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Autore: Fanelia    22/05/2013    9 recensioni
Storia introspettiva. Viaggio attraverso le emozioni del protagonista.Una leggera ascesa prima di una caduta a picco nella valle della disperazione. Riuscirà a riprendersi e andare avanti?
Perdetevi con lui sulle vie del suo inferno personale.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Terrence Granchester
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Certo che ti farò del male.
Certo che me ne farai.
Certo che ce ne faremo.
Ma questa è la condizione stessa dell’esistenza.
 Farsi primavera, significa accettare il rischio dell’inverno.
Farsi presenza, significa accettare il rischio dell’assenza.”
-Antoine de Saint Exupéry -

All’anagrafe Terence Graham Granchester, o meglio, il Duca di Granchester.
Per il mondo Terence Graham, l’attore shakespeariano consacrato da Broadway.
Per me un’anima in pena che vagava su questa terra alla ricerca di un barlume di felicità.
Caro lettore, se leggi le mie parole probabilmente sarò passato a miglior vita e, chissà, forse avrai trovato questo vecchio quaderno ingiallito in una biblioteca.
L’avevo nascosto nel castello ereditato da mio padre, alla sua dipartita, nella mia amata Scozia, la terra che non solo mi diede le origini ma che vide fiorire il mio unico e solo grande amore.
La mia adorata Scozia dalla quale sono fuggito per paura del dolore, per non rievocare la sofferenza che mi procurava vedere il mio castello e i luoghi a me cari condivisi con la mia Venere.
Cosa ne ho fatto?
Non è ancora il momento di raccontartelo.
Avrei tanto voluto venderlo, per liberarmi di quel ricordo così ingombrante, così opprimente che non mi permetteva di respirare e mi toglieva il fiato. Ma la vita sai, a volte è imprevedibile.
Se ti va di proseguire nella lettura, ti porterò con me sulle strade del mio inferno personale.
Sono lastricate di tanti abbandoni e di tanto dolore perciò, ti prego, preparati.
Che non si dica che ti abbia portato fin lì privo delle armi necessarie per difenderti.
Ma ci si può realmente schermare da tanta sofferenza? Pensi di essere così forte, così maturo, così invincibile da non essere sopraffatto dalla mia storia?
Quando vedrai della nebbia fitta avvolgerti e quando ti sembrerà quasi di soffocare, sappi che è solo il dolore che la mia anima ha provato a lungo.
All’improvviso poi, forse, sorgerà il sole e questa desolazione svanirà.
Ma sii paziente, te ne prego.
Affido a te, e a queste pagine, la storia del mio amore tormentato.
Ti chiederai se questo amore non fosse ricambiato? E se fosse tormentato per quello?
Mi spiace deluderti, ma lo era,contraccambiato intendo, eccome!
Forse lo scopersi troppo tardi, o forse troppo presto, ero troppo giovane per decidere, troppo immaturo per una tale responsabilità, troppo sciocco e troppo cieco per vedere a cosa ciò ci avrebbe portato.
Caro amico, posso chiamarti così?
Tu non sai quanto male le ho causato.
Non importa quanto dolore, quanta sofferenza possa aver attanagliato la mia inutile esistenza, la cosa che non mi sarei mai perdonato era l’averle ridotto il cuore in pezzi.
Tutto tace lì fuori, si avvicina la vigilia di una data importante per me.
Fra pochi giorni sarà il 31 dicembre.
Ah no, non è una semplice fine dell’anno mio compagno di sventura, è il giorno della mia rinascita.
 Sì, hai letto bene, della mia rinascita, non sono ammattito.
Quell’ infausto giorno in cui mia madre mi rifiutò e mi cacciò, il destino mi ricompensò con un dono più grande.
Una morsa mi attanagliava il cuore, lo stomaco, me ne stavo lì a guardare l’America diventare sempre più piccola mentre lentamente spariva all’orizzonte e a dare un ultimo addio alla mia odiata e amata genitrice. La nebbia fitta nascondeva le mie lacrime: sì, era vero, stavo piangendo anche se le dissi che se lo era immaginato.
Il gelo della notte mi faceva da mantello, nella sala grande tutti festeggiavano, bevevano, scherzavano e ridevano, il mondo era pronto a dare il benvenuto all’anno nuovo mentre io affogavo nella mia sofferenza.
E poi eccola lì, una chioma bionda, due smeraldi luminosi, un nasino ricoperto da una miriade di lentiggini.
Stava per andarsene, l’avrei persa se non le avessi parlato chiedendo chi fosse.
Chi osava disturbarmi? Non avevo nemmeno il diritto di dare l’estrema unzione all’ultimo pezzo della mia anima?
Ma poi lei cominciò a parlare e io non potei non guardarla.
Mi disse che credeva di avermi visto piangere ed io non solo le risposi che si era sbagliata, ma la presi in giro per quel suo ridicolo naso schiacciato e quel mare di efelidi che mi fecero innamorare. Che sciocco!
Ricordo ancora cosa replicò, lei era fiera di indossare le sue lentiggini, addirittura ne aveva cominciato una collezione  e mi accusò di essere geloso perché non ne  possedevo di mie!
La salutai affibbiandole un soprannome, Signorina Tutte Lentiggini che si sarebbe trasformato, poco dopo, in Tarzan Tutte Lentiggini.
Chi avrebbe mai detto che anche lei stava guarendo da un dolore insormontabile.
L’avrei scoperto a caro prezzo, e avrei lottato con tutte le mie forze contro quel tormento, contro quel ricordo che mi rendeva così geloso da farmi ribollire il sangue!
Mi vergogno ad ammetterlo ma forse a tratti arrivai ad odiare e ad invidiare un defunto.
Anthony ...  Persino il nome suonava più dolcee delicato del mio, come una soavemelodia per le orecchie.
Era per lui che mi aveva scambiato quella sera, motivo per cui si era avvicinata furtivamente.
Sono stato troppo stolto per vedere, per ringraziarlo, ma adesso, vecchio e maturo, posso confessarlo, so per certo che è stato lui a portarla da me,  me l’ha affidata affinché la proteggessi.
Se solo anche tu avessi saputo ciò che le avrei fatto vivere, forse … o forse avevi visto lontano Anthony?
 A distanza di anni posso dirti grazie?
Lasciamo che sia un segreto fra noi, uno di quei segreti che si condividono fra uomini …
Scusami, caro compagno, ti ho trascurato, e forse parte del mio delirio ti sarà sembrato tale.
Pazienza caro amico, e vedrai, capirai.
Ma dove eravamo rimasti?
Vuoi che ti racconti della mia infanzia?
Aspetta, non ti ho detto la parte migliore? Ma forse a quest’ora avrai già capito chi sono?
Sì, sono proprio io, il figlio di una relazione illegittima, di una relazione non consacrata dalla chiesa.
 Mia madre? In che anno siamo? Chissà se la conosci, Eleanor Baker, una bellissima attrice americana.
La mia mamma! Ebbene sì, anche io ho avuto una “mamma”, anche se sono stato il primo a  credere che non fosse così.
Puoi forse biasimare mio padre per aver perso la testa per lei? Una creatura eterea, bella da mozzare il fiato, dolce più del miele, radiosa più del sole. I suoi zaffiri blu … li ho anche io sai, sono stati loro a fare perdere la testa alla mia venere, limpidi e luminosi quando lei era con me, un oceano in tempesta quando il destino me la strappò.
Spero che tu non ti sia già stufato di me.
Se così fosse, ti prego non continuare a leggere, non sentirti obbligato.
Non voglio muoverti a pietà, vorrei solo essere letto e capito, se possibile. Vorrei liberarmi di questo dolore che mi sono portato dentro per anni. Vorrei …
Ma permettimi di indugiare ancora su mia madre. 
Una bellissima donna, agli inizi della propria carriera. Ebbe la sfortuna di incontrare il suo unico grande amore, il Duca Richard Granchester, e di perderlo … e sì, ora che mi ci fai pensare proprio come successe a me. Ma la vita … no, non posso ancora svelartelo …
La vita le fece un regalo, solo a posteriori posso definirmi così.
Da quell’amore finito così male, stroncato per ragioni di orgoglio e pregiudizio, per ragioni di nome e casato, per la codardia di mio padre, nacque un’anima innocente, segnata fin dalla nascita da origini che avrebbe disconosciuto, rifiutato …
Ero solo un bambino quando lui mi strappò alla cure amorevoli di mia madre.
Fece leva sul suo senso di colpa, dicendole che avrebbe potuto offrirmi molto più di lei.
 Se solo lei avesse saputo che era di soldi che mio padre parlava, non di affetto, non di amore, non di carezze … ma era giovane e credeva di avere poco da offrirmi, con mio padre avrei avuto un futuro, un nome, sarei stato rispettato.
Non poteva certo immaginare che avrei trascorso la mia infanzia  in uno sgabuzzino, a scontare punizioni inflittemi dalla moglie di mio padre perché le ricordavo il frutto dell’unico amore del  gelido Richard.
Lei mi odiava.
E mio padre, assente, lasciava che la mia matrigna sfogasse su di me la propria frustrazione.
Crebbi con un’indole ribelle, ero come una tigre in gabbia che voleva  scappare, graffiare, dilaniare, strappare con denti ed artigli.
Le violenze di mio padre, le sue botte continue per le mie ribellioni, lasciavano lividi ben più profondi di quelli sul mio corpo, macchie violacee che incupivano la mia anima.
Caro amico stai leggendo ancora? Riesci a sopportare ciò che ti sto raccontando?
Immagino che non sia facile leggere senza farsi coinvolgere del dolore di un bambino innocente , rimanere impassibile,non provare la sua angoscia, non provare il desiderio di salvarlo, di sottrarlo a tutta quella sofferenza che rischiava di rovinargli la vita e di segnarla irrimediabilmente.
Ma ti prego non crucciarti, è troppo presto per provare empatia per me, non siamo che all’inizio delle sventure riservatemi dal fato.
Vedi quella porta? E’ solo l’ingresso dietro il quale si diramano le vie della mia espiazione.
Mi chiesi diverse volte se esistesse un dio, e se fosse in collera con me per essere il frutto di un amore proibito.
Quando mio padre decise di confinarmi in un collegio londinese, una scuola per veri signori, allontanandomi definitivamente dalla sua vita e dalla sua vista, fu solo allora che cominciai a vivere.
Non potevo certo immaginare che lei sarebbe stata lì.
 Ricordo ancora quando la scorsi quella mattina a messa.
Non potevo credere ai miei occhi, si trovava lì, nella mia stessa scuola.
Il destino la aveva posta nuovamente sulla mia strada.
Finsi di non vederla, troppo orgoglioso per ammettere di averla riconosciuta, ma il mio cuore, più saggio di me, l’aveva già riconosciuta eccome. Gridava, voleva che anche gli occhi, che anche la mente capissero.
Quanti episodi potrei raccontarti, se ne susseguirono di felici e di terribilmente tristi.
Cominciamo dall’inizio ti va? Sono anziano ormai spero che la memoria non mi inganni.
Ti ho detto della funzione religiosa vero?
E del giorno in cui la salvai da quel verme di suo cugino?
Avevo intuito che le intenzioni di quel vile non fossero fra le più nobili, la stava seguendo con i suoi scagnozzi.
La sentii strillare e vidi che cercava di divincolarsi dalla presa di quell’animale.
La rabbia che mi assalì fu indescrivibile. Riuscii a farli scappare e la sottrassi alle grinfie di quell’essere.
 Lei mi guardò sorpresa;  incontrai nuovamente i suoi bellissimi occhi verdi e corsi il rischio di perdermici.
Sarei potuto annegare in uno sguardo tanto limpido, così pieno di gioia di vivere.
Intuii che stava per ringraziarmi e placai il suo entusiasmo: le dissi che l’avevo salvata solo perché non tolleravo ingiustizie, non certo per farle un piacere.
Ero proprio un giovane acerbo, totalmente inesperto di sentimenti e amore.
La stavo allontanando, non le davo modo di avvicinarsi, solo adesso mi rendo conto di quante volte la respinsi per paura di essere ferito. L’amore non era per me, non l’avevo mai conosciuto, le uniche persone che avrebbero dovuto amarmi avevano finito l’una con l’abbandonarmi  ( parlo di mia madre, a quei tempi credevo che mi avesse lasciato e dimenticato, ti spiegherò meglio più avanti), e con l’impartirmi lezioni l’altro (è inutile dirti che mi riferisco a mio padre). Come avrei potuto essere pronto per ciò che il destino aveva in serbo per me?
Mi arrabbiai molto perché se la presero con la mia Venere: cercarono di offenderla ricordandole le sue umili origini, ma cosa ci fosse di male nell’essere un’orfana, questo non riuscii ad afferrarlo.
Lo fecero per ferirla, non sapendo che avrebbero ferito anche me.
E così non mi tirai indietro e feci assaggiare loro i miei pugni.
Forse non mantenni un comportamento consono ad un “duca”, chissà, però ribollivo di rabbia che premeva per esplodere e mi sembrava giusto punire quegli screanzati. Dovetti fare capire loro che chiunque avesse osato toccarla se la sarebbe vista con me.
Solo lei non capì il vero motivo del mio gesto. Per quanto le mie parole le mentirono, se avesse guardato a fondo nei miei occhi forse vi avrebbe letto … ma forse si sarebbe spaventata …
Quando mi guardò stupita osai chiederle se si aspettasse un mio bacio.
Potei leggere nel suo sguardo che si interrogava, si chiedeva se mi ricordassi di lei!
Ma che sciocca, come avrei potuto dimenticarla?

“Ride delle cicatrici chi non è mai stato ferito.
  Ma, piano, quale luce erompe da quella finestra?
E l'oriente, e Giulietta è il sole! Oh, sorgi bel sole,
e uccidi la luna invidiosa che è già malata e pallida di rabbia,
perché tu, sua ancella, di lei sei tanto più bella. “

-Romeo e Giulietta- Shakespeare 

  
 
Sei stanco?
Ti racconto di quando mi trovò sulla “sua” collina?
Eh sì, la nostra rinomata scuola vantava una collina con una vista mozzafiato!
Entrambi ne volevamo rivendicare il possesso e dovemmo giungere ad un compromesso.
Per me fu solo un pretesto per poterla rivedere. Avrei potuto trovare un altro angolo dove passare il tempo in solitudine e trincerarmi fra le mie angosce e le mie paure, ma in realtà a quel punto cominciavo a desiderare di essere salvato, e solo lei poteva farlo.
Lei mi proibì di fumare se volevo dividere con lei quel luogo, ignara del suo potere e del fatto che avrei fatto di tutto per lei … cos’era smettere di fumare se obbedendole avrei potuto trascorrere dei momenti con lei? Avrei avuto accesso a parte del suo tempo, avrei avuto modo di conoscerla meglio.
Ma cosa sentono le mie orecchie? Stai forse ridendo di me mio caro lettore?
Ridi di un giovane cuore e dei suoi primi sussulti d’amore?
Se è così, non sei degno di leggere, non voglio condividerli con te.
Non stavi ridendo? Ho sentito male? E allora ti chiedo scusa.
Mi preghi di riprendere il discorso?
Penso che dovrai attendere fino a domani. Sono stanco, il mio letto mi chiama e  …
Mi chiedi il suo nome?
Ah sì, certo, a questo  posso rispondere.
Lascia che lo sussurri … perché anche solo l’evocare il suo nome mi investe con una brezza d’amore alla quale non so resistere. Perdona la mia debolezza, non fosse altro perché sono stanco e affaticato a causa dell’età, ma credo che avrai capito che sono un cuore con profonde cicatrici.
Candice White Andrew, o semplicemente Candy, la mia Candy.
E’ questo il suo nome!
Oh non innamorarti di lei, so che correrai il rischio se continuerai a leggere, ma sappi che non potrei mai condividerla con nessuno. Lei è la mia ninfa.
Prendi nota, sii gentile, ricordami che devo raccontarti della notte in cui si avventurò al di fuori della scuola per procurarsi delle medicine per questo sciocco ragazzo che si era ubriacato, per affogare i propri dolori, per contravvenire alle regole ed era stato coinvolto in una rissa.
Eppure anche quella volta il destino mi mise sulla sua strada, anche se lo scoprii in ritardo.
Perdonami, uno sbadiglio, ad una certa età non si dovrebbe fare così tardi.
Ora spengo la luce e ti auguro una buona notte.
Spero che tu non dorma sonni turbati per colpa mia.
A domani amico.


Disclaimer: nè i personaggi, nè tanto meno la storia originale a cui mi rifaccio e cui molto spesso citerò, mi appartengono.Tutti i diritti sull'originale e sui personaggi spettano solo ed esclusivamente all'autrice e alla casa editrice in questione. La mia opera non viene pubblicata a scopo di lucro per tanto non lede le leggi vigenti sul diritto d'autore.
La storia per la sua natura farà spesso riferimento all'originale e per rendere la lettura agevole nonostante la necessità di differenziare ed evidenziare ciò che viene riportato dall'originale userò la forma del corsivo.
   
 
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