Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Kodamy    09/12/2007    7 recensioni
[Serie di Oneshot basate sulla LJ Community 52Flavours]
34. The imperious Life. || “31 Dicembre: è finito un altro anno, e siamo ancora rintanate sotto le coperte. Fuori c’è bel tempo anche se fa freddo, ed i fuochi d’artificio erano bellissimi! Proprio come l’anno scorso! Ino-chan mi ha regalato un nuovo nastro. Anche questo è rosso, ma è di seta. E’ luccicosissimo! Saremo amiche per sempre, vero, Ino-chan? - Certo che sì, sceeema! Non ti eccitare per così poco!” [Ino e Sakura. Missing Moment. Malinconico.]
19. Another grey day in the deep blue world.|| Perchè a volte svegliarsi il giorno dell'anniversario della morte di tutta la tua famiglia con un lancinante crampo al polpaccio, scoprire l'ennesima nuova ragnatela sul soffitto e concludere in bellezza passando l'intera giornata in balia di un singhiozzo così poco... Uchiha, darebbe a chiunque il diritto di sentirsi un po' più emo ed inclini al suicidio del solito. (s)Fortunatamente, gli amici servono anche a questo. [Team Seven.] [PostHaku, preOrochimaru] [Amicizia.]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
19

19. (just) Another grey day in the deep blue world.

 

 

Decise che era decisamente una di quelle giornate in cui avrebbe fatto decisamente meglio a rimanere a letto.
E lo decise circa otto nanosecondi dopo aver aperto sonnacchiosamente un occhio.

Poiché doveva necessariamente alzarsi comunque, Sasuke Uchiha decise anche di essere di pessimo umore.

Non solo perché oggi era stato un crampo al polpaccio a svegliarlo. Non solo perché era l’anniversario della morte dei suoi genitori ( e anche dei prozii, zii, cugini di secondo, terzo, quarto, quinto grado, nonni ed un paio di bisnonni - perché gli Uchiha si sposavano presto; tuttavia tendeva a non pensare molto a loro, in quanto già la morte dei genitori era parecchio deprimente di per sé ). Non solo.

Erano le otto e mezza, il che – se la matematica non è un’opinione – significava anche che si era svegliato con mezz’ora di ritardo. Il giorno dell’ennesima missione di classe D.

Oh, avrebbe potuto morire.

Non lo fece.

Stropicciandosi distrattamente un occhio, si alzò seduto sul materasso. A tentoni, posò i piedi sul pavimento e si alzò soffocando uno sbadiglio. Qualche passo verso la porta e scivolò sulla maglietta lasciata a terra la sera prima.

Cadde a terra con un tonfo – sonnacchioso anche lui.

Che cosa così poco Uchiha.

Non era decisamente giornata – ripeté fra sé e sé, lasciando scorrere lo sguardo sul soffitto. Oh, era una nuova ragnatela, quella? Strano, eppure Ino – il nome del ragno, quello grosso, brutto e sopratutto particolarmente fastidioso, non la ragazza – era morto qualche giorno prima.

Lo sapeva di sicuro, perché se l’era ritrovato nel letto a gambe all’aria, probabilmente cascato dal soffitto. Il che l’aveva indotto ad una breve e fugace riflessione sulla caducità – astratta e letterale – della vita. Ma i ragni non avevano ventose, sotto quelle otto zampe?

Scosse il capo, riducendo gli occhi a due fessure per studiare al meglio il nuovo ornamento sul soffitto. L’ennesimo.

Decise distrattamente che quel ragno si sarebbe chiamato Kiba. Così, tanto per.

Gli augurò una morte veloce e quanto mai prossima, rialzandosi e raccogliendo la maglietta, per poi ributtarla sul letto. Litigò un po’ con se stesso sul poterla o meno indossare anche quel giorno, ma la vocina buona – quella che assomigliava tanto a quella di sua madre – ebbe la meglio.

Sbadigliando, ne prese un’altra dall’armadio.

Dopo esser riuscito il più velocemente possibile nell’impresa del vestirsi, si diresse verso la cucina. Lì, il destino decise di dargli un altro evidente segnale dell’andamento della giornata.

Frigo vuoto.

Avrebbe dovuto seriamente occuparsi di più della casa.

Ma un sano adolescente, maschio e soprattutto Uchiha, ha di meglio a cui pensare – si giustificò, sbattendo l’anta del frigorifero e procedendo flemmaticamente verso la porta.

“Hic.”

E non aveva neppure varcato la soglia di casa.

 

Sakura era già lì al luogo dell’appuntamento, il che non era certo cosa inusuale. Sasuke aveva il vago presentimento che la ragazza lo facesse apposta per passare un po’ più di tempo sola con lui.

Anche Naruto era già lì, il che invece era vagamente più preoccupante. Si chiese distrattamente che ore fossero, tenendo stretta al cuoricino avvizzito la sicurezza che, comunque, Kakashi-sensei non sarebbe arrivato mai in orario.

Entrambi si voltarono a guardarlo non appena si fermò a qualche passo da loro. Lui fece per schiudere le labbra e bofonchiare un saluto – tutto in nome della santissima buona educazione, ma…

“Hic.”

Amen.
In qualche modo riuscì a mantenere una faccia pressoché stoica e seria, sfidandoli anche solo a pensare di commentare l’uscita poco felice.

Sakura lo fissava già come gli fosse cresciuta una testa in più, o meglio, come se avesse dimenticato di infilarsi i pantaloni prima di uscir di casa.

Naruto, invece, scoppiò a ridere.

Sasuke fece per replicare, ma tutto quel che uscì fu un altro agonizzante, frustrante singhiozzo.

A quel punto la mascella di Sakura aveva raggiunto il legno del ponticello, quasi fino a quel momento avesse fermamente creduto che gli Uchiha – o solo Sasuke in particolare – fossero immuni a cose così comunemente mortali quali il singhiozzo.

Sasuke concluse che probabilmente lo aveva pensato davvero, e si chiese se faceva ancora in tempo a morire. Oltre al danno, la beffa. Era così che funzionavano le cose, quella mattinata?
Naruto, intanto,  era stato colto da uno di quei momenti di ridarella che tardano ed esaurirsi.

Non sentendosi particolarmente minaccioso in quel momento, fra un singhiozzo e l’altro, Sasuke rimase in attesa del silenzio, che tardò ad arrivare.

“Hic.”

E giù di nuovo a ridere, finchè la pazienza dell’Uchiha – conosciuta a Konoha come proverbialmente poca – finì con l’esaurirsi prima della risata dell’idiota.

“Mai sentito qualcuno con il –hic - singhiozzo prima d’ora, dobe?” sbottò, contrito.

Il risultato fu ben meno che minaccioso, il che lo frustrò non poco. Fortunatamente Sakura intervenne per placare i bollenti spiriti: più precisamente, Sasuke si ritrovò con una borraccia rosa shocking piantata sotto il naso.

Rivolse un singhiozzo interrogativo alla ragazza, il cui volto era vagamente arrossato.

Bevisettesorsivelocementediseguitosenzarespirare!” asserì lei, tutto d’un fiato, determinazione nello sguardo.

Lui inarcò un sopracciglio, spostando lo sguardo dalla borraccia rosa alla proprietaria.

“Come prego?”

“Sette sorsi!” ripetè lei, ferma, occhi verdi fissi nei suoi. “Velocemente e di seguito. Senza respirare o interruzione.” Concluse, aggrottando appena le sopracciglia. Nella sua mente si aggirava un unico pensiero, sulle false righe del ‘bacio indiretto! Bacio indiretto! Bacio indiretto!’.

Sasuke concluse che le ragazze erano semplicemente una razza spaventosa.
Ribattezzò mentalmente il ragno Kiba in ragno Sakura. Tanto per.

Tuttavia, quando lei diede uno spintone alla borraccia, mandando un paio di gocce sulla sua maglietta pulita, Sasuke decise che era meglio accontentarla.

Sette sorsi, tutti di fila e con in nervi a fior di pelle, dato che Naruto non la smetteva ancora di ridere.
Sakura lo guardava ancora con occhi adoranti.

Finita la casereccia terapia, Sasuke ripassò la borraccia rosa shocking alla ragazza, asciugandosi le labbra con il dorso della mano.
Attese.
Ed attese.

E proprio quando la speranza si stava piano piano accendendo… “Hic”.

morì sul nascere, quella speranza.

Naruto non smise di ridere neppure quando arrivò Kakashi-sensei, e neppure mente quest’ultimo spiegava le condizioni dell’ennesima, emozionante missione di classe D.

Sasuke si ritrovò a chiedersi quale fosse la probabilità statistica di morire in una missione di classe D.

La risposta non gli sollevò minimamente il morale.

 

Durante la missione – ripulire il bagno all’aperto di una vecchina dalle foglie secche era così eccitante! – non era andata tanto meglio.
Naruto gli aveva fatto trattenere il fiato per mezzo minuto.
Sakura gli era saltata addosso dalle spalle, gridando un “buh!” che non avrebbe fatto paura neppure da un bambino di due anni.

Naruto gli aveva fatto trattenere il fiato per un minuto.

Sakura gli aveva teso un agguato da dietro ai cespugli, gettandolo nell’acqua e gridando un poco convincente “ti ho preso!”

Naruto gli aveva fatto trattenere il fiato per un minuto e mezzo.

Sakura aveva iniziato a gridare “Sasuke-kun, sta attento!”, gettandoglisi addosso ed indicando un punto non meglio indefinito alle sue spalle.

Naruto aveva cercato di fargli trattenere il fiato per due minuti, ma l’Uchiha lo aveva beatamente mandato a quel paese tra un singhiozzo e l’altro.

Sasuke aveva il cattivo, pessimo sentore che Naruto stesse cercando di ucciderlo e che Sakura stesse cercando semplicemente pretesti per saltargli addosso.

A missione quasi finita, quindi, aveva abbandonato i compagni al loro lavoro, per rintanarsi in un angolo e deprimersi, per la prima volta nella mattina, come si deve.

“Hic.”

 

“Devi mangiare di fretta, Sasuke-kun.” Aveva asserito Kakashi-sensei, a pranzo, mentre erano seduti ad Ichiraku. “Ho letto che fa passare davvero il singhiozzo.”

Sasuke aveva trattenuto a stento un gemito all’ingresso del maestro in quella piccola gara a chi riusciva a frenar per primo le diaboliche contrazioni del diaframma.

“E dove l’ha letto? In uno di quei suoi libri vietati ai minori?!” sbottò Naruto, a bocca piena di Ramen. “No, senti Sas’ke! Me lo sono ricordato! Devi respirare velocissimamente, e poi trattenere il respiro!”

Sasuke, con un singhiozzo, sollevò gli occhi al cielo. Se era così che il destino aveva deciso, avrebbe dovuto trovare il tempo di mangiare tra un singhiozzo e l’altro. Non aveva neanche fatto colazione.

Oh, l’umiliazione.

La sua fama di essere stoico e virtualmente perfetto era andata semplicemente in frantumi.

Oh, la beffa.

Altro non era che la vittima di quella grandissima bastarda meglio conosciuta come Vita!

Suo padre si stava sicuramente rivoltando nella tomba, in questo momento.

Oh, già, era l’anniversario della morte dei suoi genitori (più parenti). Stupido il singhiozzo che glielo aveva fatto quasi dimenticare. O meglio, stupido lui che se lo andava anche a ricordare.

Sbuffò, singhiozzò e diede un pugno a Naruto quando questi cercò di tappargli il naso.

Sakura, bacchette ancora in bocca per il ramen appena trangugiato, scoppiò a ridere.

E suddetto ramen evidentemente le andò di traverso, perché prese a tossicchiare ed annaspare per aria e a diventare di un bel rosso pomodoro e a stringere spasmodicamente la mano sul bordo del bancone. Sia Naruto che Kakashi si fondarono su di lei, mentre Sasuke – che ci mise un po’ per connettere la situazione – si limitò a batter ciglio e soffocare un singhiozzo.

In attesa che i colpi di tosse finissero.

Ma non finirono, e gli annaspi per aria si facevano sempre più frequenti.

Era una cosa seria?
Il ramen sono fettuccine lunghe e liquido, per l’amore del cielo!
Quando ti strozzi con entrambi, poi…

“Ohi, piantala dobe! Non la stai facendo respirare!” sbottò verso il biondo, che melodrammaticamente le si aggirava intorno in perfetto stile avvoltoio.

“Ne, Sakura-chan! Respira piano! Respira piano!”

“E piantala! Cos’è, oggi riesci a dire solo come deve respirare la gente? Sakura, datti una calmata!”

Il maestro, durante il battibecco, non fece altro che dare un po’ di pacche dietro la schiena della ragazza che, imperterrita, continuava a tossire.

“Sasuke-kun…” annaspò fievolmente la voce della ragazza, ancora china sul tavolo.

Il ragazzo si girò, battendo ciglio. “Hai finito?”

“… non hai più il singhiozzo.” Mormorò lei, con voce flebile.

E Sasuke attese.

Attese.

Attese, ma il singhiozzo non tornò.

Riportando lo sguardo sulla ragazza, la vide sorridere, maleficamente soddisfatta.

Fu allora che comprese che razza veramente terribile fossero le ragazze.

“Tu…” esordì, minaccioso. Oh, il tono minaccioso degli Uchiha. Quanto gli era mancato!

Fu Naruto però ad esprimere in poche parole il concetto. “Stavi facendo finta, Sakura-chan! Non vale!”

“Ne, Naruto, te l’avevo detto che il metodo migliore era uno spavento! Mi devi 450 yen!”

Sasuke rimase semplicemente immobile, eccezion fatta per un piccolo, leggero tic all’occhio.

“Io vi ammazzo. Semplicemente vi ammazzo.”

In angolino del suo cuoricino atrofizzato, però, non potè fare a meno di riflettere su quanto quei due presto-cadaveri fossero inesorabilmente arrivati a contare per lui. Se un semplice pseudo-soffocamento da ramen di Sakura lo aveva spaventato tanto da sconfiggere un singhiozzo così ostinato…

… oh santissimo dio, la fine del mondo era più vicina di quanto pensasse. Forse avrebbe dovuto mettere in ordine la casa, così, tanto per non aver scrupoli di coscienza.

Osservò i due ridere, con un lieve pungolio nel cuore avvizzito: infine, si concesse un sorriso.

Era un po’ arrugginito, certo, ma avrebbe dovuto funzionare lo stesso.

“Oh, no! Sas’ke ha una paralisi facciale!”

“Sasuke-kun, è per caso un crampo?! Ti fa tanto male?”

Evidentemente no.

Evidentemente oggi era la giornata nazionale del “prendiamocela-con-l’Uchiha”.

“Piantala, stupido!” sbottò, mentre cercava di liberarsi dalla presa di Naruto, tutto intento a tirargli le guance in perfetto stile vecchia zia barbuta, con la dedizione di un crociato per liberarlo dalla fantomatica paralisi.

Sasuke pensò che, amici o meno, li avrebbe ammazzati lo stesso.

Ed anche abbastanza volentieri.

“Hic.”

Insieme al novantanove percento del resto del mondo. O dell’universo.

Perché ci sono anche giornate così.

 

Fortuna che con gente del genere, il tempo per deprimersi è notevolmente ridotto.

D’altronde, gli amici servono anche a questo – ci tenne a suggerire la vocina buona, quella che assomigliava a sua madre. E Sasuke, per puro rispetto dell’anniversario della sua morte, riluttantemente le diede ragione.

 

 


 

 

A/N: diversa dalle solite flavour. Molto più leggera, ma pregava di farsi scrivere. Poi, Sasuke che si deprime è uno spettacolo a cui trovo difficile rinunciare. Per ora mi dedicherò però ai Sopravissuti di Hamelin, per mio puro piacere personale e per il mio fangirling sul crack-pairing. XD Oh, si, era pubblicità gratuita, per chi non l’avesse notato :P

 

La prossima flavour, sempre per amor dei crack-pairing, sarà la KarinxTayuya.

 

 

 

 

  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Kodamy