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Autore: Alex96_    23/05/2013    4 recensioni
Magnus e Alec. Shadowhunter e Sommo Stregone. Figlio di Lilith e Figlio di Raziel.
Un'unione insolita che va contro le regole e che ha fatto innamorare centinaia di migliaia di fan in tutto il mondo.
Ecco la mia versione del loro primo appuntamento, un piccolo stralcio di vita semplice ma emozionante. (Almeno spero)
Let me know!
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Da più di dieci minuti Alec Lightwood aspettava fuori del palazzo dove viveva il Sommo Stregone di Brooklyn e alternava lo sguardo dal suo orologio nero – come il resto dell’abbigliamento che indossava – al portone massiccio sperando che lo stregone non avesse ripensato alla sua scelta di uscire con un Nephilim diciassettenne.
Proprio mentre stava contemplando la possibilità di andarsene, la figura di Magnus aveva occupato tutto il suo campo visivo e nient’altro sembrava interessante abbastanza per meritare di essere visto. Riusciva solo a scorgere aderenti pantaloni di pelle blu elettrico, scarpe di un brillante verde mela e una maglietta a rete nera con sopra un’improponibile  giacca rossa. Un intero corpo che sembrava essere scolpito ad arte e un viso dai lineamenti perfetti illuminati dal glitter e lo sgargiante eyeliner di un blu neon; anche i suoi capelli neri come la notte più buia avevano uno stylist moderno e completamente stravagante dal quale Alec, però, non riusciva a staccare gli occhi di dosso.

Era profondamente sorpreso dell’attenzione con cui stava osservando l’abbigliamento dello stregone; al contrario di Izzy la moda non era mai stato un suo interesse, ma i vestiti di Magnus rispecchiavano talmente alla perfezione la sua personalità da fargli domandare come sarebbe stato vestito solo con un pantalone della tuta e una felpa, o addirittura senza niente. Un rossore si era diffuso sulle sue guancie a causa dell’immagine celestiale che la sua mente aveva prodotto, facendogli guadagnare un’occhiata perplessa da parte di Magnus che, nel frattempo, l’aveva raggiunto.

“Alexander. Aspettavi da tanto?”

Aveva scosso la testa e accennato un timido sorriso prima di rispondergli.

“No, sono arrivato da poco.”

Lo stregone gli aveva sorriso e si era avvicinato di un paio di passi, riducendo nettamente la distanza tra i loro corpi in modo da lasciare solo un’inutile manciata di centimetri a separarli.

“Bene.”

Alec non aveva fatto in tempo a formulare un pensiero coerente che le labbra di Magnus avevano lambito le sue in un contatto gentile e veloce che l’aveva reso attonito; non si sarebbe aspettato che Magnus potesse baciarlo in una maniera così casuale. Non era una loro abitudine: era solo il loro secondo bacio, Per l’Angelo!
E per di più erano in mezzo a una strada pubblica, con gente che camminava intorno a loro e questo non sembrava essere affatto una preoccupazione per Magnus a giudicare dal sorriso divertito di quel volto perfetto che si faceva beffe del suo imbarazzo.

“Andiamo.”

Il figlio di Lilith non ci aveva messo poi molto a prendergli la mano e dedicargli un ultimo sorriso prima di iniziare a trascinarlo verso le strade affollate di New York, inconsapevole – o forse solo incurante – dell’evidente rossore che gli infiammava le gote.
 
 


Magnus Bane continuava a fissarlo con aria curiosa, quasi clinica, e Alec non poteva evitare di continuare ad arrossire, consapevole che continuare a guardare il suo piatto nonostante avesse lo stomaco chiuso da una morsa ferrea, non lo avrebbe aiutato a distogliere l’attenzione dello stregone da lui. Inizialmente aveva ritenuto che non dire niente per evitare di creare imbarazzo tra loro fosse la scelta migliore, ma la sua ipotesi si era rivelata chiaramente sbagliata. Così, come sempre, era stata la sua innata schiettezza a prevalere e fargli puntare gli occhi blu in quelli da gatto dell’altro.

“Mi stai fissando. Perché mi stai fissando?”

Lo stregone a quel punto aveva curvato le labbra all’insù ed era scoppiato in una risata profonda, ilare e talmente spontanea che anche Alec si era ritrovato a sorridere, nonostante non sapesse il perché la sua frase risultasse così divertente per Magnus.

“Sei buffo Alexander.”

“Perché?”

Probabilmente la sua era insicurezza causata dall’inesperienza o semplice paura di non piacere, non avrebbe saputo dirlo con precisione, ma voleva che il loro appuntamento andasse bene. Non voleva sembrare buffo, voleva essere intelligente, arguto e sexy; voleva farlo divertire e voleva che a fine serata Magnus lo attirasse a sé e lo baciasse come aveva fatto sulla porta del suo appartamento; voleva così tante cose per la prima volta nella sua vita. Piacere agli altri e sapere come intrattenerli era un’abilità che aveva Jace ma lui, beh lui non era Jace. Quando Magnus rispose con una semplicità disarmante alla sua domanda per poco lo stupore non rischiò di mandargli l’acqua che stava bevendo di traverso.

“Perché non ti rendi conto di quanto tu sia bello.”

Nessuno gli aveva mai detto una cosa del genere. Nessuno. Né sua madre, né sua sorella, tantomeno il suo parabatai, pertanto non si era mai considerato bello. I suoi sentimenti non erano passati inosservati a Magnus, che si era sporto con il busto sul tavolo per essergli più vicino, mentre Alec rimaneva ammutolito ad osservare ogni suo più insignificante movimento con le guance in fiamme.

“Dovesti vederti mentre arrossisci. I tuoi occhi si illuminano, sei piuttosto sexy con la tua innocenza Lightwood.”

Alec, nuovamente stupito dalle sue parole, si era spostato a disagio sulla sedia mentre ogni suoi istinto lo implorava di andarsene da lì il più in fretta possibile. Non avrebbe mai dovuto invitare Magnus fuori, era stato uno sbaglio enorme. Sarebbe dovuto restare all’Istituto dove avrebbe trascorso un pomeriggio tranquillo a leggere ed allenarsi – attività che non lo mettevano assolutamente in difficoltà – invece di intraprendere un percorso pericoloso e azzardato che quasi sicuramente l’avrebbe fatto uscire fuori di testa.

Magnus l’aveva immobilizzato sul posto lanciandogli un’occhiata penetrante che riusciva ad essere al tempo stesso di profonda irritazione ed esasperazione.

“Intendi restare tutta la serata in silenzio o hai in programma di rivolgermi la parola prima o poi? Nonostante tu sia decisamente carino anche così preferirei avere una conversazione, ma se non vuoi possiamo sempre chiuderla qui Cacciatore.”

Alec aveva rilasciato un sospiro che non sapeva di trattenere e si era sentito invadere da un’ondata di sollievo. Finalmente aveva una via d’uscita, un modo per poter fuggire da un pomeriggio passato nel mutismo in compagnia di una persona di cui nonostante fosse attratto sapeva che non avrebbe portato altro che scompiglio nella sua vita più che ordinaria – uccisioni di demoni a parte. Perciò aveva raccolto il suo coraggio di figlio di Raziel solo per comunicare a Magnus la sua decisione.

“Forse sarebbe meglio così. Chiuderla qui intendo, sarebbe la scelta preferibile.”

Magnus gli era sembrato deluso ma si era ripreso in pochi istanti e gli aveva rivolto un sorriso dall’aria tutt’altro che sincera.

“Bastava saperlo prima, non ci avrei messo così tanto tempo a prepararmi.”

Non aveva avuto tempo di dire altro che Magnus aveva percorso la sala della piccola tavola calda a grandi falcate e se n’era andato. Molto probabilmente verso il suo appartamento, o forse in quello di qualcun altro; non avrebbe saputo dirlo. E lui si era trovato solo in un locale che non conosceva e che, senza la presenza luminosa dello stregone, gli sembrava stranamente claustrofobico. Era rimasto per svariati minuti, o forse era più corretto dire per svariate decine di minuti, alla ricerca di quel poco di noncuranza che gli avrebbe permesso di iniziare a consumare in pace la sua ordinazione senza pensare minimamente a Magnus.
Eppure, nonostante i tentativi, non riusciva a cancellare dalla sua mente l’immagine dello stregone che se ne andava dal ristorante e lo abbandonava. Con uno scatto improvviso – forse fin troppo evidente a giudicare dalle occhiate che si erano sollevate su di lui con curiosità – si era alzato e dopo aver lasciato delle banconote sul tavolo era uscito facendosi sbeffeggiare persino dall’aria fresca di New York che sembrava ricordargli quanto fosse stato stupido.
Aveva camminato ad un’andatura sostenuta per un paio di isolati, ma quando il pensiero di aver veramente combinato un casino era diventato troppo insistente, aveva costretto le sue gambe ad andare più veloce, sempre più veloce fino a correre come un razzo verso una destinazione ben precisa. Quando era arrivato alla sua meta aveva gridato a gran voce il nome che non riusciva a far sparire dalla sua testa.

“Magnus, aspetta!”

Il figlio di Lilith si era voltato di scatto e per una frazione di secondi gli era sembrato essere molto più grande dell’età che dimostrava, ma poi la sua espressione era mutata nella più fredda indifferenza. Volto inespressivo e braccia incrociate, lo scrutava con le spalle appoggiate al portone del suo palazzo.

“Alexander. Che cosa vuoi ancora?”

La sua voce non denotava arrabbiatura e Alec ne fu immensamente felice, nonostante percepiva la sua perplessità e diffidenza.

“Voglio scusarmi. Non avrei dovuto mandarti via. Non volevo mandarti via.”

Magnus si era allontanato dal suo supporto e aveva lasciato le braccia penzoloni lungo i fianchi, ma non gli si era avvicinato ulteriormente.

“Che cosa stai cercando di dirmi Alexander?”

Era sul punto di correggerlo per averlo chiamato con il suo nome intero, ma si era reso conto che sulle sue labbra il suo nome non aveva in sapore austero e rigido come quando erano i suoi genitori, o Izzy, a pronunciarlo.

“Non sono bravo con le parole.”

Magnus aveva inarcato un sopracciglio ma l’aveva lasciato ugualmente proseguire e Alec aveva sentito accendersi dentro di sé una scintilla di speranza che l’aveva portato ad avvicinarglisi considerevolmente, felice soltanto per la possibilità di spiegarsi che gli era offerta.

“Io non so mai cosa dire. Quando parlo dico sempre le cose sbagliate e mi pento il minuto dopo averle dette. Dovrei essere più come Jace, lui saprebbe senza dubbio cosa dire e non avrebbe mai dovuto correre per 5 isolati per cercare di farsi perdonare.”

Magnus aveva sorriso lievemente, probabilmente avendo già capito dove il suo discorso era diretto, e nonostante aveva provato a nasconderlo lui se n’era accorto e aveva sorriso di rimando.

“Mio caro Alec, io non sono uscito con il tuo parabatai. Sono uscito con te. E se l’unico problema è che ti ho messo in imbarazzo avresti potuto dirmelo subito.”

Si era affrettato a prendere le mani di Magnus tra le sue perché nonostante stesse per pronunciare parole che lo terrorizzavano, sapeva che entrambi avevano bisogno di sentirle e ascoltarle.

“Non mi hai messo in imbarazzo, mi piace il tuo modo di essere. Mi piaci tu.”

Magnus era rimasto nuovamente sorpreso dal suo atteggiamento, probabilmente non si sarebbe mai aspettato che uno Shadowhunter potesse essere così sincero e diretto, sicuramente non uno con il suo cognome a giudicare da ciò che gli aveva rivelato nel loro precedente incontro sulla sua diversità da tutti gli altri Lightwood che aveva conosciuto.

“Voglio continuare a uscire con te. Credo che era già chiaro, ma sì, ecco…voglio che tu ne sia sicuro. Allora uscirai ancora con me anche se dovrai portare pazienza?”

L’intero viso di Magnus si era aperto in un sorriso raggiante e lui non poteva far altro che essere un mero osservatore di quella felicità e spensieratezza ed non era affatto pronto quando si era trovato una mano affusolata sulla sua guancia e una dietro la nuca per trarlo più vicino. Se il loro primo bacio era stato sensazionale, questo non reggeva neanche il confronto e gareggiava in una competizione completamente diversa. Poteva sentire solo Magnus: il suo odore intossicante, il calore delle sue mani, la sua bocca sulla sua, le loro lingue intrecciate in una danza vecchia di millenni, i loro corpi perfettamente attaccati dal petto al bacino. Gli aveva passato una mano attorno alla vita per stringerlo più a sé e sentire la sua pelle così calda e morbida a contatto con la sua e voleva di più, sempre di più.  Voleva essere più: niente barriere, niente interruzioni. Era completamente intossicato da Magnus Bane e dalle sue mani furtive che gli mandavano in fiamme tutto il corpo. Poi, così com’era iniziato, tutto era finito e si era trovato con la fronte contro quella di Magnus a condividere la sua stessa aria. Il fiato corto e le labbra rosse e gonfie sorridevano entrambi come idioti.

“Immagino dovrò portare molta pazienza.”

Gli aveva sorriso nuovamente e aveva specchiato gli occhi nei suoi così intensi e verdi mormorandogli un ringraziamento silenzioso. Magnus gli aveva dato un ultimo bacio leggero e si era avviato verso il portone di casa.

“Chiamami presto Alexander, ci conto.”

Magnus era riuscito a salire una decina di gradini quando il display del suo telefono si era illuminato con un numero ormai riconosciuto dalla sua rubrica: Alexander-occhiblu-Lightwood.

“Posso salire da te?”

“È già aperto.”

Il sorriso dello stregone era aumentato ancora di più quando aveva sentito i passi frettolosi di Alec dietro i suoi e non aveva bisogno di guardarlo per sapere che stava sorridendo quanto lui: in realtà Alec non era pienamente consapevole del perché avesse chiesto a Magnus di poter andare a casa sua, forse era perché il bacio strabiliante che si erano scambiati gli aveva fatto venire un’immensa voglia di passare tutto il suo tempo libero insieme o forse era semplicemente perché, nonostante Magnus potesse essere paziente, lui non voleva esserlo più.
 



Ed era sempre più convinto che la scelta che aveva fatto era quella giusta quando, due ore dopo, si ritrovava a percorrere la strada verso l’Istituto con le labbra ancora gonfie e rosse dai baci di Magnus, i capelli arruffati e fuoriposto per tutte le volte che lo stregone ci aveva passato le dita, gli addominali e le spalle graffiate dalle unghie lunghe di quell’uomo-gatto e un segno violaceo sul collo del quale non si era ancora sfortunatamente accorto e con un’unica e splendida sensazione nel cuore: un’insolita felicità.





Note autrice:

Questo è il mio esordio in questo splendido fandom con questa coppia che mi porto nel cuore. In realtà questa storia l'ho scritta due anni fa ma ho ritenuto giusto apportare qualche modifica. 
Spero vogliate farmi sapere cosa ve ne pare e, se volete saperne di più potete trovarmi sul mio Profilo Facebook o sulla mia Pagina Autrice o sbirciare direttamente sul mio Profilo EFP.
A presto, Alex.
   
 
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