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Autore: Dies Irae    24/05/2013    0 recensioni
David Adelmann è un giovanissimo professore di ingegneria, grande appassionato di storie di fantascienza e ufologo domestico. Il suo monotono destino cambia quando si schianta con la sua automobile contro a un disco volante. Il giovane verrà trascinato nella grande avventura che ha sempre sognato. David ha le carte in regola per impressionare una probabile specie avversa? Riuscirà il nostro hero-nerd a sopravvivere al carosello di eventi?
Genere: Avventura, Comico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La mano pallida solcò quelle ciocche scure e umide, tra il sudore, il sangue o l'umidità di quella giornata che sembrava promettere tutto tranne di essere comune. Era lì, incapace di credere ai propri occhi e ai propri sensi, come un bambino incredulo davanti all'ottimo lavoro di babbo natale, ed effettivamente, come un regalo, quell'ufo aveva più o meno la stessa funzione. Era l'involucro di qualcosa di grandioso, sicuramente, o almeno così aveva sempre sostenuto, non si trovava assolutamente in linea con le correnti di pensiero che davano a quei mezzi volanti l'unico scopo di telecamere per spiarli. No, al suo interno, per lui, doveva esserci altro!
Girò a destra e a manca incapace di comprendere che cosa dovesse fare precisamente, una parte di lui era ancora sotto shock e ora più che mai avrebbe voluto una consulenza.
Aveva sempre reputato videogiochi e film sugli alieni il campo di prova per le sue scelte nel caso i suoi desideri si fossero avverati, se da la su qualcuno avesse ascoltato le sue preghiere, e ora era lì. Il suo cuore palpitava all'impazzata, il corpo scosso da brividi gelati mentre la sua mente si affollava di domande e di desideri, tutto, tutto nella sua mente stava esplodendo in aria, ma una cosa emergeva tra tutte, una frase.
Lui era nato per quel momento. Il suo destino si stava compiendo, e quasi ne percepiva il peso, il peso delle sue scelte.
Aveva sempre ammirato e talvolta disprezzato come quegli eroi ed eroine protagonisti delle trame di quei racconti ambientati in quei mondi fantastici che tanto lo affascinavano, aveva ammirato il loro coraggio, disprezzato i loro difetti, le loro incertezze e ora più che mai si chiedeva lui stesso: qual'era la cosa giusta da fare?

Se avesse dato retta alle teorie che caratterizzavano gli alieni come una specie infestante, aprire quella navicella sarebbe stato un assoluta disfatta, sentiva già quasi rimbombare nelle sue orecchie le grida e gli echi degli scontri che aveva sentito e risentito nei suoi film preferiti. Dall'altra parte del campo invece, se all'interno di quella vettura vi fosse stato un essere intelligente e amichevole avrebbe sprecato l'opportunità di una vita, rifiutando l'unico contatto che probabilmente gli sarebbe mai capitato. Chissà quali storie, quali conoscenze poteva rivelargli una creatura superiore, che ora lì dentro, poteva essere in affanno.
Si immobilizzò qualche istante, posandosi al cofano disfatto della sua automobile, respirando profondamente in modo veloce, sentiva una strana tensione, molto diversa da quella che pensava avrebbe provato, aveva creduto di poter avvertire solo felicità per l'accaduto, ma il tutto ora lo metteva davanti a delle scelte fondamentali.
Ripensò accuratamente alle soluzioni, osservandosi attorno con attenzione. Nessuno lo aveva visto, il tempo era importante. Dipendevano da lui molte cose.
In entrambe le ipotesi, lasciare lì il disco volante era mettere in pericolo tutti. Deglutì sentendo il sapore ferroso del sangue, passandosi la lingua sui denti, erano le gengive, appurò.
Si sorprese di come la sorte fosse strana. Giusto qualche tempo fa si era chiesto, osservando il suo immenso garage, che cosa avrebbe mai potuto farci di tutto quello spazio, occupandolo come magazzino. Aveva portato ogni genere di cosa lì sotto, ma effettivamente riusciva a farci stare anche la macchina avendo abbondante spazio tanto da aver ipotizzato di spostare l'intera zona soggiorno di sotto, compresa la sua enorme televisione e il set di film e figurine, action figures e i due meravigliosi modelli scala 1:1 di un predalien e un predator. Aveva sempre desiderato avere anche uno Xenomorph ma non era ancora riuscito a trovarlo, costavano una follia e lui era particolarmente esigente sia nei dettagli, colori eccetera.

Era deciso, avrebbe portato là il velivolo. In entrambi i casi, se sigillato, quei garage poteva essere un ottima gabbia, e se invece non ce ne fosse stato bisogno beh, era un luogo asciutto e sicuro in cui la creatura poteva ristabilirsi, comunque, doveva spostare da lì quella cosa. Riprendendosi un po', diede un colpo al cofano della macchina sentendosi rinsavito ora che aveva un piano, un ottimo piano! O almeno così sembrava a lui in quel momento.
Fece qualche flebo passo in direzione dell'astronave, toccandola con le dita. Era grande. Ma con un buon mezzo si trasporto sarebbe stato possibile spostarla e ora che ci pensava, aveva giusto una bella idea al riguardo.



Ora che aveva messo in atto quell'idea...non gli pareva poi una così saggia. Ma che gli era saltato in mente? Rubare il rimorchio del suo vicino di casa, se mai lo avesse saputo, sarebbe stato in seri, serissimi guai, lo conosceva, sicuramente lo avrebbe fatto arrestare. Pensò. E come avrebbe potuto spiegare poi il disco volante? Non sono certo cose che si trovano tutti i giorni, se solo l'Area 51 ne fosse venuta a conoscenza avrebbe potuto cominciare a scavarsi la propria fossa, e anzi, non solo sua, ma anche della creatura che in quell'ufo viveva.
Quel furto era un piccolo sacrificio per un grande causa, in nome della scienza e dell'umanità! Sicuro! Poi, a che serviva un carrello per trasportare la barca in quel periodo? Non sarebbe certo andato a fare immersioni o pescare, era un peso inutile in un garage che, per sua fortuna, era sempre aperto.
Mentre procedeva in direzione inversa munito di carrello si sentì seriamente protagonista di un qualche film, chissà se avrebbero mai narrato di quel momento! Era certo che, se il suo lavoro fosse stato ben fatto, nessuno lo avrebbe mai fatto, poiché nessuno sarebbe mai venuto a conoscenza di quell'avvenimento.
Trascinava con notevole sforzo il carrello, spingendo con tutte le forze che aveva, o almeno, quelle che gli erano rimaste dopo lo scontro, agognando ogni giro di quelle rotelle che sembravano incagliarsi in ogni piccolo buco tra i sassolini. Se pensava alla fatica che soffriva adesso, si chiedeva che sforzo dovevano aver fatto quegli uomini che, da soli, avevano costruito le piramidi. Chissà che motivazione dovevano aver avuto, che fine ultimo dovevano aver avuto, quale paura gli animava. Aveva sempre creduto che le piramidi fossero state erette in onore degli alieni, era una sua convinzione, e ora più che mai si trovava a pensare che quelle costruzioni non erano frutto di lavoro di fede, ma bensì motivato dalla paura e dalla devozione, la stessa che lo stava trascinando, ora, in quella via di ciottoli a raccogliere quelle macerie metalliche e portarle al sicuro, qualsiasi fosse il loro scopo.

Ci volle molto tempo prima di raggiungere la macchina e il mezzo volante. Vi avvicinò l'orecchio, per cercare di sentire dei movimenti, ma all'interno vi era un silenzio tombale. Forse era meglio, non sapeva come avrebbe reagito nel caso qualcosa si fosse mosso, se avesse risposto ai suoi tocchi sul freddo metallo. Ora che la vista sembrava aiutarlo, quel che poteva essendo una vera e propria talpa, poteva vedere dei particolari del mezzo che prima, preso dal terrore e dall'euforia, non aveva notato. Quella superficie che lo ricopriva era di una sorta di metallo, sulla quale poteva riconoscere schemi geometrici, quasi tribali ma di un gusto più fino ed elaborato. Erano sottili disegni serpeggianti, poteva riconoscere alcuni puntini, bozze, il tutto composto in una trama fitta ed elaborata, ricca di dettagli.
Si perse al contatto con tutte quelle rifiniture, sembrava quasi riscoprire un mondo intero, il tatto non gli era mai stato così caro.
Diede una piccola pacca al ferro ignoto pensando a un modo efficace per caricarlo sul carrello, ma forse perché ingegnere, non ci mise molto a comprendere un ottimo modo per caricarlo, per esempio utilizzando il grosso cappio della macchina.
Allineò il carrello spingendolo sotto, quanto poteva al mezzo. Corse in macchina, accendendola e attivando il riavvolgimento cavo, facendo si che fosse il mezzo a fare la parte grossa del lavoro. Ci volle un po', e parecchio sforzo del motore il quale cominciò a fumare e ululare come un lupo. Sarebbe sempre stato debitore a quella macchina, se lo sentiva.
L'immenso mezzo venne trascinato per circa mezzo metro, in direzione del carrello, ma non appena vi salì, per la posizione instabile cadde di piatto contro il tettuccio dell'auto in un secondo fragoroso schianto. Ma oltre al rumore di ferraglia e vetri infranti sentì una specie di gorgoglio, osservò lo specchietto retrovisore.
Era cominciata...eh?
  
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