Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Wiwo    09/12/2007    4 recensioni
Gaara e Hinata, il demone assassino e la bambola di porcellana. Opposti, ma accomunati dalla stessa solitudine. Questa è la storia di due persone distrutte che forse, insieme, troveranno di nuovo la forza di andare avanti.
Genere: Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hinata Hyuuga, Sabaku no Gaara
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Disclaimer: sì, sì, i personaggi di Naruto non mi appartengono.. qualcuno si offre di regalarmeli per Natale? Per esempio la mia neechan, alla quale ho promesso questa storia.. ^.^ Enjoy!

A TALE OF BROKEN HEARTS

Lui lo sapeva che l’amore non avrebbe mai portato da nessuna parte, lo sapeva fin troppo bene. Chi poteva saperlo meglio di lui? Chi poteva sapere che quell’illusione (perché non era altro che un’illusione, una chimera, una bellissima utopia creata per difendersi dalla crudeltà del mondo e continuare invano a sperare) lasciava solo spazio alla ben più profonda delusione quando la sua vera natura di idea irreale veniva svelata, chi poteva solo pensare di saperlo meglio di lui? Nessuno.

Lei lo sapeva che l’amore non avrebbe mai da nessuna parte, senza la volontà. La volontà di andare avanti, di perseverare, di rialzarsi ogni volta che si cade e di non abbassare mai lo sguardo. La volontà che lei non avrebbe mai avuto. Ecco perché l’amore, per lei, sarebbe stato sempre e solo fonte di sofferenza.

Per questo era inutile credervi.

Per questo era inutile sperare.

01: little broken doll

C’era agitazione, nella dimora del clan Hyuuga. Un viavai apparentemente confuso, un vorticare di persone in fermento; tuttavia, ad un’osservazione più attenta, era possibile scorgere una certa regolarità, un ripetersi di itinerari e di mansioni che testimoniavano la presenza di ordini ben precisi. E questi ordini erano: la primogenita deve essere pronta entro l’alba.

Infatti, al centro del vortice, c’era Hinata Hyuuga, prima aspettativa e dopo delusione del clan, che con il passare degli anni aveva reso sempre più onore al suo nome. Era un nome impegnativo, il suo, dato che significava qualcosa come ‘incarnazione di bellezza’, ma lei se ne era dimostrata degna, almeno di quello. Lunghi capelli del colore delle piume del corvo, corpo snello e flessuoso, temprato dagli allenamenti, ma morbido e sensuale, e soprattutto occhi perlacei, contornati da ciglia scure che li distaccavano dal pallore aristocratico del viso. Era come una bambola, e quindi come tale doveva essere trattata. Non appena raggiunto il livello, appena decente per gli appartenenti a quella famiglia, di chuunin, era stata ritirata dalla vita di ninja, e istruita a diventare la perfetta rappresentante del nobile clan Hyuuga. Nessuno poteva competere con lei nell’ambito delle cerimonie tradizionali, né nella conoscenza delle arti ritenute adatte all’erede di una così signorile famiglia. Era così bella da vedere, così deliziosamente truccata e vestita, mai un cenno di insofferenza durante i lunghi riti del tè, mai niente che turbasse la sua perfezione.

In realtà, se la bambola veniva smontata ed esaminata, ci si accorgeva che i suoi difetti erano all’interno, nei meccanismi. Era timida, fino all’esasperazione, e insicura: caratteristiche che stridevano con i suoi compiti, e che portavano piano piano al logorio degli ingranaggi, lento ma costante. Finché un giorno i suoi congegni interni non cominciarono a scricchiolare: un piccolo errore qui, una piccola mancanza là; fu quando i suoi errori diventarono più vistosi, e le sue mancanze più frequenti, che gli altri si resero conto che c’era qualcosa che non andava. Nonostante i loro occhi bianchi che vedono tutto non avevano notato che la bambola cominciava a rompersi, e quando se ne accorsero cominciava a essere troppo tardi. Così Hinata Hyuuga, giovane donna di appena vent’anni, una vita sprecata alle spalle e una incerta davanti a lei, venne giudicata mal funzionante e da buttare via.

Da quel momento iniziarono i preparativi per la grande e teatrale uscita di scena di Hinata, elegante bambola da esposizione, per insediare al suo posto Hanabi, la minore, forse meno bella e raffinata, meno adatta a gestire le apparenze, ma sicuramente più utile, una marionetta capace anche di combattere.

Quella notte, dalla sua postazione al centro della stanza, Hinata osservava il turbinio attorno a lei con rassegnata indifferenza. Aveva sempre saputo che sarebbe finita così, fin da quando aveva sentito per la prima volta addosso a lei lo sguardo deluso di suo padre e del resto del clan, nonostante avesse dato il massimo di sé, e si era accorta che, se non erano soddisfatti di lei in quel momento, non lo sarebbero stati mai. Guardava i servitori estrarre da armadi polverosi le sue vesti da kunoichi, affannarsi a cercare chissà cosa che ancora mancava, pronti a scattare ad ogni nuovo ordine di Hiashi-sama, all’erta come tante piccole api intente in un lavoro urgente. Di tanto in tanto gettava un’occhiata al coprifronte di Konoha che aveva in mano; ne riconosceva ogni singolo contorno, ogni piccolo graffio le era familiare: le raccontavano di episodi passati ormai da anni, di giorni trascorsi con la sua squadra prima di diventare la prigioniera di quell’enorme casa delle bambole. Si guardava intorno, paziente, senza fare una mossa, aspettando di essere spogliata e rivestita, di avere gli accessori adatti; poi sarebbe stata pronta per l’ultimo gioco.

Utilizzando un’abile scusa, Hiashi l’aveva inserita nella squadra che sarebbe partita all’alba per una missione, una missione di guerra, per la quale lei non era affatto preparata. La stavano mandando al suicidio, mandavano a combattere una bambola di delicata porcellana, in mezzo a marionette specializzate nell’arte della guerra, senza nessuno che la difendesse, che la incoraggiasse. Non appena sarebbe giunta la notizia sicura della sua morte, poi, le avrebbero reso un ultimo onore, infiocchettando la tragica storia della sua caduta, e avrebbero definitivamente spazzato via i cocci di quella che un tempo era l’erede difettosa della casata.

Questo pensava Hinata, trovandone continua conferma negli occhi compassionevoli dei servitori, che rifuggivano il suo sguardo; adesso che era arrivato il momento tanto temuto (o forse tanto desiderato), lei non sentiva niente. Bianco, vuoto. Che i suoi ingranaggi si fossero rovinati a tal punto da privarla dei sentimenti? Ma forse era meglio così.

Finalmente, poco prima del sorgere dell’alba, la squadra vide giungere la ragazza travestita da kunoichi, scortata da alcuni Hyuuga e con uno sguardo vacuo e rassegnato. Poche parole dirette all’Anbu, capo del gruppo: ‘Sapete come comportarvi’, e gli Hyuuga se ne andarono, lasciando Hinata con i suoi nuovi compagni. Lei li guardò, osservandoli in quel suo modo particolare che aveva sviluppato negli anni, senza farsi notare: non conosceva nessuno di loro, perlomeno non li conosceva se non di vista; d’altra parte, aveva “conosciuto” così tante persone durante quelle infinite cerimonie, così tante che non le ricordava neanche. Anche i ninja la guardarono, come si può guardare un condannato a morte, diverse espressioni sui loro volti: dalla compassione (‘povera bambolina’), al disprezzo (‘d’altronde è colpa del suo carattere se ora è qui’), alla più assoluta indifferenza (‘è solo un’altra morte in un’altra guerra’).

Un segnale del ninja della squadra speciale, e la squadra balzò come un unico uomo, diretta verso il luogo delle battaglie, contro quel paese governato da un pazzo: Suna, l’avamposto del deserto. Hinata si guardò indietro per l’ultima volta, provando una fitta di malinconia per i luoghi felici della sua infanzia; poi guardò di nuovo avanti, e l’apatia emotiva che la caratterizzava da vari anni ebbe di nuovo ragione di lei. La bambola rotta iniziava a giocare per l’ultima volta.

next- 02: once wishing heart

______________________________

Questa fanfic l’avevo promessa alla mia neechan Ceechan, che avverto subito: se ti aspettavi una storia carina e gentile, spiacente di deluderti.. perché questa penso che sarà tutto tranne carina e gentile! È tanto più divertente scrivere fic intrise di sadismo.. (ku ku ku *the sadist side of Wiwo strikes back*)

Questa fanfic è pensata per essere a capitoli, ma non garantisco affatto la regolarità degli aggiornamenti… aggiornerò quando avrò il capitolo pronto! Non è colpa mia se sono pigra…

Hope you enjoyed! Please review!

Alla prossima!

Wiwo

   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Wiwo