva che la lasciassi andare e l’ho fatto. >>
<< Se ti chiedeva di buttarti sotto un ponte, lo avresti fatto lo stesso? >> Sospira e gesticolando, torna a parlare seriamente. << Senti... se ho imparato una cosa, e che quando tieni veramente a qualcuno, non lo lasci andare. Anche a costo di star male da morire. Vattela a riprendere. >> Alzandosi in piedi, mi sorride e si volta, ma io la fermo subito, afferrandole un polso.
<< Perché lo stai facendo? >> Elisa non mi risponde subito, ma quando lo fa, mi lascia senza parole.
<< Perché non rinnego niente del nostro rapporto, ti ho amato e nell’ultimo periodo sono stata pessima con te e con chiunque altro. Merito di stare bene e lo meriti anche tu. E poco importa se quella persona sarà Jessica. Posso sopportarlo. >>
 
<< Cavolo! Un minuto! >> Allontano il pugno dalla porta e aspetto trepidante che quella lumaca di Lea si decida ad aprire questa maledetta porta.
<< Ecco, ci mancavi giusto tu, quest’oggi! >> Mi volta le spalle e io la seguo guardandomi attorno. La casa sembra vuota e non so se lasciarmi prendere dal panico o meno.
<< Mi dispiace averti disturbata ma... dov’è? >> Lea mi squadra dalla testa ai piedi e allora io faccio altrettanto, notando solo ora che indossa solo l’accappatoio.
<< Ti prego... dimmi che c’è Riccardo di là... >> Lea scoppia a ridere.
<< No! Io, Jess, Greta e Bec abbiamo deciso di darci da fare l’una con l’altra. >> Stringo le labbra e lei alza un sopracciglio per invitarmi a sparare qualche altra stupida domanda.
<< Dov’è? Ho bisogno di vederla. >> Quasi m’irrigidisco quando noto la sua espressione cambiare radicalmente.
<< Non è con te? Non mi stai prendendo in giro? >> Scuoto il capo. << Quando sono tornata a casa, ho trovato un suo biglietto dove diceva che sarebbe stata con te. >>
<< Ci siamo visti ma poi è andata via. >>
<< Pensi sia andata da Alessandro? >>
<< No, a quest’ora sarebbe già tornata. >>
<< E da Alessandro c’è stata oggi pomeriggio. >> Dice Riccardo, attraversando il corridoio in boxer. Ci salutiamo con un movimento del mento e lui sparisce in cucina.
<< No, scusate, quindi cosa vorreste dirmi? Che non ha scelto nessuno? Che è sparita? >> Ora la domanda è: la mando in panico o cerco di sbrigarmela da solo?
<< Ma no, figurati... arriverà. Magari sta solo gironzolando senza meta. >> Mi guarda non convinta ma annuisce, perciò le raccomando di contattarmi subito non appena torna a casa e io mi rintano in macchina, cercando di capire dove sia finita.
 
Jessica.
Mi ero dimenticata quanto verde ci fosse in questo posto. Ma è sempre meglio il verde del bianco. Se avesse nevicato, o lo stesse facendo, probabilmente sarei già scappata a gambe levate.
In questo posto c’è anche troppo silenzio, eppure dovrei esserne contenta: è questo quello che volevo ma oramai è da troppo tempo che non passo interi giorni da sola, dove l’unico suono è quello dei miei pensieri o al massimo della musica del mio MP3.
Sto impazzendo, sono solo passati due giorni, eppure mi sembrano mesi.
Non ho sentito nessuna mia amica, nessun parente, e... beh, non ho sentito Francesco.
Sto cercando di convincermi che questa è la cosa giusta, che ho bisogno di un po’ di pace e che devo stargli lontana.
Quando ho pensato alla mia fuga, il primo posto che mi è passato per la mente è stata la casa dei miei genitori, ma poi sarei scappata anche da lì perché vederli amoreggiare anche alla loro età sarebbe stato un colpo al cuore, perciò sì, sono passata da casa loro, ma solo per prendere le chiavi di questo cottage dimenticato da Dio e mi sono messa in moto.
Quando ero più piccola ci venivamo spesso, ma una volta iniziate le medie... beh, chi aveva più voglia di passare il weekend fuori casa, lontano dagli amici e dai ragazzi?
In questi giorni ho reso questa abitazione fin troppo vivibile, talmente tanto che ora non c’è più niente da fare e mi sto annoiando a morte, perciò – stravaccata su un divano che sembra di un’altra epoca – decido di accendere il telefono e prepararmi ai mille mila messaggi di Lea.
-         Che fine hai fatto?
-         Mi sto preoccupando! Jess, dove sei?
-         Cazzo, ma rispondi?!
Sospiro e non vado avanti, ce n’è una decina, e questi tre mi sono bastati.
Guardo le chiamate perse e noto che ce n’è cinque di Francesco e altre delle mie amiche, ce n’è una anche di mia madre ma la chiamerò più tardi, lei sapeva dove andavo, di conseguenza posso chiamarla anche dal telefono fisso che c’è qui.
Persa tra i pensieri osservo il nome di Francesco che c’è sullo schermo ma non faccio altro che guardare, non pigio il tasto verde e nemmeno quello rosso per tornare alla schermata iniziale del telefono.
Sobbalzo quando sento suonare un clacson, non è molto vicino ma siamo in una strada isolata, che tra l’altro porta solo a questo cottage e ad altri due.
Senza rendermene conto, mi trovo sul portico, avvolta da una felpa di Fra che non mi fa gelare dal freddo e osservo una sottospecie di Jeep che si sta avvicinando. Mi sembra una macchina famigliare ma non saprei dire se la conosco o meno, e poi... nessuno sa dove sono.
O almeno, lo penso... ma la macchina si è fermata proprio nel mio giardino e per quanto io sappia perfettamente di dover tornare in casa e rinchiudermi e fare finta di niente, me ne rimango immobile, sul portico, col cuore a mille.
Quando la portiera si apre e vedo Francesco in piedi, che mi guarda con un’aria contrita, mi maledico per non essere entrata e nello stesso tempo mi faccio i complimenti per non averlo fatto. Lentamente chiude la macchina e mi si avvicina.
E io cosa faccio? Con le mie ciabatte antistupro, me ne rimango ferma, impietrita, e attendo finché non si ferma sul primo gradino del portico.
<< Bella felpa. >> Stringo e le labbra per non rispondergli male e cambio argomento, cercando di non fare i salti della gioia poiché mi ha trovata.
<< Come facevi a sapere dove fossi? >> Francesco sorride, ma non è uno di quei sorrisi belli, pieni e divertiti... è solo uno stiramento di labbra.
<< Non lo sapevo. Ma d’altronde sono la persona che ti conosce meglio. >> È vero, ma nello stesso tempo non gli credo, e quando mi rendo conto di aver alzato un sopracciglio, le sue labbra si stendono un po’ di più – rendendo quel sorriso quasi più vero e divertito.
<< Ok, lo ammetto... ho scongiurato tua madre di dirmelo. E ha funzionato. >>
Mia madre! Ecco perché ha tentato di chiamarmi, voleva avvisarmi.
<< Beh... perché sei qua? Hai fatto un viaggio a vuoto, sappilo. >> Cerco di muovermi, di disincrociare le braccia, ma tutto è inutile, il mio corpo non risponde al mio cervello.
<< Finché si tratterà di noi, non sarà mai un viaggio sprecato. A costo di doverti seguire in capo al mondo. >> Il mio cuore perde qualche battito ma credo – spero – che non traspaia nulla dalla mia espressione.
<< E questa dove l’hai sentita? In un biglietto del biscotto della fortuna? >>
<< Veramente me l’ha detta Elisa. Anche se... non proprio così. Sai, >> Sale di un altro gradino e ora anche il mio respiro si fa più veloce. << aveva ragione. Quando tieni a qualcuno, puoi litigarci, ammazzarti di botte e di parole, ma alla fine non le lasci via d’uscita: la segui. Le stai accanto e cercherai sempre di averla accanto. >>
<< Tipo uno stalker. >> Cerco di buttarla sull’ironia, e stranamente ci riesco, poiché riesco a farlo ridere e a farsi passare una mano tra i capelli. Dio! Quei capelli che sembrano così morbidi. E che in effetti lo sono.
<< Esatto. L’unica differenza è che lo vuoi anche tu. Ti sei rintana qui, quando l’unica cosa che dovresti dirmi è: voglio stare con te. >> Cerco di deglutire.
<< E perché pensi che io voglia dire una cosa del genere? >>
<< Lo so e basta. >> Scrolla le spalle. << Perché siamo amici? Che cos’abbiamo fatto per volerci bene? E perché la nostra amicizia è durata tanto? E perché adesso ti amo e non voglio perderti? >> Ok. Stop. Aspettate. Che cos’ha detto?
<< Mi sono persa un pezzo. >> Francesco sorride e io mi rendo a malapena conto che le mie braccia non sono più attaccate al mio petto, ma bensì a penzoloni accanto al mio busto.
<< Non ti sei persa niente, perché io ora sono qui... e sono venuto per te. Per stare con te. Per iniziare... beh quel che sarà. >>
<< Per iniziare quel che sarà? >> Chiedo divertita. << Quanto sei romantico! >>
Nonostante sorrida, quando riprende la parola, è serio. << Non buttarla sullo scherzo. Ti amo, Jess. E anche se tu non sei pronta per dirmelo... amen. Aspetterò quel momento. Non voglio perderti perché senza vederti arricciare il naso quando qualcosa non ti va a genio, perché non poterti sentir ridere o vederti mangiare come un piccolo maiale... io non posso stare bene. Chiamami egoista, ma voglio stare con te. Voglio viverti a trecentosessanta gradi, anche se questo dovesse significare averti solo come amica. Mi sacrificherò, ma non ti lascio andare. E dovunque andrai, io ti raggiungerò... anche se quest’ultimo pezzo sembra più da stalker che da ragazzo innamorato. >> Scoppio a ridere e percepisco una mia lacrima solcare la guancia. Francesco sale anche l’ultimo gradino e la scaccia delicatamente, guardandomi negli occhi sorridendomi.
I suoi occhi sono luminosi, sinceri e pieni di... amore, o comunque di affetto. E io?
Cosa posso fare?
<< Nella vita bisogna prendere al volo ogni occasione, vero? >> Annuisce, e la speranza sembra avvolgerlo.
<< Promettimi solo una cosa: cerca di non farmi affogare nella Nutella. >> Mi guarda stranito e ride.
<< Anche se non so che diamine possa significare... te lo prometto. >> Con un mega sorrisone, gli butto le braccia al petto e assalgo la sua bocca.
 
Non so cosa mi porterà il futuro. Sicuramente tanta merda... ma perché non credere che possa esserci anche un po’ di beatitudine? Magari con la mia Nutella umana.
   
 
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