Aerials
Autore:
Sacchan. E sono autrice,grazie
Titolo: Aerials...titolo dovuto alla canzone dei Soad che mi ha fatto
tornare a scrivere la fic dopo il blocco.
Paring: Sylar/Mohinder quindi una bella Mylar!
Rating: R per la tematica,non tanto per le scene
Disclamer: I personaggi di questa fan fiction sono tecnicamente tutti
belli che maggiorenni. Purtroppo non ho diritti di nessun genere sulla serie
Heroes,e se li avessi mi terrei Peter-Milo come peluches in camera. Insomma non
ricavo un centesimo manco per solidarietà a scrivere questa cosa,ma viene
soddisfatta la mia pazzia.
Avvertenze: Storia Slash che implica rapporti tra due uomini,spoiler per
l’episodi 18
Dediche: a tutte/i le/i fan di Sylar,di Mohinder e della coppia
Sylar/Mohinder.
Ed era lì,davanti allo schermo del portatile,gli occhi che rileggevano la stessa
riga in continuazione. Non riusciva ad andare avanti.
Immobile,sorpreso,atterrito.
Tutto coincideva,il giorno e l’ora e il luogo,anche se non aveva bisogno di
quell’ulteriore conferma ai suoi dubbi che erano una concreta certezza. Si voltò
lentamente,il cuore che era salito in gola e lì batteva prepotente,quasi a voler
sfondare la pelle e uscire libero.
E l’altro era lì,sdraiato sul letto,ancora addormentato placidamente sopra le
lenzuola. Sdraiato su quello che non era il suo letto. Dormiva come se nulla
fosse,un espressione angelica sul viso allungato. I vestiti erano sempre quelli
di tre giorni prima,infondo erano appena ritornati dal loro viaggio.
Lentamente fece tornare lo sguardo sul monitor. Rilesse quella riga che oramai
da minuti era l’unico suono fisso della sua mente,un eco distante eppure ben
comprensibile. Improvvisamente fu assalito da un ondata incontrollata di
pensieri,sensazioni e sentimenti. L’aveva trovato,Sylar l’assassino di suo padre
e chissà di quanta altra gente. Si alzò,lentamente,quasi avesse paura,senza fare
rumore. Si fermò sullo stipite della porta appoggiandovi una mano per
sostenersi. Fissò quel Bell’Addormentato e scosse la testa.
L’aveva trovato.
Era lì,era nel suo letto.
E cosa peggiore di tutte,lui gliel’aveva permesso. Era stato lui a farlo entrare
in casa propria,a fargli uccidere quelle persone. Lui e il suo troppo buon
cuore.
Non mosse un passo verso l’interno della stanzetta da letto,ma né tornò davanti
allo schermo o fece qualsiasi altra cosa di un qualsiasi rigore logico.
Rimase semplicemente a guardare Sylar che si riposava con
naturalezza,indifeso,apparentemente debole.
Si pentì di averlo portato con sé in quel viaggio,di essersi lasciato
coinvolgere dalla situazione che sembrava perfetta.
Mosse un passo verso l’interno della stanza,cauto e guardingo,come se Sylar
potesse svegliarsi da un momento all’altro e ucciderlo come aveva fatto con
altra gente. Si fermò al capezzale dell’altro e sospirò. Era stato fin troppo
ingenuo e la cosa peggiore era che a pagarne il prezzo erano altri innocenti che
morivano assassinati brutalmente mentre lui giocava al novello Darwin.
Posò una mano sulla fronte di Sylar,lentamente poi la spostò sulla gota e sulla
guancia in una carezza lenta e gentile,ma non potè impedire alle dita di tremare
al pensiero che quello che aveva di fronte era l’assassino di suo padre.
”Avresti dovuto dirmelo” sibilò chinandosi appena verso l’altro. Il tono duro e
insieme amareggiato “Avresti dovuto avvertirmi,almeno non mi sarei fatto
trascinare così tanto!” continuò con lo stesso tono deluso e sconfitto. Tornò
improvvisamente con la schiena dritta e si avvicinò alla finestra. Fissò il
proprio riflesso nel vetro e scosse la testa.
Ti sei fatto fregare. Come un idiota. Ci sei cascato in pieno. Non potevi dargli
soddisfazione maggiore,e questo lo sai bene.
Sospirò di nuovo,gli occhi catturarono la figura addormentata di Sylar che
si muoveva appena,come infastidita con ritardo dalla carezza gentile dell’altro.
Gli hai dato i nominativi che erano sulla lista. E,ancora peggio,l’hai
portato tu da alcuni di loro. Gli hai condannati a morte Mohinder. Uno ad uno.
Rimase a fissare Sylar,provò ad immaginarlo nelle vesti di assassino,provò
ad immaginarlo chino sul cadavere ancora grondante di sangue purpureo;i corti
capelli che non celavano le sopracciglia contratte,le labbra deformate in un
soddisfatto e sadico sorriso,le mani occupate chissà con quale arnese di morte.
Quell’immagine,così contrastante con quella che vedeva nel riflesso del vetro
trasparente-unico ostacolo alla luce del primo mattino che accarezzava
Manatthan,gli fece rivoltare lo stomaco e contrarre tutti gli altri organi.
”Assassino” sputò quella parola con difficoltà e rammarico,sempre rivolto al
riflesso di Sylar-come se voltarsi impedisse ai pensieri di legarsi e formarsi
congruamente.
Le tempie iniziarono a pulsargli pericolosamente,annuncio di una buona
emicrania,e la lucidità iniziò a venire ben soggiogata dal panico e dalla
stanchezza.
Era davvero stanco fisicamente:tre giorni di viaggio continuato non l’avevano di
certo rilassato anche se al suo fianco aveva Sylar che si era rivelato la più
piacevole delle compagnie. E ora era stanco,improvvisamente assuefatto di bugie
e menzogne,perinodi tenere gli occhi aperti e la mente razionale. Con l’indice e
il medio di entrambe le mani iniziò a massaggiarsi entrambe le tempie:piccoli e
rilassanti movimenti circolari aiutati dal buio della mente creatosi grazie allo
scudo della palpebre ora abbassate a coprirgli gli occhi. Gli sembrò di
fluttuare,più leggero,più disteso,più rilassato,in un oblio di silenzio e
ritrovato equilibrio.
Non c’era più Sylar ad ossessionato e a braccare i suoi pensieri,non c’era più
Sylar a mentirgli e a sfruttarlo per i suoi scopi. Non c’era più Sylar ad
addomesticarlo con baci troppo invitanti.
”Assassino e amante” mormorò Mohinder riaprendo gli occhi trovandosi costretto
ad affrontare quella verità appena pronunciata con nuova fatica e stanchezza- e
poco cambiava se gli occhi erano aperti o chiusi,oramai aveva reso quel pensiero
reale e concreto,quasi tangibile e impresso nel vetro che era tiepido contro il
lato sinistro del suo volto. La luce soffusa che riusciva a filtrare era ancora
abbastanza opaca per essere accompgata da un sentore di frescura. Sentì
freddo,sentì nostalgia per quei giorni vissuti nell’ignoranza,ma in una strana
ed idilliaca normalità.
”Bene,ora cosa faccio?” si chiese ad alta voce ironicamente e quasi divertito
“Ho un assassino che dorme nel mio letto dopo aver avuto il mio permesso” un
nota di rabbia colorò quell’affermazione sprezzante e crudele.
Si voltò,finalmente affrontò non il riflesso,ma il concreto,il reale. E tutto si
lacerò anche più profondamente di come era lacerato prima. L’assassino del
padre,l’amante del figlio. Il carnefice e l’ammaliatore.Il macellaio e il
seduttore.
La logica avrebbe voluto che Mohinder prendesse il telefono,chiamasse il 911,e
lasciasse la questione in mano alla polizia che stava cercando Sylar da un
infinità interminabile di tempo. Eppure sapeva che era un rischio per la
polizia,del tutto impreparata a quell’esempio di evoluzione ,e soprattutto la
Vendetta non rimaneva facilmente zitta nel suo riposo,anzi,era insonne quanto
lui. Ma c’era una parte di lui che non poteva sopportare quella giostra di morte
e di soddisfazione che Sylar avrebbe iniziato se avesse deciso di farsi vendetta
da solo come stava disperatamente agognando. In quel modo,seppur dalla parte del
giusto,si sarebbe messo all’infimo livello dell’altro.
E non poteva ignorare quanto fosse forte il potere ammaliatore di Sylar su di
lui. Anche se non sapeva quanto reale. E,anzi,iniziò a pensare che fosse tutto
parte di un piano;ogni sguardo,ogni parola,ogni carezza,ogni bacio.
Il bell’addormentato decise di svegliarsi;un mugolio indistinto all’armò
Mohinder e gli diede il tempo di tornare in salotto e chiudere la pagina con
l’articolo su Zane che ancora troneggiava a schermo pieno,rivolto verso
l’ingresso della camera. Il rumore del battito del cuore dell’indiano,accelerato
in maniera febbrile,arrivò come un martello pneumatico alle orecchie di Sylar
che decise di usare il cuscino come scudo tra lui e i rumori che lo
perseguitavano anche quando era in balia il sonno durante il quale era
insopportabile ogni minimo suono,anche se nel dormiveglia non riusciva mai a
distinguerli chiaramente e ciò era una gran fortuna.
Quando Mohinder si accorse di avere ancora un po’ di tempo si guardò
febbrilmente intorno: doveva escogitare il prima possibile un piano
che,soprattutto,funzionasse. Con la mano destra aprì il cassettino della
scrivania dove,sotto qualche fogliaccio non ben distinto,troneggiava una
semplice pistola. Infondo non aveva bisogno di ghirigori o grandi
lavorazioni;bastava che sapesse sparare un unico colpo. Al resto avrebbe dovuto
pensare lui,senza lasciarsi prendere dal panico e senza farsi accecare dalla
Vendetta. Appena si rese conto di quale compito gli gravava sulle spalle tornò
nuovamente a sedersi,lentamente con una mano chiuse il portatile come se la luce
dello schermo potesse distrarlo, e cercò di formulare un nuovo piano. Se la
polizia era in pericolo,lui non era da meno con solo una pistola. Sapeva di cosa
era capace Sylar –almeno in parte, e sapeva che lui non era capace di fare
assolutamente niente di speciale che gli potesse garantire anche il solo
pensiero di riuscire nella sua impresa. La luce andava via via a farsi più
intensa e più limpida accarezzando tutte le pareti dell’appartamento di tutte le
stanze portando con se lo scorrere inesorabile del tempo che sembrava stare alle
spalle di Mohinder come un avvoltoio pronto ad avvolgere con i caldi raggi
solari del mattino.
”Che situazione….” Mormorò per poi sospirare. Si appoggiò meglio alla sedia
cercando una posizione più comoda e che lo aiutasse a rilassarsi,anche se-si
rese conto con il senno del poi,era impossibile. Davanti agli occhi gli
scorrevano fin troppe scene,vissute da troppo poco per poter essere avvolte da
un margine di dubbio,e invece erano spietatamente chiare. Rigirò tra le mani la
pistola osservandola nel suo complesso iniziando a chiedersi se davvero era
capace di quel gesto,se davvero era nella sua natura essere così freddo e
impassibile per quei secondi che servivano per prendere la mira e premere il
grilletto e attendere finché il proiettile non avesse colpito il bersaglio.
Improvvisamente si alzò dalla sedia e si andò a frugare nello scatolone dove
aveva riposto le cose di suo padre;Cartelle,appunti,un agenda,bigliettini,vari
farmaci e fu su quelli che si concentrò finché non trovò ciò che cercava.
Strinse nella mano destra la boccetta aggrappandosi,quasi,ad essa come sua unica
speranza. Quasi fosse un brindisi il farmaco e le tazze poste sopra la macchina
del gas urtarono in un rumore cristallino.
” A noi due Sylar” mormorò solennemente prima di versare qualche goccia in una
delle due tozze tazze,quella di sinistra,iniziando in quel modo quello che era
il suo piano di vendetta.
-End-
Commenti dell’autrice:
Finita anche questa Mylar,presumo l'ultima dell'antologia che in ordine è
Aenigma-Aerials-Vorrei Solo non Fosse Amore. Che dire...visto che,oramai si
sa,adoro l'incongruenza di Mohinder ho deciso di buttarmi a capofitto in una fan
fiction centrata sul suo punto di vista. Quale momento migliore se non la
scoperta dell'inganno? Na,nessuna. Ho cercato di essere il più coerente
possibile.
Poi ne approfitto per ringraziare i commenti alle altre MYLAR e altre fan
fiction di Heroes. Soprattutto fa piacere quando qualcuno ti scrive che sei
riuscita a fargli scordare quasi che era una fic slash,o che ha letto la nuova
pubblicazione perchè ha letto il tuo nome. Mi fa piacere,davvero. Un grazie di
cuore.
Vediamo quanto sono riuscita con questa!
E non scordate di passare su
Her Slash Majesty troverete una sorpresa per Natale